Mesi addietro, invero in uno dei primi articoli apparsi sul nostro sito, avevamo scritto della Closed Beta Version di Gran Turismo Sport. Una demo sperimentale, ad invito, a cui abbiamo avuto la fortuna (e l’onore) di esser chiamati a partecipare. Ora, dopo esserci presi il giusto tempo dall’uscita ufficiale del gioco avvenuta il 18 ottobre, vi presentiamo la recensione della versione commercializzata e definitiva.
Gran Turismo Sport è il gioco di guida tanto atteso dagli utenti Playstation e costituisce, assieme a Project Cars 2 e Forza Motorsport 7, l’ultimo anello della somma triade di giochi di guida usciti questo autunno. Indubbiamente, dei tre, è stato il titolo con la gestazione più lunga, nonché il primo capitolo della serie ad approdare su Playstation 4. Leviamoci subito il dente a costo di rivelare tutto il resto della recensione: Gran Turismo Sport delude da moltissimi punti di vista e, semplicemente, non è in grado di tenere il passo con la concorrenza. Andiamo però ad analizzare, con la dovuta calma e sangue freddo, i perché di un giudizio tanto netto.
Ma che razza di storia è questa?
Iniziamo dalla dashboard del gioco e le sue relative modalità. Come annunciato, Gran Turismo Sport è stato decisamente spinto in direzione dell’online però sono tutt’ora presenti le modalità Arcade e Carriera. La prima consente ovviamente nel giocare settando liberamente il tracciato e le relative condizioni, nonché tutto il parco macchine. Non tutti i tracciati delle 17 location saranno però disponibili sin da subito, ma si sbloccheranno con l’aumentare del nostro livello di pilota. Quanto a Carriera… beh, sostanzialmente sono le vecchie Patenti implementate con qualche piccola variante. “Accademia di guida”, “Sfida Missioni” e “Esperienza sul circuito”: queste le tre sottocategorie, ma, di fatto, ricalcano tutte più o meno apertamente il vecchio sistema delle Licenze di guida. Troppo poco.
E’ pur vero che neppure la diretta concorrenza, Project Cars 2 e Forza Motorsport 7, brillano in tal senso, ma qui si rasenta il fondo. Sostanzialmente tutto si riduce a una sequenza, seppur lunga, di prove/sfide. A parziale contrappeso resta il fatto che Gran Turismo Sport, dei tre, sia l’unico che tenti di fare approfonditamente della scuola di guida sportiva, cercando di dimostrare prima e insegnando poi alcuni concetti base di come si pilota un’auto da corsa.
Di una modalità storia propriamente detta non ve ne è però alcuna traccia. Nessun campionato e soprattutto nessuna esperienza di tipo gestionale/manageriale. Dirt 4, gioco rallystico del quale abbiamo scritto qualche mese addietro, possiede una modalità storia semplice ma ben fatta ed efficace. Vanno messi sotto contratto ingegneri, meccanici, navigatori, manager. Un investimento iniziale ripaga con migliori prestazioni o migliori guadagni. In Gran Turismo Sport non si è fatto il minimo sforzo per implementare qualcosa di simile.
Due gettoni per l’autoscontro…
Come detto, la scelta di fondo nella realizzazione di Gran Turismo Sport è andata in direzione del gaming online. Scelta più o meno condivisibile ed in ogni caso stata fatto a discapito di tutto il resto. Oltretutto, nonostante i video tutorial, le raccomandazioni e l’ormai diffuso sistema di punteggio per premiare i piloti più corretti, la cara vecchia sportellata rimane sempre una soluzione che paga. Penalizzazioni in gara, classifiche di correttezza, tutto funziona a metà e l’appoggiarsi, anche solo un pochino, ai rivali per chiudere la corda della curva è sempre la via migliore per guadagnare posizioni.
Avendo appena accennato alle collisioni tra le vetture leviamoci un altro sassolino. I danni sono assenti. Sia esteticamente sia concretamente. La vostra vettura sarà sempre performante e tirata a lucido anche schiantandovi a 300 Km/h. Per anni gli sviluppatori si sono giustificati di fronte alle imposizioni delle case automobilistiche, che non gradivano di vedere i loro modelli ridursi a dei catorci pronti per lo sfasciacarrozze. Ora, quella che evidentemente era una mezza scusa, non regge più. I titoli della concorrenza hanno tutti una fisica dei danni, pur contemplando nel loro parco vetture modelli originali su regolare licenza.
Una marcia …in meno
Torniamo per un momento alla modalità Arcade. Oltre alla gara singola e quella a tempo, sono presenti a contorno la sfida derapata e la sezione dedicata al Playstation VR. La prima, onestamente, è abbastanza triste e sembra estrapolata tale e quale dal peggior racing game freemium per mobile.
Quanto alla modalità di gioco prevista per il visore 3D di casa Sony, le cose vanno anche peggio. Al momento è possibile utilizzarlo soltanto in gare singole in una sorta di modalità di gioco 1 Vs 1. Grande delusione: sembra il classico contentino per poter apporre sulla confezione il bollono di compatibilità con il PSVR. Giocandoci si riceve un’ottima sensazione di fluidità ed un bassissimo Motion Sickness, ma Drive Club VR, per quanto inferiore, garantisce un’esperienza di gioco completa. Non è poi possibile regolare la visuale internamente all’abitacolo, come se si modificasse l’altezza e la profondità del proprio sedile virtuale. Manco a farlo apposta, il titolo precedentemente citato garantisce questa possibilità.
Sempre utilizzando il Playstation VR è poi fornita una apposita modalità di contemplazione della vettura, denominata “showroom”. Anche qui è stato svolto un lavoro a metà. E’ sì possibile spostarsi liberamente attorno alla vettura, ma non è assolutamente concesso aprire gli sportelli per ammirare gli interni. In aggiunta non si può nemmeno variare l’altezza del punto di osservazione che rimarrà inesorabilmente fisso, per scelta degli sviluppatori, a quella che potrebbe essere la visuale di un bimbo di otto anni …senza però avere la soddisfazione di lasciare le impronte delle proprie ditine unte sulla carrozzeria!
Quanto tempo è passato
La serie Gran Turismo è l’icona dei giochi di guida moderni, ma con queste lacune cosa può ancora offrire oggi? In passato i giochi di guida sono spesso stati utilizzati come vero e proprio biglietto da visita per mettere in bella mostra i muscoli di un nuovo hardware. Su tutti, la prima Playstation, venne proposta al suo debutto con una copia di Ridge Racer praticamente identica alla versione da sala giochi. Delirio di critica e pubblico; console immediatamente impostasi come standard di riferimento.
L’esigenza è dunque sempre stata quella di sfornare titoli non solo divertenti, giocabili e con modelli fisici convincenti ma, ancor più che in altri generi, anche con un grandissimo impatto visivo. Oggi la concorrenza è vasta, agguerrita e tremendamente competitiva. Quali sono state le scelte operate da Polyphony per la sua creatura? Indubbiamente la modellizzazione delle vetture è stata considerata un elemento cardine. Il dettaglio e la resa grafica delle 164 macchine presenti è a dir poco maniacale e su un device video 4K con HDR si rimane a bocca aperta. Ogni più piccolo elemento è stato fedelmente riprodotto. Riflessi e trasparenze sono convincenti, realistici ed assolutamente perfetti.
Di contro i tracciati risultano statici, poco animati, e, in alcuni passaggi, la vegetazione appare più come una definita sagoma di cartone. Anche gli effetti di luce in pista non sembrano riusciti al meglio, le gare al tramonto sono ad esempio avvolte da una specie di nebbia giallastro-arancione decisamente grossolana ed inelegante. Anche in questo caso arriva una bocciatura; sia in assoluto, sia in confronto alla concorrenza.
Uno pneumatico per tutte le stagioni
Oggi la tendenza dei giochi di guida è quella di implementare un modello di comportamento fisico sempre più convincente non solo in funzione del tracciato, ma anche del meteo e delle condizioni della pista.
Gran Turismo non è mai stato un simulatore di guida a tutti gli effetti e non lo è certamente diventato con questo episodio. Va però precisato che, disabilitando tutti gli aiuti alla guida propri di un videogame, la sfida è sicuramente garantita. Chi si bulla di giocare soltanto ad Assetto Corsa, solo per citare un titolo, è …fuori strada. E’ tuttavia vero che il comportamento delle vetture non sempre risulta, se non simulativo, perlomeno realistico. L’esempio più evidente riguarda le macchine impegnate in gare di rally. Sulle piste sterrate, quasi inesistente l’effetto “polvere sollevata”, le vetture pattinano in un modo che farebbe invidia a Carolina Kostner. Si ha infatti la sensazione che l’auto si sposti sopra un’invisibile tracciato virtuale, posto qualche centimetro al si sopra del tracciato visibile. Se poi si ferma ad osservare il replay, la sgradevole sensazione, se possibile, è ancora più evidente.
E l’acqua? Mentre altri titoli s’ingegnano per ricreare le più disparate condizioni atmosferiche, qui si è risolto il problema alla radice. Nemmeno una goccia di pioggia e, men che meno, di neve. I tracciati sono tutti sempre perfettamente asciutti. Sono state promesse patch ed implementazioni, ma al momento della stesura di questa recensione non vi è nulla del genere. Difficile pensare che degli update possano tuttavia cambiare radicalmente questo stato di cose.