Final Fantasy Pixel Remaster
Tra i titoli più attesi del mese di Giugno c’è un certo Final Fantasy XVI, che punta a far meglio del quindicesimo capitolo il quale, benchè non all’unanimità, ha comunque avuto un buon successo di vendite. Dopo aver citato gli ultimi due capitoli della saga, fa quindi un certo effetto riavvolgere il nastro di quasi 40 anni per tornare al primissimo Final Fantasy mai uscito, visto all’epoca in grafica 8 bit. Ognuno dei primi sei capitoli, di cui gli ultimi tre rilasciati su piattaforme 16 bit, ottennero un successo sempre maggiore, fino ad arrivare alla vera consacrazione della saga col leggendario Final Fantasy VII di Cloud e compagni.
Dopo averla vista soltanto su PC per diverso tempo, ecco che Square Enix ha finalmente rilasciato la collection dei primi sei capitoli anche per console, precisamente per Nintendo Switch e PS4, quest’ultima da noi qui recensita. Si tratta di una raccolta che non si limita a prendere i giochi e metterli tutti insieme in un pacchetto unico ma che, come ormai da tradizione di tante collection, migliora grafica e comparto sonoro di ogni capitolo, oltre ad aggiungere alcune funzioni interessanti che vediamo tra poco.
Finalmente, sia i vecchi fans che si fossero persi qualche capitolo che le nuove generazioni potranno scoprire cosa ci fu prima dei più blasonati Final Fantasy VII e capitoli successivi. Godiamoci dunque questa Final Fantasy Pixel Remaster!
Ore ed ore di trame fantasy… e diversi miglioramenti
Piuttosto che concentrare tutti i titoli in un menù iniziale, si è scelto di rilasciare i sei capitoli separatamente. Una volta installati i titoli, quindi, ritroviamo la Home della nostra PlayStation “invasa” da ben 6 giochi diversi. Forse una scelta fin troppo spezzettata, ma l’importante sono i contenuti. In questa recensione non ci addentreremo nella trama di nessuno dei capitoli proposti, non solo per motivi di tempo – ogni trama di Final Fantasy è sempre lunga, piena di dettagli e colpi di scena – ma soprattutto per invogliare i giocatori a provarli tutti, meglio se giocandoli in ordine, leggendo i tanti dialoghi di ogni titolo e godendosi la trama il più possibile.
Per molti anni, compresi alcuni capitoli più recenti che hanno spopolato, Square Enix ha proposto capitoli autoconclusivi con un gruppo di eroi, un’ambientazione ed una trama che iniziavano e finivano all’interno dello stesso capitolo, senza sequel nè spin-off. Questo ci impone di non affezionarci troppo ai protagonisti di ogni capitolo perchè, una volta finito il gioco, non li rivedremo più.
I primi tre Final Fantasy sono quelli migliorati maggiormente. Usciti all’epoca dell’8 bit, hanno ottenuto una colonna sonora finalmente ascoltabile ma soprattutto una grafica con definizione e palette colori a 16 bit, molto più piacevole da guardare rispetto agli originali che soffrivano delle limitazioni dell’hardware su cui giravano. Inoltre, tutti e sei i capitoli di questa collection sono stati tradotti in Italiano, rendendo possibile la comprensione delle varie trame anche a chi non masticasse l’Inglese.
Nonostante i personaggi e le trame tutte diverse tra loro, tutti i capitoli hanno una struttura con molti punti in comune. C’è sempre un’introduzione non giocabile, con diversi dialoghi da leggere assolutamente per capire come inizia la trama, e si fa la conoscenza dei protagonisti, ai quali dobbiamo assegnare un nome a ciascuno quando richiesto. Nei primi capitoli ognuno di essi ci offre una casella vuota in cui scrivere il nome che vogliamo, mentre in quelli più recenti possiamo inserire un nome ma avendo già un nome suggerito per ciascun personaggio.
In alcuni casi si parte da un castello, in altri da una caverna, e così via. Avendo letto con attenzione i dialoghi dell’intro, ci dirigiamo verso il primo obiettivo. Qui ci accorgiamo subito di un grosso “fastidio” che ci rallenta: gli incontri casuali con i nemici, che ci portano alle battaglie a turni. Per fortuna Square Enix ci è venuta incontro, aggiungendo alcune funzioni per facilitarci il cammino ma (soprattutto) per rendere meno frustrante la nostra avventura.
Possiamo infatti premere un pulsante per rendere gli scontri non attivi, quindi impedire che ci siano incontri casuali con i nemici, concentrandoci sull’esplorazione. Se a questo aggiungiamo la possibilità di correre tenendo premuto un tasto, sarà molto più facile e veloce procedere nel gioco, eliminando quel senso di frustrazione e ripetitività che attanagliavano i capitoli originali, invogliando anche i giocatori meno pazienti a continuare il gioco.
Altre opzioni degne di nota sono i moltiplicatori. Da un apposito menù possiamo dire al gioco di moltiplicare i punti esperienza ottenuti dopo ogni battaglia, in modo da potenziare i personaggi molto più rapidamente e procedere nel gioco senza troppe difficoltà. Stesso discorso per i soldi, evitando di perdere ore a combattere per raccogliere una quantità sufficiente per comprare armi, armature e magie a volte molto care.
Tra gli altri miglioramenti, possiamo anche ingrandire la minimappa in alto a destra con un pulsante, con tre possibili dimensioni tra cui scegliere, molto utile per trovare la strada nei dungeons o per orientarsi mentre ci si muove nell’overworld.
Cari vecchi Final Fantasy…
C’erano una volta i combattimenti a turni. Anzi no, ci sono ancora. In questo caso, possiamo giustificarne la presenza poichè parliamo di titoli molto datati. Ma poi, perchè mai dovremmo giustificarne la presenza, come se fosse per forza un difetto? I combattimenti a turni erano – e saranno sempre – un punto di forza di alcune tipologie di rpg, poco importa che siano usciti ieri o 40 anni fa. Semplicemente, c’è a chi piacciono e a chi no, ma hanno comunque sempre detto la loro in questo genere di titoli.
Che poi si parla sì di turni, ma nello specifico, di turni “attivi”: ogni personaggio sullo schermo, eroe o nemico che sia, ha una velocità di caricamento del turno del tutto indipendente dagli altri. Ciò significa che, incontrando un nemico – o un boss – con un caricamento veloce, questi attaccherà con maggiore frequenza di altri personaggi o nemici sullo schermo, talvolta eseguendo anche più attacchi consecutivi vista l’enorme velocità con cui passa da un turno all’altro. Stesso discorso vale anche per gli eroi protagonisti che, una volta potenziati, passeranno sempre più velocemente da un turno al successivo, magari riuscendo a sferrare più attacchi consecutivi contro un mostro particolarmente resistente.
Anche nei combattimenti troviamo un’utilissima aggiunta di Square Enix: premendo un pulsante, rendiamo il combattimento automatico e ne aumentiamo notevolmente la velocità, in modo che i nostri personaggi eseguano di continuo gli ultimi attacchi memorizzati, che siano corpo a corpo o magie. Nel caso dovessimo attivare questa funzione fin dall’inizio, gli attacchi saranno esclusivamente corpo a corpo con l’arma in nostro possesso. Possiamo però disattivarla a nostro piacimento, tornando a dar loro i comandi singoli manualmente. Questa funzione si dimostra particolarmente utile quando dobbiamo combattere continuamente per potenziare i personaggi e guadagnare soldi in abbondanza.
Gameplay a parte, ogni capitolo di Final Fantasy ci immerge in un mondo affascinante con continenti molto lontani tra di loro in cui troviamo praterie, foreste, caverne, città, castelli, dungeons, sentieri montuosi e molte altre location da visitare. La grafica 16 bit, unita ad un effetto rotazione tipico dell’era SNES, ci riporta ai tempi di titoli come Zelda: A Link to the Past, Secret of Mana e Chrono Trigger, pur non raggiungendone la bellezza sia grafica che delle ambientazioni, fatta eccezione forse per Final Fantasy VI, graficamente un passo avanti rispetto agli altri cinque. Quest’ultimo che, non a caso, fu riproposto anche per la generazione successiva, sulla PSX.
Il mondo di gioco è enorme e, come sempre, all’inizio abbiamo grossi limiti di esplorazione, potendoci limitare alle zone limitrofe a quella in cui iniziamo il gioco. Più avanti è facile trovare dei mezzi di trasporto – via mare o via aerea – che ci permetteranno di addentrarci in zone precedentemente irraggiungibili, oltre che tornare indietro per visitare città e zone lasciate in sospeso, il tutto con una velocità nettamente maggiore rispetto al viaggio a piedi.
Nelle città si possono fare tante cose. Ci sono molti NPC con cui parlare, alcuni dei quali ci permettono di proseguire con la trama, altri ci forniscono indizi utili per fare qualcosa. Ma il vero motivo per cui si torna spesso nelle città è quello di acquistare armi, armature e magie sempre più potenti, vendendo l’usato per risparmiare o, spesso, per avere abbastanza soldi per comprare qualcosa che non potevamo permetterci.
È anche utile comprare oggetti come pozioni, etere e cose per recuperare energia vitale e magia, oltre che per curare le variazioni di stato che spesso potrebbero darci del filo da torcere. Su queste abbiamo notato, ad esempio, che nel primo capitolo l’effetto veleno continua nei giocatori anche dopo la battaglia, obbligandoci a curare l’eroe avvelenato il prima possibile; ciò non accade nei capitoli successivi, in cui il veleno svanisce a fine battaglia.
Oltre alla migliorata definizione grafica – si parla appunto di “pixel remaster” – e ad una palette colori che migliora di molto soprattutto i primi tre capitoli, fin dal primo capitolo troviamo effetti atmosferici interessanti come le onde del mare, la nebbia, una tempesta di sabbia ed altri ancora, tutti visivamente piacevoli da guardare e che, in quanto a qualità, si discostano in positivo da altri elementi più retrò presenti sullo schermo.
Final… mente il paragrafo finale
Veniamo alle conclusioni. Final Fantasy Pixel Remaster è una collection di tutto rispetto, con i primi titoli (ben 6!) di una delle saghe rpg più belle mai esistite. Se da un lato è vero che fu Final Fantasy VII a lanciare la saga nell’olimpo dei giochi più belli di sempre, è anche vero che quel settimo capitolo non sarebbe mai esistito se i primi non avessero ottenuto un certo successo, migliorando di volta in volta fino all’ottimo Final Fantasy VI, che in questa collection è sicuramente il migliore almeno dal punto di vista tecnico.
Grazie ad alcune opzioni – che, come suggerisce la parola stessa, sono del tutto facoltative – Final Fantasy Pixel Remaster elimina i punti critici e le frustrazioni dei titoli usciti all’epoca, che rallentavano tantissimo il giocatore in molte aree di ogni gioco a causa dei continui e frequenti incontri casuali, buttandoci di continuo in combattimenti che dopo un po’ diventavano troppo ripetitivi. I moltiplicatori di soldi ed esperienza ci permettono poi di dedicare meno tempo al potenziamento per goderci di più la trama.
Non vi sono pecche degne di nota, se non i limiti tecnici – seppur migliorati in questa remaster – che questi titoli offrivano ai tempi della loro uscita, e che potrebbero essere scartati a priori dai giocatori più giovani, specie chi avesse provato Final Fantasy dall’X in poi. E sarebbe un vero peccato perchè, al di là della grafica 2d molto retrò che non fa impazzire tutti, le trame offerte dalla saga si sono sempre dimostrate all’altezza dei capitoli più noti al grande pubblico, incollandoci allo schermo con diversi colpi di scena che la saga di Final Fantasy – così come anche nel settimo capitolo – ci ha offerto fin dall’alba dei tempi.
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