Non sembra davvero trovare pace lo sviluppo di Dying Light 2, il secondo capitolo della serie Techland, che ormai è stato rimandato a data da destinarsi, quando era inizialmente previsto per il 2020. Negli scorsi mesi lo studio polacco aveva “accompagnato” alla porta Chris Avellone, narrative director del gioco, a causa di varie accuse di molestie sessuali, ma a quanto pare la situazione in casa Techland non sembra essere particolarmente rosea.
Stando infatti ad un lungo articolo pubblicato sulla testa The Gamer, in Techland lo sviluppo di Dying Light 2 starebbe procedendo molto a rilento a causa di un brutto rapporto di lavoro tra il CEO della compagnia, Pawel Marchewka, e il team. In questo articolo infatti hanno parlato alcuni ex-dipendenti di Techland, che hanno definito l’atteggiamento di Marchewka nei loro confronti come “autocratico“, con il CEO che in pratica avrebbe limitato fortemente il team di sviluppo, usando anche parole forti e insulti nei confronti dei propri sottoposti.
Come se non bastasse, nell’occhio del ciclone delle polemiche è finita anche la moglie di Marchewka, Aleksandra, che secondo gli ex-dipendenti sarebbe stata messa a capo delle risorse umane della compagnia proprio perché moglie del CEO, e non per altri motivi. Marchewka si è difeso da questa accusa nell’articolo, in quanto la testata The Gamer lo ha raggiunto per chiedere lumi in merito alla situazione, ed ha affermato che non c’era conflitto di interessi e che la scelta è ricaduta sulla sua consorte in quanto qualificata per il ruolo (prima di entrare in Techland la donna era un avvocato).
Come se non bastasse però, gli ex-dipendenti hanno rincarato la dose contro il loro ex studio, affermando anche che, nel corso dello sviluppo, si è venuto a creare un ambiente di lavoro particolarmente tossico, nel quale era molto difficile lavorare, a causa anche di discussioni a tema razziale e omofobico sui contenuti che si stavano implementando per Dying Light 2. Come detto, questi ex-lavoratori di Techland si sono lamentati anche del fatto che il CEO e i suoi collaboratori dirigenziali erano soliti “limitare la creatività” nello sviluppo, praticamente bocciando quasi tutte le proposte portate avanti dal team. Marchewka si è difeso in questo caso, dicendo che, semplicemente, le idee degli sviluppatori erano sì molte, ma molto spesso irrealizzabili: lo studio non ha le risorse degli studios AAA, e quindi era necessario anche essere attenti al portafoglio, oltre che ai tempi di sviluppo e alle idee da mettere nel gioco.
Marchewka si è difeso da tutte le accuse mosse da questo gruppo di ex-dipendenti, affermando che la società sta lavorando per migliorare sempre i suoi standard qualitativi, in tutte le sue componenti, difesa che certo lascia spazio a tante interpretazioni, e che molti quasi vedono anche come una sorta di ammissione di colpa.
Insomma, al fine non c’è mai peggio per questo Dying Light 2, che doveva arrivare ormai parecchio tempo fa, ma sul quale non si hanno più notizie da molto tempo. Voi che cosa ne pensate? Diteci la vostra nei commenti!
Fonte: The Gamer