A due anni di distanza dall’uscita dell’ultimo capitolo degli assassini, Ubisoft Montreal ha prodotto un titolo completamente diverso: nuovo combat system, un ritorno alle origini (quindi senza rampini o la discesa rapida), una trama del presente che torna di nuovo ad essere in terza persona, una storyline principale interessante e ben raccontata e, finalmente, un protagonista ben caratterizzato. Insomma questo Assassin’s Creed: Origins ha tutte le carte in regola per sancire la rinascita di questa famosa saga ma scopriamo, con la nostra recensione, se è veramente riuscito a convincerci in ogni suo aspetto.
La vendetta è un piatto che va servito col faraone
L’ambientazione di questo Assassin’s Creed: Origins, ovvero l’Antico Egitto, poteva rappresentare per il team di sviluppo un’arma a doppio taglio, in quanto in una regione così grande e così duratura dal punto di vista dell’importanza storica si poteva scivolare in una trama di poco appeal e ovvia. Invece i ragazzi di Ubisoft Montreal sono riusciti a confezionare una storia principale in un periodo realmente interessante sul fronte degli avvenimenti (l’ascesa al trono di Cleopatra, l’intromissione di Giulio Cesare, l’uccisione dello stesso da parte di Bruto e molto altro) e anche, videoludicamente parlando, poco percorsa. Per questi motivi la storia della vendetta di Bayek, il nostro alter ego, uno degli ultimi Medjay (una specie di guardia del corpo del faraone che poi diventerà, in realtà, un difensore dei cittadini) ci ha catturato fin dalle prime battute, anche perché, al contrario degli scorsi capitoli, questo Assassin’s Creed: Origins è molto più crudo e cruento; la rabbia del protagonista è alle stelle dopo la morte del proprio, e unico, figlio e non guarderà in faccia nessuno finché non ucciderà l’assassino della propria progenie. Per trovare quest’uomo però, Bayek, e sua moglie Aya (che impersonificheremo in qualche missione), inizieranno un viaggio che li porterà nelle città più importanti del tempo (come Alessandria, Menfi e Crocodilopoli). Nemmeno la scoperta di un’organizzazione segreta che vuole far inginocchiare tutto l’Egitto potrà fermare l’avanzata di questa coppia che, seppur lavorando separati, in luoghi diversi, riusciranno alla fine a ritrovarsi, ma capiranno che è più importante aiutare i cittadini rispetto al loro amore. Tra intrighi politici, amicizie false e un intero regno da salvare l’intreccio narrativo di questo Assassin’s Creed: Origins ci ha convinto appieno. Peccato per alcuni personaggi che sono stati poco approfonditi e per una storia presente che, seppur ritornata in terza persona con una nuova protagonista, Lydia, non è riuscita a catturarci, risultando quasi un’aggiunta dell’ultimo secondo; speriamo che nei prossimi capitoli venga arricchita sia dal punto di vista del gameplay sia da quello della narrativa.
Un Witcher senza piroette
E’ dal punto di vista del gameplay che Assassins’s Creed: Origins è cambiato di più rispetto a tutti i suoi predecessori. Non si vedranno più decine di soldati fermi e solo uno che attacca; niente più contrattacchi per uccidere dozzine, se non quasi centinaia, di nemici. Con questo nuovo capitolo il combat system ha ricevuto una completa rivoluzione: ora saranno presenti due tasti per attaccare, colpo veloce e colpo lento, un tasto per la parata, uno per il contrattacco, uno per la schivata, due dedicati esclusivamente alla mira e allo sparo con l’arco ed infine un tasto per la Combo Ultra, utilizzabile solo quando la barra apposita è piena. Non saranno più presenti solo le spade come armi da battaglia, ma anche lance, bastoni, doppie lame, martelli, asce e falcetti; anche gli archi saranno di diversi tipo: da quello da caccia per finire con quello di precisione, passando per quello a fuoco rapido e quello a frecce multiple. Persino l’Occhio dell’Aquila è cambiato in quanto utilizzeremo una vera e propria aquila, chiamata Senu, per identificare nemici e localizzare tesori e altri oggetti utili. Insomma Ubisoft Montreal si è data un bel da fare per ampliare il sistema di combattimento che ora risulta più simile a quello di The Witcher 3 (con le dovute differenze) rispetto che a quello presente in Syndicate. Un grosso lavoro è stato posto anche nella mappa esplorabile, la quale è quattro volte più grande rispetto a quella di Assassin’s Creed 4: Black Flag e senza tutto quel mare di mezzo (sostituito, in parte, dalla sabbia); sparse per tutta la regione ci saranno luoghi d’interesse che spaziano dai soliti accampamenti, ai luoghi di osservazione, tane di animali feroci, tesori da rinvenire e luoghi segreti da esplorare (comprese piramidi e la sfinge). Grande importanza è stata riservata anche alle missioni secondarie che risulteranno molto più varie e più interessanti, anche se meno numerose. Non sono presenti armature ma sarà solo possibile migliorare quella di partenza, composta da diverse parti; lo stesso vale per la faretra, per la cintura, e per la lama celata. Ci sono diversi abiti ma risultano solo per bellezza, più che per utilità in game.
Per quanto quanto riguarda l’albero delle abilità, invece, bisogna prima precisare che questo Origins è, più di ogni altro Assassin’s Creed, un gioco di ruolo, dove il livello fa da padrone rispetto all’abilità del giocatore. Se infatti attaccherete un nemico di livello troppo alto, potrete anche mettere a segno tutti i colpi alla testa che volete o fare centinaia di parry, ma al primo suo attacco andato a segno voi cadrete rovinosamente a terra desincronizzati. Questo purtroppo è un aspetto che può piacere come no, ma scoprire che, per andare avanti nella storia, bisogna aver livellato quel tanto che basta per poter fare la missione con un minimo di possibilità di riuscita può rendere il gioco frustrante. Questo non significa un grinding continuo per livellare, ma solo il dover compiere qualche quest secondaria e la liberazione di qualche avamposto. Detto questo, lo skill tree si divide in tre parti: Guerriero, Veggente e Cacciatore; il primo si focalizza sulle abilità con le armi corpo a corpo, il secondo con quelle da lancio e la terza con gli archi. Ci sono però anche delle abilità non connesse, in senso stretto, alle armi, come poter vedere il percorso che fanno i nemici, avere la barra Ultra subito piena all’inizio di uno scontro ed il poter domare una belva feroce.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Non c’è molto da dire sul comparto tecnico di Assassin’s Creed: Origins se non che è stato curato nei minimi dettagli per quanto riguarda la draw distance e la realizzazione dei luoghi storici, un po’ meno nei confronti dei passanti e delle abitazioni, sempre troppo spoglie e senza identità. Un frame rate quasi sempre stabile sui 30 fps (l’abbiamo testato su PS4) e con un numero non troppo esorbitante di bug (anche se quelli a cui abbiamo assistito ci hanno fatto ridere per alcuni minuti). Una regia sempre adeguata ad ogni situazioni così come le musiche, mai banali e sempre di rilievo. Un doppiaggio più che discreto (bisognerà scaricare la lingua italiana dallo store, gratuitamente) e delle animazioni facciali, e non, sempre convincenti. Assassin’s Creed: Origins è sicuramente uno dei migliori della serie e, con i giusti accorgimenti, il prossimo capitolo potrebbe diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di videogiochi.