Ne abbiamo parlato molto, lo abbiamo esplorato da cima a fondo e finalmente possiamo dire la nostra sulla versione completa di Iron Danger.
Iron Danger è il titolo di debutto del talentuoso team finlandese Action Squad Studios, un GDR isometrico in tempo reale dall’insolita pausa tattica. L’ambientazione ricorda moltissimo uno stile Nordico e la storia seguirà gli infausti eventi che porteranno la giovane Kipuna, nonché nostra protagonista, a lasciare il suo villaggio devastato dai Northlander. Durante questa primissima fase di gioco, Kipuna troverà “accidentalmente” la morte. La giovane si risveglierà con una scheggia di un mistico cristallo conficcata nel petto, ma grazie all’intervento di un’antica divinità riuscirà a tornare in vita con la straordinaria abilità di manipolare il tempo. Si può dire che il gameplay di Iron Danger ruoti quasi completamente intorno alla meccanica del salto temporale e che la storia sia un discreto espediente al servizio di un gameplay molto più elaborato e profondo.
Ascolta il tuo cuore
Innescata all’inizio d’un combattimento, o attivabile mediante la rotella del mouse — piuttosto che l’icona testuale — la Trance Mode ci permetterà letteralmente di manipolare il tempo, portandolo avanti e indietro a seconda delle nostre necessità. Contrariamente dagli altri GDR simili, in Iron Danger i turni sono scanditi dai battiti del cuore, dove ogni battito corrisponde ad un turno. Sfruttare a dovere questa modalità sarà cruciale per la sopravvivenza nelle battaglie, e vi diciamo subito che quest’ultime sono decisamente toste. Ovviamente, inizializzare uno scontro significherà entrare in automatico nella Trance Mode, portando il tempo di gioco in stasi — proprio come funziona attraverso una classica pausa tattica. Diversamente, nel caso in cui voleste muovere i vostri personaggi, attaccare o utilizzare un oggetto, l’avanzare del tempo progredirà in base al timing necessario per intraprendere l’azione. In soldoni: Kipuna dovrà spendere più battiti per lanciare una palla di fuoco, e Topi ne userà di meno per attaccare con il suo martello a due mani. In ogni caso, la strategia è molto importante, come lo stesso posizionamento in battaglia. I nemici sono sorprendentemente forti e picchiano decisamente duro, ma abbiamo appurato che il gioco premia un approccio bilanciato tra attacco e difesa, prediligendo schivate, parate ed attacchi precisi, alla corsa selvaggia per il campo di battaglia. Potendo dunque saltare avanti ed indietro nel tempo un numero infinito di volte, non esiste una vera e propria meccanica di Game Over, lasciando così al giocatore la possibilità di rivedere in tempo reale le scelte di combattimento, trasformando un colpo fatale nemico, nella perfetta finestra di contrattacco.
Viaggiare per le lande di Iron Danger, significa esplorare dungeon e luoghi dalla natura incontaminata, dove i pericoli si celano spesso dietro l’angolo. Seppur la sfida centrale ci è sembrata affidata ai combattimenti, lo stesso ambiente ha un ruolo preponderante, sia nelle fasi di battaglia sia nell’esplorazione più placida. Il gioco non ne fa un mistero e infatti ci ricorda più di una volta, sia attraverso il tutorial che alcune sequenza di dialoghi fra i personaggi, che interagire sapientemente con l’ambiente circostante può essere la chiave tra la vita e… un rewind. Ci è capitato di sterminare orde di nemici con una singola palla di fuoco ben centrata nel mezzo d’un campo d’erba fresca. Certo, non siamo ai livelli a cui Divinity: Original Sin c’ha abituato, ma veder prendere fuoco il campo e i mostri è stata una discreta soddisfazione — ludicamente parlando. Lo stesso principio è stato adattato ai puzzle e agli enigmi ambientali presenti nei dungeon.
A volte gli ostacoli da superare saranno proprio enigmi e puzzle. In questi casi, il sapiente utilizzo del salto temporale sarà cruciale anche se, a parte quale piccola eccezione, questi ultimi non ci sono sembrati così complicati.
GDR o Avventura dinamica? Perché non entrambi!
Esplorando Iron Danger, è chiaro sin dalle prime battute quanto la storia sia funzionale al gameplay. Sotto certi aspetti, Iron Danger smette di essere un GDR per focalizzarsi unicamente sulla storia e gli eventi ad essa associati, trasformandosi quasi in un titolo d’avventura dinamica. Per esempio, non esiste alcuna personalizzazione d’equipaggiamento, loot, quest secondaria e tantomeno punti esperienza. Solo alla fine di ogni sezione di gioco avremo la possibilità di aggiungere o migliorare un’abilità per personaggio. Si tratta chiaramente di una scelta ponderata dallo sviluppatore per elevare il focus narrativo, più che una pigra semplificazione. Anche l’inventario è appena abbozzato, composto unicamente da consumabili recuperabili durante l’esplorazione, utili unicamente nelle fasi di combattimento. Insomma, ricorda un po’ il classico sistema d’avanzamento a pietre miliari tipico dei GDR cartacei come Dungeons and Dragons, che premia i giocatori più per le azioni atte a progredire nella storia annullando completamente i tipici punti esperienza per uccisione. Fortunatamente la storia, seppur caratterizzata da eventi piuttosto canonici nel genere fantasy, risulta godibile e ben strutturata. Sorprendentemente ben riusciti sono i dialoghi completamente doppiati fra Kipuna ed i vari comprimari, che sapranno spezzare piacevolmente il ritmo di gioco e, perché no, strapparci anche una risata.
Sebbene non si tratti di un’avventura epica, dal punto di vista narrativo ci si aspettava qualcosina di più, soprattutto nella fase finale, la quale si chiude anche troppo repentinamente — dopo appena 14 ore di gioco — con un cliffhanger che lascia aperte le porte ad un ipotetico seguito.
Colori vibranti, un fumetto in tre dimensioni
Iron Danger è costruito sul motore grafico Unity. È chiaro che il team di sviluppo non sia nuovo all’utilizzo di questo engine grafico: le ambientazioni sono dotate di colori vibranti, con luci e riflessi che restituiscono l’impressione di vivere un vero e proprio fumetto in tre dimensioni. Anche la colonna sonora risulta di buon livello e mai invadente, trovando sempre la giusta collocazioni durante le fasi di gioco.
Certamente il titolo non manca di qualche difetto tecnico, come alcuni problemi nel pathfinding, ma non ci siamo mai trovati di fronte a bug e crash degni di nota.