Nel corso degli anni la saga di Call of Duty ha proposto ambientazioni e battaglie diverse, mantenendo praticamente invariato un gameplay capace di appassionare milioni di giocatori. Dopo il conflitto mediorientale di Modern Warfare e la guerra fredda di Black Ops Cold War, la serie torna alle sue origini con Sledgehammer Games che ha preferito riproporre nuovamente il secondo conflitto mondiale nel suo Vanguard. Una scelta apparsa poco sorprendente, visto che circa la metà degli episodi del brand sono incentrati sulle battaglie tra l’Asse e gli Alleati, il cui gradimento da parte della community è testimoniato dai notevoli dati di vendite.
Il nuovo shooter di Activision ci farà vivere nuovamente gli orrori della guerra, con l’obiettivo di continuare il lento percorso evolutivo di una saga volutamente avara di sensibili cambiamenti. La Beta del titolo è stata bersagliata da feroci critiche che hanno investito quasi tutti i suoi aspetti: dal deludente aspetto visivo delle ambientazioni (peggiorato da un pesante lag e da un frame rate instabile) fino al frustrante “time to kill” (apparso fortemente permissivo e squilibrato). Call of duty: Vanguard riuscirà a mantenere gli standard qualitativi della serie o sarà un clamoroso passo falso? Per conoscere la risposta vi basterà lanciarvi nella battaglia insieme a noi. Che il massacro abbia inizio!
Band of Brothers
La campagna principale dello shooter sviluppato da Sledgehammer Games è incentrata su un gruppo di soldati scelti che hanno il compito di sventare i piani di un crudele generale nazista (Freisinger). La storia inizia con una classica missione suicida che vede i nostri agenti impegnati a rintracciare un misterioso carico contenente informazioni segrete. Al termine di uno frenetico assalto a dei treni merci, giungiamo ad un passo dall’obiettivo prima di essere catturati dal nemico. Senza rovinarvi la sorpresa di scoprire l’evoluzione della trama, vi anticipiamo solo che il percorso narrativo è incentrato sulla figura del capitano Arthur Kingsley e che avremo la possibilità di vivere delle brevi sezioni (tramite dei flashback) con ognuno dei membri del gruppo che capeggia.
Quest’ultimi sono dotati di abilità specifiche purtroppo adottabili solo in punti prestabiliti degli scenari. Un piccolo controsenso che mortifica l’introduzione delle skill, incapaci di aggiungere un reale cambiamento rispetto alle medesime sezioni proposte nei capitoli precedenti della saga. L’avventura, come al solito breve, è risultata estremamente lineare e alquanto scontata, con personaggi che non brillano di certo in originalità, tanto da diventare spesso anonimi. Le sequenze cinematografiche e l’indiscutibile spettacolarità visiva dell’esperienza non bastano a renderla né particolarmente riuscita né tantomeno emozionante. Un passo indietro rispetto alla straordinaria campagna di Modern Warfare e alla coinvolgente storia di Black Ops Cold War.
CoD World War
Passiamo adesso ad analizzare il cuore pulsante del titolo, costituito come sempre, dalla sezione multigiocatore. La nuova guerra di Activision si presenta ai nastri di partenza con ben venti mappe, alternando alcuni restyling in alta definizione del precedente World War II a location completamente inedite. Il lavoro svolto dai programmatori è più che discreto con un level design fortemente verticale che favorisce le posizioni sopraelevate. La principale introduzione che diversifica questo capitolo dai precedenti, è costituita dalla distruttibilità degli scenari che subiscono delle modifiche permanenti nel corso della sessioni. Porte, finestre, assi di legno, lamiere e vetri vengono polverizzati dalle esplosioni e dai proiettili, offrendo spesso delle nuove linee di tiro sui nemici ignari. Un elemento sicuramente non “rivoluzionario” rispetto alla concorrenza ma che aggiunge imprevedibilità alle sparatorie e incrementa il tasso di spettacolarità dell’esperienza.
Purtroppo non tutte le ambientazioni ci hanno convinto pienamente e dobbiamo segnalare la presenza di location deludenti (poche per fortuna), peggiorate da un design poco ispirato. Le dimensioni dei teatri di battaglia sono apparse alquanto ridotte rispetto a quelle dei predecessori, un fattore che favorisce il continuo confronto tra i giocatori, trasformando molte partite in un’autentica carneficina. La scelta compiuta dai programmatori può essere condivisibile, visto che nel complesso la struttura delle ambientazioni lascia spazio ad ogni tipo di approccio, da quello a lunga distanza con i letali sniper fino alle sezioni claustrofobiche, dove shotgun e mitragliette la fanno da padrone.
Il principale difetto è ancora una volta costituito dai punti di respawn. Vi capiterà spesso di tornare in partita di spalle ad un avversario oppure di trovarvi in una stanza completamente occupata dai nemici. Comparire in una piazza colpita da un bombardamento oppure nel mezzo delle fiamme di una molotov non è il massimo e rende alcune partite davvero frustranti. Una problematica (comune a troppi capitoli della serie) che dovrebbe essere risolta con estrema urgenza da Sledgehammer, visto che costituisce il difetto più evidente del titolo.
La fortuna di uno sparatutto in soggettiva è in buona parte determinata dal gunplay. Il nuovo CoD conserva lo stile frenetico e fortemente arcade della saga, proponendo un’interessante mix tra la velocità di World War II e quello più “ragionato” e strategico di Modern Warfare. Gli autori di quest’ultimo (Infinity Ward) hanno collaborato alla realizzazione dell’intera sezione multiplayer e il loro contributo vi sarà palese fin dalle prime battute. In Vanguard potrete nuovamente appoggiare le bocche da fuoco sulle sporgenze, una meccanica che incrementerà sensibilmente la precisione nelle fasi di mira. A differenza di MW l’azione è risultata molto più veloce nonostante i soldati sia ancorati al suolo e incapaci di balzi soprannaturali o scatti da centometristi. Il feedback delle vetuste armi della seconda guerra mondiale è lontanissimo da qualsiasi pretesa di realismo ma svolge il proprio compito più che egregiamente. Il peso, le dimensioni e le caratteristiche che differenziano gli elementi del vasto arsenale presente nel gioco sono realizzati con grande maestria e sarete spesso indecisi sulla scelta dello strumento di morte più consono al vostro stile, visto che tutti hanno un ottimo bilanciamento tra pregi e difetti.
L’imperturbabile linea retta dei vostri proiettili sarà sempre foriera di grandi soddisfazioni, regalandovi quella sadica e piacevole sensazione di fare davvero male alle vostre vittime. A differenza dell’ultimo episodio del brand potrete equipaggiare ben 10 accessori su ogni arma, trovando sempre la configurazione che fa al caso vostro. Le devastanti serie di punti sono tornate ad essere legate alle uccisioni consecutive così come i danni subiti richiederanno più tempo (rispetto agli standard della serie) per ottenere un recupero completo dell’indicatore della salute (che può essere accelerato tramite la classica iniezione). I livelli di prestigio, le mimetiche delle armi e le skin degli operatori, la cui scelta riveste un ruolo prettamente estetico, vi offriranno la solita, mastodontica quantità di sfide da completare, prolungando a dismisura la longevità del gioco.
Call of Duty: Vanguard ripropone in buona parte alcune delle modalità storiche della serie (Deathmatch a squadre, Dominio, Tutti contro Tutti, Postazione e Cerca e Distruggi) offrendo, inoltre, qualche gradita novità. In primis potremo impostare la ricerca delle partite scegliendo tra tre “ritmi” differenti: Tattico, Assalto e Blitz. La differenza tra quest’ultimi determina l’intensità degli scontri e il numero di utenti che parteciperanno alla sessione, passando dal classico 8 vs 8 della prima, al divertente 10 vs 10 della seconda. Nell’ultima invece avremo a disposizione dei match a 48 giocatori (ove possibile) che forniranno delle battaglie tutt’altro che esaltanti. La sopracitata ristrettezza delle mappe, unita alla “follia” dei respawn trasformano alcune partite in una sconclusionata tempesta di proiettili totalmente affidata al caso. Per quanto abbiamo molto gradito la possibilità di modificare il numero di partecipanti, la variante “affollata” è apparsa spesso ingiocabile. Nulla esclude che nell’immediato futuro gli sviluppatori aggiungeranno delle location molto più ampie e idonee al massacro appena descritto ma in assenza di quest’ultime non possiamo che sconsigliarne (momentaneamente) l’utilizzo.
Per non annoiarvi eviteremo di descrivervi il funzionamento delle varianti multigiocatore, ormai ampiamente note agli appassionati della saga, concentrandoci su sulle playlist inedite. Oltre alla mini “battle royale” proposta in “Re della Collina”, nella quale dovremo conquistare la vittoria superando una serie di round, è risultata molto coinvolgente “Fronte”, una sorta di postazione in continuo movimento foriera di match davvero divertenti. L’auspicato miglioramento rispetto la beta proposta nel mese scorso è avvenuto e nel complesso il comparto multiplayer di Call of Duty: Vanguard è pronto a soddisfare le aspettative dei fan della serie, riproponendo le principali caratteristiche che l’hanno resa famosa: partite brevi e veloci che non ammettono pause o distrazioni, basate sui riflessi e sulla conoscenza sia dell’arsenale che delle nuove mappe. Le poche novità presenti riescono a rendere più varia e coinvolgente l’esperienza di gioco, purtroppo penalizzata dagli ormai intrinsechi difetti del brand.
Demon’s Zombie
Gli spaventosi zombie nazisti occupano ormai, in pianta stabile, il loro spazio all’interno dei vari capitoli della saga. Vanguard non fa eccezione e presenta l’ormai classica avventura divisa in atti (con cadenza stagionale), senza lesinare qualche sensibile modifica. La playlist dedicata ai non morti ci metterà contro le onnipresenti orde di creature aggressive e fameliche da sterminare con l’arsenale condiviso delle sfide online e con i classici potenziamenti, arricchiti da alcune novità. Infatti la nuova avventura dalle tinte horror ci vedrà parte integrante di una guerra tra entità demoniache che ci forniranno un fondamentale supporto nella battaglia. Quest’ultimo è costituito da una serie di altari nei quali potremo sacrificare i cuori raccolti nelle spedizioni in cambio di miglioramenti. I “boost” a cui potremo accedere presentano diverse introduzioni inedite che sostituiscono le celebri bibite acquistabili nei distributori.
Quello che può sembrare un semplice escamotage grafico si rivela invece come un’importante modifica al gameplay della sezione che risulta più divertente ed equilibrata. Sia accedendo ai portali presenti nell’hub del gioco sia facendo ritorno da quest’ultimi, riceveremo svariati calici gratuiti che bilanceranno il progressivo aumento della difficoltà. In poche parole potremo investire maggiori risorse nel classico puck-a-punch (utile a potenziare le armi) e nel banco da lavoro preposto alle armature e agli equipaggiamenti tattici, rendendo l’esperienza molto più accessibile. Una scelta apparsa assolutamente indovinata che potrebbe avvicinare alla playlist anche gli utenti che l’hanno ignorata finora.
Texture Insanguinate
Call of duty: Vanguard non presenta particolari migliorie tecniche rispetto agli ultimi due capitoli del brand, anzi risulta per certi versi meno nitido e definito. Il motivo è dovuto alla mancanza del oneroso (in termini di spazio occupato su hard disk) pacchetto dedicato alle texture in alta definizione che rende il titolo sensibilmente più “sfuocato” rispetto a Black Ops Cold War nonostante la condivisione del medesimo motore grafico. Con questo non intendiamo che il lavoro svolto da Sledgehammer sia inferiore a quello compiuto dalla coppia Treyarch-Raven ma semplicemente prendiamo atto di una precisa scelta compiuta dagli sviluppatori che hanno preferito sacrificare (momentaneamente?) la risoluzione in cambio della notevole fluidità dell’esperienza.
Vanguard ha molti più elementi in movimento sullo schermo rispetto ai suoi precursori, tra sfondi animati che incrementano la spettacolarità delle sessioni e migliaia di schegge che sottolineano la scomparsa degli oggetti distrutti. Di certo poteva essere fatto un lavoro migliore sugli effetti particellari (il fuoco su tutti) ma nel complesso il titolo si è mostrato visivamente gradevole e soprattutto funzionale al ritmo forsennato del suo gameplay.
Discorso diverso per la sezione sonora nella quale è difficile trovare delle gravi imperfezioni. L’evocativo main theme accompagna malinconicamente l’avventura della campagna principale, contraddistinta da un ottimo doppiaggio in italiano. Per quanto riguarda il multiplayer, una volta che avrete indossato un paio di cuffie che supportano l’audio 3d, verrete catapultati in un’autentica guerra dove ogni singolo effetto è chiaramente percepibile nella giusta direzione. Il sibilo dei proiettili che sfiorano il vostro elmetto, il fragore delle esplosioni e il pesante rumore degli stivali sono realizzati splendidamente e contribuiscono a rendere l’esperienza ancora più coinvolgente.
CoD è Sempre CoD
Aspettarsi un profondo cambiamento da un episodio di una saga che vende ogni anno milioni di copie è del tutto inutile. Call of duty: Vanguard è “solo” il nuovo capitolo di un brand che resterà probabilmente uguale a se stesso anche nel corso dei prossimi anni e che dividerà i gamers come ha sempre fatto. Se non siete tra i fan degli shooter di Activision, Vanguard non farà nulla per farvi cambiare idea e pur apportando qualche interessante modifica al gameplay, si presenterà con le sua immutata offerta videoludica, incentrata su una carneficina spesso insensata ma tremendamente divertente. Da qui la risposta al quesito proposto nell’introduzione: purtroppo o per fortuna CoD è rimasto fedele a se stesso con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. L’unico consiglio che diamo agli amanti della saga è di ricordarsi di fare una pausa durante le infinite sessioni di gioco. Vanguard vi travolgerà con la sua violenza e frenesia e staccarsi dallo schermo potrebbe diventare un problema.
Versione Provata: PlayStation 5