Prima di iniziare Bendy and the Ink Machine ammetto di aver avuto qualche dubbio sulla qualità del titolo che mi accingevo a provare. La mia paura più grande era di trovarsi ad avere a che fare con un titolo poco curato, pieno zeppo di jumpscares e che sarebbe stato ideale per YouTube o Twitch, quindi non propriamente il massimo degli horror. Fortunatamente, dopo aver concluso il titolo in circa 4-5 ore posso dire che si tratta di un’ esperienza horror intrigante e ben riuscita, nonostante qualche difetto. Quindi anche con qualche incertezza, Bendy and the Ink Machine è un survival horror memorabile con personaggi ben caratterizzati, una mitologia ispirata, ed una storia che va oltre alle tematiche orrorifiche, andando a toccare tematiche mature come la difficoltà di lavorare in studio di animazione ed i vari abusi che si possono verificare sul posto di lavoro.
Il titolo, originariamente diviso in 5 capitoli, è ora disponibile nella sua completezza con l’ultimo episodio intitolato “L’ ultima Bobina” che è uscito lo scorso 26 Novembre su PC, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch.
In Bendy and the Ink Machine, i giocatori vestono i panni di Henry Stein, che è stato un animatore presso Joey Drew Studios 30 anni fa, il leggendario studio responsabile del cartone animato Bendy. Bendy è un demone dei cartoni animati che funge da ovvio parallelo ai protagonisti dei cartoni animati degli anni ’30, come Topolino o Betty Boop. Henry lasciò lo studio in modo brutto, pesantemente sottinteso per una controversia di proprietà fin troppo familiare sul personaggio. Il gioco inizia con una lettera di Joey Drew stesso, che chiede a Henry di venire in studio dopo 30 anni di assenza. Henry così decide di tornare presso lo studio che ora è immerso nella stessa luce giallastra dei cartoni Bendy, irriconoscibile. Da qui, ecco che si viene a scoprire la seconda parte del titolo “The Ink Machine” e tutto ciò che riguarda l’inchiostro nero che fuoriesce addirittura dalle pareti. Non dirò altro sulla trama per evitare spoiler.
Bendy and the Ink Machine è un gioco horror in prima persona che vede il giocatore esplorare questo studio di animazione “maledetto”, risolvere enigmi, trovare indizi ed evitare pericolosi orrori. Mentre il combattimento è sì presente nel corso del gioco, anche se la maggior parte dell’esperienza riguarda l’esplorazione degli ambienti, in quanto il gioco preferisce concentrarsi sull’atmosfera e la narrativa rispetto all’ azione fine a sé stessa. Ciò è probabilmente dovuto anche ad un budget non troppo elevato da cui derivano dei limiti strutturali come la dimensione delle varie aree ed il comparto tecnico molto semplice che viene mascherato e “salvato” da un’ ottima direzione artistica che rende surreale ma ottimamente caratterizzato tutto il mondo di gioco. Sfortunatamente, è spesso tradito da momenti sottotono, da glitch ed alcune scelte a livello a scelte progettuale davvero frustranti che servono a riempire o allungare inutilmente l’esperienza. Niente assolutamente che possa rovinare l’intero gioco ma sicuramente in alcuni punti gli sviluppatori avrebbero potuto (e dovuto) fare meglio.
Bendy and the Ink Machine, per la maggior parte del tempo, riesce a tenere in ansia il giocatore con un comparto sonoro e musiche davvero terrificanti, e con una narrativa che passo do passo riesce a svelare i misteri che circondano i Joey Drew Studios. Questa atmosfera è naturalmente aiutata da emozionanti cliffhangers tra gli episodi che sollevano domande o stravolgono la situazione che si era creato in quel momento. Questi sono i momenti in cui Bendy si distingue tra i suoi pari, e questi sono i momenti che mi hanno bloccato dopo che avevo finito. Rivela anche un senso di cuore e umanità alla fine che non mi aspettavo, il che mette davvero un bel inchino sui temi dei giochi e su come si relazionano alle loro ispirazioni nella vita reale.
Ovviamente come ho detto prima non farò spoiler che potrebbero rovinarvi l’esperienza. Molta “lore” o addirittura trama principale viene narrata attraverso dei nastri audio che possiamo trovare per le aree di gioco. E sono dei nastri davvero interessanti, che spiegano e raccontano varie vicende infelice che possono accadere anche nel mondo dell’animazione: controversie sulla proprietà, dipendenti scontenti, abusi, ambizioni su un parco a tema, merce che non ha avuto successo e così via. Quindi il mio consiglio è quello di giocarsi Bendy and the Ink Machine esplorando bene la mappa, perché ottenendo i nastri e quindi nuove informazioni sulla trama fa in modo che sia il giocatore ad interpretare tutti i background di una sceneggiatura ed una “mitologia” davvero ben sviluppata per un gioco horror (a basso budget).
Ci sono diversi punti piuttosto evidenti in cui però il gioco pecca. Bendy è un gioco lento, che ovviamente non vuole o ha bisogno di una profondo sistema di combattimento. Ma a volte ci prova ugualmente, e questi momenti spesso sono un semplice “premi il tasto attacco finchè il mostro non muore”. Le fasi di combattimento sono sempre all’arma bianca, con tubi o delle asce, non sono presenti armi da fuoco. Questi momenti sono più frustranti che eccitanti, a causa di quanto siano semplici i combattimenti, di quanto sia debole Henry e di quanto siano spesso inefficaci e poco rifiniti i colpi che si danno. Mi sono sentito frustrato diverse volte perché i colpi anche se nettamente sul bersaglio non facevano alcun danno, rendendo le fasi di combattimento o troppo lunghe o con morti non a causa del giocatore, anche con nemici deboli.
A parte le stravaganti sezioni di combattimento, diverse sezioni del gioco saranno alla ricerca di certi oggetti che vi serviranno per aggiustare una determina macchina o comunque per poter avanzare nel livello. Queste fasi però non funzionano sempre bene perché a volte sono ripetute troppe volte per un numero troppo elevato di oggetti da trovare. Questa e qualche altra sezione di gioco sono poco ispirate che allungano solo la storia inutilmente, inficiando un piccolo gioiello del panorama horror ed indie. Bendy and the Ink Machine riesce comunque a superare tutti i limiti di una produzione di questo tipo riuscendo ad ottenere una piccola perla grezze che è riuscita a creare una fanbase notevole che popola diversi forum in cui ci scambia idee e teorie sul gioco.
È da segnalare anche la presenza di sottotitoli in italiano che però sono realizzati davvero male, molto probabilmente tramite l’uso di Google Translate. Quindi il mio consiglio è di usarli solo se siete davvero in difficoltà con la lingua inglese.
Per quanto abbia provato diverse volte la mia pazienza devo dire che Bendy and the Ink Machine è un horror riuscito. In alcuni punti mi ha ricordato (con i suoi limiti) il capolavoro di Ken Levine “Bioshock”, riuscendo a gettare le basi per un possibile franchise di successo. TheMeatly Games è riuscita nell’impresa di creare un prodotto unico, originale e particolare che omaggia i cartoni animati degli anni ’30. Peccato per alcune scelte di programmazione discutibili, alcune sezioni poco riuscite ed un combattimento approssimativo perchè il voto finale sarebbe potuto essere più alto.
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