Io sono uno di quelli che ogni anno ci spera. Uno di quelli che circa dal 2008, nel mese di settembre freme, prega e si augura che ogni anno sia la volta buona. Che la Konami ritrovi la retta via e che, con questo PES 2017, la serie calcistica Konami torni ad essere quel mostro di potenza ludica che sino al 2007 avevo avuto modo di giocare. Nel 2015 avevo avuto di nuovo speranza, per un anno avevo modo di ritrovare la mia fede e non avevo vergogna nel parlare da “Pessaro” accanito, di quelli che prima di una Master League passavano più ore nell’editor che nel campo a giocare.
Queste poche righe di storia personale fanno capire che questa è una recensione delicata per il sottoscritto, di quelle che rifiuteresti perchè l’amore è cieco e non puoi criticarlo, ma quest’anno no. Quest’anno mi tuffo nel gioco che, nel bene o nel male, ha segnato il mio stare col joypad in mano. E spiego cos’è e cosa sarebbe potuto essere PES 2017.
Il paziente batte un colpo, di nuovo
Il primo impatto con PES 2017 è incoraggiante. Il gioco è veloce, fluido e dalla fisica eccellente. Interessante la gestione tattica, basata sulla “Interactive I.A”. Gli avversari si adattano al tuo stile di gioco: se usi i lanci lunghi, copriranno con i loro difensori fisicamente più forti e pressanti; se giochi convergendo al centro con passaggi filtranti, useranno spesso la trappola del fuorigioco; se sei un maniaco del gioco alla Guardiola, cercheranno di interrompere la tua rete di passaggi; a volte saremo praticamente costretti a cambiare tattica nel bel mezzo del match e trovare nuove soluzioni offensive! Il che ci fa un gran piacere, sia chiaro: è possibile così poter sfruttare le potenzialità di più schemi tattici e caratteristiche di più giocatori. Ad esempio io, maniaco del 4-5-1, ho cambiato diverse volte passando al 3-4-3.
Ma prima o poi i nodi vengono al pettine e, dopo diverse partite, i limiti di tale sistema vengono a galla. Il più delle volte infatti, le vostre chanche di segnare saranno calcolate in base a due semplici fattori: tempismo nei passaggi e capacità individuali dei vostri giocatori. Riassumendo: se siete bravi e fortunati, con tre passaggi ed un buon attaccante non avrete problemi a superare qualsiasi barriera difensiva. E c’è un altro fattore a vostro vantaggio: l’assoluta ed incredibile efficacia della maggior parte dei vostri cross al centro. Buona parte delle vostre segnatura arriverà, a conti fatti, dalla vostra bravura nei tocchi di prima. Non ci sarà schema o difficoltà che tenga: un fastidioso senso di “Quick Time Event” ha aleggiato nella maggior parte delle partite.
Tra difesa e attacco…
Passando alla fase difensiva, ahimè, bocconi amari: la fragilità della fisica nei contrasti e nel pressing mi ha lasciato perplesso. L’Intelligenza artificiale fatica non poco a far tenere le posizioni ai vostri difensori; molto spesso questi cadranno di fronte a mediocri attaccanti, o il più delle volte arriveranno colpevolmente in ritardo sul diretto avversario. Ed a somma di ciò, segnalo un fastidioso problema: le goffe situazioni in cui, in raddoppio di marcatura, i vostri difensori inciamperanno uno contro l’altro o si pesteranno i piedi a vicenda. Non riporto qui testimonianze video ma capiterà anche a voi, statene certi. Tutto questo fa salire un certo senso di rabbia e, dopo un po’, disperazione: giocare alle difficoltà più alte significa rischiare di buttar via partite intere per limiti del gioco stesso, più che individuali.
Fa però da contrappasso una certa propensione degli attaccanti a sbagliare davanti alla porta, con un sistema di tiro che non mi ha convinto troppo soprattutto in quelli dalla lunga distanza, ancora particolarmente “radiocomandati”. E se è di certo migliorato il comportamento dell’estremo difensore, ciò molto spesso non basta di fronte a delle incertezze ancora inspiegabili. Tuttavia, è molto apprezzabile lo sforzo degli sviluppatori di mettere un po’ di varietà alle partite, con cambi di modulo e un livello di sfida sicuramente appagante per i maniaci della tattica; ma è ancora troppo poco, con un’idea brillante che si scontra bruscamente con i limiti del campo, in cui solo una parte del suo potenziale è veramente espresso.
Tutti in campo con la Juvent… ah no. Allora col Reàl Madr… ah… vabè
Licenze, tutti sappiamo l’annoso problema. Una questione spinosa, che sembra essere la croce di ogni produzione Konami. Se nella PS2 ci facevi il callo e diventava quasi una cosa simpatica (Man Red Vs Man Blue, tutti lo abbiamo fatto!), nel globalizzato ed esigente mondo videoludico del 2017 non è più ammissibile. Ci si aspetta ogni anno almeno un miglioramento. Beh, preparatevi… quest’anno va peggio. Perchè l’impatto col menù è sconfortante: Premier, Liga e serie minori sono tutte fake, con alcune squadre dai nomi veramente impresentabili. Ma la cosa che ci tocca, purtroppo, è l’assenza di Juventus e Sassuolo licenziate: fino a qualche anno fa, il nostro campionato godeva di rispetto e completezza in Pro Evolution Soccer e, seppur manchino solo due squadre, è innegabile come la mancanza della Vecchia Signora con maglie e loghi ufficiali non possa non creare malumori.
Ma è soprattutto l’incredibile assenza del Reàl Madrid, e, ancora una volta, di tutta la Bundesliga tedesca. La Konami si presenta con un catalogo di licenze zoppo e poverissimo, in cui il diretto concorrente invece va sul velluto e che rappresenta una mancanza gravissima, a malapena colmata dalla presenza del Barcellona licenziato e con loghi, cori e stadio ufficiale. Se i fans di Messi gioiranno, i tifosi delle altre squadre non saranno di certo felici. E non basta un corposo editor, il ritorno del file opzioni ed una community affiatata ed organizzata per coprire lacune così grandi. E quanto può pesare ciò nelle vendite di un prodotto? Beh.. giudicate voi a fine stagione.
È Neymar? Sì, proprio lui… ma gli altri?
Il comparto grafico di PES 2017 è invece una nota lieta: si vede veramente tanta roba in campo, soprattutto con le squadre più note. Un Barcellona–Napoli, ad esempio, sarà uno spettacolo per gli occhi, grazie anche ai diritti del club Catalano che ha messo a disposizione i propri fuoriclasse per dei motion capture di alto livello, in cui il livello di dettaglio facciale è veramente eccelso. E sono rimasto particolarmente colpito dall’atmosfera, in particolare grazie alla licenza della Champions, di stadi e pubblico. Veramente un comparto robusto e completo, che però (c’è sempre il contrappasso, rassegnatevi) non si trasforma per un soffio in un lavoro inutile, se paragonato alla trascuratezza delle squadre meno note e non licenziate; ho notato un certo “copia e incolla” che in futuro potrebbe forse essere evitato.
Master, oh mia Master
Anche in questo PES 2017 vi sono sempre le stesse modalità: La classica Master, croce e delizia con i suoi pregi ed i suoi difetti cronici (la campagna trasferimenti fa un po’ storcere il naso), modalità Coppa e Campionato, Diventa un Mito e le Coppe ufficiali dei vari continenti: Libertadores, Europa League e Champions League, tutte rigorosamente licenziate. C’è però bisogno di un rinnovamento in linea generale: le due colonne portanti, Diventa un Mito e Master League, hanno bisogno di idee fresche e nuove altrimenti faranno presto il loro tempo.
Vorrei, posso… ma non lo faccio
Lasciamo un attimo il tono scanzonato della recensione per tirare due somme su PES 2017 in maniera seria: le ultime impopolari decisioni di Konami (cancellazione di SH, Metal Gear Survive, la cacciata di Kojima) non sono andate giù come acqua fresca. Ed è innegabile, che, nel lungo periodo, la casa nipponica ne paghi il prezzo. Se è vero che, al netto delle dichiarazioni, PES rappresenta il principale guadagno di Konami, è necessario che per il brand si punti in futuro su innovazione, investimento, miglioramento. Ciò non connubia, giocoforza, col ritorno di “Seabass” Takasuka (con cui comunque PES 2015 si era imposto nelle mie grazie con stile) ma con un cambio di rotta netto, veloce e che tenga il passo di FIFA e di Electronic Arts.
PES 2017 poteva e doveva essere la svolta, doveva convincere milioni di scettici, migliaia di adepti emigrati su FIFA, tantissimi fans che hanno invece confermato la loro abnegazione al prodotto della loro infanzia. Ma non basta questo, non basta tirar fuori belle idee e costruirci timidamente un gioco attorno. Devi buttarla in campo come una bomba, mischiare le carte in gioco. Devi sorprendere chi ti ha dato fiducia per tanto tempo, e riguadagnarti la stessa di chi ti ha abbandonato perchè gli hai fatto troppo male. Non basta adagiarti sulla tua community pronta a supportarti in ogni situazione e fregartene di un elemento forse marginale, è vero, ma sicuramente importante come le licenze. Per Konami la partita è ancora recuperabile, ma serve il colpo del campione…