Sono stati anni un po’ complicati per Platinum Games. Un periodo altalenante in cui l’azienda si é cimentata in prodotti non all’altezza come Babylon’s fall, interrotti come Scalebound per Xbox One e di buona fattura come Astral chain per Nintendo Switch.
Si é quindi pensato, in questa situazione, che il progetto Bayonetta 3, accompagnato da un silenzio quasi tombale durante lo sviluppo, potesse aver riscontrato forti problemi di sviluppo o che addirittura fosse tramontato.
Durante lo scorso anno, però, la casa di produzione d Hideki Kamiya é intervenuta con un comunicato in cui spiegava che il progetto legato all’ultima avventura della strega di Umbra era ancora in sviluppo e che sarebbe arrivato sul mercato.
Finalmente, quindi, il 28 ottobre scorso, gli utenti di Nintendo Switch hanno potuto mettere le mani su Bayonetta 3.
Carried away by the moonlight shadow
L’ultimo titolo di Platinum Games é dotato in linea generale di un ritmo narrativo oscillatorio e progressivo. Una cadenza formata inizialmente dal binomio momenti calmi-frazioni molto movimentate che viene in seguito gradualmente sostituito prima da quello composto da attimi pacati-azione letteralmente infernale e successivamente da un’ ulteriore accoppiata composta da attimi pacati e spezzoni movimentati.
Lo stesso, quindi, contribuisce a conferire un giusto senso di avanzamento concreto nella trama in base a quello che avviene a schermo, ovviamente risiedente nel action over the top .
Inoltre il ritmo e i conseguenti eventi visibili vanno a ricordare la cadenza molto sostenuta, unica nel suo genere e decisamente accettata dal pubblico, di un titolo contemporaneo d’azione molto amato come Mad Max: Fury road.
Il fatto che Bayonetta 3 ricordi dunque il film di George Miller nei particolari appena citati, gli conferisce un senso di modernità e di accettazione positiva del ritmo.
Parlando in modo approfondito degli eventi della narrativa, Bayonetta 3 ospita accadimenti molto semplici, probabilmente un po’ troppo scontati nel loro proporre in modo generale l’ennesima minaccia universale da sventare, ma che riescono nonostante ciò a farsi apprezzare, dimostrandosi di discreta qualità generale.
Gli avvenimenti risultano avere vari passaggi importanti di fattura valida, come un certo colpo di scena, l’avanzamento logico e ordinato che determina l’uccisione di certe figure, e alcuni passaggi tipicamente giapponesi, a cui seguono difetti non molto invasivi come la perdita pretestuosa dei poteri di un personaggio, e l’unione forzata di uno certo mostro al cammino della strega di Umbra.
C’é da sottolineare come i passaggi tipicamente nipponici abbiano bisogno di un’ infarinatura legata alla cultura del Sol levante.
La diffusione universale di grande successo del manga dovrebbe favorire gran parte del pubblico giocante nel comprendere i suddetti fatti. Pubblico che quindi andrebbe possibilmente anche a spiegarli a quella possibilissima e ridotta fetta di terzi non informati, in caso non li abbiano capiti.
Gli stessi passaggi parlano, ad esempio, della logica legata all’ incrollabile forza di volontà che permette di realizzare quello che si desidera e di meccaniche nei rapporti amorosi.
Approfondendo quest’ultimo punto, il flirtare tra Bayonetta e Luka é costituito da gesti non molto incisivi e goffe gag comiche che portano con se un codice di corteggiamento inequivocabile per chi segue il pop nipponico.
Caratteristica molto probabilmente tanto attraente per un cospicuo numero di giocatori, da trovare nel racconto, risulta la miscellanea di cultura pop che il Team Little Angels ha messo a disposizione e ben inserito negli eventi.
La stessa infatti manifesta un robusto citazionismo che si presenta con vari richiami a prodotti molto famosi. Riferimenti che si inseriscono con logica consequenzialità nella storia, e che dovrebbero essere generalmente molto accettabili da gran parte del pubblico.
Tra i vari richiami, più nello specifico, in un insieme che unisce il gusto di vecchi e nuovi fruitori di videogames, si possono annoverare tra gli altri, dunque: una narrazione sul multiverso resa molto famosa dai fumetti americani in passato e a tutt’oggi grazie soprattutto ai film Marvel, menzioni a Lupin III, agli X-Men, a Dragonball, a Terminator.
L’ impianto citazionista aiuta anche a far funzionare un certo colpo di scena, che inganna in modo azzeccato lo spettatore facendogli credere tutt’altra cosa rispetto alla realtà che verrà rivelata.
Il passaggio però a una nuova verità non risulta insensato ma logicamente armonioso. Questo perché, una volta svelata la realtà dei fatti, quello che si para davanti al giocatore risulta perfettamente interpretabile in modo totalmente diverso senza rinnegare ciò che é stato in precedenza.
Si aggiunge alla narrativa anche una buona dose del già accennato umorismo, che tocca oltre ai momenti squisitamente giapponesi anche momenti slapstick universali .
Dopo tutto ciò, vengono immessi nel racconto una ben mirata quantità di contenuti sexy con spaccate, ondeggiamenti ammiccanti ed altro che a volte sfocia anche in sequenze un po’ più esplicite e autocitazioniste (ne sa qualcosa una certa motocicletta).
Venendo alla regia, che arricchisce molto bene quanto si vede a schermo durante le cutscenes, il titolo si sviluppa in modo compensativo e ricercato sia nelle scene ordinarie che in quelle straordinarie.
Per poter dar forza a questo concetto risulta sensato parlare di almeno due sequenze di gioco, rispettivamente di quiete (ordinaria) e di combattimento (straordinaria) che però anticipano davvero poco e nulla di quello che il giocatore potrà godersi a schermo.
La prima riguarda un frammento in cui é coinvolto il personaggio di Enzo. L’ “accompagnatore” di Bayonetta viene quindi inquadrato tramite: 1) Un primo piano con angolazione grandangolare che ne mostra in modo chiaro il viso 2) Il fatto che guardi d’avanti a se le auto che si muovono su qualcosa di solido come la strada.
A questo punto, senza stacchi, la camera viene quindi spostata su Bayonetta che viene mostrata per mezzo di; 1) Un primo piano grandangolare in cui non viene mostrata chiaramente in viso 2) Uno sguardo rivolto verso una nave da crociera. Mezzo he si muove su una superficie liquida come il mare.
La seconda sequenza, formata da tre parti, invece, si concentra su un primo piano del corpo di Bayonetta (gambe e piedi), intenta a schivare gli attacchi nemici con la parte inferiore del corpo. Porzione che viene subito seguita da un frammento a figura intera dove la strega si vede impegnata a schivare delle offensive avversarie con la parte centrale del corpo, inerente in gran parte al busto.
Il tutto viene completato, come anticipato, da un terzo lembo, dove un’ inquadratura che fonde il primo piano e la figura intera (un’inquadratura sopra la testa), vede la strega schivare attacchi che le sono portati alla parte superiore del corpo.
Rotto qua e là nei premi ma molto divertente
Arrivati al gameplay, é giusto esaminare per prima cosa l’elefante nella stanza. E’ stato rilevato da alcuni utenti come il titolo sia molto generoso, a patto di abusare delle evocazioni nelle battaglie di gioco, nel far guadagnare all’utente con il minimo sforzo i metalli più preziosi come il platino e il platino puro.
Considerazione che ha portato questi cerchia di player alla conclusione che Bayonetta 3 sia un titolo rotto nel gameplay degli scontri.
Dalla prova che abbiamo fatto sul campo in questa sede, si può capire come il pargolo di Platinum sia un titolo che, nel battle system legato a Bayonetta, abusando delle evocazioni, si rompa discretamente, nell’atto di acciuffare i due metalli, nella prima run a difficoltà normale; ed evidentemente di più una volta raggiunta gran parte o il massimo dei poteri nella run successiva a difficoltà difficile.
Una eventuale terza run ad Apoteosi infinita invece é abbastanza ben protetta dal abuso, in questo senso, distribuendo i metalli più preziosi in gran quantità solo nelle prime missioni.
La prima run del gioco, a difficoltà normale, risulta quindi solo discretamente rotta da affrontare. Questo grazie alla possibilità di allungare la stringa delle summon in modo graduale durante l’avventura, alla stessa barra di utilizzo delle evocazioni inizialmente molto corta e con tempi di ricarica media, a contese in cui non é possibile contare sul supporto dei mostri, all’impossibilità di Bayonetta di muoversi sul campo di battaglia durante la presenza degli aberranti alleati. Compagni di supporto da tenere attivi con dei balletti che rendono totalmente vulnerabili.
In una progressione nella norma, alla difficoltà difficile, comprendente sia la variabilità delle battaglie e i vulnerabilissimi balletti sul posto, oltre la ricarica media della stringa delle summon, il suo essere con grande probabilità molto allungata e i tanti potenziamenti, il gioco quindi favorisce decisamente di più il raggiungimento dei metalli migliori.
Gli hardcore gamer possono quindi tirare un quasi un sospiro di sollievo nel poter constatare che almeno alla difficoltà Apoteosi Infinita in abbinamento a una terza run e a molti o a tutti i poteri sbloccati, il gioco sia poco rompibile.
Bayonetta 3, però, pur essendo rompibile su più livelli nelle circostanze appena descritte, ha dalla sua, un sistema di combattimento che se sfruttato anche solo mediamente risulta dannatamente divertente.
Approfondendo il battle system principale, quello del nuovo prodotto di Platinum Games é quanto di più variegato e allo stesso tempo molto intuitivo sia possibile vedere in un action game.
Partendo dal personaggio di Bayonetta, una dei due character da utilizzare durante gli scontri tradizionali (l’altro é Viola), si può contare su tante armi e demoni a disposizione, tutti ben diversificati, che determinino una lunga serie di combinazioni da poter utilizzare.
Il punto forte delle combo risiede nel poter essere memorizzate molto probabilmente con grande velocità e in gran quantità grazie al fatto che condividano tutte le stesse composizioni di tasti da premere, e che spesso gli stessi bottoni da usare in sinergia si rivelino soltanto due. Una coppia a cui, decisamente più raramente, si aggiunge un terzo tasto, che a volte é deputato a mandare a segno una sorta di mossa risolutiva molto dannosa.
Come se non bastasse ad aggiungere ulteriore varietà ci pensano gli attacchi legati alla mimesi, tutti ben personalizzati in base all’arma scelta e attivabili tramite la pressione delle levette analogiche, dopo aver riempito, per un periodo d tempo medio, i “contenitori” di energia deputati.
Rimanendo in seno alle battaglie, Bayonetta 3 si distingue, come già spiegato anche in altre sedi, dai suoi concorrenti, epigoni e predecessori per la presenza molto evidente di evocazioni durante gli scontri.
Evocazioni stimolate nell’utilizzo tramite gruppi di mostri ad arena in cui appaiono molto spesso creature di piccola, media e grande stazza facenti parte della schiera di homunculus (i mostri principali del gioco, tra l’altro molto variegati in forma e pattern) o di angeli e demoni (affrontabili in zone più nascoste delle mappe e altrettanto vari).
Le creature molto grandi, essendo decisamente più complicate da buttare giù tramite i soli attacchi normali della strega, abbisognano del supporto evidente dei mostri giganti alleati.
L’effetto finale é un tripudio di colori e fuochi d’artificio che difficilmente lascerà insoddisfatte tutte le fasce di giocatori che decideranno di acquistare l’ultima avventura legata alla strega di Umbra e di abbracciarne in toto il gameplay.
Da applausi risulta la gestione del witch time di Bayonetta, che in questo capitolo stimola il giocatore a migliorarsi nel tempismo tramite un sistema abbastanza permissivo legato al miglioramento invece di una struttura più rigida e punitiva. Una struttura quest’ultima che fa comunque evolvere ma che con molta probabilità risulta essere più stressante e meno divertente rispetto alla prima citata.
Andando con ordine, l’ossatura dell’abilità di rallentare il tempo risulta composta inizialmente da un primo livello di schivata più grossolano che attiva per pochi secondi il witch time nel momento in cui le lame e i proiettili nemici non sono ancora molto vicini all’impatto con l’avatar di gioco.
A questo segue un secondo livello più raffinato che permette di accedere all’abilità di rallentamento schivando nell’attimo in cui le armi degli avversari sono vicinissime all’impatto con il personaggio controllato. Abilità che in questo caso dona molto più tempo rallentato.
Questo sistema permette al giocatore meno smaliziato con i titoli della serie della strega di Umbra di allenarsi per bene a un primo livello di memoria muscolare che richiede il witch time.
Giocatore che una volta allenatosi per bene a padroneggiare il livello grossolano di schivata, dovrebbe passare, vista la noia che dovrebbe causare qualcosa che si conosce molto bene, la fiducia che si é accumulata con l’allenamento che dovrebbe scatenare la voglia di fare meglio e l’incentivo molto goloso in termini di tempo che mette sul piatto scansarsi all’ ultimo momento, passare al livello successivo del witch time.
Tutto ciò con una focalizzazione e concentrazione nell’apprendimento maggiore per poter imparare, favorita dalla già citata e accumulata fiducia e meno patemi rispetto al dover imparare per forza da subito una schivata molto ravvicinata che può causare con grande probabilità una buona dose di frustrazione.
Venendo al sistema di combattimento legato al personaggio di Viola, si può dire senza troppi problemi che abbisogna di maggior dedizione per essere padroneggiato… Lo stile del personaggio é basato sul posizionamento strategico nelle arene in cui si svolgono i combattimenti. Scontri che, nello specifico, in presenza di un faticoso witch time da eseguire tramite una molto esigua finestra di attivazione, da avviare inoltre solo con colpi legati alla parte frontale dell’avatar, dovrebbe far orientare il giocatore ad affrontare nemici possibilmente senza farsi accerchiare per mezzo di uno studiato posizionamento.
La diversità del battle system é caratterizzata inoltre dalla possibilità di usare, una volta ben posizionati, l’evocazione Cheshire, che si può occupare autonomamente dei nemici senza il controllo diretto del giocatore (differentemente da quanto avviene con Bayonetta) e che lascia tre possibilità arricchenti di lotta.
La prima cnnsiste nel poter utilizzare Viola nelle sue combo a mani nude mentre la seconda e la terza nell’ utilizzare i due avatar contro due gruppi di nemici diversi nello stesso momento oppure con lo stesso gruppo aumentando di conseguenza gli attacchi. Il tutto in assenza ovviamente della spada che la giovane punk ha dotazione, che serve tassativamente per mantenere la summon attiva.
In tutto ciò é giusto accennare come combattere con l’evocazione attivata richieda comunque , bilanciando un po’ e ahimé non in maniera perfetta il grande potere a disposizione, il non ricevere danni al personaggio di Viola. Realizzandosi quest’eventualità, infatti, l’evocazione si interrompe e l’avatar può tornare ad utilizzare la spada.
C’é da aggiungere, inoltre, come il personaggio di Viola offra rispetto a Bayonetta poche altre feature di battaglia, risultando decisamente più spoglio e sicuramente meno divertente da usare.
Caratteristiche che probabilmente allontanano in modo determinante, insieme al witch time difficoltoso, una fetta più che buona di giocatori dal volerla utilizzare frequentemente. La probabile consapevolezza di queste sfaccettature del battle system di Viola, infine, ha forse suggerito a Platinum di ridimensionarne (come poi é avvenuto) il numero delle missioni in modo massiccio.
Passando dai sistemi di battaglia principali a quello alternativo, si può quindi approfittarne per parlare anche delle missioni che coinvolgono il personaggio di Jeanne.
Si può quindi sicuramente affermare che spogliata in gran parte dei suoi brutali poteri, la strega biondo platino trovi una certa difficoltà ad affrontare i nemici con quasi solo le mani nude in ambienti dallo scorrimento orizzontale, dovendo quindi approfittare del witch time e di fasi stealth per lottare e per poter andare avanti nel suo percorso.
Il titolo funziona abbastanza bene nell’indirizzare il giocatore efficacemente verso questo cocktail, visto che non utilizzarlo metterà di fronte ad abbastanza nemici muniti di armi a distanza che puniranno severamente il giocatore.
Parlando doverosamente della telecamera, il gioco mostra alcuni problemi durante le battaglie normali nel momento in cui cominciano ad essere molto articolate, facendo perdere a volte il focus su Bayonetta o Viola, nonostante l’attenzione alta che si possa riporre durante gli scontri.
Il problema in ogni caso, figlio storico dei videogiochi hack n slash, viene in qualche modo attutito dalle le trasparenze che si attivano sui mostri più grandi quando la telecamera copre completamente la visuale.
Ma l’ultimo nato in casa Platinum non é solo battaglie. L’ azione nel prodotto infatti risulta declinata in modo tale da comprendere non soltanto il predominante hack n slash, ma anche tanti altri tipi di diramazioni che i precedenti titoli della serie non possedevano e che ha visto nella precedente descrizione del sistema ibridato con lo stealth di Jeanne solo un assaggio.
Durante l’esplorazione delle varie mappe di gioco sarà possibile dedicarsi a fasi platform molto diversificate tra loro, fasi di corsa a perdifiato evitando ostacoli, sfide varie e altro che non solo risulta molto piacevole e preciso da giocare, ma anche premiante per il giocatore in modo molto probabilmente gratificante,con oggetti utili per il prosieguo dell’avventura.
Questa quantità ampia di azioni da svolgere unita a mappe molto ampie di Bayonetta 3 rispetto ai capitoli precedenti del brand, inoltre, concede al gioco un’accezione moderna, che dovrebbe essere ben accolta dal pubblico dei videogiocatori odierno. Un pubblico a cui piacciono molto i titoli ricchi e vasti.
Il compromesso e la bellezza
Sicuramente il punto in cui Bayonetta 3 non brilla particolarmente é comparto grafico, che affianca personaggi animati molto bene ed egregiamente tratteggiati, ad ambientazioni decisamente più povere di dettagli rispetto alla prima iterazione legata alla strega di Umbra, e di dettagli e colori rispetto alla seconda.
In ogni caso, il gioco riesce a tamponare in qualche modo queste mancanze tramite una varietà di tutto rispetto degli scenari, che spaziano in vari universi. Mondi che hanno come fonte di forte ispirazione vari luoghi esistenti come la Tokyo attuale e la Cina imperiale.
Si può ritenere, inoltre, come la povertà di dettaglio e colore, non corrisponda a dei limiti intrinseci al gruppo di lavoro, che ha già ampiamente dimostrato il proprio valore nel settore visivo nei capitoli precedenti del brand e in altre produzioni, ma a limiti del hardware di Nintendo Switch e alla necessità di ampliare gli scenari per accogliere le tante feature proposte.
Feature tra cui si deve contare anche la possibilità di evocazione degli enormi mostri deputati a fronteggiare creature altrettanto grandi, che in spazi più ristretti avrebbero coperto, per esempio, in maniera molto importante e molto spesso la camera.
Ritornando ai personaggi, é sensato approfondire un po’ come siano tratteggiati, apparendo come detto, molto buoni a un’occhiata generale.
Per non perdersi in discorsi troppo dettagliati appare quanto mai sensato parlare di un solo personaggio a livello estetico per far capire la buonissima impressione che tutto il lavoro svolto da Platinum ha prodotto in sede di recensione. A livello esemplificativo é gusto quindi soffermarsi su come si presenta il personaggio di Bayonetta
Partendo, la stessa sembra ospitare una fusione tra il carattere che sfoggia, il pensiero provocatorio, imprevedibile e moderno della stilista Rei Kuwakubo, la moda di vitini e collarini in vestiti da gonne ampie, arricchito dal pizzo, che si é affermata durante la fine del diciannovesimo secolo e l’iconografia classica della strega.
Il modello di Bayonetta sfoggia quindi, cominciando, delle aperture provocatorie di matrice sexy nella forma in certi casi (come l’apertura ampia sulla schiena) e nel posizionamento in altri (come quelle nette sulle spalline a sbuffo e il reticolato in pizzo lungo la parte esterna delle gambe), figlie probabilmente della moda moderna della stilista nipponica e in parte del carattere pruriginoso del personaggio .
A ciò si aggiunge, come già anticipato, una gonna ampia, un collarino, delle decorazioni in pizzo, l’aderenza del vestito sul busto e quindi sulla vita che ricordano l’abbigliamento della moda femminile di fine ‘800 e che risulta contestualizzata con il gotico del personaggio, dato che all’epoca apparve nella letteratura un’icona del gotico come Dracula.
Continuando é quindi visibile un pantalone in aderentissimo che ricorda quelli in latex e il generale colore nero di tutto l’abito- Elementi che sono coerenti rispettivamente, sempre in modo contestualizzato, con la parte del carattere dominante, da “padrona”, del personaggio, e il colore iconico delle streghe: appunto il nero.
C’é da precisare come l’incontro tra passato e presente nell’abito si connetta al background Bayonetta tramite il fatto che la strega di Umbra sia un personaggio che ha attraversato le epoche.
Venendo all’acconciatura, le lunghe trecce che mostra al giocatore danno in primis senso di progressiva e logica alternanza e aderenza con lo spirito della saga, che vuole mostrarsi come in evoluzione nel tempo.
Si hanno, in generale. nei tre capitoli a disposizione di Bayonetta, dunque, una pettinatura dai capelli lunghi e un unico chignon, una pettinatura dal capello corto munito di unica frangia, e quindi una capigliatura lunga, acconciata in due trecce.
Gli accessori come il nastro, inoltre, che decorano il capo, sommati a un trucco delicato, lasciano trasparire ancora il supporto delle idee moderne della Kuwakubo, suggerendo un look da bambola.
Gli occhiali dalle lenti ampie, infine, conferiscono altra modernità, essendo utilizzate a tutt’oggi nella vita comune, e risultano coerenti con il senso di progressione della saga. E’ quindi visibile, guardando sempre a tutti e tre i capitoli di Bayonetta, come la strega sia gradualmente dotata di occhiali dalle lenti sempre più grandi.
La combinazione generale dell’aspetto di Bayonetta descritta in alto nel paragrafo lascia quindi trasparire dei particolari davvero in linea con il suo carattere, un giusto senso di modernità apprezzabile, di legame esatto con il presente e il passato, di appartenenza coerente al rango di strega e sul finire di legame generale con il genere gotico.
Per quanto concerne invece il design dei mostri, gli stessi possono contare su aspetti molto complessi e coerenti con la narrativa, ma vengono attenuati in modo marcato nella minaccia tramite colori troppo tenui e rilassanti come il bianco e l’azzurro. Colori che fanno a pugni con quello che poi sul campo di battaglia si va a giocare.
Venendo al doppiaggio, é stato fatto un gran bel lavoro generale. Il tanto discusso passaggio di testimone da Hellena Taylor a Jennifer Hale nel ruolo di Bayonetta, però, si fa in qualche modo sentire leggermente in negativo.
Non si tratta però di impostazione della recitazione, praticamente perfetta, ma probabilmente di capacità naturale della voce della nuova doppiatrice. In poche parole Taylor aveva una voce più profonda, e incisiva nel tratteggiare un personaggio dalla carica sexy ma anche dominante.
Ultime ma non ultime, meritano una citazione le musiche del gioco, che risultano veramente il top di gamma per quanto concerne un videogioco.
Le stesse, quindi, anche con qualche gradita e grande sorpresa, sono sempre al loro posto nel tratteggiare con dei sax un luogo dall’atmosfera notturna e rilassata come il bar di Rodin o descrivere con un bel pop ritmato e riconoscibilissimo per i fan della serie, i momenti in cui Bayonetta affronta in modo spettacolare i nemici più ordinari ma ha tutto sotto controllo.
Un complesso molto soddisfacente
In definitiva Bayonetta 3 é un titolo che mostra, per quanto rompibile, un gameplay raffinatissimo e in parte fresco, una trama discreta e in generale una quantità di contenuti soverchiante che passano dall’ essere ben fatti a ottimi.
Sicuramente se si fosse riusciti a eliminare dalla partita la possibilità di rompere il gioco nelle battaglie, o quantomeno limitarlo molto, ad avere una grafica in linea generale decisamente migliore, sicuramente ci saremmo trovati davanti a un capolavoro.
In ogni caso, nello stato in cui é arrivato nei negozi, Bayonetta 3 risulta un titolo molto coinvolgente, che sicuramente ripaga largamente dell’acquisto effettuato.