Le visual novel sono sempre state un prodotto per una piccola nicchia, anche se largamente apprezzate dai loro estimatori. Recentemente, grazie a piattaforme digitali come Steam o itch.io dedicato al mondo indie, questo genere sta riguadagnando consenso. Tra i suoi esponenti vi è Arcade Spirits, realizzato da Fiction Factory Games e prodotto da PQube. Il gioco sarà disponibile il prossimo 12 Febbraio solamente per dispositivi PC Windwos, Mac e Linux.
Incipit
Il gioco prevede un menu molto basico, che sfrutta l’immagine dei tasti di un cabinato per le varie opzioni, dalle quali si possono regolare i vari settaggi e iniziare la propria partita. Quindi ci si trova in una schermata che consente di personalizzare l’avatar di gioco, scegliendo sesso, nome, colore e forma dei capelli, colore degli occhi e della pelle. Una volta creato, il nostro personaggio potrà iniziare l’avventura.
Anno 20XX. Il protagonista vive in una realtà parallela, dove la crisi del videogame del 1983 non è avvenuta e le sale giochi rappresentano ancora un business florido. All’inizio del gioco il nostro alter ego ha perso il lavoro e su consiglio della sua amica e coinquilina, Juniper, ha installato un’app che ricoprirà il ruolo di assistente personale. Quest’ultima, Iris, dotata di un’intelligenza artificiale, propone al nostro avatar un lavoro compatibile al 99,97% con la sua personalità: così saremo catapultati nel mondo del Funplex, sala giochi di un centro commerciale animata dalla presenza di alcuni colleghi e di alcuni clienti abituali. Da questo incipit si sviluppa il videogame.
Caratteristiche
Arcade Spirits si discosta da molte altre visual novel principalmente per un fattore: non fa della ricerca di un rapporto amoroso lo scopo principale della trama. A differenza di altri, infatti, non punta direttamente a creare situazioni che comportano come finale l’interazione fisica o comunque amorosa con uno degli NPC. Ogni situazione ha lo scopo di plasmare un percorso interiore di crescita dell’avatar, che può portare o meno alla nascita di un rapporto sentimentale. Appunto però, questa rimane solo un’opzione.
Si tratta principalmente di un viaggio che porterà il/la protagonista a cercare se stesso/a, domandandosi quale sia il suo sogno e quale sia la strada per conseguirlo. La narrativa, non proprio originale, è però funzionale nel far empatizzare il giocatore con le vicende. Per raggiungere tale scopo il videogioco propone alcuni strumenti, tra cui la possibilità di scegliere tra cinque attributi che plasmano il carattere del protagonista: Quirky, Steady, Kindly, Gutsy o Basic. Questi sono strettamente legati alle scelte che ogni volta il gioco ci metterà di fronte, costruendo la storia e l’interazione con gli altri personaggi: proprio questi ultimi si comporteranno diversamente in base alle nostre risposte e allo specifico attributo che guida la loro personalità.
Come altre produzioni analoghe, Arcade Spirits non presenta un comparto estetico elaborato, ma alcuni scenari fissi, diversi a seconda della specifica situazione. Qui vengono proiettati i dialoghi, esclusivamente in inglese (unica lingua del gioco), e i personaggi. Questi ultimi sono disegnati e caratterizzati secondo uno specifico schema, tracciato in base al carattere che possiedono e alla loro passione. Arcade Spirits infatti presenta una vasta gamma di personaggi vicini al mondo dei videogame e simili, come ad esempio Teo e QueenBee, appassionati di cabinati appartenenti agli Esports, Naomi, tecnico e retrogamer, o Ashley, collega con una passione ardente per il cosplay.
Anima duale
È chiaro che Arcade Spirits punti molto sull’immedesimazione da parte del suo fruitore, eppure a tratti sembra dimenticarsene, presentando una natura duale. Infatti, oltre ad una scarna personalizzazione fisica dell’avatar, presenta alcuni stereotipi un po’ troppo marcati, un’estetica degli scenari elementare, anche se funzionale, e un comparto sonoro non molto d’effetto. Analizzando proprio quest’ultimo aspetto, ci si accorge che le musiche dei vari scenari risultano poco più che un sottofondo, non riuscendo ad essere incisive.
D’altro canto la libertà offerta con il sistema dei 5 attributi è un elemento da non sottovalutare. Questo risulta un potente strumento nelle mani del giocatore, atto a scrivere la propria storia attraverso le proprie scelte… anche se alcune sono più incisive di altre. Ne segue che la costruzione delle situazioni e della personalità degli NPC, supportata dall’elemento sopra descritto, catalizza l’attenzione dei giocatori a proseguire la propria avventura per assistere al finale e concludere il percorso iniziato.
In conclusione
In conclusione, il prodotto di Fiction Factory Games risulta una visual novel piuttosto classica e che presenta elementi caratteristici e citazioni del mondo arcade, come l’incontro con un noto cabinato oggetto di una Creepypasta: Polybius.
Inoltre indaga temi esistenziali che, seppur sdoganati, possono risultare ancora interessanti, se adeguatamente trattati. Un esponente del genere, sintesi del passato e proiezione del futuro, che non può mancare all’interno degli hard disk di chi sa apprezzare questo genere di videogiochi. Il videogame saprà offrire a questa tipologia di pubblico un’esperienza convincente, che può facilmente intrattenere per le circa dieci ore della sua durata. Un gioco a cui si può sicuramente concedere una possibilità.