Panic, come già anticipato nella nostra anteprima, è la nuova produzione degli Amazon Studios che ovviamente andrà a rimpinguare il catalogo di Amazon Prime Video. La prima stagione di questa nuova serie tv è quindi figlia di quella tendenza, adottata anche da Netflix, di produrre “in proprio” alcuni dei contenuti per i loro servizi. Nello specifico Panic è una serie tv tratta dall’omonimo libro di Lauren Oliver che ha debuttato lo scorso 28 maggio. Di conseguenza, sono disponibili fin da ora i dieci episodi, dalla durata di circa un’ora l’uno, che compongono la prima stagione.
La produzione che vede in veste di produttore esecutivo la stessa scrittrice dell’omonimo romanzo, Lauren Oliver, ovviamente ricalca gli eventi narrati nel controparte cartacea. La storia, ambientata in una piccola cittadina del Texas, si dipana attorno ad un oscuro gioco di sopravvivenza, soprannominato Panic, che promette un montepremi finale assai allettante. La competizione, a cui diversi neodiplomati locali partecipano, si tiene ogni anno e consiste in una serie di sfide a eliminazione. Naturalmente, i protagonisti decideranno di partecipare alla competizione locale, spinti da motivazioni più o meno diverse, anche se nella maggior parte di natura economica. Una volta in gioco, saranno solo loro a decidere fino a che punto spingersi e cosa sacrificare.
Narrativa
Panic, almeno secondo il mio modesto parere, è riuscita a sviluppare nel modo giusto alcuni degli eventi presentati nelle prime puntate. Ad esempio, alcuni eventi che mutano le relazioni tra i personaggi, sembrano quasi di secondo piano rispetto a ciò che ruota attorno al gioco. In effetti, spesso alcune piccole rivelazioni o colpi di scena ci riportano prepotentemente alla “realtà” della cittadina di Carp, quasi come se Panic riesca a schiacciare tutto ciò che gli orbita attorno. Di conseguenza, il principale motore narrativo resta l’oscura verità dietro ad uno strano gioco che sembra fin troppo strutturato e radicato nella vita dei locali per essere organizzato da semplici liceali. D’altronde a convincere maggiormente sono proprio le scene strettamente legate alle prove, le quali dimostrano adrenaliniche e ansiogene quanto basta.
Una realtà di questo tipo sembra tutt’altro che amatoriale e spesso ci si chieda quanto il silenzio di alcune persone sia costato in termini di umanità. Perciò non sorprende che con il dipanarsi della trama lo spettatore sarà sempre più spinto dalla curiosità a squarciare il velo di Maya dietro al mistero della località texana. Eppure, anche se la prima stagione di Panic è conclusa, non tutti i nodi sono venuti al pettine e in particolare le origini del gioco rimangono ancora un mistero. Insomma, con gli attuali dieci episodi si chiude solamente un singolo capitolo e il materiale non manca per strutturare una seconda stagione di Panic.
Personaggi
Naturalmente in una storia di questo tipo, il mistero è un elemento centrale che addirittura si riflette nella costruzione dei personaggi principali. Tutti hanno un loro scheletro nell’armadio che li spinge a competere, mentire o addirittura imbrogliare gli altri concorrenti. Di conseguenza, ci si aspetterebbe una buona quantità di eventi atti a sviluppare o addirittura ribaltare improvvisamente i rapporti tra i vari personaggi. Tuttavia il personaggio di Heather tende soprattutto verso i passaggi finali a catalizzare su di sé la propria attenzione a discapito degli altri personaggi. Il suo tentativo di conciliare la ricerca di una normale quotidianità con la realtà del gioco fa sì che lo sviluppo di altri ruoli lasci l’amaro in bocca.
In generale gli elementi principali del cast si dimostrano solidi, ma è la costruzione stessa dei personaggi che mostra un poco il fianco a possibili migliorie. A partire da Heather stessa, che comunque rimane molto convincente, per poi passare alla sua migliore amica, Natalie, il cui personaggio non è risollevato da una performance di Jessica Sula. Perfino il misterioso straniero, Dodge, interpretato da Mike Faist e il prepotente Ray(Ray Nicholson), seguono a tratti degli schemi fin troppo preimpostati. Insomma, il quadro finale dei personaggi che viene presentato sembra buono anche se non mancano appunto elementi un poco banali.
Conclusioni
Tirando le somme, ciò che rimane di Panic dopo la sua visione è principalmente una narrazione semplice, supportata da una buona colonna sonora e qualche guizzo registico. Di certo, sarebbe stato assai gradito un maggiore coraggio nella costruzione di alcune dinamiche tra i personaggi, i quali risultano comunque abbastanza apprezzabili. Le vicende della cittadina americana riescono a muoversi sullo schermo con una buona trasposizione fedele del libro. Di certo presenta i suoi pro e contro, ma ha sicuramente giovato dell’aiuto ricevuto dal coinvolgimento nel progetto della autrice dell’omonimo romanzo. Di conseguenza, la serie tv non si dimostra di certo un motivo assoluto per sottoscrivere l’abbonamento al prime, ma rappresenta una discreta aggiunta per chi è già iscritto. Insomma, Panic saprà ricavarsi un piccolo pubblico tra chi non ha particolari pretese e chi ha amato il romanzo di Lauren Oliver senza essere un must have per tutti.