One Up è l’unico locale di Firenze che unisce la passione per il gaming all’ottimo cibo, è anche sede di ESC Gaming e punto di ritrovo per gli appassionati di videogame.
In questa seconda parte dell’intervista sono in compagnia di Paolo Z., Direttore del OneUp Esport & Food.
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L’intervista a Paolo Z.
proprietario e gestore di OneUp esport & food
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Si parlava prima, con Federico, della nascita di ESC, però è giusto parlare anche della nascita del One Up. Quindi: quando è nato? Come è nato?
L’idea del One Up è nata più di un anno e mezzo fa. Di base non è niente di eccezionale; alla fine non abbiamo inventato un nuovo format, questo è il format della sala lan ed esisteva già da prima che internet diventasse fruibile, intorno agli anni ’90. Adesso si può giocare online tranquillamente, ma prima esistevano le sale lan, qua a Firenze ce n’era una molto famosa chiamata Area 51. E quindi, il locale, è nato un po’ dalla passione e dall’esigenza di creare una location del genere, per avere un luogo di ritrovo per tutti gli appassionati. Avendo cercato un po’ online ho visto che questa realtà stava prendendo sempre più piede, specialmente come internet cafè. A dispetto di altri, noi ci siamo un po’ reinventati aggiungendo, oltre alla parte pub, anche il ristorante.
C’è un orario preciso in cui le persone possono giocare, mangiare o bere oppure è abbastanza libero?
La limitazione d’orario c’è sulla cucina, perché alle 16 nessuno verrebbe a mangiarsi una pizza. È una misura temporanea: di solito apriamo prima delle 15 e stiamo rivalutando un po’ l’organizzazione per quanto riguarda anche il pranzo. Anche perché, a Febbraio, torna l’orario normale.
Una curiosità, che si può leggere anche nella descrizione del locale sulla pagina Facebook in poche righe: come mai proprio questo nome?
Il nome è dovuto da una divergenza tra i soci per il semplice fatto che la società vera e proprio non era questa, bensì un’altra, ma più sentivo quel nome meno mi piaceva l’idea. Allora ho detto: “Facciamo una sorta di similitudine a quello che è la ragione sociale della società… mettiamo One Up!”. Anche perché il nome originario doveva essere un altro molto simile e cioè “Level Up“, derivato dal fatto che questa idea è venuta fuori uno step alla volta e quindi è come se avesse livellato. Un po’ come nei videogiochi, come in un Super Mario in cui quando passi di livello appare sempre un “One Up”. E in più è facile da ricordare, anche da chi non è dell’ambiente o non mastica l’inglese.
Per chi invece non è interessato all’area gaming, visto che è anche un pub, ci saranno eventi?
Sotto questo aspetto abbiamo cercato di ravvicinare tutto ciò che orbita attorno ai videogiochi e ai giochi. L’idea di base è accogliere tutti ma concentrarci con il nostro servizio, col nostro target, su una certa tipologia di clientela. Anche perché diciamocelo: quanti altri locali ci sono a Firenze che trattano altri interessi? Noi vogliamo tenerci fedeli alla nostra passione, mandandola avanti a beneficio del settore. Ragion per cui Federico oggi è qui, perché ha avuto modo di dare prova di sé e allora abbiamo deciso di unire le nostre forze per svilupparci e aiutare il mercato italiano del videogame, in generale.
Per quanto riguarda i giochi da tavolo, invece?
Non è il nostro target primario. Faccio presente che da diverso tempo a questa parte abbiamo dovuto limitare i giochi da tavolo perché comunque sono gratuiti, quindi è un servizio in più che molti non capiscono che è in più. Per il semplice fatto che, chiaramente, non riuscivo a dare i giochi da tavolo quando avevamo il venerdì e il sabato pieni di gente. Infatti quei giochi sono acquistati da noi e dati ai clienti a titolo gratuito, usufruendo dei servizi del locale e lasciando un documento d’identità per la responsabilità sul gioco. Con questo cerchiamo di incentivare le persone e i gruppi anche a usare il locale come punto di ritrovo per giocare. Anche perché il videogiocatore non ha uno sfogo come quello di ritrovarsi al parchetto e giocare a calcio, per esempio. Quando ho voluto creare questo posto è stato anche uno dei motivi per dire “Ok, io sono un videogiocatore 2.0, fra virgolette, perché sono uscito da una realtà classificata come la realtà nerd di turno: segregati in casa, per esempio”. Mi sono quindi chiesto, perché non aiutare tutti i videogiocatori che molto spesso stanno in casa un po’ timidi, timorosi… non c’è niente di meglio che parlare con qualcuno della tua stessa passione. E questo riguarda anche i giochi da tavolo. Perché quando si è da soli a giocare, manca l’empatia fisica che si ha giocando in gruppo, che è molto importante.
Nel locale ci sono degli schermi, su quello grande vengono proiettati molti stream. Cosa vede la clientela?
Solitamente, gli streamer generici li mettiamo sui quattro schermi posizionati ai lati dell’arena. Il videoproiettore lo usiamo durante i tornei interni e il fine settimana per proiettare trailer di vari videogiochi. Questo per sensibilizzare coloro che arrivano qui solo per il pub e possono vedere questi filmati, magari interessandosene. Quando ci sono eventi importanti nel mondo Esports, come i mondiali di League of Legends, non mettiamo la musica e mostriamo le partite. I caster sono quelli che offrirà lo streaming, anche se stiamo cercando di organizzare un cast in loco, avere uno dei nostri associati nel locale che commenta e fa salotto.