Final Fantasy XVI, finalmente ci siamo! Ormai è passata davvero un’eternità da quando il termine ‘Final Fantasy’ venne usato nel lontano 1986 da Hironobu Sakaguchi per quello che doveva essere proprio il suo ultimo gioco e che invece si sarebbe rivelato l’inizio di un viaggio davvero infinito che con Final Fantasy VII nel 1997 trovò la svolta e passò dall’essere un fenomeno solo nipponico ad esserlo in tutto il mondo.
Da allora sono passate naturalmente diverse generazioni e questa mitica saga, di cui sono un cultore proprio dai tempi della prima Playstation, ha subito così tanti cambiamenti e rivoluzioni che sarebbe quasi impossibile contarle: alle volte il bersaglio è stato centrato altre invece molto meno. Ma piaccia o non piaccia questa è sempre stata una delle caratteristiche principali di questa IP, capace di narrare sempre storie diverse con personaggi diversi andando anche a variare lo spartito del gameplay. Negli ultimi anni prima con Final Fantasy XV e poi con il remake di FFVII si è deciso per una svolta action (anche per offrire un prodotto più vicino ai giocatori più giovani) ed è proprio con questo in mente che il team interno alla Square Enix Creative Business Unit III si è messo al lavoro su questo nuovo capitolo con l’obiettivo di offrire un titolo story driven capace di coinvolgere la propria fan base storica attirando allo stesso tempo anche appunto le nuove leve.
Saranno riusciti gli sviluppatori nel loro intento? Proseguite pure con la lettura di questa recensione di Final Fantasy XVI per scoprire cosa ne pensiamo noi!
Fate will Fall
Sin dalla demo -che vi consigliamo caldamente di giocare per partire proprio dall’antefatto dell’intera vicenda- ci viene presentato in Final Fantasy XVI un mondo di nome Valisthea, dilaniato dai violenti conflitti tra 5 grandi fazioni: il Sacro Impero di Sanbreque, il Regno di Waloed, la Repubblica Dhalmekkiana, il Granducato di Rosaria e il Regno di Ferro. Gli scontri sono ancora più violenti rispetto ai tempi precedenti, dato che il mondo sta morendo, devastato da una misteriosa piaga legata ai cristalli, e quindi ogni nazione mira ad ampliare più possibile i propri territori grazie alla forza del proprio esercito, guidato dai misteriosi Dominanti. Quest’idea mi ha ricordato abbastanza da vicino le forze portanti del manga Naruto, proprio perché parliamo di individui che sono stati scelti per portare dentro di sé gli immensi poteri e il fardello di uno degli otto principali Eikon, uno per ogni elemento. Questi esseri sovrannaturali sono un classico nella lore della Fantasia Finale e nel XVI sicuramente hanno avuto il ruolo che meritano come da tempo non succedeva a dire il vero.
Il focus dell’intera vicenda di Final Fantasy XVI viene posto principalmente su tre personaggi: i fratelli Clive e Joshua Rosfield (il miglior guerriero e l’erede al trono del regno di Rosaria) e Jill Warrick, una loro amica d’infanzia che è stata salvata dal loro padre Elwin nelle fredde terre del nord. Naturalmente vogliamo cercare di non spoilerarvi troppo se ancora siete tra i pochi che non hanno messo le mani sul gioco ma vi basti sapere che ci si accorge fin dalle prime fasi che ci troviamo di fronte ad una storia davvero sorprendente, specialmente per i canoni della saga, sia per la sua maturità che per la presenza di parecchia violenza, ma questo non fa che aumentare in maniera esponenziale il coinvolgimento: da un momento all’altro potrebbe succedere di tutto, e il gioco non fa nulla per nasconderlo.
Anche i temi trattati dimostrano questo aspetto, visto che si parla molto di razzismo, schiavitù, contrasti tra classi sociali e chi più ne ha più ne metta. Non guasta sicuramente il fatto che i personaggi sono dal primo all’ultimo caratterizzati magistralmente, soprattutto quelli più importanti: Clive convince come protagonista in Final Fantasy XVI e niente di lui e dei suoi compagni di viaggio o antagonisti viene lasciato al caso. Merita menzione l’innovativa funzione denominata ‘Storia dei tempi correnti’, che è la classica enciclopedia che però risulta utilissima per rimanere al passo con gli eventi, visto che è consultabile in tempo reale mettendo in pausa, anche durante le numerose scene.
A parte qualche problema occasionale di pacing a mio parere ci troviamo di fronte a una delle migliori storie dell’intera saga, non so se la metterei sul podio da questo punto di vista ma poco ci manca. Sta proprio qui una delle chiavi del gioco: il team di sviluppo è riuscito a mettere insieme una storia ben raccontata, profonda, ricca di colpi di scena e di momenti clou; forse non sarà un aspetto tanto considerato da giocatori meno esperti ma a mio parere si tratta di uno dei parametri più importanti da valutare per determinare se un Final Fantasy sia riuscito o meno.
Bando alle ciance e buttiamoci nella mischia
Ma veniamo al clou, a quegli aspetti chiave di Final Fantasy XVI che era prevedibile diventassero quelli più discussi e divisivi: il gameplay e il combat system che sono marcatamente di stampo action – niente da fare per gli amanti dei turni e dell’ATB- con quasi inesistenti elementi di ruolistica dietro. Parliamoci chiaro, qui ognuno avrà sempre la sua opinione in base anche a quelli che sono i propri gusti ma per quanto mi riguarda, pur essendo come detto all’inizio un fan di lunga data della serie, non mi è dispiaciuto il gameplay di questo titolo: avrei voluto pure io più profondità ruolistica, questo sì, ma è innegabile che le battaglie -soprattutto le boss fight- risultino sempre divertenti e appaganti e questa alla fine è la cosa più importante (a tal proposito vi rimando a questo interessante pezzo utile per fare maggiore chiarezza sull’intera faccenda e sull’eterno contrasto tra fan e stilemi storici della saga con la necessità di piacere anche alla massa senza però rinunciare ad rinnovarsi nel tempo).
Nel bene o nel male con Final Fantasy XVI Square Enix ha scelto la continuità con gli ultimi capitoli usciti e vi confesso che, nonostante lo scetticismo iniziale, ormai questo sistema mi sta convincendo sempre di più nella speranza che gli sviluppatori non si siedano troppo sugli allori e che continuino questo avviato processo di innovazione della formula del gameplay.
Da molti il gameplay è stato paragonato alla serie Devil May Cry ed in effetti in parte può essere corretto questo parallelismo – visto che il director della serie Capcom ha curato il combat system del titolo – ma la presenza degli Eikon con relativi ottimi tree di abilità da combinare ed alternare (i punti abilità possono essere riassegnati in qualsiasi momento) ci consente comunque di avere nonostante tutto un senso di build: ad esempio si può puntare sulle parate e sulle schivate, scegliere alcuni Eikon piuttosto che altri, trasferire abilità tra di loro dopo averle padroneggiate oppure sferrare devastanti abilità ad ampio raggio una dopo l’altra.
Sarà il giocatore a decidere come procedere, e in questo senso le imponenti e spettacolari battaglie Eikon sono un’aggiunta quantomai gradita anche per spezzare il ritmo e dare più epicità ad alcuni scontri chiave, nonostante i QTE ad alcuni potrebbero essere sgraditi visto che non sono così influenti sull’esito finale della lotta. Sicuramente su armi e armature poteva essere fatto un lavoro migliore, ma in compenso gli accessori-possiamo equipaggiarne fino a 3: sono davvero interessanti e variano molto nei loro effetti, e starà a noi trovare quelli che più ci potranno avvantaggiare in battaglia.
Ha diviso molto i fan anche la difficoltà di Final Fantasy XVI, che di base è tarata verso il basso: a molti la cosa non è piaciuta, ma dal canto mio -sarà perché non sono un fulmine di guerra negli action puri- qualche Game Over c’è stato e comunque ho trovato diversi boss (specialmente le cacce) degli ossi duri. Se proprio dovessi dirla tutta mi sembra che questa sia stata una critica arrivata più che altro da giocatori nuovi, che forse non ricordano che il livello di sfida non è mai stato un cavallo di battaglia della saga. Devo dire che non convince la scelta di sbloccare la difficoltà ‘Final Fantasy’ solo alla fine della prima run. Questa scelta ultimamente si vede abbastanza spesso e anche se è comprensibile voler rendere il gioco accessibile e immediato sarebbe preferibile avere l’opzione fin dall’inizio e semmai in caso sbloccare la difficoltà Ultra Hard et similia.
Non mancherà naturalmente la solita sfilza di missioni secondarie che talvolta risultano abbastanza semplici e lineari, ma vale quasi sempre la pena di portarle a termine comunque, visto che, alle volte, anche dal più insignificante dei compiti potrebbe venire fuori una ricompensa davvero niente male. Col sistema dei punti fama introdotto in Final Fantasy XVI poi questo è maggiormente vero, specialmente per le cacce, che sono davvero ben fatte in questo capitolo, sia per come vengono presentate sia per il fatto che sono boss fight molto variegate e comunque impegnative, soprattutto se affrontate prima del tempo.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Un altro punto forte della produzione è sicuramente tutto il lato tecnico, dalla grafica di personaggi e paesaggi fino ad arrivare al sonoro e alle musiche. Sono sicuro che non mancheranno i momenti in cui il mondo di Valisthea vi lascerà a bocca aperta: sarà interessante vedere più avanti la versione già confermata su PC ma già su PS5 il titolo gira che è una meraviglia, fatta eccezione per qualche pop-up quando si interrompono i dialoghi con gli NPC o qualche piccola incertezza quando si muove velocemente la telecamera. Si tratta di piccolezze però e anche a modalità Performance Final Fantasy XVI va benissimo, a dimostrazione del fatto che visti i costi attuali aiuta tantissimo sviluppare per una sola piattaforma piuttosto che per 3 o 4 diverse.
Il mondo di gioco di Final Fantasy XVI è stato pensato dagli sviluppatori di Creative Business Unit III per dare sì ampiezza alle varie locazioni ma non mancheranno anche delle sezioni lineari (soprattutto quelle più importanti ai fini della storia), e questa scelta di abbandonare l’open world sta già facendo discutere ma secondo me distaccarsi dalla massa in questo caso può essere una carta vincente. Abbiamo già visto troppi titoli negli ultimi anni strafare per poi risultare traballanti, quindi meglio darsi dei limiti ma offrire al pubblico un prodotto finale impeccabile e pressoché privo di qualsiasi bug.
Chiudiamo questa lunghissima recensione con il comparto sonoro che pur non raggiungendo le vette di alcuni altri suoi predecessori si pone come obiettivo quello di unire il vecchio al nuovo andando non solo a proporre nuove tracce ma anche a rielaborare alcuni classici come l’immortale Main Theme che sicuramente avrà fatto scendere più di una lacrimuccia ai fan storici della Fantasia Finale. Voglio spendere due parole anche sul doppiaggio in italiano, visto che ci si aspettava molto, essendo il primissimo Final Fantasy localizzato pure per noi. Devo dire con grande sollievo che è stato fatto un ottimo lavoro e questo vale anche per quanto riguarda quello inglese. Sicuramente qua e là qualche vocabolo poteva essere tradotto meglio -vedi i nomi delle magie– ma nel complesso c’è di che essere soddisfatti anche in questo campo.
Conclusioni
Final Fantasy XVI si potrebbe rivelare come un punto di rilancio della saga, a patto che si continui su questo spartito andando sempre più a migliorare le varie meccaniche e la profondità del giocato. I gusti sono gusti naturalmente ma alla fine delle 70 e più ore che vi serviranno per completare il gioco sono sicuro che, quando vedrete i titoli di coda, vi mancheranno già i protagonisti. In ogni caso Final Fantasy XVI è senza ombra di dubbio un ottimo prodotto, che vale la pena di essere giocato e completato, quindi ci sentiamo di raccomandarvelo senza esitare, a patto che vi approcciate ad esso con la curiosità e la mentalità aperta di un giocatore che vuole farsi rapire da una storia epica e da un mondo che non sarà mai più lo stesso.