Nel lontano 1981 Sam Raimi non era altro che uno dei tanti registi emergenti di Hollywood, capace di raggiungere una buona notorietà grazie ad una serie di cortometraggi. Nessuno poteva immaginare che il suo primo, vero film, Evil Dead (La Casa nella versione nostrana), sarebbe diventato un cult movie e il capostipite di una saga fortunata, visto il ridotto budget a disposizione e il genere di appartenenza, lo splatter, tutt’altro che mainsteam. Eppure le disavventure di Ash Williams e dei suoi sfortunati amici furono capaci di conquistare il grande pubblico grazie alla cruenta ironia delle immagini e al talento del suo creatore, foriero di scelte registiche entrate di diritto nella storia del cinema. I restanti due capitoli (La Casa 2 e L’Armata delle Tenebre) e la divertente serie TV “Ash vs Evil Dead”, con ancora protagonista l’inossidabile Bruce Campbell sono bastati a tenere vivo un brand che vanta milioni di appassionati.

Evil Dead The Game è l’ultima trasposizione videoludica di un marchio che non ha mai trovato un degno rappresentante nel nostro passatempo preferito ed è inevitabile porsi la seguente domanda: i ragazzi di Saber Interactive (World War Z) saranno riusciti a colmare questa lacuna? Troverete la risposta nella recensione che segue.
Demon Slayer
La proposta di Evil Dead The Game è basata su due modalità: “Missioni” e “Sopravvissuti vs Demone”. La prima è una sorta di “story mode” diviso in capitoli, nei quali potremo impersonare uno dei 13 cacciatori disponibili nella lotta contro il demone kandariano. Un piccolo e gradito antipasto terminabile in poche ore che funge sostanzialmente da ampio tutorial per padroneggiare al meglio le meccaniche del titolo. Per quanto breve l’avventura si è rivelata molto gradevole, innaffiata da ettolitri di sangue e sorretta da un umorismo irresistibile, capace di alleggerire la pesantezza di un’atmosfera cupa e opprimente. Viverla con uno degli Ash disponibili, oppure con un altro degli eroi della saga televisiva (ognuno dotato di specifiche abilità) ha fornito diversi spunti interessanti, dando il giusto spazio ad una semplificata componente ruolistica che fornisce un’ottima variante ai continui smembramenti e alla ricerca del loot.
Discorso diverso per la playlist “Sopravvissuti vs Demone” che costituisce il cuore pulsante della produzione. In questa modalità potremo scegliere liberamente se avviare una sessione (in co-op online, solitaria, in locale, contro la IA e personalizzata) nei panni di uno dei cacciatori oppure in quelli di un demone, dando vita ad un multiplayer asincrono più vicino a titoli come Predator: Hunting Ground che a produzioni come Dead by Daylight e Friday the 13th. In poche parole, indipendentemente dalla variante scelta, vi ritroverete in un 4 vs 1 mossi da obiettivi diversi. Gli umani dovranno recuperare le tre pagine del Necronomicon (il celebre libro dei morti, protagonista assoluto della saga) e il pugnale kandariano, l’unico strumento efficace contro l’entità demoniaca, mentre la creatura malvagia dovrà impedirglielo, eliminando l’intera squadra avversaria.
Entrambe le fazioni potranno perseguire loot e obiettivi secondari che faciliteranno il proprio compito, il cui reperimento richiederà l’esplorazione di una mappa dalle dimensioni notevoli e soggetta ad una assegnazione casuale degli oggetti. I sopravvissuti dovranno potenziare sia l’equipaggiamento che le statistiche del personaggio, badando al consumo della stamina e all’accumulo della paura. Infatti il buio dello scenario e la vicinanza della presenza invisibile portano ad un costante aumento dell’indicatore posizionato al di sotto della barra vitale con pesanti conseguenze nel caso di raggiungimento del limite. Un personaggio in preda al terrore perderà lucidità negli attacchi e non potrà resistere alla possessione demoniaca che lo priverà del controllo del giocatore in favore dell’antagonista. Improvvisamente potrete trovarvi il vostro alleato che vi pugnala alle spalle e non vi resterà che riportarlo alla ragione con le maniere forti. Sostare in zone illuminate o accendere un fuoco improvvisato tramite i preziosi fiammiferi, costituiscono, il più delle volte, la migliore soluzione al problema, nonostante alcuni eroi abbiano abilità speciali capaci di eliminare o arginare sensibilmente l’incremento del parametro descritto.
Se a questo aggiungiamo che gli strumenti di morte (sia corpo a corpo che a distanza) sono differenziati da un grado di rarità che ne determina l’efficacia e la possibilità di recuperare degli amuleti che potenziano temporaneamente le statistiche del combattente, si può avere un’idea di quanto la vita dei sopravvissuti possa essere facilitata nonostante le numerose avversità.
La fonte di quest’ultime è ovviamente il demone che possiede altrettante frecce nella sua capiente faretra. L’essere infernale è rappresentato da una visuale in soggettiva e basa i suoi poteri sulla raccolta delle anime disseminate sulla mappa. A seconda del numero di “sfere” collezionate avrete la possibilità di accedere ad una vasta serie di poteri che vanno dal già citato controllo del giocatore terrorizzato fino all’apertura di portali da cui far emergere i vostri soldati. Al massimo della potenza il demone non ha praticamente limiti e oltre a guidare le vetture utilizzate dai cacciatori per gli spostamenti nello scenario (presenti in grande quantità ma dotate di scarsa resistenza), potrà piazzare delle trappole che faranno incrementare la paura dei sopravvissuti molto rapidamente. Nascondere uno “jump scare” in un baule ancora chiuso oppure nei pressi di una fonte luminosa è tanto subdolo quando divertente e la possibilità di usufruire di uno spawn praticamente illimitato dell’esercito infernale annulla del tutto l’inferiorità numerica.
Da questo punto di vista Evil Dead The Game ha, purtroppo, bisogno di un notevole lavoro di bilanciamento. Durante la maggior parte delle sessioni le creature sataniche salgono di livello troppo rapidamente e l’eccessiva facilità con cui possono creare unità potenziate (tremendamente resistenti e aggressive), fa pendere l’ago della bilancia nettamente a loro favore. Spesso il tutto si riduce ad un rapido massacro della fazione umana che non disponendo di risorse illimitata è destinata a soccombere. Quanto appena descritto costituisce il principale difetto dell’opera di Saber Interactive, una problematica grave che rischia di offuscare i notevoli pregi di un gameplay adrenalinico e coinvolgente. Nonostante la durata di una sessione completa si aggiri intorno ai 30 minuti (decisamente non pochi), il tempo in compagnia di Ash e della sua strampalata combriccola scorre piacevolmente, tra furiosi combattimenti e la ricerca dei giusti potenziamenti e consumabili.
L’ampiezza e la casualità della mappa offrono nuovi stimoli ad ogni avvio così come il sistema di progressione del roster propone una vasta personalizzazione sia durante i match che nella fase antecedente. Ogni singola figura (Sopravvissuti o demone che sia) possiede caratteristiche uniche dettate dal proprio ruolo e un ricco albero delle abilità capace di assecondare lo stile di gioco dell’utente. Un aspetto che incrementa la longevità del titolo e che offre una cospicua serie di combinazioni nella formazione della squadra. Ci siamo fatti catturare dalla fedele atmosfera proposta nel gioco, trovandolo equilibrato e appassionante solo nei confronti con l’intelligenza artificiale, mentre la pura esperienza PvP è risultata a tratti frustrante ,nei panni degli eroi ed eccessivamente semplice in quelli dell’essere malefico. Speriamo che gli sviluppatori provvedano repentinamente a corregere questo difetto che riduce sensibilmente l’appetibilità del prodotto.
Little Devil Inside
Il comparto tecnico di Evil Dead The Game riesce a svolgere il proprio compito discretamente pur senza brillare in nessun aspetto. Le texture non fanno gridare al miracolo per definizione e nonostante un campo visivo alquanto limitato, il frame rate non è esente da sporadici rallentamenti. L’ottimo design dei protagonisti (assolutamente fedeli alle controparti reali) è mortificato da animazioni alquanto “legnose” che rendono le movenze di quest’ultimi poco credibili, soprattutto nelle fasi esplorative. Nota di merito alle performance dei server e alla velocità di un matchmaking capace di colmare gli spazi liberi nel party in pochi secondi. Ancora una volta la natura cross-gen del titolo ha impedito ai programmatori di spingere con il piede sull’acceleratore e seppure i limiti grafici del gioco non costituiscano un aspetto invalidante per l’esperienza, è evidente che i nuovi hardware ne escano mortificati.
Discorso diverso per l’ottimo comparto sonoro, impreziosito dalle musiche originali della serie cinematografica e televisiva e da un’effettistica realizzata con grande maestria che sorregge in buona parte l’atmosfera dell’opera. Il fruscio del vento tra i rami spogli degli alberi, le urla angoscianti dei posseduti che echeggiano negli spazi aperti e il vasto campionario dei suoni ambientali sono alcuni esempi della cura riposta in questo importante aspetto.
Black and White
Evil Dead The Game ha delle indiscutibili potenzialità ancora inespresse. Essendo un prodotto fortemente incentrato sull’esperienza multigiocatore potrebbe presto migliorare in termini di bilanciamento dell’esperienza di gioco, dove le luci riescono comunque a prevalere sulle ombre. Se Saber Interactive riuscirà a limare gli aspetti più controversi del titolo, potremo trovarci tra le mani un piccolo gioiello in grado di ritagliarsi uno spazio importante in una categoria non particolarmente affollata. Le meccaniche da looter shooter/slasher funzionano alla grande e il rispetto ossequioso verso il brand è palese. Lo sterminio dei demoni è appena all’inizio e non ci resta che sperare che abbia motivo di continuare anche nel prossimo futuro.
Versione Provata: PlayStation 5