Nel mondo del cinema una cosa è certa: a Hollywood se hai più di 40 anni sei già vecchio! Ma se vi dicessimo che esiste un modo per ritrovare la versione migliore di voi stessi e il vigore giovanile di un tempo? Se questo tema vi incuriosisce, il film di cui vi parleremo a breve farà sicuramente al caso vostro.
“The Substance“, ovvero “la sostanza” è il film presentato al Festival di Cannes 2024 che si è aggiudicato il premio della miglior sceneggiatura. Scritto e diretto da Coralie Fargeat, si presenta come un prodotto sconvolgente, estremo, decisamente intenso e difficile da dimenticare. Ci teniamo ad analizzare più nel dettaglio questo piccolo gioiellino cinematografico, rientrante nella categoria degli “sci-fi/body horror“. A questo riguardo, un monito è doveroso: alcune scene avranno un forte impatto a livello visivo, motivo per cui, la visione potrebbe non essere adatta ai deboli di stomaco.
Il Soggetto
Elisabeth Sparkle (Demi Moore) è un’attrice hollywoodiana che ha superato la cinquantina e la cui carriera sembra essere arrivata al termine. Licenziata dalla trasmissione TV in cui lavorava, Elisabeth vede sgretolarsi il pavimento sotto i suoi piedi, proprio come si sta sgretolando la sua stella rosa sulla Hollywood Walk of Fame.
Ma lei non ci sta. Di invecchiare non ne vuole sapere e acquista dal mercato nero una sostanza che promette miracoli: creare una versione migliore di se stessa, sottoforma di clone più giovane. Inaspettatamente l’esperimento funziona ed Elisabeth si “sdoppia” in due identità. La sua controparte si chiama Sue (Margaret Qualley) ed è giovane, atletica e bellissima! Per quanto bello possa apparire agli occhi di Elisabeth, 3 regole devono essere scrupolosamente rispettate:
1 – inocula il siero una sola volta
2 – stabilizza il corpo ogni giorno, avendo cura di alimentare il corpo a riposo inutilizzato
3 – scambia identità e ritorna nel tuo vecchio corpo ogni 7 giorni.
Quando Sue, la parte giovane, vorrà sempre più tempo per se stessa e finirà per infrangere la terza regola inizieranno seri problemi…
Film Autoriale… o di Citazioni?
Gli aspetti tecnici sono il punto di forza che rendono la pellicola un prodotto intenso ma allo stesso tempo non “pesante” da guardare a livello di ritmo. Montaggio e montaggio sonoro, insieme al sound design, sono cuciti alla perfezione sulle inquadrature. Guardando il film al cinema si riusciranno a cogliere tutti i suoni e i movimenti delle figure, volutamente amplificati.
Parlando proprio delle inquadrature, il taglio registico è davvero particolare e la scelta delle inquadrature non è lasciata al caso. Trattandosi di un body-horror, il corpo è al centro di tutto. Troveremo parecchi primi e primissimi piani concatenati ad inquadrature di “dettagli” e di “particolari”. Bocche che masticano rumorosamente, labbra che si dipingono col rossetto, occhi che occupano tutta l’inquadratura, volti a mostrare una fisicità esasperata. Oltre a ciò c’è un intelligente alternarsi di primissimi piani a campi lunghi, questi ultimi, tipicamente minimalisti e geometrici.
L’amore che la Fargeat ha per il cinema si vede non solo dagli aspetti tecnici ma anche (e forse soprattutto) dalle innumerevoli e sottili citazioni ai grandi classici del cinema e della cultura pop. Inquadrature geometriche che ricordano lo stile di Kubrick, pavimentazioni e bagni che evocano gli arredi dell’Overlook Hotel, sottofondi musicali che riportano la mente a “La donna che visse due volte” di Hitchcock. Ma non è tutto. Ci sono anche le citazioni legate al tema del “doppio” (Dottor Jeckyll e Mr. Hide); le forme mostruse che abbiamo visto ne “La cosa“; il tema della ricerca dell’elisir di eterna giovinezza lo abbiamo già visto nella commedia di Zemeckis “La morte di fa bella”. E… l’infrangere “3 regole” non lo avevamo forse già visto con “Gremlins” nell’84?
Per farla breve, un bel mix di tecnica e citazioni pop. E il bello del cinema è anche questo!
Recensione scritta da Ruben Zumpano