Ieri è uscito un nuovo trailer di Final Fantasy VII Rebirth, il secondo capitolo del tanto famigerato progetto Remake che ha investito il settimo episodio della serie di Square Enix. Questa idea intrapresa dal colosso nipponico di andare a toccare uno dei giochi più amati della storia videoludica intera ha generato sin dal primo istante polemiche, urla di gioia, momenti meravigliosi ma anche tanto vociare (per fare un parallelismo fresco fresco, questo articolo lo potevo intitolare Final Fantasy VII Rebirth è il José Mourinho di Sqaure Enix).
L’annuncio nel ormai lontano 2015, il famoso momento in cui venne detto che il gioco sarebbe stato diretto da Tetsuya Nomura e che sarebbe stato “diviso ad episodi”, aveva scatenato la discussione, ma alla fine è stata Square Enix ad avere la ragione: Final Fantasy VII Remake è l’esclusiva PS4 più venduta di tutta la generazione precedente di console, e quindi è stata un successo di pubblico, ma anche di critica.
Il pubblico si è riuscito a far andare bene la struttura ad episodi, ma è lì che Square Enix ha voluto spingere l’acceleratore scatenando ancora di più il dibattito e l’attenzione sul titolo: senza farlo capire ha deciso che il Remake doveva cambiare anche la storia dell’originale del 1997, con un finale che ha lasciato aperta la porta ad un gioco completamente nuovo e con una storia totalmente nuova. Se dapprima lo schiaffo ai puristi del titolo è stato bello forte, alla fine è riuscito nell’intento: lanciare nella stratosfera le attese verso il capitolo successivo.
Questo antefatto ci riporta prepotentemente al presente, a questo ultimo trailer di Final Fantasy VII Rebirth, che è il segno evidente di diversi elementi, di cui cercherò di rendervi partecipi in questo articolo. Come sempre, prima di cominciare: è un articolo basato su opinioni personali, quindi concedetemi il beneficio del dubbio, e anzi vi invito a dire la vostra nei commenti su quello che vi aspettare da Final Fantasy VII Rebirth.
I segni del cambiamento
Il trailer “Destined For Rebirth“, ai miei occhi, conferma una serie di cose che vanno a riguardare sia Final Fantasy VII Rebirth come gioco che tutto il progetto Final Fantasy VII Remake nella sua interezza. Il primo elemento che conferma è che il remake si distaccherà in maniera anche piuttosto pesante dal passato. Quello che si vede dalle immagini e si può percepire dai dialoghi è quella sensazione di “What If…?” di marvelliana memoria: la domanda che ci viene subito in mente è infatti “E se quello che accade nel Remake è ciò che sarebbe successo se Sephiroth fosse effettivamente riuscito a cambiare la storia?”. Il finale di Final Fantasy VII Remake lascia volutamente aperta la porta a questa interpretazione, cosa che nell’originale non accadeva: tutto il finale si incentra proprio su questo, sul fatto che nonostante le macchinazioni di Sephiroth alla fine Cloud e soci salvano Gaia.
Ma cosa sarebbe successo se, una volta usciti da Midgar, Cloud e i membri di Avalanche fossero diventati delle marionette in mano all’angelo con una sola ala? E quale è il vero ruolo dei Numen, le famose entità atte a “sventare ogni minaccia al cambiamento del destino già scritto del pianeta”? Le domande che sono state aperte con il primo capitolo del Remake sono tante, e una delle tante certezze che si evince da questo trailer ma anche da quelli precedenti è che si vede in maniera importante la mano di Yoshinori Kitase nella scrittura narrativa. Questo è infatti uno dei punti principali che mi porta a ricollegarmi al titolo dell’articolo: la scelta di non affidare anche la stesura dell’impianto narrativo a Tetsuya Nomura ha, a mio modo di vedere, salvato dal fallimento l’intero progetto.
Nomura lo conosciamo tutti, ma soprattutto conosciamo tutti quello che è uno dei suoi difetti principali: creare storie incredibilmente complesse con duecento diramazioni narrative diverse, che poi però si risolvono quasi sempre in maniera banale, con buchi di trama, oppure risultano estremamente ridicole (vero, Kingdom Hearts III e il tuo DLC Re:Mind che ogni tanto ancora mi tiene sveglio la notte per quanto è risultato aberrante ai miei occhi?). Dal canto suo invece Kitase, essendosi occupato della scenaggiatura anche del gioco originale, era l’unico che poteva anche decidere di cambiare radicalmente la storia, dando idee diverse e soprattutto creando un impianto narrativo totalmente nuovo.
I dubbi sull’impatto dei cambiamenti
L’aver mostrato che qualcosa sarà irrimediabilmente diversa rispetto al passato però ovviamente lascia anche diversi dubbi e pensieri. Il trailer di ieri ha lasciato intendere/stuzzicato la fantasia/ha cercato volutamente di ingannare gli utenti su quella che era una delle teorie più gettonate in merito a Final Fantasy VII Rebirth, che si chiuderà in uno dei momenti più iconici della videoludica intesa come tale: la Capitale Dimenticata. La teoria che vede Aerith salva e Tifa che invece perisce per mano di Sephiroth è forse una delle cose che più di tutte mi fa storcere il naso: ok cambiare tanto, ma stravolgere una delle scene madri del videogioco per valenza e atmosfera forse è farla un po’ fuori dal vaso. Sicuramente Square Enix sta giocando con i sentimenti degli utenti, e solo il poter giocare al titolo fugherà i dubbi, ma questo elemento desta in me un sentimento contrastante, legato al fatto che i troppi cambiamenti potrebbero risultare altamente impattanti su tutta l’esperienza. Però va compresa la scelta in quanto è stata fatta con coerenza rispetto al progetto.
L’altro dubbio che personalmente ho in merito a Final Fantasy VII Rebirth è l’open world: questo è uno degli aspetti che mi sarei aspettato che il gioco ereditasse dall’originale ma anche da Final Fantasy XVI, ossia rinunciare al mondo aperto a favore di zone di mappa esplorabili più chiuse. Però d’altro canto capisco anche la scelta. che è motivata anche da un discorso narrativo: il gruppo di eroi deve cercare Sephiroth in tutto il mondo, e quindi, a livell narrativo, potrebbero incontrarlo ovunque in una vasta mappa.
Che sarà sarà
E qui dunque arriviamo a quella che è la considerazione cardine di tutto questo articolo: Final Fantasy VII Rebirth può essere la coda di fenice per il brand ma anche per l’intera software house? A mio modo di vedere sì, perché per questo progetto la casa di Kyoto sembra aver deciso di puntare forte sul team principale di sviluppo, sui suoi personaggi di punta mettendoli nel ruolo giusto, e optando per una scelta estremamente coraggiosa: prendere uno dei giochi più famosi della storia e dargli un tocco di modernità, sia sotto il profilo del gameplay ma anche sotto il profilo della trama raccontata. Final Fantasy XVI ha ottenuto il riconoscimento che meritava solo a diverso tempo di distanza dalla sua pubblicazione, pur con le sue contraddizioni e le sue idee originali e fuori dagli schemi, che però necessitano di una “sgrezzatura” che sarà portata avanti nei prossimi capitoli, ma invece il progetto Remake ci riporta al passato, con uno sguardo attento sul futuro della serie. Ed è forse per questo motivo che Square Enix si è imbarcata nell’impresa, per puntare sull’effetto nostalgia senza però cedere alla tentazione di una semplice remastered. E la scelta ha finora pagato bene, la speranza è che tutto non si risolva in una questione banale.
Personalmente, l’ho già detto, se Final Fantasy VII Rebirth riuscirà ad avere un gameplay simile al Remake con qualche aggiunta interessante, una trama ben scritta senza troppe diramazioni che poi verranno chiuse malamente nell’ultimo capitolo, un open world ben strutturato che non risulti troppo vuoto, e soprattutto saprà divertire, allora siamo davanti ad un papabile GOTY 2024, altrimenti sarà solo un bel gioco che continuerà a far parlare di sé per la sua struttura ad episodi, perché è un action RPG e non un gioco a turni, e per le solite cose che hanno da sempre accompagnato il progetto. E da possibile coda di fenice che può rilanciare Square Enix, che attualmente vive una fase di difficoltà tra IP in crisi e poche idee sensate, potrebbe trasformarsi nel colpo del KO.
Cosa ne pensate voi di Final Fantasy VII Rebirth? Diteci la vostra nei commenti!