El Shaddai: Ascension of the Metatron HD Remaster
Oggi ci rituffiamo in una delle più grandi mode degli ultimi anni: le remaster. Stavolta, però, non lo facciamo con un titolo uscito proprio di recente, bensì con un prodotto rilasciato nel 2011 su PS3 e Xbox 360, quindi ben due generazioni fa. El Shaddai: Ascension of the Metatron è uno di quei titoli in cui non soltanto il gameplay, ma soprattutto è la trama a dare grande forza al gioco stesso.
Dalla sua ha anche una realizzazione artistica di primissimo livello, con location e paesaggi bellissimi da vedere mentre ci muoviamo all’interno di essi col protagonista. Ovviamente ciò non basta: cerchiamo di capire cosa ci offra questa HD Remaster di un titolo interessante ma che, all’epoca, vide luci ed ombre.
La battaglia contro gli angeli caduti
Nel gioco facciamo subito la conoscenza di Lucifel, un angelo che fa da tramite tra noi ed il suo interlocutore al telefono, probabilmente lo stesso Dio. Anche se, il più delle volte, ci chiederemo se Dio non sia in realtà lo stesso Lucifel. Questi Si presenta come un giovane fisicamente slanciato anche se un po’ bizzarro, ma è subito chiaro che sia lì per aiutarci.
Il suo compito è proprio di contattare Enoch, il protagonista che controlleremo quasi sempre nel gioco, e di guidarlo nella missione di fermare gli angeli caduti che stanno cercando di aizzare la popolazione umana contro Dio. Nei panni di Enoch, dovremo quindi percorrere lunghi sentieri e salire sulla torre in cui risiedono gli angeli caduti, affrontarli e sconfiggerli definitivamente.
Tratta dal Libro di Enoch, realmente scritto nel I secolo a.C., la trama è sicuramente uno dei punti focali del gioco. All’inizio, complice anche il modo di parlare di Lucifel, che si perde spesso in frasi spezzettate e un po’ ripetitive, le cose non ci sono molto chiare e personalmente non riuscivo a capire chi fossi davvero e perchè fossi lì a combattere, nè dove mi trovassi realmente. Col procedere del gioco, come spesso accade, le cose hanno iniziato pian piano ad essermi più chiare, ed è lì che il titolo ha iniziato a coivolgermi davvero, grazie anche ad un gameplay di tutto rispetto, di cui parliamo tra poco.
L’impatto visivo col gioco è notevole. Vi sono spesso diverse cutscenes stile anime con un buon character design, specie per quanto riguarda Enoch e per i nostri nemici prima di una boss fight, oltre a qualche personaggio secondario che incontriamo più avanti nel gioco. Ma uno dei punti di forza sta sicuramente nel design e nelle location in-game, create con strutture molto varie ed articolate, spesso ondulate e piene di piattaforme nascoste, talvolta da attivare.
Il design segue uno stile astratto, compreso il panorama all’orizzonte, ed unito ad una palette che spesso sembra fatta di acquarelli, rende il colpo d’occhio un piacere. È stato seguito uno stile che si avvicina molto ad un anime nelle cutscenes, come già detto, ma che in alcune fasi rende più l’idea di avvicinarsi ad uno stile fumettistico.
Il gameplay sa molto dei primi God of War. Le location sono strutturate in modo da farci spesso percorrere lunghi e stretti passaggi – rettilinei o in curva – per poi raggiungere un piazzale di forma circolare. Il più delle volte è in questi ultimi che, improvvisamente, si materializzano due o più nemici che ci attaccano. I combattimenti sono basati molto su combo oppure su parata e contrattacco. Enoch può difatti sferrare diverse combo, alternando un attacco più rapido ad uno più efficace, per sbaragliare la difesa dei nemici. È importante sottolineare che non basterà premere all’impazzata il pulsante d’attacco per avere la meglio, poichè molti nemici inizieranno i loro attacchi anche in corsa da lontano, colpendoci per primi.
Quando riusciamo a stordirne uno, questi si accascia in ginocchio, circondato da un’aurea azzurra. Premendo un apposito pulsante, è possibile disarmarlo ed appropriarci della sua arma, che può essere corpo a corpo oppure a distanza. Nell’istante in cui la prendiamo, Enoch la purifica in modo da renderla “compatibile con lui”, con tanto di animazione con le braccia. Fare ciò è spesso importante poichè, finchè alcuni nemici saranno armati, riusciranno spesso a parare i nostri attacchi.
Oltre agli attacchi a terra, è possibile saltare e sferrare diversi attacchi mentre si è sospesi in aria, con un periodo in volo piuttosto prolungato. Dopo diversi colpi, la combo può finire scagliando un nemico per terra, e si può completare quell’attacco con un potente fendente in picchiata. Questa tecnica non solo ci permette di indebolire il più possibile il nemico indifeso in aria ma, al tempo stesso, di evitare gli attacchi corpo a corpo di eventuali altri nemici a terra, benchè alcuni di essi potrebbero comunque usare un’arma di lancio dalla distanza.
“Angelicamente” bello, ma con qualche ombra
Esiste anche una particolare meccanica di gioco quando subiamo il colpo fatale. Come ci insegna Lucifel, premendo rapidamente e contemporaneamente i pulsanti mostrati sullo schermo, possiamo resuscitare istantaneamente con tanto di suo commento “Tutto bene”, continuando a combattere come se nulla fosse successo. Questa possibilità ci aiuta molto, anche se potrebbe rendere il gioco un po’ troppo facile, specie nelle boss fight.
Un aiuto al giocatore avviene anche quando cadiamo nel vuoto dopo un salto. Cosa che, ve l’assicuro, capiterà spesso in diverse fasi del gioco. Nell’istante in cui Enoch cade giù, lo schermo si dissolve sul nero, sentiamo uno schiocco di dita – tipico di Lucifel prima di mandarci in azione, il che sembra dimostrare che sia lui a manovrare il tutto, compreso il salvarci la vita – e la scena torna al momento precedente al salto fatale, permettendoci di ritentate all’infinito. Lo stesso Lucifel funge anche da checkpoint, essendo spesso fermo in piedi in svariati punti delle location. Qui il gioco viene salvato automaticamente, permettendoci anche di fare un salvataggio manuale.
I livelli sono piuttosto lineari, e raramente troveremo qualche vicolo cieco o passaggio inutile. In alcune fasi, per poter andare avanti, dobbiamo attivare una o più piattaforme – talvolta fisse, altre mobili, altre ancora sono scale. Per farlo, dobbiamo prima trovare l’interruttore per azionarle, posto solitamente in un sentiero in direzione opposta a quella principale. A parte queste piccole deviazioni, il gioco offre poco dal punto di vista esplorativo, un peccato se si considera che l’impatto visivo sia davvero piacevole da guardare.
Per fortuna, il gioco compensa questo con una certa varietà nel gameplay. Per quanto si tratti principalmente di un titolo action, troviamo diverse fasi in cui la telecamera si trasforma in puro 2d e dobbiamo affrontare diverse fasi puramente platform, con tanto di piattaforme mobili, altre che crollano al tocco, salti da fare al momento giusto, anime che ci volano incontro per immobilizzarci. A volte, durante queste fasi, lo stile grafico assume quello di un fumetto, col protagonista reso un’ombra in movimento e, sullo sfondo, sequenze animate di personaggi che raccontano qualcosa in un flashback mentre parlano o combattono.
Ci saranno delle fasi con qualche location un po’ diversa, in cui anche il gameplay cambia radicalmente. Ad esempio una zona stile cyberpunk con tanto di corsa in moto a velocità supersonica, salti ed acrobazie da una strada ad un’altra, e combattimenti contro i nemici in moto che ci affiancano o ci superano per ostacolarci. Queste fasi danno un tocco di varietà in più, facendoci riposare dai soliti momenti platform / action e dandoci quell’adrenalina che ci serve per andare avanti.
Ciò che crea un po’ di confusione è l’incontro con gli angeli caduti, chiamati Custodi. Ce ne sono diversi, ognuno presente in un livello della Torre da scalare. Quello che all’inizio non è molto chiaro è che, se incontriamo un Custode e lo affrontiamo, perdendo, spesso non ricominciamo dal punto precedente alla boss fight, ma veniamo portati in zone non ancora affrontate, con tanto di dialoghi – spesso pronunciati da Lucifel o dal Custode appena affrontato – che dice ad Enoch che non è ancora pronto o non è abbastanza forte. Questi cambi di location possono creare confusione, ma fatto sta che, prima o poi, riaffronteremo lo stesso Custode, finchè non lo sconfiggeremo.
Giudizio divino… anzi no, finale
Come già detto, tra i punti di forza del gioco vi sono lo stile grafico, la bellezza visiva delle location e la varietà di tipologie di gameplay che si alternano tra di loro, soprattutto l’intermittenza tra momenti action con telecamera alla God of War e quelli platform con telecamera laterale in 2d. C’è purtroppo da segnalare qualche sporadico rallentamento o calo di fps, sia durante i combattimenti che, soprattutto, in qualche scena d’intermezzo, quando vi sono piattaforme in movimento, o ancora, quando la visuale si sposta per mostrare la bellezza del panorama in sfondo.
Questi difettucci si uniscono ad una modellazione poligonale dei personaggi che sembra essere rimasta la stessa. Lo si nota soprattutto guardando Enoch e Lucifel, i due protagonisti, che sembrano modellati a cavallo tra generazioni PS3 e PS4, ma che potevano essere senz’altro migliorati. È probabile che questa scelta di non migliorarli sia stata fatta per non sforzare la Switch che, a livello hardware, sappiamo possedere qualche limite in questo senso, lasciando quindi una modellazione poligonale non eccelsa per favorire le animazioni, che sono ben fatte e convincenti.
A quanto detto finora, dobbiamo segnalare una telecamera che funziona molto bene in alcune fasi, un po’ meno in altre. In alcune fasi, in cui dobbiamo saltare da una piattaforma all’altra con salti precisi per non cadere nel vuoto, siamo penalizzati dalla visuale quasi isometrica, che ci impedisce di capire bene dove sia la piattaforma in cui saltare, finendo spesso per mancarla e doverci riprovare diverse volte. A questo si aggiunge, più avanti nel gioco, qualche zona in cui non solo i salti dovranno essere precisi ma anche nel momento giusto, per evitare trappole in continuo movimento.
In generale, El Shaddai: Ascension of the Metatron è un titolo molto piacevole da giocare che, seppur con una remaster buona ma non impeccabile, diverte nel gameplay grazie ai combattimenti interessanti, fasi platform belle soprattutto grazie allo stile visivo. A ciò si somma una trama che, benchè inizialmente confonda un po’ il giocatore – specie dopo le boss fight perse, ripartendo da zone non ancora affrontate – si fa capire ed apprezzare pian piano, anche grazie ad un colpo di scena più avanti nel gioco che, come già accaduto in tanti titoli, ci metterà nei panni di un personaggio diverso nell’intento di liberare Enoch da una malvagità che lo pervaderà col passare del tempo.
I dialoghi sono in Inglese ma, grazie ai sottotitoli in Italiano, tutti potranno apprezzare la trama ed il carisma dei personaggi, in primi Lucifel che, spesso col telefono in mano, ci accompagna nel nostro viaggio. Il viaggio di un angelo, che deve fermare gli angeli caduti e ritrovare anche sè stesso dopo un momento piuttosto buio, fatto di oscurità e malvagità.
Siamo quindi di fronte ad una remaster buona, anche se su alcuni punti si poteva fare qualcosa in più e non manca qualche piccolo difetto, ma che mostra quanto di buono il gioco offrì già anni fa. Un titolo bello da provare, anche se non di primissima fascia, ma sicuramente diverso ed affascinante rispetto a molti altri in circolazione.
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