Devil May Cry ci ha insegnato molto. Grazie a lui abbiamo imparato che anche i demoni possono piangere, e che massacrarli a colpi di spade giganti e pistole dai proiettili infiniti è una delle cose più divertenti del mondo. Nell’era delle collection più o meno alternative, poteva pertanto mancare l’ennesima collection dedicata anche agli utenti Xbox One e Playstation 4? Ovviamente no, ed infatti dopo aver riesumato il ben più recente DMC Devil May Cry e Devil May Cry 4, in casa Capcom hanno ritenuto necessario chiudere il cerchio a ritroso, pubblicando anche su next-gen console la trilogia originale del mezzo demone Dante. Sarà anche una strategia di marketing per un prossimo annuncio di Devil May Cry 5? Ora però concentriamoci su questa HD collection.
“Il cielo non fa tante storie. Sta sopra la testa di tutti, buoni e cattivi”
Prima della nascita di Bayonetta la vera incarnazione degli action game era rappresentata dalle avventure di Dante. Un cacciatore di demoni, un ragazzo spavaldo e sprezzante del pericolo. armato di pistole e spada capaci di stendere qualsiasi demone possibile. Dante era e rimane comunque tuttora un personaggio unico nell’universo dei videogiochi, grazie al suo carattere incredibilmente accattivante e affascinante, dall’alto della sua boriosità e saccenza, capace di fronteggiare qualsiasi tipo di mostro con la medesima superiorità e spocchia. Nel corso degli anni soprattutto per il lavoro svolto da Capcom con una colonna sonora heavy metal e con delle meccaniche di gioco molto frenetiche e dinamiche per quelli che erano i primi anni 2000, Devil May Cry è diventata una saga iconica per il mercato videoludico. Poterlo ritrovare a quasi vent’anni dalla sua prima release sulle console di corrente generazione è un’operazione nostalgica di grandissimo pregio, ma che non trova, in questa HD Collection, la adeguata giustizia che si richiede a un titolo del genere, o a un’operazione commerciale di tale portata.
In pochi sanno che Devil May Cry era nato inizialmente come concept di un nuovo titolo della serie Resident Evil, che in quegli anni stava tentando già di diventare più action e meno survival. Poi però venne fuori che il gameplay era troppo differente e si decise di creare una nuova IP che avrebbe in seguito dato vita a una longeva saga. La serie Capcom ci metterà nei panni di Dante, figlio di Sparda, antico demone che, dopo essersi opposto ai suoi stessi simili per garantire la sopravvivenza del genere umano (per ragioni di cuore), confinò i demoni impedendo loro di tornare nel mondo degli umani sigillando tutti i possibili passaggi tra i due mondi. Eviteremo di concentrarci sulla qualità dei tre videogiochi, ma cercheremo di analizzare soprattutto il lavoro svolto da CAPCOM per questa nuova riedizione, non proprio memorabile come si potrebbe pensare.
La casa di Osaka ha lavorato con molta pigrizia realizzando un porting diretto della collection originale (uscita su PS3 e su Xbox 360), con risultati lungi dall’essere eccellenti. Il primo Devil May Cry, essendo comunque il più vecchio dei tre e di conseguenza quello con i controlli più legnosi, è sicuramente il titolo che soffre di più l’età. I principali problemi di questa remaster affliggono però l’intero pacchetto: i menù presentano una risoluzione in 4:3, alcuni filmati presentano la stessa e identica risoluzione delle controparti PS2, mentre gli scenari vengono sviliti da texture piatte e in bassa definizione.
La risoluzione, specialmente sul primo capitolo, offre degli scorci visivi abbastanza brutti da vedere, a causa della mancanza di filtri utili a nascondere la pochezza di texture ambientali e modelli, quasi stirati forzatamente a 1080p per dare un senso al sottotitolo HD nel titolo.
Se il lavoro sulla risoluzione lascia a desiderare, sul fronte della fluidità fortunatamente i tre giochi riescono a cavarsela molto bene puntando sui 60 fotogrammi al secondo fissi. Un risultato che non dovrebbe certamente sorprendere dato l’hardware avanzato su cui girano. Ironicamente però, è proprio la fluidità ad essere il grande problema di Devil May Cry 2, probabilmente il capitolo peggiore della serie per i suoi repentini “giochi” di telecamera. A 60 fotogrammi il costante cambio delle inquadrature, oltre a rendere snervante l’esplorazione, appesantisce l’esperienza con un effetto quasi nauseante alla vista del giocatore.
Considerato che Devil May Cry 2 è noto per essere la pecora nera della serie proprio a causa dei problemi tecnici (per non dimenticare la difficoltà sbilanciata), ci saremmo aspettati una maggiore attenzione da CAPCOM nel limare almeno la telecamera, ma invece si tratta della stessa e identica versione del 2003 riproposta in HD.
Manca inoltre un qualsiasi supporto alla risoluzione in 4K, mentre su Playstation 4 la collection offre l’eslusiva funzionalità del gioco in remoto su Playstation VITA, ideale se si vogliono sorvolare i limiti di un comparto grafico estremamente datato per i televisori moderni. L’ultima, e quasi unica, chicca del pacchetto è una galleria che raccoglie tutti gli artwork e i vari bozzetti preparatori tratti da ciascun capitolo della trilogia.
“Purtroppo, fratello, le nostre anime sono in conflitto. Ho bisogno di più potere”
Inutile dire che si erano create non poche aspettative attorno a questa conversione per console di nuova generazione di questo pezzo di storia. In molti speravano, infatti, di completare nel migliore dei modi la propria collezione in alta risoluzione della saga di Dante dopo l’approdo sul mercato next-gen di DMC 4 e DMC Devil May Cry, magari contando su qualche revisione tecnica in grado di dare un po’ di ossigeno ad un software visivamente datato anche in considerazione del tempo intercorso fra questa collection e quella uscita nel lontano 2012 su Playstation 3 e Xbox 360.
Niente di più sbagliato, visto che se da un lato ha il merito di soddisfare appieno la prima “esigenza”, dall’altro Devil May Cry HD Collection non riesce a centrare minimamente il bersaglio, offrendo il fianco a non poche critiche in virtù di un comparto tecnico tanto deficitario da rendere questa collezione un mero spreco di soldi.
Il motivo è semplice: Devil May Cry HD Collection rappresenta una versione appena migliorata della collection già vista su Playstation 3 e Xbox 360, con i suoi pregi e di suoi tanti difetti determinati non tanto dall’età in se del prodotto originale, quanto piuttosto dalla mancanza di una qualsivoglia miglioria in grado di giustificarne l’acquisto.
Ovviamente chiedere un remake in puro stile Resident Evil Rebirth sarebbe stato oggettivamente troppo per quanto graditissimo, ma altrettanto ovviamente ci saremmo aspettati qualcosa di più di una banale copia carbone del gioco del 2012. La scelta appare chiarissima fin dalle primissime battute di gioco, in cui emerge in maniera piuttosto evidente il pressapochismo con il quale tale conversione è stata affrontata. Cut-scene in 4:3 nonostante il rapporto di forma aggiornato ai 16:9 con evidenti artefatti determinati da un livello di compressione insufficiente, scritte illeggibili con tanto di sfocature e sgranature dei font e menu di gioco al limite dell’accettabile per nitidezza e rapporto video bastano da soli per quantificare il livello di impegno profuso in questo progetto.
A poco o nulla servono i filtri utilizzati per garantire una maggiore nitidezza delle textures con la “nuova” risoluzione a 1080p, francamente troppo poco per un titolo praticamente identico al suo predecessore nonostante i cinque anni di differenza, venduto peraltro ad un prezzo (budget) troppo elevato proprio in considerazione dei suoi evidenti limiti. Un vero peccato, insomma, per un’edizione che poteva essere e che non è stata e che potrà fare la felicità solo di chi non ha mai avuto modo di mettere mano sia ai tre titoli nella loro versione originale che nella successiva edizione da collezione del 2012.