Novembre sarà un mese assai ricco di uscite, e tra le tante abbiamo anche Blacksad: Under the Skin, primo videogioco ispirato all’omonimo fumetto. La serie completa, composta al momento da cinque volumi, nasce dalla “penna” di Juan Díaz Canales e dalla ”matita” di Juanjo Guarnido ed è stata pubblicata dall’editore francese Dargaud in molti paesi. Il protagonista è l’investigatore privato John Blacksad, che si muove in un’America degli anni ’50 alternativa. Infatti, tralasciando le atmosfere noir, tutti i personaggi saranno animali antropomorfi la cui specie riflette a tutti gli effetti la propria personalità.
Ebbene, questo mondo sbarcherà a breve su PC, PS4, Switch e Xbox One grazie al progetto di Pendulo Studios e YS Interactive. Il loro prodotto è appunto Blacksad: Under the Skin, ed è un videogioco narrativo con una struttura molto simile agli interactive drama, dai quali riprende l’uso di Quick Time Event. Gli sviluppatori, anche se si sono basati sul fumetto, hanno inventato una storia totalmente originale ambientata però nel mondo della serie di Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido.

Trama
Anche nel videogioco si riaffacciano elementi del genere noir presenti nella versione fumettistica. Tralasciando l’ambientazione temporale assai sfruttata in altre produzioni, ci sono bar frequentati da delinquenti, femme fatale e un protagonista che sembra attrarre i guai peggio della carta moschicida con le mosche. Così, tutto inizia quando il proprietario di una palestra di boxe, Joe Dunn, si suicida e Bobby Yale, suo allievo e pugile dalla carriera promettente, scompare misteriosamente nel nulla. La figlia di Dunn decide allora di ingaggiare il detective privato John Blacksad per ritrovare il pugile scomparso, altrimenti perderà la palestra ereditata dal padre. Un caso che ovviamente non sarà di semplice soluzione, e che si intreccerà con omicidi e corruzione, mettendo a dura prova l’istinto felino dell’investigatore.
Come già accennato, l’universo di Blacksad è popolato da animali antropomorfi, spesso costruiti in modo tale che ad ogni razza corrisponda una personalità derivante dal folclore popolare o dalle fiabe. I cani, per esempio, lavorano quasi sempre nelle forze dell’ordine, mentre i malviventi sono perlopiù rettili, volpi, ecc. Non per questo, però, la loro caratterizzazione e la trama saranno scontate. Naturalmente sono presenti alcuni tópoi ricorrenti come omicidi o criminali senza scrupoli, ma il tutto è narrato in maniera assai coinvolgente e adeguatamente ritmata. Infine, a supporto della storia abbiamo un ottimo doppiaggio inglese e musiche azzeccate, tra le quali spicca il tema principale.
La scelta è tua…
È scontato dire che Blacksad: Under The Skin non è una copia carbone del fumetto. Perciò, ci si rende conto che il gameplay dovesse essere sufficientemente studiato in modo che il videogioco non tradisse la matrice originale. La scelta fatta dagli sviluppatori è quella di presentare un prodotto che fa tesoro di ciò che insegnano gli interactive drama. Durante le investigazioni, il giocatore potrà muoversi all’interno degli scenari in maniera abbastanza libera allo scopo di raccogliere prove e interrogare i personaggi. D’altronde, l’interazione con gli oggetti sarà più limitata a quelli necessari alle indagini e alle figurine degli “Hall Of Fame” (i collezionabili del gioco).
Gli indizi scovati, e in particolare i dialoghi a scelta multipla con i vari personaggi, come promesso dal team, hanno un grande impatto sull’avventura. Perciò, bisognerà soppesare ogni minima parola o silenzio per rimanere in linea con i propri comportamenti, oppure sbloccare nuove informazioni utili. Naturalmente, l’ottenimento degli indizi che servono obbligatoriamente al proseguo della trama è facilitato rispetto ad altri più “accessori”. Eppure, quest’ultimi impattano sulla partita rendendo alcune parti più semplici o approfondendo il background di un personaggio. Inoltre, non tutti gli elementi si ottengono dall’esplorazione o dai dialoghi. Infatti, a dimostrazione che la comunicazione non è solo verbale, il protagonista sfrutterà i suoi “sensi felini” per ottenere ulteriori informazioni. Quando si sfrutterà tale meccanica, il tempo rallenterà e il giocatore dovrà selezionare tramite un cursore una porzione dello schermo connessa a dei dettagli che si scovano grazie alla vista, all’udito e/o all’olfatto del detective.
Elementare Watson
Blacksad annoterà su di un’agenda le informazioni raccolte, organizzandole in modo che siano associate ad un singolo personaggio e consultabili in qualsiasi momento. Tra tutte le prove e le informazioni, ce ne sono alcune che andranno collegate (in maniera piuttosto semplice) tra loro per creare delle deduzioni importanti. Inoltre, alcune di esse divengono nuovamente elemento fondamentale del processo che le ha create, e così la deduzione ottenuta diviene indizio. A questo punto, se si collega quest’ultimo ad altre informazioni ottenute più avanti, si sbloccherà una nuova deduzione. Con questo stratagemma si va a perpetuare una sorta di “ciclo di nascita/distruzione“ che mira a simulare il flusso di coscienza del nostro protagonista. In questo modo si procede fino al finale, o meglio fino a uno dei sette risultati previsti, caratterizzati da un singolo antagonista ma diversificati dalla “strada percorsa” e dalla differente evoluzione del rapporto con i personaggi.
Odi et amo
Fin dalle sue origini, i suoi creatori hanno deciso di non limitarsi alle tonalità di bianco, nero o grigio, ma di adottare vari colori che la scala cromatica mette a disposizione. Addirittura, per ogni volume è stato deciso un preciso tema cromatico in cui dominava uno singolo colore: nel primo nero; per il secondo bianco; nel terzo rosso scarlatto; nel quarto blu e per l’ultimo giallo. Bene, non ho paura di essere smentito nel dire che lo stile estetico del videogioco ricalca quello del fumetto. Le atmosfere, gli scenari, i personaggi nuovi e vecchi non si discostano minimamente da ciò che ha mostrato sulla carta la matrice originale. A questo punto, è ormai chiaro che Blacksad: Under The Skin non sfigura minimamente rispetto ai volumi del fumetto.
Va sottolineato che non sarà necessario leggere il fumetto per giocare il videogame e apprezzarne la storia. Di contro, il gioco – oltre ad affiancare ai personaggi nuovi alcuni già appartenenti alla serie – presenta molte citazioni al fumetto stesso. Ad esempio, l’incipit del videogioco richiama prepotentemente una delle vignette iniziali del primo volume del fumetto. Tuttavia, le citazioni si fermano al terzo volume della serie originale, lasciando capire al giocatore che si tratta di una storia originale, staccata dalle altre, ma ambientata tra il secondo e il terzo volume. Ad ogni modo, purtroppo, non è oro tutto ciò che luccica, e se dovessi citare un difetto di tale prodotto non posso che guardare al lato tecnico (almeno su PC). Difatti, se esteticamente Blacksad: Under The Skin non sbaglia un colpo, presenta anche alcune imperfezioni che si manifestano sotto forma di compenetrazioni o bug. Quest’ultimi possono essere sia più “ilari” che leggermente invalidanti. Fortunatamente, i secondi si sono manifestati solo in una prima partita e al suo inizio, limitando “il danno” alla mia esperienza.
Conclusioni
Blacksad: Under The Skin può facilmente rappresentare l’avventura che gli amanti della saga si aspettavano, riuscendo ad esser apprezzato anche da un neofita. La volontà di tracciare un ponte tra il fumetto e il videogioco è forte. In particolare, si evince soprattutto da piccoli dettagli come la voce del menu detta Progressi, nella quale abbiamo un riassunto delle nostre indagini sotto forma di vignette. Tuttavia, si tratta esattamente di un ponte che collega due mondi non identici, ma simili e paralleli lungo uno stesso percorso. In conclusione, il prodotto edito da Microids centra il suo obbiettivo principale, proponendo una struttura ludica già collaudata ma azzeccata e personalizzata sotto certi aspetti, al netto di qualche incertezza tecnica che si spera verrà risolta al più presto.