Non sarà Baldur’s Gate o Divinity: Original Sin, ma ci va dannatamente vicino. Questa è la prima idea che ci è balenata in testa una volta conclusa la nostra prova di King Arthur: Knight’s Tale, il nuovo GDR tattico a turni di Neocore Games che si preannuncia davvero interessante, specie se la sua storia si confermerà intrigante e coinvolgente come abbiamo potuto apprezzare dall’Accesso Anticipato da noi testato. Questo contiene le prime 2 missioni principali e 5 secondarie per un totale di circa 4 ore di gioco. La versione che abbiamo giocato era quella su Steam ma il titolo arriverà anche sulle console di nuova generazione (Playstation 5 e Xbox Series X) nella sua versione completa quest’anno, probabilmente entro l’estate, anche se non è ancora stata resa nota una data precisa di uscita.

Camelot continuerà a vivere
Il titolo, come suggerisce il nome, ci narra le vicende del celebre re di Camelot che in una Avalon devastata dalle guerre si ritrova ad affrontare in duello il più mortale dei nemici: sir Mordred, colui che ebbe l’audacia di tradirlo e di disertare la mitica Tavola Rotonda. Dopo un breve ma intenso filmato introduttivo, davvero ben realizzato, il giocatore si troverà a sorpresa ad assumere il controllo di Mordred che partirà alla ricerca del suo odiato rivale. Come potete immaginare molti elementi della leggenda sono stati ripresi in questo titolo come ad esempio la misteriosa Dama del Lago che seguirà le vostre avventure in un ambientazione molto cupa e intrigante nonostante le mappe per il momento non abbiano brillato per originalità o varietà.
Essendo solo un Early Access (partito da una campagna di raccolta fondi su Kickstarter) è abbastanza normale che non abbia standard elevatissimi, ma siamo fiduciosi che il gioco completo in questo aspetto potrà essere migliorato e ampliato. Per quanto riguarda la storia è presto per giudicarla, ma le premesse per una trama davvero ben fatta ci sono tutte: merita però particolare attenzione il sistema di moralità che caratterizza questo titolo. All’interno della nostra prova infatti ci siamo trovati davanti ad alcune scelte importanti che ci hanno dato l’impressione di poter condurre Mordred verso la retta via o verso un punto di non ritorno. Questa duplicità del protagonista (insieme ad un vero e proprio “albero” dedicato) ha tutta l’aria di essere un elemento chiave. Rimarrà da vedere naturalmente come sarà gestito il proseguo della trama e quanto effettivamente cambierà in base alle scelte fatte; ci auguriamo che gli sviluppatori compiano anche scelte coraggiose in questo senso, per coinvolgerci e sconvolgerci sempre di più.
Gameplay e ruolistica
Per quanto riguarda il gameplay, come accennato nell’incipit, ci troviamo di fronte ad una produzione che ricorda molto da vicino i cari vecchi Baldur’s Gate degli anni ’90 e soprattutto i due Divinity: Original Sin, quindi sarà come al solito fondamentale gestire al meglio gli AP in ogni turno dei vari personaggi per cercare di sconfiggere gli avversari riportando meno danni possibile. Ognuno dei guerrieri che avremo a disposizione potrà contare, come di consueto, su alcune armi ed abilità da portare alla causa e da questo punto di vista c’è da ben sperare, vista la buona varietà dei personaggi: si va dal classico paladino decaduto (Mordred) e i vari guerrieri (con arma a due mani e non), fino a personaggi che prediligono il combattimento a distanza con arco o balestra. Durante le due missioni principali abbiamo affrontato nemici piuttosto deboli e non particolarmente ispirati, ma la musica cambia decisamente affrontando anche le side quest dove fanno la loro comparsa anche pericolosi non morti guidati da un orrore che si sperava rimanesse nel mito invece di tormentarci.
Il titolo, come avrete già capito, è caratterizzato da una struttura a missioni e, nonostante possa sembrare un po’ limitante, ci sta come scelta da parte degli sviluppatori, considerando anche che da quanto emerge dalla nostra prova potremo anche cimentarci con una parte gestionale abbastanza estesa. Sarà possibile infatti investire le risorse accumulate durante le dure battaglie sulla rinascita di Camelot, per aprire nuovi negozi o potenziare quelli già esistenti: una feature davvero interessante, che andremo a monitorare con attenzione. Per quanto riguarda invece l’esperienza c’è di che essere soddisfatti anche in questo campo, in quanto alla fine di ogni missione, oltre ad un potenziamento dei classici parametri, ci verrà data la possibilità di investire i punti guadagnati in alcune nuove abilità oppure di potenziare quelle già possedute aggiungendo nuovi effetti, con un sistema che ricorda da vicino quello delle rune di Diablo 3. Sembra proprio insomma che la nuova fatica di Neocore Games vada a riprendere tutta una serie di idee riuscite dagli altri esponenti del genere, come quest’ultima appunto o il sistema di Divinity Original Sin che prevedeva il dover esaurire l’armatura dei nostri avversari (funziona così anche per i nostri eroi) prima di poter intaccare la loro vitalità.
Per chiudere con le considerazioni sul gameplay, ci preme sottolineare che King Arthur: Knight’s Tale ci ha dato l’impressione di essere un titolo piuttosto difficile, specialmente se giocato in modalità Roguelike (in cui tutte le morti sono permanenti). Nella versione Early Access questa difficoltà è parsa un po’ sbilanciata, dal momento che le missioni principali risultavano molto più semplici di quelle opzionali, dove anche solo il mero numero dei nemici ci ha dato non pochi problemi. Tuttavia confidiamo che una volta uscita la versione finale il gioco sarà meglio bilanciato anche sotto questo punto di vista. È bene comunque sottolineare che in caso di morte di alcuni protagonisti non mancheranno i vari rimpiazzi, quindi la priorità è sostanzialmente solo proteggere Mordred, perché in caso di sua dipartita sarà inevitabilmente Game Over: per questo motivo è imperativo salvare sempre alla fine di ogni missione. Naturalmente non mancano aree il cui il gioco sicuramente ha bisogno di una ritoccata: il loot ad esempio non ci ha particolarmente incantato e speriamo che gli sviluppatori una volta completato il gioco diano più peso all’equipaggiamento e alle varie armi che troveremo durante la nostra avventura.
Lato tecnico
Per quanto riguarda il lato tecnico, a parte qualche perplessità già citata sulle mappe il titolo, oltre ad esibire come detto una cinematica di apertura davvero impressionante, ha saputo coinvolgerci con la sua atmosfera tetra e non abbiamo riscontrato problemi né a livello di framerate né a livello di bug o prestazioni del gioco. Quello che fa ben sperare soprattutto è la cura con la quale i vari aspetti sono stati portati avanti, come ad esempio traspare da tante piccole cose come i ritratti dei personaggi, le musiche coinvolgenti, i menù pratici e semplici da consultare. Certo, la grafica non sarà spacca mascella, ma per questo genere non è mai stato un aspetto preponderante e comunque il colpo d’occhio lascia abbastanza soddisfatti.
Conclusioni
Al netto di alcune cose da limare, King Arthur: Knight’s Tale ha tutta l’aria di essere un progetto piuttosto interessante, specialmente se saprà condurre fino in fondo una storia intrigante che può contare su un’ambientazione e una lore che, nonostante gli anni e l’esposizione, rimane sempre coinvolgente. Qualora anche il loot, le mappe e gli equipaggiamenti venissero migliorati, ci potremmo trovare davvero davanti ad una perla degna di lode e di attenzione. Il nostro consiglio, per il momento, se non siete fan sfegatati del genere, è quello di tenerlo d’occhio e in caso di buona riuscita del progetto non esitate a dargli una possibilità.