La 24 Ore di Le Mans non godrà da parte della massa della stessa attenzione mediatica delle sue lontane cugine come la F1 o la MotoGP, ma per qualunque appassionato è qualcosa di insostituibile. Si tratta di una corsa ovviamente basata molto sulla resistenza dato il gran quantitativo di minuti e ore per cui i piloti saranno alla guida. D’altronde a vincere è l’auto che percorre la maggior distanza nell’arco delle 24 ore.
Ci si rende conto che oltre alla velocità pura contano altri fattori, tra cui l’efficienza e l’affidabilità delle auto. Molto spesso ci si trova a combattere contro il tempo e il tracciato, dove i problemi tecnici sono quasi inevitabili e l’armonia di tutta la squadra non è un valore aggiunto ma un assioma. Ebbene Le Mans ’66 – La grande sfida cerca di canalare tutto ciò e anche di più all’interno di una pellicola, prodotta da 20th Century Fox e Chernin Entertainment. Il film arriverà il 14 ottobre nelle sale italiane.
Trama
Il film mette in campo una storia di uomini, basata su eventi realmente successi e ricostruiti dalla squadra che si è occupata della produzione. In scena assisteremo allo scontro tra due modi completamente opposti di essere “costruttori di auto”. Da una parte la Ford, guidata da Henry Ford II, nipote del famoso Henry Ford, e dall’altra Enzo Ferrari, “eroe del made in Italy”. Le prime, adatte a tutti, ma quasi senza anima e figlie della produzione in fabbrica, mentre le seconde, adatte a pochi. Così dopo un mancato accordo di fusione, le due aziende si trovano a scontrarsi in ambito automobilistico. Naturalmente il campo di battaglia non poteva che essere la ventiquattro ore di Le Mans, roccaforte di una Ferrari che macinava successi.
Fallito l’accordo con la Ferrari, la Ford si getta nelle braccia di Carroll Shelby(Matt Damon). Il neo produttore, ritiratosi dalle corse per problemi cardiaci, si getta nel progetto, coinvolgendo Ken Miles(Christian Bale), meccanico britannico dal carattere difficile. Loro due sono i campioni dell’azienda americana che ne plasmeranno il futuro nel modo delle corse.
La regia
In Le Mans 66 – La Grande Sfida si è cercato di donare ad ogni aspetto, ad ogni scena e ad ogni momento lo spazio necessario di cui avevano bisogno. Eppure in questo film tutto ciò che si vuole trasmettere è presentato senza giri di parole o false partenze. Così il dinamismo, seppure in certi limiti, si trasferisce dall’asfalto alla macchina da presa. In sostanza James Mangold dimostra quasi perfettamente(errare è umano) di essere sia un ottimo cineasta, ma anche un narratore di grandi storie.
Dopo il successo di Logan, il regista partorisce un progetto che nella commistione di due anime diverse trova il suo fulcro. L’obbiettivo del regista era di rappresentare il lato umano, la persona, la filosofia dietro ai membri della squadra di corsa, facendo convivere tutto ciò con il lato più manageriale dell’azienda Ford. Così un incontro scontro tra chi voleva solo vincere e coloro che dietro all’obiettivo vedono qualcosa di più. Naturalmente ha contribuito a questo obbiettivo sia il grande e accurato lavoro di ricostruzione degli eventi storici che la stretta collaborazione tra regista e direttore della fotografia.
Proprio la forte collaborazione tra queste due personalità ha permesso di miscelare le emozioni dei vari personaggi, a cui si dedica il giusto peso, con i giri ad alta velocità in pista. Mangold e Phedon Papamichael hanno saputo ottenere inquadrature con il potere di trasferire lo spettatore su pista. Ovviamente tutto ciò a vantaggio di una maggiore empatia sia con la singola scena che con il quadro completo.
Attori
All’interno di una performance convincente, seppure non perfetta, spiccano ovviamente Matt Damon e Christian Bale, affiancati da altri attori, tra cui l’italiano Remo Girone. Di contro ci tengo a sottolineare che non mi esprimerò sul doppiaggio, dato che ho visto la versione originale in lingua inglese. Continuando l’analisi del cast non si può tacere che la scelta del duo risulti azzeccata. I protagonisti sono due metà della stessa medaglia, arrivando a bilanciarsi tra di loro e sebbene accomunati dal mondo delle corse, l’uno completa l’altro.
Carroll Shelby, più impostato e responsabile, convive con un Ken Miles più impulsivo ed estroso. Christian Bale ridà una seconda vita all’innata maestria di un pilota indimenticabile, che non fu mai l’uomo immagine ideale della Ford, ma a cui l’azienda americana deve tanto. Entrambi non sono uomini in giacca e cravatta o capitani d’industria, ma persone con una filosofia totalmente diversa. Essi possiedono un proprio codice morale, diverso, difficile da condividere, da comprendere ma che guida ogni loro azione.
Conclusioni
Le Mans ’66 riesce principalmente nell’intento che il suo regista aveva in mente, raccontare una storia. Ovviamente nessuno è perfetto, ma sicuramente questo film raramente deluderà i propri spettatori, specialmente gli amanti dell’adrenalina e della velocità. Di conseguenza non resta che toccare con “mano” e dare una possibilità a questa storia.