Chiunque nutra una passione insana e ultratrentennale per i videogames come il sottoscritto, difficilmente ha dimenticato titoli come Doom e Wolfenstein. Questi datati capolavori della id software sono stati i precursori del genere Fps, capace ancora oggi di riscuotere un successo pressoché illimitato. Seppure diversi nelle ambientazioni proposte i due giochi sopracitati fornivano esperienze molto simili, basate su un gameplay frenetico e su uno “splatter” particolarmente eccettuato. I controlli immediati, l’alto livello di sfida e la grande varietà di armi e nemici (per l’epoca) facevano il resto, immergendo il giocatore in una divertente spirale di violenza da cui era impossibile uscire.
Nel 2019 gli shooter in prima persona hanno raggiunto un livello tecnico degno dell’evoluzione del settore, trainati dalla componente multiplayer che spesso costituisce l’elemento principale delle varie pubblicazioni. Poche software house prediligono lo “story mode” a discapito di quest’ultima, e salvo rare eccezioni la stragrande maggioranza viene giudicata in base al divertimento procurato dalle sessioni online. Titoli come Fallout, l’ultima trilogia di Wolfenstein, Far Cry e Prey sono la dimostrazione che un Fps può appassionare anche se privo delle sfide multigiocatore, grazie al percorso narrativo e al carisma dei propri interpreti.
Dusk non possiede nessuno degli elementi sopracitati. Non offre battaglie in rete né tantomeno propone una storia particolarmente curata da seguire. Non sfoggia un comparto tecnico al passo con i tempi, e soprattutto non presenta meccaniche di gioco originali. Una produzione indie dallo stile volutamente retrò in cui il suo autore David Szymanski si “limita” a riproporre un’esperienza in puro stile anni ’90 senza aggiungere nulla al genere. Vi starete chiedendo il motivo di questa recensione vista la natura del titolo e le premesse tutt’altro che entusiasmanti. Ebbene vi consiglio di continuare nella lettura, visto che sto parlando di un piccolo e sorprendente capolavoro che potrebbe meritare la vostra attenzione.
Horror Story
La campagna principale di Dusk (nell’attesa dei futuri aggiornamenti) è composta da 33 episodi suddivisi in tre atti. In un gioco di questa tipologia era lecito aspettarsi la totale assenza di una trama, e qui abbiamo subito la prima sorpresa. Per quanto appena tratteggiata e priva di qualsiasi sequenza esplicativa, il gioco ha una inquietante storia horror da raccontare, che ci vedrà protagonisti di un autentico incubo. Va detto che questo elemento costituisce comunque un’aspetto del tutto secondario, pur meritando una breve introduzione. Il protagonista si risveglia in un luogo misterioso pronto ad essere sacrificato da un trittico di personaggi incappucciati. Armato di due falcetti inizia una feroce battaglia per la propria vita cercando di avere la meglio sui misteriosi carnefici. La prima missione consisterà nel fuggire dal sotterraneo cercando salvezza nella foresta limitrofa. Non vi anticiperò nulla di come prosegue la storia vista l’esiguità del racconto.
Sappiate solo che l’avventura si svolgerà in tre ambientazioni diverse, e che il finale vi vedrà impegnati in una boss fight che difficilmente dimenticherete. Nel complesso la campagna di Dusk ha un percorso narrativo non particolarmente originale e innovativo, ma in grado comunque di stupire. La decina di ore necessarie al completamento del titolo (se giocato al massimo livello di difficoltà) scorrono gradevoli verso lo scontro finale, e l’esperienza risulta appagante e dotata di una “giusta” durata.
Fast and Furious
Il gameplay è il vero punto di forza della produzione. Dusk è velocissimo, furioso e divertente. Si lascia padroneggiare agevolmente dal giocatore, e ne mette a dura prova i riflessi fin dalle prime battute. Lo scopo del gioco consiste nell’accedere alle varie aree della mappa recuperando le chiavi del colore richiesto. Un sistema sequenziale meno semplice di quanto possa apparire, che stimola la memoria nelle fasi più avanzate e richiede una giusta attenzione agli elementi dello scenario. Le ambientazioni sono ricche di cunicoli, passaggi segreti e labirinti, e ricordare la posizione degli elementi è funzionale alla soluzione degli enigmi.
Ovviamente ad ostacolare la vostra impresa troverete una quantità smodata di nemici capaci di bersagliavi con attacchi di diverso tipo. Quelli più resistenti cercheranno il corpo a corpo nel tentativo di colpirvi con le armi da taglio, che variano dalle classiche spade e asce fino alle immancabili motoseghe. Invece gli avversari dotati di meno “punti vita” proveranno a infliggere danni dalla media distanza, e vi costringerranno continuamente a schivare proiettili e sfere magiche. Il ritmo di gioco resta sempre sostenuto, e difficilmente troverete il tempo di annoiarvi in mezzo a battaglie contro decine di mostruosità.
Come vi ho già anticipato Dusk è un titolo frenetico in cui la velocità costituisce l’elemento chiave del gameplay. In poche parole il titolo di Szymanski non è incalzante per una scelta dettata dal comparto tecnico, bensì per necessità. I movimenti del giocatore sono volutamente più celeri di qualsiasi nemico vi si parerà davanti, un fattore che contribuisce in modo determinante alla sopravvivenza. Gli attacchi incessanti degli avversari richiedono una grande prontezza di riflessi a cui va abbinata la sensibilità forse eccessiva dei controlli (comunque regolabili).
Dusk nella sua cruenta semplicità possiede anche una sensibile componente strategica, presente nell’utilizzo dell’arsenale. Quest’ultimo vanta un buon numero di bocche da fuoco la cui scelta varia a seconda delle situazioni di gioco. Quasi tutti le armi presenti possono essere adoperate sia singolarmente sia nella versione “doppia” che vi darà la possibilità di incrementare la vostra potenza di fuoco in cambio di un consumo maggiore dei proiettili. Preferire uno shotgun in luogo di una mitragliatrice o di un lanciamissili è spesso un’elemento in grado di fare la differenza, soprattutto perché seppure abbondanti, le munizioni delle armi più efficaci sono merce rara.
Nel complesso l’esperienza di gioco risulta essere estremamente divertente ed “esagerata”, con lo shooter che da il meglio di sé proprio nelle situazioni più concitate. Ridurre in poltiglia i nemici regala sempre belle soddisfazioni, e il coinvolgimento derivante dal massacro immerge il giocatore in un’atmosfera cupa, malsana e ottimamente caratterizzata. Pur nella semplicità delle meccaniche proposte, Dusk propone una sfida degna dei suoi illustri predecessori. Superato il primo atto il titolo mostra la sua anima hardcore, soprattutto se giocato ai livelli di difficoltà più elevati, senza per questo risultare frustrante. Non è immune da una certa ripetitività nelle situazioni proposte, fattore che costituisce probabilmente l’unico difetto che ho riscontrato nell’appassionante gameplay.
Pixel Art
Prima di analizzare il comparto tecnico è necessaria una premessa. Dusk è una produzione indie basata sulla fantasia del suo autore e su risorse limitate. Se siete fanatici dei poligoni e dei motori grafici performanti questo gioco non fa per voi. Se invece siete disposti a scendere a compromessi anche dal punto di vista tecnico, l’opera di Szymanski ha in serbo delle gradevoli sorprese. Come vi ho anticipato, lo stile grafico è volutamente retrò con texture sgranate e pixel che riempiono lo schermo sia negli smembramenti che nelle esplosioni. Eppure è impossibile non notare la cura maniacale del suo autore nel realizzare una resa visiva del tutto fedele ai classici del passato, impreziosita dall’alta definizione e dalla incredibile fluidità dei movimenti. Anche la fisica degli elementi che possono essere raccolti e lanciati contro i nemici è lontanissima da quanto ammirato nell’ultimo decennio, discorso che si può estendere alle animazioni, senza per questo inficiarne la valutazione globale.
Per quanto riguarda invece il comparto sonoro siamo di fronte ad un piccolo “miracolo”. Già nella fase di caricamento il titolo vi suggerisce di vivere l’intera esperienza con un paio di cuffie. Uno strumento idoneo a godersi sia la martellante colonna sonora in puro stile heavy metal sia gli straordinari effetti. Il sottofondo musicale costituisce l’aspetto migliore dell’intera produzione. Un’elemento ansiogeno che rende il titolo davvero inquietante, grazie agli incomprensibili versi dei cultisti e ad un campionario di fruscii e sussurri che immergono il giocatore in un incubo ad occhi aperti.
Un Tuffo nel Passato
In conclusione Dusk è uno dei migliori indie degli ultimi anni. Un gioco che sorprende per la sua brutalità, ma che dimostra nello stesso tempo una capacità di coinvolgere il giocatore davvero unica. Una volta superato il l’impatto iniziale risulta difficile separarsi dalla sua “frenesia”, intrappolati in una sfida che vi darà molto filo da torcere. A causa dei limiti tecnici e dello stile “antiquato” non posso consigliare il gioco in modo incondizionato a tutti. In molti potrebbero lamentarsi della grafica o della eccessiva difficoltà (oltre che del gore). I gamers più giovani potrebbero avere difficoltà nel comprendere e giustificare un comparto tecnico a dir poco arretrato. Eppure se non siete tra quelli che si fermano alle apparenze, capirete in fretta quanto questo titolo ha da offrire. Dusk va oltre la semplice “operazione nostalgia” ed è puro intrattenimento videoludico, dimostrando come un’idea può essere valida anche senza virtuosismi grafici.