Down the Rabbit Hole è un titolo comparso praticamente dal nulla. Non ne avevo mai sentito parlare prima del suo arrivo sul PlayStation Store ma, dato che sono sempre disponibile per provare e recensire qualcosa di nuovo e sconosciuto – soprattutto per quanto riguarda la realtà virtuale, eccomi qua pronto per parlarvene. Come suggerisce il titolo, si tratta di un’avventura ambientata nel regno fantastico ma al contempo inquietante di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol, siete pronti? Allora tuffiamoci giù nella tana del coniglio.
Down the Rabbit hole è un puzzle game sviluppato da Cortopia Studios e che mescola sezioni con visuale in terza persona con altre in prima persona. Interpretate il ruolo di una ragazza che, sì, avete indovinato, è caduta in un buco. La giovane ha i ricordi un po’ confusi ed annebbiati, ha perso il suo animale domestico ed il vostro compito sarà quello di rimediare a tutte queste preoccupazioni ed ovviamene cercare di tornare a casa da questo mondo folle, bello e stravagante.
I cambi di prospettiva funzionano davvero bene; l’opera è principalmente in terza persona ma durante alcuni punti della storia e sezioni in cui dovrete risolvere dei puzzle il gioco passa alla visuale in prima persona. A causa della natura immersiva della realtà virtuale e del modo in cui questo titolo funziona, i punti di vista cambiano davvero aggiungendo un tocco di originalità agli enigmi. È una tecnica piacevole che ho visto raramente in prodotti pensati per la realtà virtuale.
Il gameplay è molto simile ad titoli per PSVR come Astro Bot Rescue Mission e Moss. I giocatori controllano un’entità invisibile che visualizza l’ambiente da una prospettiva in terza persona. La levetta sinistra del dualshock viene utilizzata per spostare il personaggio, ma i giocatori possono anche spostare il controller nell’ambiente per interagire con vari oggetti che la ragazza non è in grado di raggiungere. I controlli sono reattivi, i giocatori sono in grado di muovere oggetti, suonare campane, far cantare fiori e altro ancora per attraversare il Paese delle Meraviglie. Durante la navigazione dei livelli non sarete sottoposti a movimenti bruschi, quindi non si sperimenteranno alcuni degli effetti negativi che le esperienze di realtà virtuale a volte forniscono (il cosiddetto motion sickness).
Down the Rabbit Hole ha un’atmosfera che ricorda vagamente le avventure punta e clicca. Per la maggior parte del tempo si dovranno cercare oggetti per risolvere enigmi che aiutano l’avventura della ragazza. I puzzle sono tutti molto intuitivi e si potrebbe persino sostenere che il gioco aiuta un po’ troppo il giocatore. Nessuno dei puzzle presenta un alto livello di sfida, il che diventerebbe un problema se il gioco fosse più lungo della sua durata effettiva, circa due ore.
Nella mia prova ho riscontrato qualche bug di troppo. Occasionalmente il gioco mi ha impedito di interagire con determinate parti dell’ambiente. Ciò può rendere impossibile progredire ulteriormente senza riavviare il gioco. A volte anche i dialoghi presentano problemi strani. Ci sono state diverse volte in cui i sottotitoli erano posizionati sopra o sotto il mio campo visivo, rendendoli difficili da leggere. In alcune sezioni poi diversi personaggi hanno incominciato a parlare assieme così da renderne impossibile la comprensione.
Quasi tutti conoscono la storia creata da Carroll così lo studio di sviluppo di Down the Rabbit Hole ha deciso di creare una sorta di prequel, prima che Alice metta piede nel Paese delle Meraviglie. Invece vestirete una ragazza senza nome che inciampa nel mondo magico quando è in cerca del suo animaletto da compagnia. Durante l’esperienza dovrete fare inoltre delle scelte che aiutano a differenziare ogni nuovo playthrough. Durante la storia ovviamente incontrerete alcune delle figure chiave che tutti conoscono e amano, come il ghignante Stregatto o il Brucaliffo. Ma man mano che avanzerete però potrete scegliere chi è questa ragazza misteriosa, l’animale che sta inseguendo e altro ancora. Aiutare a modellare gli elementi della storia aggiunge un tocco personale e piacevole che conferisce a Down the Rabbit Hole anche una buona dose di rigiocabilità data anche dai finali multipli.
Il titolo sicuramente è breve, però ci sono alcuni collezionabili da trovare e che alterano un po’ la conclusione della storia. Sono sparsi per i meravigliosi paesaggi e talvolta sono legati alla risoluzione di alcuni enigmi. C’è anche un piccolo tracker per vedere quanti ne avete persi ed è facile rivisitare vecchie sezioni attraverso l’uso di specchi che fungono da viaggio veloce. Tutto sommato, gli oggetti da collezione sono una divertente missione secondaria per distrarvi leggermente dalla trama principale.
Anche a livello grafico Down the Rabbit Hole si comporta abbastanza bene, con uno stile cartoon molto ben realizzato. Anche se la risoluzione di PlayStation VR non è delle migliori, tutto appariva nitido e mi è piaciuto molto osservare tutti i piccoli dettagli in questa esperienza VR. Anche il comparto sonoro è ben realizzato, con musiche e recitazione vocale che si adattano perfettamente al resto dell’estetica del gioco.
In conclusione ho trovato Down the Rabbit Hole molto più divertente di quanto mi aspettassi. È stata una grande sorpresa, è breve ma molto, molto dolce. Si tratta di un’opera ben progettata e che si si adatta perfettamente alla realtà virtuale. Ci sono state alcune battute che mi hanno fatto davvero ridere e, anche grazie all’ atmosfera fantastica e stramba del mondo creato dalla mente di Lewis Carrol, mi sento di consigliare questo viaggio senza alcuna riserva.