Spesso capita che si voglia aumentare il successo di un prodotto/franchise e per questo motivo si tenta di espandere i propri orizzonti. Gli esempi sarebbero tanti, ma basta pesare ad alcuni più recenti come il ritorno di IT al cinema e appunto Dora e la città perduta. Il cartone, a cui questo film si riferisce, muove i suoi primi passi all’inizio del nuovo millennio e fin da subito esplicita il suo target. Molti arrivano a conoscerla perché ha fatto parte della loro infanzia o di quella qualche parente più piccolo. Ebbene oggi, appunto, nonostante la fama già accumulata, si decide di andare oltre e arrivare sul grande schermo. La pellicola, diretta da James Bobin, è un live-action e uscirà nelle sale italiane il 26 settembre prossimo grazie all’aiuto di 20th Century Fox, Paramount Players, Nickelodeon Movies e Walden Media.
TRAMA
Dora ha trascorso la maggior parte della sua vita nell’impervia giungla insieme ai genitori, dei famosi ricercatori. Improvvisamente si ritrova catapultata nella grande città dove dovrà affrontare una vita e un’adolescenza normali. Con l’aiuto di suo cugino Diego, non proprio entusiasta della situazione, dovrà frequentare il liceo, farsi accettare dagli atri, cercare degli amici ecc…
Eppure, come si può facilmente immaginare, questo “Idilio” non è destinato a durare. Infatti Dora suo malgrado si ritroverà con il cugino e altri ragazzi in una nuova avventura alla ricerca dei suoi genitori scomparsi. Naturalmente il tutto cercando anche di risolvere un mistero legato ad un’antica città Inca perduta, Parapata, dove pare si nasconda una quantità d’oro veramente incredibile.
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Dai “piccoli” al grande schermo
Leviamoci subito un sassolino dalla scarpa. Il film si rivolge ovviamente principalmente a un pubblico giovane e in maniera altrettanto scontata abbandona la struttura della serie animata per proporne una più “tradizionale al mondo del cinema”. Insomma abbiamo tra le mani un “classico teen movie” dove la scatenata Dora si trova ad affrontare un’ impresa dal duplice volto. Da una parte i temi già noti, legati all’adolescenza, come la difficoltà di ambientarsi per chi è così diverso, mentre dall’altra un’avventura pericola nella giungla. È quasi inutile dire che il film giochi su un dualismo un po’ troppo scontato. Così se per tutti la vita dell’adolescente di città è la normalità e la giungla giustamente è un grande pericolo, per Dora è l’esatto opposto. Difatti la protagonista ignora le “regole di sopravvivenza” del primo mondo, mentre vive la vita nella giungla come un qualcosa di quotidiano.
Un cambio di rotta verso il grande schermo che si realizza grazie al lavoro del regista James Bobin e dello sceneggiatore Nicholas Stoller. I due hanno cercato di far fruttare l’esperienza raccolta insieme in Muppet e Muppets 2, per portare avanti una visione comune. Tale obbiettivo si realizza quasi pienamente in un risultato discreto che purtroppo nella sua scrittura è un po’ troppo ancorato ai topoi dettati da altri. Di contro più convincenti sembrano le ambientazioni sia cittadine che non. Perciò se da una parte l’azione non convince per come è stata pensata, dall’altra non si può criticare il luogo dove essa viene inscenata. Soprattutto i paesaggi più naturali risultano verosimili e contestualizzati.
Personaggi
Sebbene il film cerchi di allontanarsi dalla struttura di racconto interattivo del cartone, in cui Dora chiedeva al pubblico dove si trovava quell’oggetto che stava cercando, non vuol dire che manchino dei punti di contatto. Infatti ritroviamo i personaggi che accompagnavano Dora nelle sue avventure. Non fanno eccezione Swiper la volpe, antagonista storico del cartone, e Boots, scimmia fedele amica dell’esploratrice. Per il resto troviamo un cast capitano da Isabela Moner(Dora), Eva Longoria e Michael Peña, nel ruolo dei genitori di Dora. Sebbene non si possa fare grandi critiche alla performance di attori e doppiatori, non convince il tono generale con cui sono stati concepiti i personaggi. La stessa Dora, ormai cresciuta, si lancia spesso in comportamenti ereditati dalla sua controparte del cartone, come ripetere slogan preconfezionati e cantare canzoncine di dubbio gusto.
Tutto ciò può essere giustificato nell’intenzione di rincorrere il primissimo pubblico della serie animata, iniziata in America nel 2000 e in Italia nel 2005. Tuttavia è il risultato che non convince a pieno. Con questa scelta ci troviamo delle scene che seppur citazionistiche, cozzano con l’intenzione di proporre un prodotto che si classifichi come un teen movie. In sostanza questi momenti non si amalgamano alla perfezione e non vanno oltre allo strappare una risata.
Conclusioni
Dora e la città perduta si tratta dell’ennesimo tentativo di andare oltre a quello che rappresenta un franchise. Una tecnica che è largamente usata, ma che non sempre ha dato gli stessi risultati. Un esempio glorioso e di successo è la saga di Star Wars, enormemente frammentata tra cartoni, film, videogiochi, libri-fumetti. In tendenza contraria abbiamo il film analizzato oggi. In sintesi Dora e la città perduta si ferma a metà tra una nuova identità e il citazionismo, non riuscendo ad emergere dalla grande massa.