Negli anni scorsi la saga di Wonder Boy sembrava destinata a rimanere nel mondo del passato e il chiodo che doveva chiudere la sua lapide era il fallimento dei suoi creatori, Westone, nel 2014. Infatti SEGA, detentrice dei diritti della serie, si era limitata a riproporre i titoli passati, senza mettere in cantiere un nuovo titolo. Un esempio lampante è Wonder Boy: The Dragon’s Trap di Lizardcube, ossia il remake del terzo titolo del 1989. Inoltre l’ultimo capitolo originale è datato 1994 e si tratta del canto del cigno del SEGA Mega Drive, ossia Monster World IV (arrivato in America e Europa solo nel 2012 con una versione in inglese per gli store digitali di Wii, PlayStation 3 e Xbox 360).
Così a distanza di 25 anni circa, ecco che si riparte da zero e arriva Monster Boy and the Cursed Kingdom, che porta la firma di Game Atelier e del creatore di Wonder Boy e co-fondatore di Westone, Ryuichi Nishizawa. Il videogioco, dopo essere arrivato lo scorso Dicembre su tutte le console, finalmente il 25 Luglio sbarca su PC e proprio questa versione sarà oggetto della mia disamina. Cominciamo.
A metà tra un Wonder Boy e un metroidvania
Monster Boy si compone di due anime contrastanti ma che spesso convivono insieme, il vecchio e il nuovo. Infatti gli sviluppatori hanno ripreso una formula rodata e aggiunto qualcosa di nuovo, non risparmiando gli omaggi alla serie originale. In particolare la struttura bidimensionale e le meccaniche di gioco principali esplicano l’origine retrò di Monster Boy. Il sistema di gioco ruota quasi interamente attorno alla possibilità di Jin di mutare forma. Ciò sarà possibile grazie a una maledizione, lanciata dallo zio Nabu, e a delle sfere, in grado di scogliere l’incantesimo. Quest’ultime, oltre a spezzare la maledizione, garantiranno al protagonista nuove trasformazioni, che via via arricchiranno le abilità concessegli.
Anche altri giochi hanno saputo per certi versi trarre degli insegnamenti da Wonder Boy III, ossia quelli appartenenti all’etichetta di “metroidvania”. Di conseguenza è facile dedurre come Monster Boy, per proprietà transitiva, abbia degli elementi in comune con quest’ultimi. In primis basti pensare alle sfere sopracitate. Esse sbloccano una serie di power-up che aumentano le possibilità di interazione con il gioco. In secondo luogo notiamo che il backtracking non è solo un espediente per riavvolgere il nastro, ma diventa necessario per sbloccare delle aree grazie alle nuove abilità. In sintesi si avrà una mappa divisa in zone, fortemente connesse tra loro ed esplorabili a pieno solo grazie a specifiche capacità.
Quindi ogni area costringe a sfruttare intelligentemente tutte le abilità apprese per risolvere rompicapi ed enigmi ambientali, allo scopo di continuare l’esplorazione. Difatti il mondo di Monster Boy and the Cursed Kingdom è pieno di segreti. Si va dai più semplici, come scrigni nascosti, fino ai più complessi, come percorsi alternativi che rimandano ad altre attività. Di conseguenza è facile intuire che il videogioco gode di un level design intelligente, anche se in alcuni punti meno convincente che in altri.
I vari ingredienti
Monster Boy and the Cursed Kingdom fa vanto di una soluzione bidimensionale coloratissima e cartoonesca. Ogni schermata è ricca di dettagli curati, animazioni eccellenti e riferimenti alla fonte d’ispirazione degli sviluppatori. Mentre si apprezza il gameplay familiare e l’estetica ottima, una colonna sonora azzeccata, composta d’arrangiamenti orchestrali fedeli alla serie di Wonder Boy, accompagna l’esperienza di gioco.
Condiscono il tutto dei boss divertenti e un ricco catalogo di armi e armature. In particolare i negozi, sparpagliati qua e là, consentono di ricaricare cuori, gadget e incantesimi attraverso delle monete. Questo aspetto può portare i più completisti ad una certa dedizione verso il farming di monete d’oro. Game Atelier ha infatti associato delle meccaniche da GDR in particolare ai diversi oggetti, armature e armi. Addirittura, in alcuni casi, quest’ultimi servono a risolvere alcuni rompicapi. L’esempio per eccellenza è la spada di ghiaccio che congela l’acqua, trasformandola in piattaforme su cui camminare. Infine ogni pezzo dell’equipaggiamento può essere potenziato dai fabbri, sbloccando nuovi bonus e consumando delle gemme apposite, raccoglibili nella mappa.
In Monster Boy and the Cursed Kingdom non è però tutto oro ciò che luccica. Alcune sezioni presentano un livello di sfida sbilanciato, quindi in alcuni punti sono al limite del frustrante, mentre in altre più semplici e dirette. In quest’ottica i vari boss potrebbero essere una sfida inferiore al percorso per raggiungerli. Tuttavia questa sensazione è mitigata da un sistema di checkpoint funzionale, anche se per certi verso un po’ troppo retrò. Ad ogni modo non esiste il Game Over, perciò alla morte del giocatore quest’ultimo verrà riportato semplicemente all’ultimo checkpoint, dal quale ripartire. Infine, date le dimensioni della mappa, la longevità si attesta tra le 10 e le 16 ore circa, avvicinandosi alle 20 ore se ci si impegna a spulciare la mappa in cerca di ogni collezionabile possibile. Questi principalmente sono costituiti dai potenziamenti delle magie, dai cuori aggiuntivi, dalle gemme già descritte e dagli spartiti di Ollie il musicista.
Conclusioni
Monster Boy and the Cursed Kingdom è una delle tante riproposizioni di vecchie glorie, eppure arriva a noi non solo con un nuovo nome, ma anche con qualche idea diversa dall’originale e figlia del periodo in cui è nato. Di conseguenza il risultato è sorprendente sia a livello ludico che estetico, diviso tra citazionismo e modernità. Insomma una formula vecchia e nuova, la quale non si pone alcun problema nell’offrire un’esperienza lenta, strutturata e difficile. Tirando le somme, sicuramente un prodotto genuino e interessante, del quale non mi dispiacerebbe per nulla vedere un seguito. Altamente promosso.