Andrea, il gamer giovanissimo: giudizio su Symphony of the Night
Se siete entrati in questo articolo è perchè avete giocato o conoscete quel capolavoro che è Castlevania: Symphony of the Night. Quest’oggi io e Alberto vi proporremo due diversi punti di vista: il mio, quello di un ragazzo di 19 anni che sta giocando a questo titolo soltanto ora per la prima volta, e quello di un videogiocatore di vecchia data che l’ha finito più e più volte e che con il suo ammontare di ore potrebbe riempire tutto il Colosseo.
La mia visione su Castlevania SotN è di puro amore e divertimento, in quanto mi sono ritrovato di fronte ad un gioco 2D con un gameplay subito immersivo ed intrigante, con la possibilità di sbloccare dei potenziamenti (chiamati reliquie) che cambiano completamente il modo di esplorare il castello di Dracula, chiamato appunto Castlevania: castello enorme, con diversi segreti, pareti distruttibili, nemici sempre diversi, armi e scudi che cambiano il sistema di combattimento in base alla velocità di attacco, al range e alle abilità speciali.
Il titolo, anche se in stile gotico e dark, non si prende sul serio e sarà facile trovare in una stanza segreta delle noccioline, o compiere delle discussioni con gli NPCs abbastanza insensate. Un altro aspetto che mi ha fatto molto felice è la longevità che, seppur non paragonabile ai giochi di ruolo dove si possono superare le centinaia di ore, si attesta su buonissimi livelli, soprattutto se si vuole completare il gioco al 100% (o meglio, al 200.6%).
Abbiamo parlato degli aspetti positivi, per non dire ottimi, come la soddisfazione data dall’esplorazione della vasta mappa di gioco (che poi si trasformerà), la longevità e la presenza di reliquie, armi ed equipaggiamenti molto diversificati. Adesso però passiamo ai problemi che affliggono questo Castlevania, che comunque non sono pochi. Innanzitutto le boss fight: facili, per non dire facilissime, seppur molto varie; uno stunt ogni volta che si viene colpiti, e questo frusta il giocatore perché può capitare che si esca dalla stanza corrente facendo quindi respawnare tutto ciò che c’era all’interno; un RNG (random number generator), ovvero la chance di droppare oggetti dai nemici, realizzato abbastanza malamente, ed infine un doppiaggio pessimo.
Ma nonostante qualche difetto stiamo parlando di un titolo veramente interessante, un capolavoro che ogni videogiocatore che si rispetti deve provare in qualche modo. Detto questo, però, non vedrei di buon occhio un remake (in quanto una remaster sarebbe impossibile), poiché non ci sarebbe più quel feeling old school tipico dei giochi usciti sul finire degli anni ’90.
Alberto, il gamer di vecchia data: recap della saga, analisi di SotN e speranze sul remake
Comprai Symphony of the Night nel ’97, qualche mese dopo la sua uscita. Il prezzo era stato notevolmente ridotto poiché non aveva ancora raggiunto la fama che lo precede oggi, e al momento dell’acquisto non sapevo neanche che la trama si collegasse direttamente a Rondo of Blood, che avevo già finito sul Super Nes e di cui parliamo più avanti nell’articolo. Questo per farvi capire quanto Symphony of the Night sia più famoso oggi che non all’epoca della sua uscita, quando ottenne un buon successo ma senza ancora passare alla storia come il migliore della saga.
Anni addietro, con Simon’s Quest era già stato fatto un tentativo di aggiungere elementi rpg alla saga. Purtroppo il risultato non fu quello sperato da Konami, specie per l’enorme differenza di gameplay col primo capitolo; il gioco ebbe lo stesso un discreto successo, ma più per il nome che portava che per l’effettivo risultato ottenuto in-game. Diversi anni dopo, SotN reintroduce tali elementi e li migliora all’ennesima potenza, ma il successo del titolo è dovuto anche a molti altri aspetti.
Partiamo da Alucard, protagonista dal fascino cupo e misterioso. Nelle sue vene scorre il sangue di Dracula, ma ciò non gli ha impedito di voltare le spalle al padre e passare dalla parte del bene fin dai tempi di Dracula’s Curse. Poi c’è il castello in cui è ambientato il gioco: enorme e molto vario, pieno di segreti da scoprire, strutturalmente progettato benissimo e con un’atmosfera intrigante grazie anche alla splendida colonna sonora che ne accompagna le varie zone. Queste sono separate da piccoli corridoi di collegamento, alla fine dei quali c’è sempre un breve caricamento della zona successiva, di una boss fight o l’incontro con un NPC.
I segreti del castello sono molteplici e di varia natura, e dopo ore ed ore di gioco è fantastico scoprire di poter superare una zona che prima non ci sognavamo neppure di affrontare. Dalla leggendaria scala verso la Torre dell’Orologio, che ritroveremo distrutta ed apparentemente inattraversabile, ad un corridoio che dall’altra parte potrebbe nascondere un segreto ma che è pieno di punte per terra e sul soffitto, a qualche porta che richiede un certo potere per essere attraversata, e così via.
Ma il segreto più grande di tutti è il destino di Richter Belmont. Il prologo ci dice che sia misteriosamente scomparso qualche anno dopo gli eventi di Rondo of Blood… Che lo stesso Dracula sia tornato a vendicarsi e l’abbia ucciso? Durante il gioco potremmo scoprire la verità, ma dipenderà dalle nostre scelte. Ad aiutarci troveremo Maria, cognata di Richter, che si rivelerà un aiuto essenziale per portare a termine l’impresa. Scopriremo anche qualcosa sulla madre di Alucard, ed altri interessanti aspetti legati al protagonista e alla saga in generale.
Tra capitoli famosissimi e qualche flop, la saga di Castlevania ha appassionato i fans per molti anni, prima di un calo d’interesse anche a causa del gameplay 3D non gradito da tutti: dal Nintendo 64, passando per la PS2, fino ai recenti Lords of Shadow che hanno ottenuto un successo discreto ma deludendo lo stesso una fetta di fans, specie quelli di vecchia data. Speriamo che Konami non abbia dimenticato i fasti di un tempo e che, dopo l’arrivo della serie animata su Netflix, stia preparando un nuovo capitolo o quantomeno un remake dei suoi capitoli di maggior successo. Primo fra tutti quel Symphony of the Night che, assieme a titoli come Final Fantasy VII ed altri, fece il successo della mitica PSX.
Ma i gamers più giovani potrebbero non aver mai giocato ai primi capitoli della saga, o essersi limitati a guardarne qualche gameplay o a leggerne trama e dettagli senza mai giocarci. Oggi vi parliamo dei vecchi capitoli fino a Symphony of the Night, del quale approfondiremo il discorso. Facciamo un tuffo nel passato di Castlevania, ecco com’era!
Il primo leggendario Castlevania
Negli anni ’80, Konami pubblica per NES il primo capitolo di quella che diverrà una saga leggendaria. Il protagonista è Simon Belmont, discendente di una stirpe di cacciatori di vampiri, che si addentra nel castello di Dracula armato di frusta e tanto coraggio. Affrontando zombi, scheletri e pipistrelli, per non parlare di mummie, Frankenstein e La Morte, il nostro Simon deve superare livelli pieni di piattaforme e trappole di ogni genere, raggiungendo la Torre dell’Orologio per lo scontro finale col Signore delle Tenebre. Lungo il percorso vi sono numerosi candelabri da cui può ottenere potenziamenti alla frusta, armi secondarie e cuori per utilizzarle, crocifissi per fare piazza pulita dei nemici e così via.

Se ai giorni nostri il primo Castlevania può sembrare un gioco tecnicamente datato, all’epoca fu una piccola rivoluzione. L’atmosfera del gioco attirava tantissimi gamers, e un’avventura nel castello di Dracula con elementi platform e horror non si era ancora vista nel mondo videoludico. A questo si aggiunge una colonna sonora che, benchè tecnicamente limitata e ripetitiva, ben si integrava con gli ambienti e catturava appieno la mente del giocatore, livelli molto vari nelle ambientazioni, boss affascinanti ed ispirati a qualche vecchio film. Grazie a questi elementi, Castlevania divenne uno dei giochi più venduti di quegli anni.
Simon’s Quest, il sequel che non vorresti
Dopo il successo del primo capitolo, Konami ci riprova col sequel Castlevania 2: Simon’s Quest, sperimentando un gameplay un po’ diverso. Ci ritroviamo immersi in un open world 2D in cui dobbiamo girovagare per il mondo in cerca di alcune parti del corpo di Dracula, sepolte in alcuni castelli davvero ben nascosti, al fine di distruggere per sempre il Principe delle Tenebre.
Sparita la rigida struttura a livelli del primo Castlevania, siamo liberi di andare a destra o sinistra della mappa (talvolta vi sono anche strade secondarie), ambienti per lo più all’aria aperta e addirittura uno dei primi cicli giorno/notte di sempre, realizzato in maniera “secca” e con messaggio di preavviso: il gameplay si arresta, l’immagine sfuma sul nero per poi riapparire con cielo e colori tipici della nuova fascia oraria; cambia anche la musica, ma soprattutto i nemici e la loro resistenza ai colpi che è nettamente maggiore durante la notte. Sfruttando un noto errore del NES, con rapidi movimenti avanti e indietro possiamo respawnare un nemico appena sconfitto e distruggerlo nuovamente, per accumulare esperienza al fine di potenziare l’energia vitale di Simon. Vi sono diversi villaggi, con persone a cui chiedere informazioni e mercanti pronti a venderci fruste ed oggetti importanti.
Ma a molti gamers non piacciono le novità introdotte; sentono la mancanza del castello, della sua struttura sequenziale a livelli, dei boss e in generale dell’atmosfera del primo capitolo. I “castelli” qui riproposti, invece, si riducono a piccole ed insulse fortezze: ambienti spogli, brevi e abbastanza semplici da affrontare, spesso privi di mura e di qualsiasi sfondo (al massimo c’è il nero), in cui troviamo scheletri tutti uguali tranne che per piccole varianti, oltre a finte piattaforme in cui si cade nel vuoto e si deve ricominciare da capo un pezzo della fortezza, col pericoloso aumento di noia e frustazione che potrebbe portarci a spegnere la console fregandocene di salvare la partita. Insomma, se anche l’idea di aggiungere elementi rpg fosse intrigante, Konami stecca con un capitolo in cui sfida ed atmosfera sono lontane anni luce dal primo.
![NES Longplay [021] Castlevania II - Simon's Quest](https://i.ytimg.com/vi_webp/U1VNQRQ6wfc/hqdefault.webp)
Con Dracula’s Curse, Konami si ravvede
Konami capisce di aver fatto un esperimento sbagliato, rischiando di mandare in frantumi quanto di buono si era visto nel primo capitolo. A questo punto, fa un passo indietro e rilascia un terzo capitolo che ricalca i fasti del primo, Castlevania 3: Dracula’s Curse. Nei panni di Trevor Belmont, affrontiamo una nuova avventura con grafica e gameplay simili al primo ma migliorate, oltre a diverse musiche davvero d’atmosfera e nuovi effetti di sfondo e rotazione in cui il NES viene spremuto al limite delle sue capacità.
La novità di questo capitolo è la comparsa di alcuni personaggi che incontriamo durante qualche boss fight. Dapprima sotto il controllo di Dracula, una volta sconfitti ci chiedono di unirsi a noi. A questo punto abbiamo una scelta: se accettiamo la richiesta, lasciamo andare per sempre un eventuale personaggio che era già prima con noi; altrimenti possiamo rifiutare, continuando col personaggio secondario giunto con noi fin lì. Premendo un pulsante, possiamo passare da Trevor al personaggio secondario in qualsiasi momento e viceversa, in base alle caratteristiche che potrebbero servirci nei punti critici di qualche stage. Ad esempio Grant ha un buon salto e può aggrapparsi sui soffitti, mentre Sypha può contare su magie elementali. Fa il suo debutto nella saga anche il nostro Alucard, e nonostante il suo aspetto sia ben lontano da quello di SotN, può aiutarci con i suoi poteri vampireschi.
https://www.youtube.com/watch?v=WkDkoTpW_mw
Super Castlevania 4: reboot del primo e capolavoro
Con l’avvento degli anni ’90, Konami rilascia il quarto capitolo di Castlevania. Torna Simon Belmont e, dopo alcuni livelli all’aperto e in qualche caverna sotterranea, ritroviamo il tanto amato quanto immancabile castello di Dracula. Il gioco è un reboot del primo, con grafica e musiche di gran lunga superiori ai capitoli precedenti grazie alla maggior qualità del Super Nes. Simon ha nuove possibilità con la frusta: può colpire in diverse direzioni, agganciarsi ad appigli per raggiungere piattaforme lontane, roteare velocemente la frusta come fosse un nunchaku per colpire nemici insidiosi a breve distanza, camminare accovacciato e così via.
Grazie ai 16 bit, questo capitolo presenta un comparto tecnico mai raggiunto fino a quel momento, conquistando i fans grazie ad una grafica rivoluzionaria, una colonna sonora da brividi e qualitativamente tra le migliori della saga (canticchiamo ancora oggi musiche come Bloody Tears o quella della grotta in cui cadono gocce d’acqua dall’alto), alcuni livelli davvero coinvolgenti e boss indimenticabili tra cui alcuni riproposti dal primo capitolo. Dei classici Castlevania in stile platform, resta sicuramente il migliore; e secondo alcuni è addirittura il miglior capitolo mai creato, anche più di SotN, in quanto resta ancorato alla struttura che ha dato successo alla saga: vi sono tantissimi momenti platform, eroe armato della classica frusta, le già note armi secondarie, livelli in sequenza con boss fight, il Mode7 del Super Nes ben sfruttato per effetti d’impatto in alcuni livelli, oltre che nuove mosse disponibili per Simon.
Cosa ne pensa il sottoscritto? Secondo me, Super Castlevania 4 è il miglior capitolo con struttura a livelli, mentre Symphony of the Night è il miglior capitolo stile rpg. Chi vince? Nessuno dei due, li metto alla pari; questione di gusti, dipende quale dei due generi preferiate. Da sempre amo rigiocarli e finirli ogni 5-6 anni.

Castlevania: Bloodlines
Nel 1994, anche il Sega Megadrive ottiene il suo (unico) capitolo di Castlevania. Si può scegliere uno tra i due personaggi disponibili: John Morris, discendente dei Belmont e dotato di frusta, e il suo braccio destro Eric Lecarde armato della lancia di Alucard. Il titolo riprende lo stile del primo capitolo, mostrando non solo il castello di Dracula ma anche altri luoghi ambientati in diverse città europee tra cui Pisa e Atene. Il titolo europeo è The New Generation per motivi di censura, poichè quello originale contiene la parola “blood” (sangue), che qui da noi si è preferito modificare assieme ad altre piccole cose tra cui la sparizione delle gocce di sangue dal titolo in-game.
![Mega Drive Longplay [008] Castlevania: Bloodlines](https://i.ytimg.com/vi_webp/6uf5lN435hw/hqdefault.webp)
Pur essendo ricordato da pochi, questo capitolo dimostra di essere uno dei migliori Castlevania “classici” mai creati, contando anche il miglior comparto tecnico del Megadrive che, rispetto al NES, permette di inserire alcuni effetti speciali e migliorìe grafiche che soltanto il Super Nes potrebbe eguagliare.
Castlevania: The Adventure e Belmont’s Revenge
In precedenza, tra il 1989 e il 1991, anche il Game Boy ha avuto ben due capitoli della saga. Il primo è Castlevania: The Adventure, prequel del primo capitolo per NES in cui Christopher Belmont (antenato di Simon) affronta e sconfigge Dracula nel suo castello. Da elogiare il remake a colori per Wii di qualche anno dopo, ribattezzato Castlevania: The Adventure ReBirth. Il sequel Belmont’s Revenge, uscito solo per Game Boy, vede Christopher Belmont nel tentativo di salvare suo figlio da Dracula, che vuole impossessarsi del corpo del giovane per tornare in vita.

Haunted Castle, il primo arcade
Nel 1988 Castlevania finisce anche in sala giochi. Haunted Castle vede Simon Belmont addentrarsi nel castello di Dracula per salvare sua moglie, armato come al solito della sua frusta. Dal gameplay classico e ritmo lento, questo capitolo non è stato apprezzato quanto il primo apparso su NES pochi anni prima, avendo anche un livello di difficoltà piuttosto elevato specie per chi fosse alle prime armi con la saga. Se riuscite a reperirlo in rete, non spaventatevi e soprattutto non arrendetevi, nonostante il Game Over sia una schermata che potreste vedere spesso.

Rondo of Blood: arriva Richter Belmont!
Nel 1993 il PC Engine, sfortunata console portatile dalle grandi potenzialità, vede uscire Castlevania: Rondo of Blood. La sua trasposizione per Super Nes ottiene nomi diversi: in America diventa Dracula X, qui in Europa lo ricordiamo come Vampire’s Kiss. Stavolta il protagonista è Richter Belmont, discendente dell’omonima stirpe di cacciatori di vampiri. Purtroppo, nonostante un comparto tecnico all’altezza del quarto, Rondo of Blood (ufficialmente considerato il quinto della saga) non diventerà mai uno dei più memorabili a causa non solo di un IA nemica limitata, ma soprattutto per colpa della versione Super Nes in cui diversi elementi della versione PC Engine sono stati omessi.
Questo episodio resta come uno dei meno ricordati fino all’uscita di Symphony of the Night, in cui Konami inserisce come prologo la sfida finale tra Richter e Dracula dello stesso Rondo of Blood per poi legare la trama principale ad entrambi i personaggi, creandone così un sequel diretto. Questo ci fa pensare che, nel caso di un remake di SotN, Konami potrebbe tranquillamente includervi Rondo of Blood come prequel, creando così un bundle da collezione che ridarebbe credito ad un capitolo spesso sottovalutato da gran parte dei fans.

Symphony of the Night, il capolavoro
La PSX è una delle console più ricordate di sempre. Non solo perchè ha dato inizio al mercato consoles di Sony, ma anche perchè ha visto l’uscita di titoli tuttora indimenticabili, alcuni dei quali vedranno presto un remake: tra questi la recente trilogia di Crash Bandicoot e, speriamo presto, anche Final Fantasy VII e lo stesso Castlevania: SotN.
Come già detto in precedenza, il primo stage ci fa rigiocare al finale di Rondo of Blood. Nei panni di Richter Belmont saliamo la scala che porta alla Torre dell’Orologio e, dopo un breve dialogo con Dracula, lo sconfiggiamo per l’ennesima volta. Il prologo ci informa che qualche anno dopo, nonostante la sconfitta del Conte, Richter scompare misteriosamente durante una notte di Luna piena. Inizia il gioco vero e proprio in cui impersoniamo Alucard, il figlio di Dracula già visto nel terzo capitolo per NES ma diverso sia nell’aspetto che negli armamenti. Purtroppo, dopo un dialogo con un potente nemico ad inizio avventura, veniamo privati degli stessi. Dobbiamo così addentrarci nel castello in cerca di nuove armi ed armature, accumulando esperienza per salire di livello.
https://www.youtube.com/watch?v=UGJetu-y2ZY&t=290s
Il gioco riprende lo stile rpg del mai tanto amato Simon’s Quest, ampliandone notevolmente le possibilità e dimostrando che l’idea all’epoca fu buona ma sfruttata male. Possiamo muoverci liberamente nel castello uccidendo nemici, sbloccando aree prima irraggiungibili e trovando oggetti importanti. Ogni tanto troviamo delle piccole stanze in cui è possibile salvare i progressi di gioco. Non mancano boss e miniboss: alcuni davvero spettacolari e non facili da sconfiggere, per altri la difficoltà non è invece elevata. Arrivando in un’area non lontana da quella iniziale, scopriamo che la scala che portava alla Torre dell’Orologio (quella del primo stage con Richter) è stata distrutta. La parte opposta è ora irraggiungibile, e ci toccherà esplorare tutto il castello in cerca di una soluzione per proseguire nel gioco.
Castlevania: Symphony of the Night è il sequel diretto di Rondo of Blood. Non a caso ci viene riproposto il livello finale con Richter Belmont, del quale dobbiamo scoprire il destino dopo tali eventi. Il titolo gioca molto sul tema del “cattivo che diventa buono” e viceversa, tra cui lo stesso Alucard che combatte contro suo padre, il malvagio Conte Dracula. Troviamo anche altri personaggi tra cui Maria, che essendo molto legata a Richter ci darà un aiuto fondamentale per scoprire la verità su quest’ultimo.
Una delle trovate dei programmatori è quella di riproporre il castello in più salse, allungando di molto la longevità. Dopo molte ore di gioco, una volta sconfitto un certo boss possiamo teletrasportarci nel medesimo castello ma ribaltato a testa in giù, con una nuova colonna sonora e soprattutto nemici molto più potenti. Grazie a poteri ed oggetti trovati nel corso dell’avventura ci è possibile superare alcune zone dapprima irraggiungibili, avvicinandoci sempre di più a Dracula che ci attende in una stanza ben nascosta del castello.
E una volta sconfitto Dracula? Tranquilli, non è finita: possiamo ricominciare il gioco col castello “normale” ma stavolta nei panni di Richter, ripercorrerlo fino alla solita torre, superare nuovamente il castello rovesciato ed affrontare Dracula a suon di colpi di frusta. Nella versione Saturn era possibile riaffrontare l’intera avventura anche con Maria e, secondo insistenti ma mai dimostrati rumors dell’epoca, anche Dracula in persona.
Altro pregio di Symphony of the Night è la notevole presenza di enigmi ed aree nascoste. Ce ne sono diversi nella sola stanza dell’orologio, per non parlare di muri e piattaforme che, una volta distrutti, svelano passaggi nascosti. Il vecchio bibliotecario, uno dei rari personaggi d’aiuto del gioco, fa da mercante di turno vendendoci oggetti importanti. Chi avesse giocato a Simon’s Quest si ricorderà del vecchio traghettatore, che ci dà una mano portandoci in barca da una sponda all’altra del lago sotterraneo.
Vi sono diversi personaggi che si possono unire a noi, tra cui il pipistrello o il demone. Possiamo affiancarne uno alla volta ad Alucard e, una volta potenziati a dovere in base alle proprie caratteristiche, diventano utilissimi sia in difesa che per combattere i nemici nelle aree più affollate. Oltre a questi, Alucard può trovare alcuni poteri tra cui la trasformazione in nebbia o in pipistrello, indispensabili per esplorare determinate aree e proseguire nell’avventura.
Castlevania: Symphony of the Night è ad oggi considerato il vero capolavoro della saga. Konami ha il merito (ed il coraggio) di reinventare il protagonista: basta Belmont a suon di frusta, riprende l’Alucard visto in Dracula’s Curse e lo caratterizza al meglio, donandogli un carattere eroico e silenzioso oltre ad un fascino che conquista tante videogiocatrici. Alcuni temi tra cui “il figlio che combatte il padre” ma soprattutto “il buono che combatte il cattivo” vengono proposti in modi diversi, rimescolando le carte e donando al giocatore un senso di dovere e speranza nel salvare qualcuno di apparentemente insalvabile. Non mancano i momenti drammatici, tra cui un incontro di Alucard con sua madre in una situazione disperata.
Comparto tecnico di tutto rispetto con ambienti, personaggi e nemici ben fatti e pieni di dettagli. Colonna sonora strepitosa, che ricalca appieno l’incredibile atmosfera grazie anche all’aiuto di effetti speciali e giochi di luce a schermo (splendida la Luna che fa da sfondo alla scala distrutta). La longevità è molto alta grazie alle pensate di cui abbiamo già parlato. Senza contare che, una volta finito il gioco in tutto e per tutto (oltre il 200% della mappa), potrebbe passare poco tempo prima di volerci rigiocare da capo e rifare più volte il castello con personaggi diversi, nonostante si sia ormai a conoscenza della verità su alcuni misteri e si sappia come risolvere diversi enigmi che ci davano del filo da torcere durante la prima run del gioco.

Konami, vogliamo il remake!
Come già fatto da tanti fans su siti e social network, anche noi esortiamo Konami a creare un remake HD di questo Castlevania: Symphony of the Night. Capcom c’è riuscita col primo Resident Evil, sfornando un remake con grafica nettamente migliorata ed aree nuove tutte da esplorare. Non chiediamo così tanto, ma ci basterebbe poter giocare al meglio a SotN sulle tv di nuova generazione, senza stravolgere l’atmosfera nè altri elementi di un titolo che 20 anni fa ci fece sognare.
Mirror of Fate ha in parte accontentato i fans, riproponendo lo stesso Alucard e i già noti Simon e Trevor Belmont. Grazie ad un gameplay interessante ed una trama rivista che lega i protagonisti tra di loro nonché a Gabriel Belmont (protagonista dei recenti Lords of Shadow), questo capitolo ha un po’ calmato gli animi di chi da anni chiede insistentemente un remake di SotN. E se Konami proprio non dovesse farlo, speriamo almeno in un remake fatto bene dei primi tre capitoli per NES. Anche uno solo di questi due farebbe la gioia di chi, come il sottoscritto, segue la saga da oltre 30 anni e chiede di poter assaporare sulle attuali consoles le emozioni videoludiche offerte in passato dalla saga.

Un altro sogno, anzi, una pazza idea che circola nella mente di chi scrive, sarebbe di avere un Castlevania open world simile a Zelda: Breath of the Wild. Un capitolo ambientato in un mondo immenso all’aperto, con ciclo giorno/notte, in cui si possano affrontare vampiri e mostri di vario genere durante i nostri spostamenti, visitare villaggi con NPCs e mercanti, affrontare dungeons in cui sconfiggere il boss di turno ed ottenere un oggetto/arma importante, diversi personaggi da utilizzare per un approccio diverso al gameplay (almeno Simon ed Alucard, i più noti della saga), una trama davvero interessante, ed un castello di Dracula affrontabile verso la fine del gioco in cui sia presente anche l’immancabile scala che porta alla Torre dell’Orologio per lo scontro finale. Il sogno di un folle? Non vedremo mai un Castlevania open world? Tutto è possibile, se Konami volesse…
Speriamo che Alucard e la stirpe dei Belmont tornino presto a calcare le scene sulle nostre consoles, e che anche i gamers più giovani possano avvicinarsi ad una saga rimasta nei nostri cuori e che ha fatto la storia: Castlevania.