ll gioco di ruolo, da sempre, esercita un fascino particolare sui giocatori di tutto il mondo: parliamo dell’ambita possibilità di calarsi in un personaggio di fantasia (o addirittura uno creato da chi gioca) per vivere una miriade di avventure all’insegna del combattimento e dell’esplorazione non disdegnando anche una buona dose di enigmi e di rompicapi da risolvere. Questo affascinante modo di giocare ha abbracciato molti media, non solo i nostri cari videogiochi, ma anche i libri o per meglio dire i libri-game per non parlare naturalmente di Dungeons&Dragons al quale negli anni sono stati ispirati naturalmente molti titoli come gli storici Baldur’s Gate o il mitico anche se troppo spesso dimenticato Blood&Magic. Tra tutti questi concentriamoci sui suddetti libri-game che sono diventati famosi negli anni 80 con i primi, storici, Lupo Solitario del compianto Joe Dever e con una serie di romanzi scritti dal famoso autore di giochi Ian Livingstone. Tra i lavori di quest’ultimo uno dei suoi migliori libri è proprio intitolato Death Trap Dungeon (1984) ed è stato fedelmente riprodotto (oltre ad un classico per playstation one) in un’interessante avventura interattiva grazie a Branching Narrative Ltd.
Un’avventura coinvolgente
Ogni avventura che si rispetti necessità naturalmente di una voce narrante e nel caso di questo titolo il ruolo viene ricoperto da Eddie Marsan, noto attore inglese già apparso in film come V per Vendetta o Deadpool 2, il quale svolge il suo compito in maniera egregia non mancando mai di coinvolgere il giocatore nelle vicende del nostro protagonista. All’inizio dell’avventura ci verrà infatti chiesto di scegliere tra tre personaggi precedentemente impostati o di tirare i dadi per determinare i tre parametri principali: vitalità, fortuna ed abilità che influenzeranno di molto la riuscita della nostra partita. Una volta fatto ci ritroveremo nella piccola città di Fang pronti per imbarcarci nella sfida più ardua possibile: la famigerata Sfida dei Campioni (o Trial of Champions se preferite) indetta dal potente e misterioso Barone Sukumvit durante la quale una folta schiera di eroi tenterà di sopravvivere per fama e gloria (non che ben 10.000 monete d’oro).
Per quanto riguarda la storia il coinvolgimento è abbastanza buono ma è legato per lo più all’azione narrata e non tanto alla trama in sé dato che non si raggiungono mai le vette dei Lupo Solitario menzionati prima, a causa anche dell’ambientazione piuttosto generica e monotona costituita da tunnel alternati al massimo da qualche porta o stanza particolare ogni tanto. Una maggiore complessità e profondità della storia avrebbe sicuramente giovato e la mancanza quasi totale ad esempio di altri personaggi ben fatti si sente parecchio, non aspettatevi inoltre chissà che finale.
Nonostante si tratti sostanzialmente di un libro interattivo l’aspetto visivo del gioco convince appieno, specialmente grazie a degli ottimi disegni che di tanto in tanto appariranno sullo schermo per descrivere i vari nemici o situazioni nelle quali il nostro protagonista si imbatterà per un’avventura caratterizzata da una buona varietà di intrecci e rompicapi.
Mi dia un tom tom grazie
Chiunque si dimostri abbastanza coraggioso da imbarcarsi in questa sfida si troverà ben presto perso in un vero e proprio labirinto ricco di combattimenti e morti brutali. Parlando proprio di questo il sistema di combattimento (per lo meno quello nuovo che nella nostra partita abbiamo utilizzato) purtroppo non convince molto in quanto ogni scontro è organizzato in tre round alla fine dei quali, se non avremo esaurito del tutto la stamina, saremo in ogni caso dichiarati vincitori. Ad ogni round verranno tirati due dadi per il protagonista e due dadi per il nemico sommando poi il risultato al punteggio di abilità: il duellante con il risultato più basso perderà naturalmente punti di stamina, generalmente due.
Il punto sta proprio qui, ogni lotta si traduce di fatto in una perdita di vita: poco importa il nemico che ci troveremo di fronte, finché avremo abbastanza stamina e provviste per ripristinarla non ci sarà nessun problema. Questo naturalmente toglie ogni pathos agli scontri che contano quindi su un sistema tutt’altro che perfetto specialmente confrontandolo con la tabella del destino dei libri di Joe Dever che ci teneva davvero sulle spina ogni volta che la usavamo.
Combattimenti a parte è importante sottolineare anche il sistema di save point che permette di ripetere praticamente ogni stanza in modo tale da ovviare ad eventuali errori. Questa funzione vi risulterà utile alla fine se vi capiterà di non avere gli oggetti necessari o se sarete morti in uno dei vari punti critici dell’avventura come quelli che richiederanno il superamento di una prova di fortuna o di abilità. Per quanto riguarda infine l’aspetto tecnico oltre ai suddetti disegni il gioco può contare anche su un limitato numero di filmati che contribuiscono ad aumentare il coinvolgimento e anche gli effetti sonori sono ben fatti, specialmente i cambi di voce improvvisi del narratore che non fanno altro che impreziosire un’avventura che merita di essere vissuta nonostante i suoi difetti.
Conclusioni
Deathtrap Dungeon: the interactive video adventure è sicuramente un progetto interessante: una trasposizione fedele di uno dei classici libri game degli anni 80 riportato alla vita con una voce narrante di livello. Purtroppo per certi versi sarebbe quasi meglio procurarsi direttamente il libro game e non ci sentiamo di dire che il materiale su cui può contare sia ai vertici del settore; non di meno si tratta di un acquisto consigliato per chi è un amante dei giochi di ruolo e specialmente dei libri game o semplicemente di Dungeons&Dragons. Naturalmente il titolo non è per tutti in quanto è caratterizzato da una forma per lo più statica di gameplay ma ci sentiamo, pur con qualche riserva, di premiare la sua originalità nella speranza che alimenti un trend nuovo nel gaming attuale.