Everspace è senza dubbio uno dei titoli indipendenti tra i più coraggiosi ed interessanti degli ultimi tempi. Sviluppato da Rockfish, si propone di unire due generi decisamente distanti tra loro: i rogue-like games e gli sparatutto spaziali in soggettiva.
Andiamo però con ordine, per raccontarvi al meglio questo gioco che finalmente approda anche sul mondo Playstation. Già disponibile per PC ed XBOX ONE, è infatti giunto il momento dell’ammiraglia di casa Sony, per la quale viene proposta la “Stellar Edition”, un’edizione completa arricchita dell’espansione “Encounters”, della colonna sonora e di altre gradite features come un tema personalizzato. Naturalmente ci soffermeremo ad analizzare il gioco in tutti i suoi aspetti, senza considerare il fatto di conoscerlo già per esperienze precedenti su altre versioni. Non è infatti nostra intenzione effettuare confronti con la versione PC, che ovviamente è dipendente anche dall’hardware utilizzato, né con quella XBOX ONE.
Dai profondi dungeon…
Per chi fosse meno avvezzo alle due tipologie di giochi spora menzionate, iniziamo con il descrivere ciascuno dei due “mondi” che Rockfish ha voluto conciliare dentro al suo Everpace. Partiamo con i Rogue-like. L’espressione, per chi non fosse familiare a riguardo, fa riferimento ad una precisa tipologia di videogames, nata nei primi anni ’80 e con canoni assai precisi. Il nome, infatti, deriva proprio dal gioco capostipite: “Rogue”. Un gioco, con una grafica costituita interamente da caratteri ASCII, dove il giocatore aveva il compito di avventurarsi in un dungeon, recuperare un tesoro al livello più profondo, e riemergere in superficie.
Alcune peculiarità e tratti distintivi erano rappresentati dal fatto che ad ogni partita la struttura dei livelli cambiava completamente, così come l’effetto dei vari item. In questo modo, il labirinto era sempre diverso ad ogni run, con il risultato di rendere impossibile alcun tipo di pianificazione. Altra caratteristica fondamentale era di non poter “caricare più volte” un medesimo salvataggio, la cui funzione era semplicemente quella di mettere in pausa una partita. Nessuna seconda possibilità, insomma. Molte di queste caratteristiche sono state poi riprese da diversi giochi, in ultimo il lavoro di Rockfish. Da essi Everspace ha acquisito la generazione procedurale dei livelli, che per il giocatore si traduce in una completa randomizzazione di ciascuna run. Parleremo diffusamente più avanti della struttura dei livelli, per ora sottolineiamo che ogni partita non sarà mai uguale alla precedente, né per situazioni e, almeno un poco, nemmeno per difficoltà.
…allo spazio infinito!
Per quanto riguarda gli sparatutto spaziali, la storia dei videogames è letteralmente costellata di titoli che ci hanno messo ai comandi di un qualche tipo una navicella. In soggettiva o in terza persona sono stati, e sono, un genere di nobile ed antica provenienza. Le fonti di ispirazione per questo gioco sono dunque innumerevoli, la cui progenie decisamente importante. Se ci si sofferma a riflettere, i primi tentativi di creare sparatutto spaziali con una vista in qualche modo prospettica, risalgono addirittura a dei coin-op dei primissimi anni ’80. Impossibile non pensare a titoli come Gyruss od al gioco in wire frame di Star Wars. A cavallo degli anni ’80 e ’90 i due Galaxy Force di SEGA apparvero sia in sala giochi sia su console.
Ugualmente, per il mercato domestico, in un ottica decisamente più simulativa, non possiamo non citare i vari Elite e Wing Commander. Menzione a parte per Star Fox, una delle IP Nintendo che meglio hanno saputo coniugare grafica 3D, spazio e un divertimento arcade vario e mai banale. Questi sono solo alcuni dei titoli dai quali Everspace ha sicuramente attinto per struttura dei livelli, situazioni ed atmosfere.
Siamo solo all’inizio
Prima di parlarvi nello specifico del gameplay di questo gioco e di come questi due generi siano stati sapientemente mixati, è opportuno accennare al contesto e alle dinamiche che Everspace ci propone. Sin dalle prime battute dell’introduzione, ci viene illustrato come il nostro protagonista, che andremo ad impersonificare, sia un fuggitivo al quale è stata somministrata una sorta di tossina. Una memoria quasi del tutto cancellata e pochissime informazioni che lo riguardino. Nulla di particolarmente innovativo o originale nel panorama delle storie fantascientifiche ma, con il prosieguo dell’esperienza nel gioco, apparirà chiaro come la storia del protagonista e la struttura del gioco, con le sue “morti e rigenerazioni” siano strettamente collegate. Una storia quindi che, seppur non originalissima, si adatta e si fonde perfettamente alle dinamiche di gioco.
Una questione di controllo
Dopo aver assistito all’introduzione si viene subito proiettati in un tutorial, ben fatto, dove ci vengono illustrati comandi e dinamiche di gioco. Per quanto riguarda i primi è necessario soffermarsi con il dovuto dettaglio, in quanto è senza dubbio una delle chiavi di volta non solo per un giudizio sul gioco, ma anche per una sua precisa collocazione. L’astronave da noi pilotata, disponibili sia la visuale interna al cockpit che quella esterna da dietro, potrà essere controllata con dei movimenti lungo tutti gli assi ma, con le impostazioni proposte di default, non è possibile gestire la rotazione lungo l’asse longitudinale. In altre parole non è consentito effettuare la manovra che nel gergo dei piloti si indica come “Roll”. Alla navicella è consentito di “sterzare” e spostarsi lateralmente; di picchiare e cabrare, scendere e salire di quota, ma non di ruotare sul suo asse.
Dal momento che un’immagine vale più di mille parole, riportiamo un semplicissimo disegno dove vengono chiaramente rappresentati i diversi tipi di movimento. Ecco: per accedere alla gestione della rotazione attorno all’asse Z (Roll, appunto) occorre configurare appositamente i controlli.
Sebbene tutto ciò possa essere stata una precisa scelta degli sviluppatori in funzione di un approccio frenetico e arcade, la riteniamo limitativa e decisamente poco opportuna in un ambiente completamente 3D. Il nostro personale consiglio è dunque quello di fiondarsi nelle opzioni e flaggare immediatamente la box “sostituisci imbardata con rollio”. Così facendo si configureranno i controlli con un set-up molto più realistico e che vi consentirà, dopo un breve periodo di adattamento, molta più libertà e precisione di movimento e azione. Ci sentiamo di caldeggiare questo consiglio sia ai giocatori più smaliziati, che ovviamente non avranno problemi di adattamento ma ritroveranno il feeling a cui sono ampiamente abituati, sia ai meno avvezzi alla guida di velivoli. Dopo un piccolo periodo di adattamento anche questa categoria meno esperta ne trarrà sicuro beneficio.
Un arsenale per far male
Se per il sistema di guida si è optato per un’impostazione decisamente arcade, la complessità è stata ampiamente controbilanciata dal sistema di armi, decisamente complesso e per nulla banale. Sono quattro gli “slot” a cui far riferimento e che potrete utilizzare in contemporanea. Con R2 si controlla l’arma primaria, dotata di munizioni/carica infinita (ma non per questo non soggetta a surriscaldamento). Sullo stesso tasto di fuoco devono tuttavia coesistere tutte le armi di questo tipo. Con la direzione su della croce direzionale avrete ad esempio la possibilità di scegliere, e alternare, tra mitragliatrici e cannoni laser. I primi sono più adatti a procurar danno agli scafi, i secondi molto più idonei ad annullare gli scudi energetici.
Con R1 invece si controllano i missili a ricerca. Utilissimi ma da usare con una buona parsimonia, essendo in numero limitato. Infine, con i tasti di cerchio e quadrato potremo attivare scudi, dispositivi speciali e altri utili gadget. E’ importante precisare che per tutte le categorie di dispositivi, sono previste moltissimi modelli che differiscono tra loro per svariati parametri.
Nel gioco, durante la sessioni stesse, accedendo al menù, avrete non solo la possibilità di configurare il vostro sistema di armi nel modo che ritenete più adeguato, ma anche quella di procedere a riparazioni di fortuna del vostro velivolo e procedere al potenziamento o alla produzione delle armi in vostro possesso.
L’anima di un rogue-like
Manco a dirlo per fare tutto ciò, ammesso che abbiate i progetti di ciò che intendete craftare, occorreranno anche delle specifiche risorse. Minerali, metalli, componenti base, rottami: tutto prima o poi sarà indispensabile nella produzione del componente o del missile che avete in conto di realizzare. Oltre a ciò è opportuno tenere d’occhio il livello del carburante, anch’esso limitato e molto soggetto a sovra consumi quando usate il boost.
Per queste ragioni è il caso che durante o dopo le battaglie, prima di procedere al salto iperspaziale verso la zona successiva, è assai consigliato rastrellare in maniera minuziosa tutto il campo di battaglia, per raggranellare più risorse possibili. Oltre che crediti, certamente. Indispensabili per gli acquisti più importanti quando siete nell’hangar. Naturalmente, farlo nel pieno di una battaglia diventa molto più complesso, è controindicato, ma in alcune situazioni sarete costretti a non poter fare altrimenti. Mettete dunque in conto, almeno nelle prime partite, di sopportare morti premature a causa dell’incapacità di non essere riusciti ad attivare l’arma giusta al momento giusto. La difficoltà, e soprattutto il suo muro iniziale, sono d’altronde un altro dei soma distintivi dei rogue-like…
Durante il gioco è pertanto fondamentale far razzia di tutto ciò in cui possiamo imbatterci e che possiamo raccogliere. Sotto questo aspetto l’anima dei rogue-like emerge prepotentemente e raccogliere più risorse possibile diventa quasi una onnipresente ossessione. A maggior ragione che tutto il malloppo resterà a vostra disposizione anche in caso di “morte”. Dovrete ricominciare infatti la vostra missione da zero, ma potendo beneficiare di tutto quello accumulato fino a quel momento. Ad aumentare sarà solo un contatore in basso a destra che terrà il conteggio delle volte che… siete stati uccisi.
Occhio alle distrazioni
Pilotaggio, combattimento, grinding, rafting e tune up. Sono tutte attività che in Everspace dovrete imparare a gestire quasi contemporaneamente per poter riuscire a calarsi efficacemente nel gioco. Prendendo come esempio un aspetto già citato, le armi assolvono a specifiche funzioni a seconda della loro tipologia. Per la massima efficacia in combattimento, è quasi indispensabile saper padroneggiare il cambio di arma al momento opportuno. Tutto ciò rende inevitabilmente l’azione frenetica, ma per molti versi anche caotica e far subire colpi alla propria navicella è quasi inevitabile. Occorre, è bene dirlo in modo chiaro e aperto, una buona dose di allenamento per familiarizzare con tutti gli aspetti del gameplay.
In mezzo a tutte queste cose da fare, da gestire e da tenere sotto controllo c’è il rischio di venire rapiti, o quantomeno distratti, dalla bellezza e dall’impatto degli ambienti che il gioco propone. Esaminando gli aspetti estetici di Everspace non possiamo infatti che esprimere il nostro plauso per il lavoro svolto da Rockfish. Everspace è una gioia per gli occhi e, se avete la fortuna di giocarlo su una PS4pro, potrete godere di una impeccabile risoluzione 4K, HDR e con un framerate stabilissimo. Nessun scatto o rallentamento, anche nelle situazioni più concitate.
Allo stesso modo è impossibile non elogiare la bellezza, e la varietà, dei panorami spaziali di cui avremo la possibilità di godere. Campi di asteroidi, lontane nebulose, immensi relitti spaziali, immensi pianeti “anellati” che fanno da sfondo alle vostre battaglie… tutto è realizzato in maniera impeccabile e assolutamente evocativa. Non per niente ad ogni partita viene spesso voglia di mettere in pausa e, tramite la modalità foto, fare qualche scatto dei panorami o delle scene più belle.
Con tali premesse ci sarebbe tanto piaciuto che fosse prevista una compatibilità con il visore 3D PSVR, ma purtroppo non è stata implementata. Evidentemente la qualità grafica sarebbe scaduta troppo ed un compromesso non sarebbe stato accettabile. Pur con un piccolo rimpianto, è opportuno e sensato godersi l’eccellente grafica su un monitor senza recriminare più di tanto sull’assenza di questa feature.
Una missione tira l’altra
Per quanto riguarda la tipologia di missioni possiamo assicurare che è presente una nutrita varietà di situazioni. Missioni di assalto, difensive, esplorative, di sabotaggio e di scorta. Naturalmente, proprio per la costruzione procedurale dei livelli, non ci troveremo mai ad affrontare le medesime missioni, né per ordine ne per ambienti e situazioni specifiche. E’ però vero che questo approccio, che garantisce una continua varietà, ha i suoi vantaggi e svantaggi. Da un lato rende ogni partita completamente unica e imprevedibile, dall’altra finisce con il presentare sempre dei costanti set di missioni, di volta in volta riproposte con varianti e sfondi differenti.
A parziale alleggerimento di questo potenziale problema vi sono i dialoghi tra pilota e l’intelligenza artificiale di bordo. Alcuni passaggi sono decisamente divertenti e ben strutturati. Purtroppo in alcuni casi il botta e risposta parte in concomitanza con l’inizio delle ostilità. Tipico è il caso in cui ci vengono descritte le caratteristiche della razza aliena in cui ci stiamo imbattendo. In tutto questo, con la battaglia che entra nel vivo dell’azione, a meno di non padroneggiare perfettamente la lingua inglese, è piuttosto difficile concentrarsi sui bersagli, evitare il fioco nemico e dare un’occhiata ai sottotitoli.
Onde sonore spaziali?!?
Avendo già parlato dei dialoghi all’interno dell’abitacolo, un’altra doverosa menzione d’onore riguarda il sonoro. Certo, siamo nello spazio, ed i suoni di armi ed esplosioni non possono prodursi, ma noi preferiamo sentirli! Ottimi tutti i rumori delle esplosioni e ben differenziati quelli di ogni singola arma. Peraltro, nella “stellar edition” è inclusa la colonna sonora. I 65 brani si potranno infatti scaricare su un supporto esterno in formato mp3 e, avendo avuto la possibilità di ascoltarli separatamente, possiamo confermare che si adeguano perfettamente alle varie situazioni, pur non risultando mai invadenti. La componente elettronica è una delle più ricorrenti, ma non mancano altri stili musicali. Un ottimo lavoro, vario, che vale appunto la pena di ascoltare anche separatamente.
Una battaglia senza fine
La longevità è garantita sia dal principio di generazione procedurale dei livelli, sia da una quantità di contenuti assolutamente adeguata. L’espansione “Encounters” fornisce poi ulteriori ore di gioco, sicuramente in doppia cifra anche per i giocatori più smaliziati.
Il grande pregio di questo gioco costituisce tuttavia anche un potenziale limite nascosto, che potrebbe far storcere il naso ai puristi di una sola delle due categorie. Gli amanti dei rogue-like potrebbero accusarlo di un’azione fin troppo frenetica (e, perché no, arcade). Di contro i piloti che hanno macinato centinaia di ore a simulatori di astronavi di ogni tipo potrebbero trovare nella casualità di alcune missioni una minore profondità strategica.
CONCLUSIONI
Un gioco che raggiunge perfettamente ciò che si prefigge, ma di cui è importantissimo soppesarne le caratteristiche in vista di un eventuale acquisto. Volete una trama lunga? Desiderate un simulatore? In questi casi sappiate che questo gioco potrebbe non essere adatto a voi. Al contrario, se conoscete e amate le caratteristiche dei roguelike o degli sparatutto frenetici, allora è un gioco da tenere in serissima considerazione!
NOTE
Giocato su PS4pro con monitor 27” 4K e funzionalità HDR.
ildagnele.nbg@gmail.com