Che cosa faresti per salvare chi ami?
Il tempo guarisce ogni ferita, si dice. La sofferenza, tuttavia, bisogna attraversarla, per giungere forse ad accettare ciò che è successo. Quando ci accade qualcosa di tremendo, l’unica cosa che riusciamo a fare è pensare e ripensare ad ogni singolo istante e a come, se qualcosa fosse stato diverso, le cose non sarebbero andate in quel modo.
E’ di questo, in parte, che ci vuole parlare Last Day of June, ultimo lavoro di Ovosonico, pubblicato da 505 Games. Anzi, “parlare” non è il termine più esatto. Direi “mostrare”. E accompagnarci. Attraverso una storia che, con delicatezza, va a trattare del percorso di elaborazione del lutto – termine ormai usato e forse abusato – del nostro protagonista, Carl.
Gli stadi dello sconforto
In un’atmosfera che sin dal principio si mostra onirica e sognante, con colori ovattati e delicati, facciamo la conoscenza di Carl e June. Una coppia – apparentemente – felice che si gode il tramonto sul lago. In pochi secondi, gli sviluppatori riescono a mostrarci un mondo, quello dei due protagonisti. Un po’ come succede in Up, celebre film d’animazione Pixar, in cui forse non a caso il protagonista si chiama proprio Carl. Dopo un inizio che ci mostra in che modo i due sono arrivati a sedersi sul pontile, una serie di circostanze porteranno ad un terribile incidente. Ci ritroveremo nei panni di Carl che, disperato, cercherà in ogni modo, attraversando i suoi ricordi, di riavere la sua June. Ci fermiamo qui, per evitare ulteriori anticipazioni che possano minare l’esperienza di gioco.
Un mondo cartoonesco, ma non troppo
La grafica è molto particolare, e ci porta in un mondo che un po’ ci ricorda quei lavori in stop-motion alla Tim Burton, per capirci. Non per niente tra i collaboratori troviamo Jess Cope, animatore di Frankenweenie. I personaggi sono disegnati con una simpatica testa “oversize” e con al posto degli occhi delle semplici concavature. Potrebbe sembrare un particolare inquietante, ma il problema non sussiste. Altra curiosa caratteristica: i nostri protagonisti non si esprimono a parole, ma con dei suoni non comprensibili, che però evocano significati. Mi piace citare, in questo senso, una frase di K.Vonnegut, riadattata al contesto: “non c’è niente di intelligente da dire, a proposito di una tragedia”.
“Giochiamo” con i ricordi
Le meccaniche sono piuttosto semplici, trattandosi più che altro dell’attraversamento di una storia che di un gioco vero e proprio nel senso classico del termine. Una “avventura grafica”, come si usa definire questo tipo di titoli. Dovrete comunque risolvere alcuni “enigmi” che vi si presenteranno, per cercare di raggiungere quello che sembra essere l’obiettivo, sparso nelle pieghe della memoria di ognuno dei personaggi. Dico “sembra” perché nel trattare un argomento così delicato, Ovosonico si è posta in una posizione forse non così conciliante, ma che ci trasmette tutta la bellezza dell’amore e della generosità.
La durata si assesta intorno alle 5 ore di gioco, a seconda del tempo che vorrete dedicare all’esplorazione del – seppur non molto esteso – paesino e alla raccolta di alcuni collezionabili, che nient’altro sono che i ricordi dei personaggi. I trofei, vista comunque la portata non esigua del titolo, non sono molti e sono facilmente ottenibili tutti. Tuttavia vi riportiamo che non c’è un trofeo platino da conquistare, visto quanto detto. Di certo non si tratta di un gioco pensato per i “collezionisti”.
The sound of silence
Voglio dedicare un paragrafo a parte al sound del gioco. L’espressività dei personaggi, che comunicano appunto tramite suoni non comprensibili, risulta in ogni caso resa a pieno. Non si sente affatto l’esigenza di comprendere ciò che viene “detto”. E non solo, i momenti forse più emozionanti sono quelli di silenzio. In questo si inserisce la bellissima colonna sonora di Steven Wilson, musicista inglese, che ha cucito letteralmente addosso le note al lavoro di Ovosonico. Anche nella realizzazione dei suoni ambientali è stato svolto un ottimo lavoro, dai versi degli animali, ai rumori della natura.
Un tocco delicato
Con una maestria encomiabile, i ragazzi di Ovosonico hanno confezionato la narrazione interattiva di una storia semplice e toccante. Proprio per questo motivo, essa ci interpella in prima persona, mettendo in campo esperienze che tutti, chi più chi meno, conosciamo. L’amore, la disperazione, la mancanza, ma anche la gioia della vita, che comunque vince sempre. Anche questo – opinione di chi scrive – hanno voluto dirci gli sviluppatori nell’epilogo di questa avventura. In fin dei conti, c’è sempre qualcuno che resta.