In questo articolo prenderemo in rassegna, con il massimo della benevolenza e senza nessuna volontà polemica, tutti i disturbatori che a vario titolo hanno saputo ehmm… arricchire i nostri momenti di svago videoludico. Trattando il tema con scrupolosa metodicità, abbiamo deciso di dividerli in due grandi categorie: i domestici e gli esterni. Partiamo da questi ultimi!
Il bambino della sala giochi
Questa figura risale agli albori dei videogames quando si giocava perlopiù in sale giochi, bar e oratori. Infatti i capostipiti di questa categoria sono ormai bisnonni. All’epoca non esisteva il concetto di privacy e il moccioso di turno che, con abilità ninja, ti trovavi inaspettatamente in mezzo alle gambe ed iniziava a snocciolarti un’infinita serie di ovvietà: “prendi il bonus, stai attento a quell’alieno che ti sta sparando, guarda che puoi usare la megabomba ma sono contate”. Una nemesi.
I nanetti più invadenti e sguscianti riuscivano persino ad eludere i blocchi che i vostri amici, stile football americano, predisponevano ai lati del coin-op per cercare di assicurarvi una partita tranquilla. Nel – fintissimo – intento di aiutarvi, la sua opera distraente comportava sistematicamente il prematuro game over di una partita che magari, fino a un momento prima della sua comparsa, era stata assolutamente perfetta.
Il tecnico dell’azienda elettrica
Questa figura è decisamente ibrida, e fino all’ultimo siamo stati indecisi se classificarla come esterna od interna. Agisce da remoto, ma gli effetti del suo operato ci colpiscono nell’intimità delle nostre mura domestiche. La sua capacità di sospendere la fornitura dell’energia elettrica durante scontri con boss finali o dopo un’ora di gioco senza aver potuto salvare ha del soprannaturale. Una capacità inspiegabile, degna di qualche speciale sull’occulto, ma che agisce con perfetta ed implacabile scelta di tempo. Non può vederci (ma siamo veramente sicuri?), eppure lui sa! E toglie la corrente.
Il “telefonatore”
Non importa se sia l’operatore di un call center o il vostro migliore amico. Saprà telefonarvi sempre nella situazione videoludica a voi meno congeniale. Per qualche motivo decidete di rispondere, mettendo in pausa con il vostro sesto dito, e la frittata è fatta: siete alla sua mercé. Ora il problema diventa scollarselo: voi volete far durare la conversazione lo stretto indispensabile, senza risultare troppo scortesi. Il telefonatore agirà in senso opposto, facendo di tutto per trascinarvi in una conversazione inutile o ridondante, magari ripetendovi cinque, dieci volte lo stesso concetto. Difficile la prevenzione e difficile il disinnesco.
La mamma
Si sa: di mamma ce n’è una sola, ma a volte impatta sulla vostra partita come una mandria di rinoceronti infuriati che stanno caricando. Senza alcun preavviso compare alle vostre spalle esprimendo tutta la sua disapprovazione per quello che state facendo, che è sempre e solo tempo perso. L’arringa parte da questo dogmatico ed ineluttabile assunto per poi spostarsi su qualsiasi altro argomento, di solito per nulla attinente ai videogames. In genere è qualcosa che abbiamo (o non abbiamo) fatto.
Altra casistica è quella nota come la situazione del “Vieni!”. La mamma in questione lo esclama e poi il silenzio. Ma per cosa? Perché? Ha bisogno? Un SOS? Niente. Ammettiamolo: la prima cosa che pensiamo è: “Ma se mi deve parlare; non può venire lei?”. Unica variante accettabile all’imperativo secco è: “Vieni! È pronto!”. Nel qual caso, chiedere una proroga di anche soli due minuti, giusto per avere il tempo di salvare, è una chimera. In un lasso di tempo compreso tra i cinque e i dieci secondi, partirà il secondo avviso con relativa intimidazione. La pausa è l’unica, parziale, soluzione tampone.
La fidanzata
Aveva già storto il naso la prima volta che era venuta a casa vostra, vedendo la vostra console sistemata sotto al televisore in salotto o di fianco al monitor del PC. Poco importa se lei stessa ne possiede almeno un paio: voi e soltanto voi siete i fanatici. Dal suo punto di vista è meglio che giochiate il meno possibile, quindi boicotterà qualsiasi attività minimamente connessa alla vostra passione.
Siete in un centro commerciale e vicino alla profumeria c’è un franchise di videogames? Dovrete entrare con lei poiché pretende il vostro parere. La accompagnate in uno sperduto negozio? Nel caso allora potete tranquillamente attendere in auto. Vietatissimo infine giocare a tutti quei giochi che hanno per protagoniste donzelle inquadrate da dietro. “Ma quella è Lara Croft?”. In questo caso, per par condicio, la domanda è reversibile: “Ma quello è Nathan Drake?”.
La moglie
Ciò che prima, da fidanzata, era mal sopportato, ora è semplicemente intollerabile. Troverà il sistema di elettrificare il joypad, in modo che alle vostre consoles non possiate neppure più avvicinarvici. Come una perfetta rivisitazione moderna di Casa Vianello, ogni vostro tentativo di assicurarvi una tranquilla oretta di gaming verrà sistematicamente mandato all’aria dalla “vostra” Sandra Mondaini. Niente da fare, almeno una volta le partite duravano al massimo qualche decina di minuti. Oggi con salvataggi, cloud, replay e compagnia bella i giochi superano come niente le sessanta ore. Da sposati, certi giochi si potrà finirli solo in concomitanza con l’età pensionabile.
I figli piccoli
I figli: sangue del vostro sangue, ma anche un po’ la reincarnazione del “bambino da sala giochi” di cui sopra. Vostra moglie è fuori e voi siete in casa con i pargoletti. Vi è stata data una rigidissima lista con mansioni e compiti di babysitteraggio, ma una partitella si può anche pensare di farla! Vi accordate con le creature, gli mettete Peppa Pig sul 65 pollici del salotto e vi fiondate al monitor nello studio. Le pesti sembrano inchiodate sul divano e tutto va per il meglio finché rincasa la vostra dolce metà; appena gira la chiave nella serratura salvate tutto e spegnete.
Anche se rinvierete lo scontro con il boss finale alle tre di notte di dopodomani, pensate di averla fatta franca: vi sbagliate di grosso. Dal salotto si sente una vocina sussurrare: “Papà ai videogiochi ha ucciso un cervo! Gli ha sparato! Da lontano (= vigliaccamente)!”. Piccolo/a spione/a: ma tu non stavi guardando Peppa Pig in soggiorno? Ci siete dentro fino al collo. E meno male che stavate giocando a Tomb Raider e non a GTA V o Resident Evil…
L’animale domestico
Avete un cane? Lo sapete già: appena finito di accendere e caricare tutto, arriverà con il guinzaglio tra i denti e con i suoi occhioni rotondi sembrerà dirvi: “Pipì, pipì. Scappa tanta pipì”. Come non accontentarlo? E poi forse, tra tutti, è il più discreto; oltre al fatto che la sua è una sacrosanta necessità di tipo fisiologico.
L’animale in questione è un gatto. Inizia ad aggirarsi con fare tra il sospetto e l’intimidatorio attorno alla vostra postazione. A voi sembra di essere dei naufraghi su un’isoletta con gli squali che girano attorno. Ai suoi occhi invece siete invitanti quanto un luccicante albero di natale riccamente addobbato con sardine e salmone affumicato. Spegnete tutto prima che sfregi con un’unghiata la vostra adorata console o, ancor peggio, che trovi il modo di ribaltare il televisore.
Avete in casa un grizzly, un’anaconda o uno squalo martello? Vuol dire che ve le cercate e non avete nessun diritto di lamentarvi; neanche per ridere.
Riflessioni finali
Questo è il nostro campionario di disturbatori. Speriamo di avervi strappato un sorriso, avendo comunque la certezza che vi sarete sicuramente identificati in almeno uno di questi scenari. Vi vengono in mente altre categorie che abbiamo dimenticato? Fatecelo sapere e le inseriremo!
Concludiamo con una riflessione: sarà un caso che Nintendo abbia fatto uscire la prima console ibrida fissa-portatile che consente di giocare anche serrati in bagno? È un caso che Sony, HTC e Oculus Rift stiano spingendo per la realtà virtuale? Coincidenze.