10 milioni di anni fa. Ma cosa sono 10 milioni? Pensateci bene. Provate a stendere un metro davanti a voi. Ogni centimetro corrisponde a mille anni. Davanti a voi gli anni “dopo Cristo” saranno rappresentati da due miseri centimetri. Ora voltatevi e srotolate il metro per arrivare a 10 milioni di anni fa. Dove arrivate? Ecco, in quel punto, in quel momento lontano, lontanissimo, così tanto che non riusciamo nemmeno a giungerci con il pensiero; l’uomo – anzi quello che sarà “l’uomo” – si alza per la prima volta in piedi.
Spero mi perdonerete se ho deciso di iniziare questa recensione con una “autocitazione”. Più di due anni fa infatti, scrivevo sempre su questi schermi un breve articolo che si poneva diverse domande sul progetto annunciato da Patrice Desilets e il suo neo-nato studio indipendente Panache Digital Games, ossia Ancestors: The Humankind Odyssey. All’epoca il gioco non aveva un’identità e una forma precise, si era ancora nel pieno dello sviluppo e pochissimo era stato mostrato al pubblico. Nell’ultimo anno circa, dopo l’acquisizione dello studio da parte di Private Division, si è iniziato a parlare parecchio del progetto, fino ad arrivare ad una data di uscita. Finalmente il giorno 27 agosto il gioco è uscito su PC, tramite Epic Games Store. Seguirà la versione console per PS4 e Xbox One a dicembre.
C’era una volta, 10 milioni di anni fa…
Con Ancestors, Panache Digital Games si prefigge un obiettivo incredibilmente ambizioso: farci rivivere, come giocatori, i momenti più significativi di quella che è stata l’evoluzione umana, basandosi sulle conoscenze scientifiche – pur sempre molto parziali, badate bene – che abbiamo al riguardo, traducendo il tutto tramite naturalmente alcune libertà concesse dal mezzo videoludico. In relazione a questo obiettivo, si pongono diversi problemi: innanzitutto la lontananza temporale oggettiva che esiste tra il presente e i momenti che si vogliono raccontare, se lo si vuole fare con accuratezza scientifica. Questa distanza rende anche le informazioni sugli eventi e in generale l’ambiente e i comportamenti delle specie molto precarie ed incerte. Conosciamo ben poco di quel periodo dell’umanità e ciò che è stato ricostruito, lo è stato in base ai pochi ritrovamenti. Nonostante questo, siamo comunque riusciti a farci un’idea di come possano essere andate le cose. Di certo c’è che l’essere umano moderno è il frutto di un lunghissimo e difficoltoso processo di evoluzione della specie, che potrebbe essere andato in milioni di direzioni diverse ma, per un motivo o per un altro – anzi, per una miriade di casi, ha preso la strada che ci ha condotto ad oggi. Ma non dimenticate che se un qualsiasi minuscolo dettaglio fosse andato diversamente, chissà dove ci avrebbe condotto.
Fantasie cervellotiche a parte, torniamo a parlare del videogame, che si presenta in parole povere come un survival basato sull’esplorazione, la difficoltà delle sopravvivenza e il miglioramento delle proprie “skill” tramite specifiche esperienze e interazioni con l’ambiente, per poi trasmettere tutto questo alle generazioni successive per permettere l’evoluzione della specie.
La prima cosa che il gioco vi chiederà di fare, una volta scelto di iniziare, sarà di dare un nome alla nuova progenie che andrà a generarsi. Si tratta di una semplice scelta personale, che vi permetterà però di avvicinarvi subito al gruppo di primati di cui vi troverete a far parte. Interessante vedere come è stata pensata un’opzione per disattivare completamente i suggerimenti e l’HUD, per avere un’esperienza totalmente immersiva. Tuttavia, almeno per la vostra prima partita, vi consiglio di tenerla attivata. I controlli infatti non sono semplicissimi da padroneggiare nell’immediato e i suggerimenti del gioco risulteranno molto utili per comprendere più velocemente il tutto.
Quando vi troverete quindi in controllo del primo primate, parte di un gruppo già formato di suoi simili, il vostro obiettivo sarà uno solo: sopravvivere e imparare dall’ambiente che vi circonda. Per fare questo, avrete bisogno di sviluppare alcune determinate “skill”, esplorando e scoprendo nuovi luoghi e oggetti. Queste sono l’Intelligenza, i Sensi, la Mobilità, la Comunicazione, ognuna delle quali si svilupperà in base a specifiche azioni ad essa collegate. Per farlo, non potrete semplicemente starvene al riparo nel vostro rifugio sicuro, con acqua e cibo in abbondanza, ma dovrete esplorare luoghi sconosciuti e irti di pericoli (quali serpenti, cinghiali, tigri, coccodrilli, dirupi mortali e via dicendo).
Il sistema di gioco di Ancestors è allo stesso tempo semplice e piuttosto complesso. All’inizio le azioni da compiere sono piuttosto semplici, come individuare tramite i sensi i vari elementi dell’ambiente e analizzarli, per scoprire nuovi tipi di cibi o oggetti utilizzabili. Migliorando la vostra capacità di maneggiare questi ultimi, potrete anche iniziare a sperimentare, ad esempio cercando di aprire una noce di cocco utilizzando una pietra di basalto, oppure lavorare un ramo rendendolo un bastone utile alla difesa. Più cose sperimenterete, più il vostro primate imparerà e svilupperà i propri “nodi neurali”, che potranno poi essere sviluppati quando riposerete nella sede del vostro clan. Sarà infatti a vostra disposizione il menù “evoluzione”, il quale, oltre a permettervi di sviluppare alcune capacità, vi consentirà anche di scegliere di cambiare generazione, per andare più avanti nel tempo velocemente, conservando alcune delle “skill” apprese. Naturalmente, per fare questo, sarà fondamentale la presenza di cuccioli, il bene più prezioso per l’evoluzione, poiché saranno essi che trasmetteranno le mutazioni genetiche dovute all’adattamento e all’evoluzione alle generazioni successive.
La prima cosa che salta all’occhio è che non sarà affatto semplice riuscire nell’intento, soprattutto all’inizio, di far sopravvivere il vostro clan. Innumerevoli insidie si nascondono nella natura che vi circonda e dovrete fare attenzione ad ogni dettaglio, rumore o odore sospetto. Il modo migliore per spostarsi è naturalmente sugli alberi, ma non credete che avrete vita facile, perché ogni salto sarà un rischio e cadere rovinosamente al suolo non potrà che avere degli effetti piuttosto sgradevoli. Le ferite, la sete, la fame, i picchi di adrenalina: tutto dovrà essere monitorato, pena la decimazione prematura della vostra famiglia di primati.
È interessante notare che non ci troveremo a controllare un singolo essere, ma proprio una collettività, poiché sarà possibile passare da un membro all’altro tramite una semplice interazione, permettendo a tutti di esplorare i dintorni, dandosi il cambio per riposare. Mano a mano che esplorerete, scoprirete nuovi luoghi e nuovi pericoli, potendo anche organizzare delle piccole spedizioni o anche facendo spostare il clan intero per trovare un nuovo rifugio.
Ancestors: The Humankind Odyssey non è un gioco come tutti gli altri: non potrete rushare né cercare di bruciare le tappe. Dovrete pazientare e continuare a far crescere le capacità dei membri del vostro clan, in modo da assicurare loro la sopravvivenza generazionale e infine l’evoluzione, con la discesa definitiva dagli alberi e il raggiungimento delle pianure. In questo senso, non si tratta quindi di un titolo adatto a tutti i giocatori, affatto. Ma di un’esperienza che vi avvicinerà come nessun’altra ha mai fatto alle difficoltà della sopravvivenza e all’incredibile inizio di un viaggio che – sembra quasi da non credersi – ci ha condotto oggi a cercare di ripercorrerlo davanti allo schermo di un computer.
Strumenti
È doveroso aprire una parentesi legata al lato tecnico di Ancestors: The Humankind Odyssey. Iniziamo col dire che, nonostante l’appoggio e la pubblicazione da parte di Private Division (facente parte del gruppo Take Two), non si tratta certo di una produzione tripla A. Questo si nota naturalmente sia nella qualità grafica generale, che nella legnosità di alcuni elementi. Ma, ci tengo a dirlo, tutto questo non comporta una considerazione negativa. Il lavoro svolto con i mezzi a disposizione è certamente positivo. L’ambiente di gioco è vasto il giusto, dettagliato e incredibilmente realistico, con naturalmente la tendenza alla ripetizione di alcuni elementi. I modelli sono ben realizzati, con animazioni un po’ meno fluide e realistiche soprattutto per quanto riguarda gli animali come le tigri, i serpenti e i cinghiali e gli altri che troverete ad aspettarvi nel vostro cammino evolutivo. Anche a livello di controlli c’è qualche problemino, con qualche momento di frustrazione di troppo per la non riuscita di qualche azione. Niente però che vada a minare l’esperienza di gioco. Sorprendente il lavoro effettuato a livello di sonoro, con rumori ambientali che risultano essere incredibilmente immersivi e realistici e credetemi: se giocherete con le cuffie, non mancheranno i momenti da brivido regalati da un ruggito o dal sibilo di una serpe in agguato.
In generale, l’ottimizzazione su PC risulta buona: giocato su un portatile Nitro 5 con NVIDIA GFORCE GXT 1050ti e 16 GB di RAM il gioco gira tranquillamente con la grafica a qualità ALTA e 30 FPS granitici.
In Conclusione
Non mi risulta affatto semplice dover assegnare un voto a questo titolo che, nella mia opinione, rappresenta più un’esperienza che va al di là della definizione di “videogioco”, proponendo un vero viaggio, senza scorciatoie, che saprà risvegliare in voi emozioni che forse non vi aspettereste. La vera lotta per la sopravvivenza dell’uomo è stata resa con delle meccaniche ingegnose e sorprendenti, che sapranno catturarvi o respingervi immediatamente. Come detto infatti, Ancestors: The Humankind Odyssey non è un gioco per tutti. Ma rappresenta davvero un insegnamento, al di là delle licenze più o meno scientifiche, e un incredibile mezzo per avvicinare le persone a qualche cosa che spesso sembra irraggiungibile, ossia la tentata comprensione di come l’uomo è diventato ciò che è oggi. Non sarà certo una lezione di paleontologia, ma trasmette un messaggio altrettanto potente. Non posso quindi che consigliarvelo ed esortarvi a sostenere il coraggio che Patrice Desilets e Panache Digital Games, con Private Division, hanno avuto nel presentarlo in un’industria come è quella videoludica odierna.