Ash of Gods: Redemption è un titolo che, da quando ha visto luce, ha dovuto combattere contro chi lo ha additato di essere un clone di The Banner Saga. Andiamo insieme a vedere se effettivamente di questo si tratta andando ad analizzare in maniera approfondita il titolo prodotto dalla Software House russa Aurum Dust.
Ash of Gods: Redemption è un videogioco di ruolo tattico dark fantasy basato su di un sistema di combattimento a turni con movimenti a scacchiera. Vitalità e Vigore sono le due barre che compaiono a schermo durante i combattimenti e, oltre a dare una prima indicazione sullo stato di salute dei personaggi in campo, permettono anche l’utilizzo degli attacchi speciali — spesso il costo da pagare per determinate abilità è in Vitalità o in Vigore. Alle meccaniche classiche di uno strategico a turni è affiancato anche un sistema di carte magiche che potranno essere utilizzate durante i turni di combattimento e permetteranno di aumentare determinate statistiche, infliggere danni ai nemici, curare alleati ed altre tipiche azioni da gioco di ruolo.
Effettivamente per quanto concerne il gameplay Ash of Gods: Redemption non propone nulla di innovativo e si mantiene nei binari dettati proprio da The Bannner Saga giustificando in parte i detrattori del titolo russo da cui è stato classificato come “clone senz’anima” del famosissimo GDR di Stoic Studio.

Il mondo in cui è ambientato Ash of Gods: Redemption è molto crudo, violento e spietato. Le Ere vengono scandite da eventi oscuri chiamate Mietiture, in cui degli esseri chiamati appunto Mietitori uccidono la popolazione nei modi più crudeli e cruenti possibili, per poter ottenere sempre più potere. Gli unici che possono competere con queste malvagie entità sono gli Umbra, degli esseri semi-immortali che possono trasmigrare in vari corpi, potendo quindi vivere per diverse centinaia di anni a servizio e difesa della popolazione del mondo. La trama del gioco ruota interamente su tre storyline separate — anche se capita, durante l’avventura, che i personaggi principali si incontrino e prendano parte a combattimenti congiunti. Avanzando di capitolo in capitolo si andrà a snocciolare l’intreccio di trama che porta Hopper Rouley, Thorn Brenin e Lo Pheng ad interferire con la piaga della Mietitura.
La storia è narrata in maniera molto lenta e compassata tramite delle scene di intermezzo animate in maniera eccellente; oltretutto il gioco è maggiormente fruibile anche grazie alla puntuale — anche se non perfetta — traduzione di tutte le linee di dialogo in lingua italiana. Purtroppo molto spesso le scene risultano essere dei “filler” veri e propri facendo calare l’attenzione del giocatore che rischia di conseguenza di perdere interesse o non cogliere dettagli e particolari che effettivamente possono influire sul proseguo della trama. A proposito di influenze sulla trama, in Ash of Gods: Redemption, le scelte fatte in alcuni dialoghi specifici influenzano non di poco l’andamento dei combattimenti, risultando in alcuni casi anche fondamentali. Fare delle scelte moralmente discutibili porterà il giocatore a dover affrontare un numero considerevole di nemici elevando il livello di sfida a gradi estremi, rendendo di fatto impossibile il proseguo del gioco.
In generale, anche procedendo con le scelte “giuste”, il gioco non rappresenta di certo l’emblema della facilità. I combattimenti sono ostici e servono delle buone skill tattiche per riuscire a sopravvivere anche ad uno scontro che inizialmente può sembrare banale, il tutto condito dal fatto che le morti dei personaggi nel gioco sono permanenti — dopo il terzo KO consecutivo del personaggio non sarà più possibile utilizzarlo. Se il livello di difficoltà vi sembra troppo alto ma non volete rinunciare alla narrazione che Ash of Gods: Redemption propone, allora la modalità che fa per voi è la modalità Storia, in cui non dovete preoccuparvi di nulla dato che i combattimenti vengono gestiti in maniera automatica dal gioco stesso e voi giocatori potrete limitarvi a fare il tifo per i vostri personaggi preferiti e seguire “spensieratamente” le vicende della trama.
Tecnicamente Ash of Gods: Redemption è ben realizzato: animazioni davvero ben fatte nelle cut-scene, scenari curati e ben congegnati, traduzioni in italiano ben fatte anche se non sempre perfette. Il motore grafico regge a meraviglia, anche per il fatto che i combattimenti a turni scandiscono il ritmo dell’azione, e anche se le “pedine” coinvolte sono molte il tutto riesce facilmente a rimanere stabile. Il comparto audio è eccellente, le musiche sono coinvolgenti ed aiutano il giocatore a vivere il pathos che il gioco vuole trasmettere: l’epicità di alcune situazioni o l’incombere dei Mietitori sono tutti momenti in cui la musica la fa da padrone.
Ash of Gods: Redemption è un titolo da consigliare a chi ha amato The Banner Saga, discreto anche per gli amanti degli strategici a turni che vogliono cimentarsi in un’ardua e discretamente lunga campagna di gioco. La sua effettiva poca originalità in fatto di gameplay e trama e la sua durata troppo diluita potrebbero invece scoraggiare i giocatori non devoti al genere.
Versione provata: Xbox One X