Ci sono picchiaduro a incontri conosciuti dai gamers di qualsiasi età. Poi ce ne sono altri conosciuti un po’ meno, soprattutto fuori dal Giappone. Quella di Guilty Gear è una saga, diciamo così, a metà strada. Una saga che ha ottenuto un buon successo e sfornato diversi capitoli e rivisitazioni, benchè non conosciutissima da tanti gamers occidentali, specie per quanto riguarda le nuove generazioni. Verso la fine degli anni ’90, Arc System Works si inventa questo picchiaduro a incontri dalla trama post-apocalittica, mescolando elementi già visti in saghe di successo come Fatal Fury e King of Fighters, ma con un gameplay molto veloce in cui spicca la presenza – e l’importanza – delle combo. Guilty Gear 20th Anniversary Pack ci mette tra le mani due dei capitoli più importanti della saga: il primo e storico Guilty Gear assieme alla riedizione più completa del quarto, Guilty Gear XX Accent Core Plus R.
La trama di Guilty Gear ricorda la saga cinematografica Terminator. Nel futuro – identificato nel 2010, ricordando che il gioco è nato oltre 10 anni prima – l’umanità scopre un’importante ed illimitata fonte di energia che dovrebbe risolvere i problemi energetici del pianeta. Purtroppo le guerre incalzano, e alcune fazioni pensano di usarla a proprio vantaggio per creare potenti armi biologiche chiamate Gears, fondendo umani alla tecnologia tramite alcuni esperimenti. Ma non si aspettavano che gli stessi Gears si sarebbero poi ribellati alla razza umana. Qui inizia il gioco: viene organizzato un torneo per trovare combattenti capaci di contrastare i Gears, impedendo loro di prendere il sopravvento.
Combo ed armi all’ordine del giorno
Guilty Gear si affaccia alla finestra di chi ha amato titoli come Fatal Fury e King of Fighters, giocatori abituati ad usare Terry Bogard e compagni per lanciare palle di fuoco ed onde d’urto infuocate in stile SNK. Questo titolo ne riprende lo spirito, donando a gran parte dei personaggi mosse a terra o in volo colme di effetti speciali (ad esempio infuocate o elettrificate) e, cosa non di poco conto, usare armi tra cui spade e katane. Il roster è interessante, seppur limitato nel primo capitolo ad una decina di combattenti. Non mancano le donne, che prediligono l’uso dei calci e mosse in volo, alcune delle quali ricordano – soprattutto nell’aspetto – la bella e più famosa Mai Shiranui. Le cose migliorano con Guilty Gear XX, grazie ad un roster di ben 25 personaggi giocabili che soddisfano i gusti di tutti. Abbiamo i classici personaggi intermedi come Sol Badguy e Ky Kiske – adatti ai principianti – per poi andare su personaggi dal fisico e dalla tecnica più particolari, come il mastodontico Potemkin.
Abbiamo due pulsanti dedicati all’uso delle armi. Di default, con X facciamo lo Slash normale, mentre con A usiamo l’H-Slash ancor più potente. I pulsanti Y e B vengono usati rispettivamente per pugni e calci, mentre L e R servono per i taunt verso l’avversario. Grazie alla combinazione di un tasto assieme all’Analogico, sfruttando alcuni movimenti ereditati da titoli come il già citato Street Fighter, siamo in grado di fare alcune supermosse che variano a seconda del personaggio usato. Il nostro preferito è Sol Badguy, un po’ l’eroe del gioco e lui stesso un Gear, che può definirsi uno dei personaggi più equilibrati in quanto a forza ed agilità. Può lanciare onde infuocate, saltare e colpire con un pugno infuocato l’avversario in volo, o rimbalzare sul bordo dello schermo e lanciarsi con un calcio volante. Questi sono solo alcuni esempi di mosse speciali a disposizione dei personaggi. Facendo uno slash da vicino, è possibile fare una proiezione all’avversario che toglie più energia vitale del dovuto; una cosa interessante è la possibilità di eseguire una proiezione anche in volo.
Gli sviluppatori hanno inserito una barra per caricare supermosse, presente in molte altre produzioni. Una volta caricata oltre la metà, sarà possibile attivare i Chaos Attacks, col personaggio circondato da un’aurea rossa, i cui attacchi diventeranno più veloci e potenti per alcuni secondi. E se la situazione fosse disperata, dopo un attacco chiamato Murder Outbreak sarà possibile eseguire la supermossa finale del personaggio, chiamata Destroy Attack: si tratta di una mossa potentissima che ci farà vincere il round istantaneamente a prescindere dall’energia vitale dell’avversario. Questa scelta di gameplay farà contento chi non è molto portato al combattimento ma sa eseguire al meglio questa mossa, ed un po’ meno altri giocatori. Intendo dire che, dopo aver dominato per quasi tutto il round, è frustrante beccarsi una Destroy Attack senza preavviso e perdere per questo unico attacco subìto. Forse una scelta migliore sarebbe stata di togliere un bel pezzo di vita all’avversario, anzichè finirlo all’istante.
Al di là di questa discutibile scelta sulle finishers, il vero cuore del gioco è rappresentato dalle combo. Uno dei giochi più rappresentativi per le combo è Killer Instinct, uscito negli anni ’90 e rivisto di recente su Xbox One. La sua più grande peculiarità era di poter fare fino a 99 hit combo consecutive all’avversario, continuando anche dopo che questi ha finito l’energia vitale, ammesso che chi esegue la combo riesca ad unirne una alla successiva eseguendola in modo corretto. In Guilty Gear non è possibile farne così tante, ma dopo svariati tentativi siamo arrivati ad oltre 10 hit combo, togliendo all’avversario circa metà energia e portando il round in nostro favore. Una chicca è la possibilità di poter fare combo anche in volo, sfruttando molto l’arma a nostra disposizione e approfittandone per chiudere l’avversario all’angolo. Tecnica vecchia ma ancora oggi funzionante, in cui la nostra bravura a chiuderlo ed impedirgli di reagire ci permette di vincere in modo alquanto facile.
Che succede se premo a caso?
Mettendo da parte il divertimento offerto, è giusto annotare alcuni difetti riscontrati. In Guilty Gear conta sì la bravura, ma anche la fortuna. Uno smanettone che dovesse premere a caso i pulsanti senza saper eseguire le mosse speciali potrebbe anche vincere un round se non l’intero incontro, in caso riuscisse a saltarci addosso ed eseguire supermosse nel momento giusto. La verità è che le combinazioni di pulsanti per eseguirle sono simili per tutti i personaggi, e saltando e colpendo in volo per primi è facile prendere il sopravvento. Da questo punto di vista siamo di fronte ad un picchiaduro che lascia un po’ al caso le mosse e la vittoria finale, piacendo e divertendo per i mille colpi delle combo e per l’uso delle armi, ma in cui non è raro che un principiante batta un veterano premendo a caso i pulsanti.
Questo non sempre funziona contro l’IA: i primi incontri sembrano essere un po’ troppo facili anche a livello normale, ma arrivati al viceboss abbiamo cambiato idea, affrontandolo quasi una decina di volte prima di riuscire a batterlo. Peggio il boss finale, uno di quelli che all’inizio ho definito come invincibile, in preda ai suoi colpi potenti e senza mai riuscire ad avvicinarmi a lui per colpirlo. Inutile usare la tecnica di premere a caso i pulsanti, poichè gli ultimi avversari sono furbi e si tengono spesso a distanza, parando i colpi lanciati da lontano ed attaccando nel momento giusto. Ma come in tutti i giochi del genere, pian piano si imparano le tempistiche dei movimenti e a contrattaccare nel momento giusto. La modalità Arcade offre un gameplay veloce e dinamico, ma a volte troppo frustrante. Ogni personaggio da noi scelto sembra avere la propria bestia nera, un avversario molto più forte e scatenato rispetto agli altri avversari, come se fosse acerrimo rivale del nostro personaggio. Durante la modalità Survival, in cui affrontiamo avversari a round singolo, un match è stato interrotto improvvisamente dall’arrivo di un personaggio sì presente nel roster, ma trasformato nella sua versione demoniaca e che si è mostrato ancora più agguerrito, praticamente l’Akuma di Guilty Gear. Un difetto riscontrato – e piuttosto strano – è che in alcuni casi si finisca attaccati faccia a faccia con l’avversario senza che quest’ultimo ci attacchi per secondi interi. Si tratta probabilmente di una svista di programmazione IA già presente nell’originale, ma che abbassa di un punto il realismo.
Oltre alla modalità Arcade di cui abbiamo ampiamente parlato, tra le altre modalità sono presenti la M.O.M. (un survival mode con classifica online), nonchè l’immancabile modalità Training per provare mosse e – soprattutto – mosse speciali e finishers. Il comparto tecnico è tipico dei picchiaduro di 20 anni fa, ma tra i due capitoli c’è una bella differenza: se è vero che entrambi i capitoli mantengono il 4:3 con fondali appositamente realizzati ai lati, nel primo Guilty Gear abbiamo una grafica con risoluzione alquanto bassa per gli standard odierni, ma passando alla XX Accent Core Plus R cambia tutto, con personaggi definiti da una qualità nettamente superiore ed un character design di tutto rispetto. Sul piano delle animazioni entrambi i titoli si difendono bene, ma sono i fondali a dare un particolare tocco grafico: sono ben realizzati e con diversi livelli di parallasse dal movimento molto fluido, di buon numero e sempre vari tra di loro, con tonalità di colori tendenti al freddo, che rendono l’idea dell’atmosfera appunto fredda in periodo di guerra. Molto belli soprattutto gli effetti delle supermosse, con scie infuocate enormi e dai colori vivaci, che aumentano il piacere di colpire un avversario togliendogli metà energia vitale.
Con Guilty Gear 20th Anniversary Pack, Pqube e Arc System Works offrono divertimento con un gameplay violento e sfrenato, pieno di combo e supermosse tipiche dei picchiaduro SNK. Il buon numero di personaggi – soprattutto in Guilty Gear XX – rende il gameplay vario e mai noioso, soprattutto in compagnia di un amico amante come noi di questo genere di titoli. Seppur diverso nello stile dai vari Mortal Kombat, Tekken e Soul Calibur, Guilty Gear 20th Anniversary Pack racchiude due titoli dalla buona longevità che ci spinge ad imparare sempre nuove combo e sferrare le supermosse più potenti di ciascun personaggio, nell’attesa di scoprire cosa ne sarà del destino della Terra contro la minaccia dei Gears.