Li abbiamo visti sfilare sul Red Carpet del Lido di Venezia sfoggiando i loro look più glamour e mettendosi in posa con un sorriso smagliante, pronti a seguire i ripetuti click e flash delle macchine fotografiche dei giornalisti scatenati.
Winona Ryder, Michael Keaton, Catherine O’Hara, Willem Dafoe, Jenna Ortega e Monica Bellucci sono le star che hanno illuminato la passerella all’inaugurazione dell’81esima Mostra Internazionale Cinematografica della Biennale di Venezia. Insieme a loro, fedelissimo al suo look total black, il regista del film che ha aperto la Mostra: Tim Burton.
Con il suo nuovo film di genere dark-comedy “Beetlejuice Beetlejuice“, presentato nella sezione “Fuori Concorso”, Tim Burton si è guadagnato l’approvazione della critica e del pubblico presente in sala. A Venezia c’eravamo anche noi e vogliamo cogliere l’occasione per elencarvi qualche aspetto che abbiamo apprezzato del film, con una piccola riflessione su come l’industria cinematografica hollywoodiana debba adattarsi continuamente ai gusti delle nuove generazioni.
Winter River… 36 anni dopo
Sono passati 36 anni dagli episodi del primo film e Lydia Deetz (Winona Ryder) è costretta a fare ritorno a Winter River dopo un tragico evento familiare. Ora ha una figlia adolescente di nome Astrid (Jenna Ortega), il cui carattere è forgiato dalla ragione e dallo scetticismo, in totale contrapposizione al suo. Proprio a causa della figlia, Lydia si ritroverà di nuovo a fare i conti con una vecchia conoscenza che avrebbe tanto voluto dimenticare: Beetlejuice!
Lo strampalato personaggio si offrirà di aiutarla ma ovviamente chiederà qualcosa… in cambio. Per sapere cosa succederà vi invitiamo ad andare al cinema a partire dal 05 settembre, giorno in cui la Warner Bros distribuirà la pellicola nelle sale.
Esprimersi con gli effetti visivi
In più di un’occasione Tim Burton ha dichiarato di aver girato questo film non per soldi ma più per una questione “affettiva”. Che gli si voglia credere o meno, l’amore che il regista ha per il film-making noi lo abbiamo ritrovato e la cosa ci fa davvero piacere!
In primis, degne di nota sono l’attenzione e la cura verso il comparto tecnico. L’impegno della sua équipe si denota principalmente nella realizzazione degli effettivi visivi.
E per effetti visivi non si intendono solamente quelli “digitali” ricreati dalla computer grafica e dall’ausilio di strumenti come il green screen/chroma key. Di fianco alla CGI si è lasciato ampio spazio agli effetti speciali tradizionali. Sono quelli ricreati fisicamente sul set e che riguardano il trucco, ad esempio per ricreare delle cicatrici finte, e le scenografie, usate per ricostruire fisicamente le ambientazioni del film.
Per ricreare le scenografie del mondo di Beetlejuice si è ricorso a un ampio uso di tonalità di nero e di verde, che si alternano nella ricostruzione delle ambientazioni spigolose, irregolari e strampalate. L’effetto visivo che viene restituito è un omaggio alle scenografie dei primi film horror muti del ‘900 come “Il Gabinetto del Dottor Caligari”. Davvero suggestive!
L’amore e la passione per il cinema viene espressa nel film anche attraverso molteplici citazioni a film cult che hanno fatto la storia del cinema commerciale. Lo Squalo, Piranha, Chucky, Frankenstein e i vermi delle sabbie di Dune sono solo alcuni esempi che potrete scoprire nel film. Occhio a non perderle!
Ultimo aspetto tecnico, ma non meno importante, è il mélange di varie tecniche filmiche a cui Burton sembra essere molto affezionato. La recitazione in live-action si mescola con le animazioni in CGI e in stop-motion, passando da scene girate a colori a scene girate in bianco e nero.
Insomma, un vero trip visivo!
Nuove generazioni…Hollywoodiane
Perché si fanno sempre sequel, prequel e remake? In breve, la morale è sempre una: far rivivere i cult di un tempo, parlando alle nuove generazioni e riadattando i prodotti storici ai loro gusti.
Per sfruttare l’onda commerciale l’industria cinematografica di Hollywood continua a far “ringiovanire” le sue Stelle. Attori sempre più giovani appartenenti alla generazione dei Millennials e della Gen-Z vanno a sostituire gradualmente le Star di un tempo, con l’obiettivo di rendere il prodotto godibile e fruibile anche ai nuovi ragazzi di oggi. E’ quello che succede con i sequel/remake più gettonati di questi ultimi anni; “Ghostbusters”, “Dune”, l’ultimo “Alien-Romulus” e quello che vedremo in autunno con “Wicked”, ispirato al mondo del Mago di Oz. Tutti film con protagonisti giovani e giovanissimi che, si fa per dire, “svecchiano” un prodotto della cultura di massa, adattandolo ai tempi moderni.
Beetlejuice Beetlejuice fa lo stesso ma in modo leggermente diverso. Forse più graduale, offrendo i giusti spazi sia alla vecchia generazione sia alle nuove. Diverse generazione che convivono in un’unica dimensione. Gli attori storici del primo film, a cui siamo tanto affezionati, fanno ritorno per lasciare poi gradualmente spazio alle nuove leve. E l’obiettivo è riuscito. Siamo sicuri che il film porterà al cinema sia gli ‘aficionados’ al primo film, sia i giovanissimi.
Un ritorno gradito sul grande schermo?
In conclusione, Beetlejuice Beetlejuice sarà all’altezza delle aspettative?
Secondo noi sì, pur riconoscendo che forse la narrazione non lascia tanto spazio a idee innovative. Ma è un cosa che possiamo perdonare a Tim Burton. Pur avendo una sceneggiatura piuttosto lineare e schematica, il prodotto finito è un perfetto mix di comicità dissacrante, battute grezze ed effetti visivi di notevole impatto.
In ultimissima, all’uscita ci siamo chiesti: che emoji potremmo usare per descrivere la nostra reazione al film? Cuoricino nero o cuoricino verde?
Fate voi, per noi vanno bene entrambi!
Recensione a cura di Ruben Zumpano