Nell’Ottobre 2018 faceva la sua comparsa su PC, iOS e Android questo titolo Do Not Feed The Monkeys, prodotto da Fictiorama Studios, software house spagnola. A quasi due anni di distanza questo mix tra voyeurismo, life simulator e cose random è arrivato anche su Nintendo Switch, con tutte le sue particolarità e stranezze.
Immagino che chiunque stia leggendo questa recensione conosca perfettamente 1984 di George Orwell, una delle opere più famose della seconda metà del Novecento letterario: il paragone può sembrare veramente assurdo, ma in parte l’ispirazione per questo Do Not Feed The Monkeys arriva proprio dall’opera orwelliana, solo che in questo caso il nostro protagonista non sarà come il povero Winston, ma sarà colui che controlla la sua vita da dietro lo schermo, con un pizzico di life simulator e situazioni al limite dell’assurdo, cosa che in un videogioco non guasta mai.
![Do Not Feed the Monkeys - Trailer [EN]](https://i.ytimg.com/vi_webp/7spCYORYT4w/hqdefault.webp)
Non vedo l’ora di papparmi quella “scimmia”
La citazione che apre questo paragrafo della nostra recensione arriva direttamente dai Simpson, nella famosa puntata in cui il nonno compra la scimmia Mojo e Homer gliela ruba perché l’animale gli porta le ciambelle. Quando il gioco è arrivato in redazione, il mio cervello è andato immediatamente a pensare a questa citazione, anche se poi in realtà non c’entra praticamente nulla con il titolo in questione. In Do Not Feed The Monkeys infatti non ci sono scimmie, ma bensì esseri umani che ci ritroveremo a spiare in attività particolari ( per rimanere in tema Simpson, un po’ come il giardiniere Willy quando fa il guardone delle coppiette quando Homer è accusato di molestie sessuali). Il gioco si apre infatti con il nostro ingresso nel Club di Osservazione delle Scimmie, e subito ci vengono illustrate le regole principali per far sì che si possa restare all’interno di questo particolare club:
- Non parlare a nessuno del Club (altra citazione abbastanza famosa);
- Non farti beccare dalla polizia;
- NON INTERAGIRE CON LE SCIMMIE (come recita il titolo del gioco).
Queste sono le tre cose da tenere sempre a mente mentre si procede nell’avventura, unitamente al fatto che bisogna salire di livello entro 5 giorni, comprando sempre nuove “gabbie“, ossia nuovi casi da osservare. Nel corso dell’avventura il Club ci invierà anche delle missioni, che sono legate all’osservazione dei comportamenti delle “scimmie”: per risolverle bisognerà ascoltare attentamente cosa stanno facendo i nostri primati, ma soprattutto cosa dicono. Mentre questi parleranno infatti dovremmo stare attenti a carpire le parole chiave dei loro dialoghi, e questo ci permetterà di far procedere la loro storia. Ogni “scimmia” infatti ha una storia a sé stante, che può terminare anche in modi diversi, aumentando così la longevità del titolo in maniera esponenziale.
L’osservazione dei casi però deve necessariamente essere alternata alla gestione della vita del nostro personaggio. Ci sarà da gestire quindi aspetti come la fame e la stanchezza, ma soprattutto le nostre finanze, che saranno di vitale importanza per riuscire a portare avanti la nostra attività di guardoni. Questo sistema, abbastanza semplice, rende però Do Not Feed The Monkeys un titolo particolarmente complesso, in quanto riuscire a coadiuvare al meglio tutte le cose da fare è davvero difficile, bisogna riuscire a trovare un equilibrio tra lavoretti part-time, utilissimi per fare soldi, all’osservazione. E inoltre bisogna sempre rifornire di cibo il nostro frigorifero, e quindi bisogna avere un occhio attento alle offerte sul cibo e altro. Come se non bastasse poi ogni tanto ci sarà qualcuno che verrà a bussare alla nostra porta, per interrompere il nostro lavoro. Il nostro protagonista infatti vive in un palazzo di un quartiere popolare, e quindi non si sa mai chi verrà a disturbarci. Questo è un altro elemento che bisogna considerare, e andando avanti nel gioco starà a noi capire chi è giusto far entrare oppure lasciar stare, hai visto mai arrivassero nuovi problemi.
Do Not Feed The Monkeys è palesemente un titolo impostato sul gameplay, e questo lo si capisce anche guardando all’aspetto tecnico del gioco: grafica e audio sono davvero poca cosa: la grafica mezza pixel art mezza cartoonesca è abbastanza scialba, e le ambientazioni risultano scarne e poco apprezzabili a livello visivo. Per quanto riguarda l’audio, le musiche sono davvero poco incisive sull’esperienza, e sono facilmente dimenticabili. I rumori ambientali poi sono sempre molto più forti degli altri, e in un paio di casi, immersi nell’osservazione delle “scimmie”, il rumore di qualcuno che bussa alla porta mi ha provocato più di qualche spavento, facendomi quasi lanciare la console per aria.
Per concludere, essendo il porting di un titolo originariamente pubblicato su PC, c’è da esprimere anche un giudizio per quanto riguarda la qualità dell’operazione: anche su questa voce Do Not Feed The Monkeys lascia parecchio a desiderare. Il passaggio dal controllo con il mouse ai due Joy-Con è stato gestito molto male, e il cursore si muove in maniera davvero poco responsiva, e questo potrebbe portare a piccoli problemi specie quando si sta ascoltando le nostre “scimmie” e bisogna rintracciare le parole chiave, una delle meccaniche principali di questo titolo. In alternativa si può utilizzare anche la croce direzionale, ma anche in questo caso i controlli sono tutt’altro che precisi.
In conclusione…
Do Not Feed The Monkeys è il più classico dei titoli con un fattore “simulator” al suo interno: la sua longevità e la sua valenza dipende sempre dalla voglia dell’utente di scoprire ogni dettaglio del gioco. Vi diciamo però che in questo caso dietro c’è anche una storia vera e propria, anzi, più di una storia, a seconda dei casi che studierete, e che dovrete scoprire come andranno a finire. Come vi abbiamo esposto, il gameplay si basa sulla ricerca di un equilibrio tra tutte le attività da fare, tra l’osservazione e la cura della vostra persona e la ricerca di finanze. Il tutto anche con un pizzico di non-sense, che vi lascerà sicuramente inquieti. Se volete cercare di alleggerire il carico, potrete anche utilizzare la Peeper Mode, una modalità facilitata, ma che comunque non rende le cose eccessivamente più semplici.
Uno degli ostacoli più grandi potrebbe anche essere la mancante localizzazione in italiano, che però, specie nella fase di ricerca delle parole chiave per andare a scoprire i misteri delle nostre “scimmie”, viene compensata dal fatto che queste vengono evidenziate con un colore diverso. Il lato tecnico abbastanza sottotono è comunque una cosa da considerare, dato che comunque anche l’occhio vuole la sua parte; ma Do Not Feed The Monkeys si fa apprezzare principalmente per la sua componente di gameplay particolarmente ben studiata e ben realizzata.