Il termine “remake” è uno tra i più utilizzati e abusati degli ultimi anni. Sia nell’ambito cinematografico che in quello videoludico è spesso abbinato ad accezioni negative, vista la qualità altalenante delle proposte. Considerati da molti come una mancanza di idee e originalità, i “rifacimenti” attingono a piene mani dai titoli del passato, nel tentativo di un adattamento in chiave moderna che spesso si rivela un’autentica “impresa”. Nella categoria capolavori rientra sicuramente Resident Evil 2, survival horror di Capcom pubblicato su PlayStation nel lontano 1998. Secondo capitolo di uno dei brand più famosi e amati della software house nipponica, unanimemente riconosciuto come uno dei migliori della serie.
Durante l’ultimo E3, la presenza dello sviluppatore giapponese era stata accolta con un misto di scetticismo e diffidenza visti gli scarsi risultati ottenuti con le pubblicazioni dell’ultimo quinquennio. Tutti si aspettavano l’annuncio dell’ottavo episodio della saga, dopo la rivoluzione attuata da Biohazard VII, un gioco di ottima fattura, ma capace comunque di dividere profondamente sia la critica che il pubblico. Nessuno poteva immaginare (in realtà si erano succeduti diversi rumor nei mesi precedenti) che il misterioso progetto su cui Capcom stava concentrando tutti i suoi sforzi fosse in realtà un “semplice” remake, per di più di un videogame ventennale. Sono bastate poche immagini per tramutare la diffidenza in curiosità, e la proclamazione di “miglior titolo dell’E3” per cambiare lo scetticismo in stupore. Dopo aver provato la One Shot Demo e soprattutto dopo le due “run” con i protagonisti principali, possiamo esprimere il nostro parere su Resident Evil 2 Remake. Sarà degno dell’illustre predecessore? Troverete la risposta nella recensione che segue.
Grosso Guaio a Raccoon City
La trama di Resident Evil 2 prende il via esattamente dalla conclusione del primo episodio. Chris Redfield e Jill Valentine, agenti speciali della polizia di Raccoon City, sono riusciti a fuggire dal laboratorio segreto della Umbrella Corporation, una misteriosa azienda dedita ad esperimenti di dubbia natura. La struttura posizionata sottoterra era celata da una lussuosa villa, entrambe completamente distrutte da una terribile esplosione. Purtroppo l’intervento dei nostri eroi non è bastato ad evitare la diffusione del T-Virus, un pericoloso agente patogeno capace di trasformare gli abitanti della cittadina americana in famelici zombie.
Poche ore dopo l’incidente Leon Scott Kennedy e Claire Redfield (sorella di Chris) si trovano intrappolati nella stazione di polizia, l’uno nel suo primo sciagurato giorno di lavoro, l’altra alla ricerca del fratello scomparso. Entrambi inconsapevoli dell’orrore che stanno per affrontare, ciascuno con un percorso (leggermente) diverso che lo porterà ad innescare una serie di eventi terrificanti. Non aggiugeremo altro alla trama del gioco, lasciandovi la curiosità di scoprirla qualora non abbiate provato l’originale o di riviverla nel modo e nei tempi che preferite se avete avuto la fortuna di farlo nel 1998. Il percorso narrativo di RE 2 Remake non differisce da quanto proposto nel precursore, impreziosito dai bellissimi filmati completamente realizzati da zero e da qualche inedita sequenza dedicata ai comprimari.
Nel complesso la decina di ore necessarie a completare l’avventura scorrono via piacevolmente, e giunti ai titoli di coda avrete voglia di tentare nuovamente l’impresa con un personaggio diverso. Un fattore che, oltre ad attestare la longevità del titolo su livelli più che discreti, vi consentirà di cogliere tutte le sfumature di una storia appassionante, scritta ottimamente e ancora attuale.
Piaga Zombie
Vi basteranno davvero pochi minuti per rimanere intrappolati nelle strade di una Raccoon City bella e inquietante. Si entra subito nel vivo del gioco con il tutorial che vi darà un piccolo assaggio dell’incubo che vi attende. La stazione di rifornimento è il biglietto d’ingresso di un inferno tanto divertente quanto complesso, che vi proporrà una sfida appagante e impegnativa. La prima cosa che salterà all’occhio (oltre alla bellezza del RE Engine) è il rinnovato sistema di controllo del personaggio. Non avremo più bisogno di utilizzare entrambe le leve del controller per guidare il nostro eroe verso la direzione desiderata. Lo stick analogico sinistro ha sostituito lo scomodo sistema dei primi capitoli della serie, coaudivato da una precisa telecamera “dinamica”. Non appena attiveremo il sistema di mira, l’obiettivo si posizionerà sulla nostra spalla, facilitandoci l’angolo di tiro. Una soluzione (adottata per la prima volta in Resident Evil 4) capace di rivoluzionare il gameplay di questa versione in cui è molto più semplice muoversi, scattare e sparare. Una serie di azioni che teoricamente dovrebbero semplificare l’esperienza e a cui la software house ha preso delle “contromisure”.
La prima è costituita dai veri protagonisti della storia: gli zombie. Quelli che abbiamo ammirato in questo episodio sono sicuramente i più “coriacei” della serie. Pur essendo lenti (Lickers esclusi) e poco intelligenti, sono dotati di una resistenza notevole, che vi costringerà a realizzare una serie di head-shot. La loro caduta al suolo non decreterà la fine dello scontro, visto che dopo pochi secondi saranno nuovamente in piedi pronti ad attaccarvi. I giocatori più “datati”, hanno sempre utilizzato lo stratagemma di “fintare” i movimenti per sfuggire alla loro presa mortale. Una soluzione che permette di risparmiare i preziosi proiettili e che in questo capitolo di fatto non funziona. Le attenzioni che i “vaganti” vi riserveranno possono essere gestite a debita distanza e il nemico si sbilancerà solo quando sarà sicuro di afferarvi. Scordatevi dei vecchi zombi che una volta “dribblati” perdevano l’equilibrio garantendovi una via di fuga, qui saremo costretti a “stordirli” con una sequenza di colpi precisi prima di riuscire a passare indenni.
L’eliminazione della storica schermata di caricamento che mostrava lo schiudersi dell’imposta, segna anche un’altra novità: i nostri famelici avversari sono in grado di aprire le porte. Un fattore che influisce in modo determinante sull’esperienza di gioco, costrigendo il giocatore ad un approccio completamente inedito al titolo. Dove consentito protremo creare una piccola “orda” facendoci seguire in luoghi in grado di ostacolarne, seppur momentaneamente, l’avanzata. Inutile aggiungere che non avremo mai le risorse necessarie ad eliminare questa “piaga” dalle nostre sessioni, soprattutto perché i varchi aperti nelle strutture non ce lo permetteranno.
La Stazione di Polizia protagonista dell’avventura è completamente assediata dai nostri nemici. Se nei piani alti le finestre non costituiscono un problema, la situazione diventa drammatica in quelli inferiori, dove le vetrate e i detriti non basteranno a contenere l’invasione. L’unica soluzione che avrete è quella di posizionare delle assi di legno, da reperire nei vari punti della mappa. Uno strumento fondamentale a fermare l’emorragia zombie, particolarmente fastidiosa nei corridoi più stretti.
Survival Horror
Quando descritto finora è solo una premessa della componente di sopravvivenza presente nel gioco. Resident Evil 2 è tornato soprattutto per rinfrescare la memoria su cosa significa survival horror, qui presente nell’accezione più pura del termine. Le pubblicazioni degli ultimi anni hanno leggermente smarrito le caratteristiche distintive del genere, per venire incontro alle richieste di un pubblico sempre più vasto e abituato ad un livello di sfida adatto praticamente a tutti. Non è questo il caso. Esattamente come avveniva nell’originale, l’ultima opera di Capcom, ammette pochi errori e quelli commessi si pagano a caro prezzo. In primis il personaggio subirà sempre gravi danni dai colpi inferti dai nemici, che potranno essere curati solo con gli spray medici e le erbe curative. Le ferite riportate influiranno sia sulla capacità di movimento dell’eroe sia sulla precisione nell’utilizzo delle armi. La gestione del ridottissimo inventario inoltre vi costringerà a scegliere con estrema cura gli oggetti da trasportare.
Tutti i consumabili del gioco sono presenti in quantità ridotta e il meccanismo che vi permette di crearne altri non è immune all’occupazione dei preziosi slot. Esistono sempre le casse deposito che vi permetteranno di liberare spazio nell’equipaggiamento, ma la loro presenza è limitata a determinati punti della mappa, che coincidono con quella dell’unico strumento adibito al salvataggio della partita, la famigerata macchina da scrivere. La selezione degli oggetti è funzionale tanto al proseguimento dell’avventura quanto alla soluzione degli enigmi, che analizzeremo in seguito. Depositare una chiave o uno strumento senza averne prima saggiato l’efficacia, potrebbe costringervi a ritornare nuovamente sui vostri passi con tutte le conseguenze del caso. Scartare un oggetto per liberare uno spazio significherà rinunciarvi in modo permanente. Capirete ben presto che il ritrovamento dei preziosi zainetti, utili ad espandere la capienza dell’inventario, diverrà una priorità tanto quanto le risorse utili alla sopravvivenza. Fortunatamente le icone presenti sulla mappa vi aiuteranno a ricordare la posizione degli elementi scoperti.
Quanto descritto finora è sufficiente a testimoniare l’alto livello di difficoltà del titolo, superiore alla media nel settaggio Standard, semplicemente estremo in quello Avanzato. Ad ogni run completata avrete la sensazione di aver compiuto una piccola impresa foriera di grandi soddisfazioni. Una sfida capace di mettere a dura prova la pazienza del giocatore, senza per questo risultare squilibrata o frustrante. Un elemento che i più “nostalgici” apprezzeranno di sicuro.
Un Mondo Enigmatico
Gli enigmi presenti in RE 2 Remake sono tra i più geniali e ostici della serie. Chiavi, lucchetti, combinazioni numeriche e simboli saranno una presenza costante nell’esperienza di gioco, oltre a costituire una delle componenti principali del gameplay. Il meccanismo varia a seconda degli indovinelli proposti, costringendovi a prestare una grande attenzione sia allo scenario, sia ai file di testo raccolti. Spesso avrete la soluzione davanti agli occhi o nel buio dell’ambientazione che state visitando, in attesa che il fascio di luce della vostra torcia ve la renda palese. Una nota o un taccuino possono contenere la risposta che state cercando, anche se nascosta in mezzo ad informazioni apparentemente insignificanti. L’incredibile cura dei dettagli vi porterà presto alla consapevolezza che nulla è stato introdotto a caso. Un sistema consequenziale capace di stimolare in egual misura sia la logica che la fantasia dell’utente, tanto appagante quanto sorprendentemente moderno.
Da questo punto di vista gli sviluppatori non avevano bisogno di apportare grandi modifiche rispetto al capitolo originale, vista la validità di un meccanica che sfiora la perfezione. Alcune combinazioni sono state cambiate e pochi oggetti sono stati posizionati in luoghi diversi, un piccolo espediente utilizzato per ostacolare anche i giocatori dotati di una memoria “ferrea”. Tanto i neofiti di questo episodio, quanto gli appassionati di puzzle e affini, avranno pane per i loro denti, viste anche le limitazioni imposte dall’inventario sopracitato.
Cacciatori e Prede
Senza dilungarci sulle boss-fight qui riproposte in modo assolutamente fedele all’illustre predecessore, merita una menzione quello che di fatto è lo scontro più impari dell’intera avventura. Nella seconda parte del gioco faremo la spiacevole conoscenza del Tyrant, una mostruosa creatura dalle sembianze umane che ci darà la caccia fino ai titoli di coda. L’enorme mutazione, frutto di una versione avanzata del T-Virus, diverrà una presenza costante nell’esperienza di gioco. Immune al danno delle vostre armi, vi costringerà continuamente alla fuga, visto che non appena sarete alla sua portata sarà Game Over. Un avversario imbattibile, capace di aumentare ulteriormente la componente ansiogena del titolo. Oltre all’inevitabile restyling grafico, capace di renderlo ancor più spaventoso, la creatura si dimostrerà molto più intelligente e insidiosa dell’originale. Se in Resident Evil 2 la comparsa con il relativo inseguimento era “programmata” in determinate sezioni della mappa, nel remake il mostro verrà attirato dai rumori. Sparare ad uno zombie o utilizzare un esplosivo ve lo porterà nuovamente alle calcagna, con tutte le difficoltà che ne deriveranno. Un’aggiunta inedita ed interessante che vi procurerà una costante sensazione di pericolo che molto difficilmente dimenticherete.
Dal punto di vista della pura giocabilità, Resident Evil 2 Remake riesce nell’impresa di superare il gioco che l’ha ispirato. E lo fa in modo apparentemente impercettibile, adottando soluzioni intelligenti senza stravolgerne l’essenza, basata sull’esplorazione e sulla soluzione degli enigmi.
Uno Splendido Incubo
Il comparto tecnico è spesso un aspetto fondamentale nell’analisi di un videogame, e nel nostro caso lo è ancor di più visto che stiamo parlando di un “rifacimento”. In Resident Evil 2 Remake l’unico aspetto tanto fedele quanto lontano dal predecessore è la grafica. Non essendo una remaster – quindi un semplice porting in alta definizione -, gli sviluppatori hanno deciso di riscrivere l’intero codice del gioco. Ogni singolo elemento presente nel titolo è stato oggetto di una cura maniacale, e i risultati sono straordinari. Visivamente il titolo è una gioia per gli occhi, con texture pulite e dettagliate, effetti particellari degni delle migliori produzioni e un rinnovato sistema di illuminazione dinamica capace di rendere l’intera esperienza ancora più terrificante. Il RE Engine utilizzato nel settimo capitolo della serie, sembra aver fatto un ulteriore passo in avanti e vanta prestazioni ottime sia dal punto di vista grafico che nel frame rate.
Nonostante siano presenti in grande quantità, è veramente difficile trovare uno zombi che abbia le stesse sembianze di un altro. Il lavoro svolto nella realizzazione dei “vaganti” è impressionante. Dotati di animazioni capaci di renderli “vivi”, i nostri avversari subiranno mutilazioni orribili a seconda della parte del corpo ferita. Inciamperanno sui corpi degli altri caduti, si getteranno nel vuoto pur di raggiungervi, strisceranno verso di voi fissandovi con le loro pupille vitree. Il tutto sarà così realistico da farvi accapponare la pelle. Anche dopo diverse ore di gioco avrete difficoltà a farci l’abitudine, e la sensazione di disagio si ripresenterà puntuale ogni volta che diverrete oggetto della loro attenzione.
Ovviamente la perfezione non esiste, e anche RE 2 Remake non è immune da diverse imperfezioni, comunque incapaci di rovinare l’esperienza di gioco. Spesso le animazioni dei protagonisti non sono fluide e gli scenari presentano ambientazioni dalla qualità altalenante. Non sempre la telecamera riesce a seguire l’azione con la giusta prospettiva, un problema che si verifica soprattutto in alcune boss fight. Difetti che in un’opera così curata si fanno notare, ma che nel complesso risultano solo dei piccoli “nei”.
Anche il comparto sonoro del prodotto è semplicemente eccellente. I versi lamentosi dei nostri onnipresenti nemici, il ticchettio delle unghie di un licker pronto a sorprendervi dall’alto e tanti altri particolari sono un contributo fondamentale a rendere il gioco un autentico incubo ad occhi aperti. La splendida colonna sonora che farà da sottofondo alla nostra impresa, si adatta puntualmente a quello che viene mostrato sullo schermo, variando il ritmo e l’intensità dell’accompagnamento a seconda delle situazioni. Una nota di merito allo splendido doppiaggio in italiano, capace di infondere pathos e drammaticità alle sequenze filmate.
Un Capolavoro d’altri Tempi
Resident Evil 2 Remake è un titolo imperdibile per tutti gli amanti dei survival horror. Non tragga in inganno il fatto che il gioco sia una versione rinnovata di un’opera ultra ventennale. La giocabilità, l’ottimo comparto tecnico, l’atmosfera unica di uno dei capolavori della storia dei videogames, sono solo alcuni elementi di un prodotto qualitativamente eccelso. Capcom ha dato una nuova accezione al termire “remake” dimostrando che i pregiudizi e la diffidenza che spesso accompagna queste produzioni è del tutto ingiustificata. La stella della software house nipponica è tornata a brillare, e la luce è semplicemente abbagliante. Tutti quelli che ne avevano annunciato frettolosamente la fine o la fase calante dovranno per forza ricredersi. Resident Evil 2 Remake è uno dei migliori esponenti del suo genere, e omaggia il suo predecessore superandolo in ogni aspetto. Il Male è tornato e non è mai stato così bello cedere alle sue lusinghe.