Sebbene siano passati quasi venticinque anni dal suo debutto, Il Re Leone del 1994 resta tra i classici Disney più amati dalla gente. Naturalmente è abbastanza ovvio dire che la pellicola è stata una dei caposaldo dell’infanzia soprattutto per la generazione di fine anni ’80 e inizi anni ’90. Perciò, visto il nuovo trend Disney che ha portato nelle sale cinematografiche altre riproduzioni, come Aladdin, di certo non poteva mancare all’appello questo classico. Così questo mese, nelle sale di molti paesi europei e in quelle americane, arriverà Il Re Leone, mentre gli italiani dovranno attendere il prossimo 21 Agosto. sarà riuscita Disney a confezionare un prodotto in grado di confrontarsi con il fantasma del “leone passato”?
Trama e personaggi
Per coloro che non conoscono la trama (cosa assai difficile), facciamo un piccolo ripasso. Nel continente nero, o meglio nelle Terre del Branco regna saggiamente e rettamente il leone Mufasa. All’inizio della narrazione vediamo il reggente alle prese con il tentativo di insegnare al proprio figlio ed erede, Simba, i compiti e gli oneri di un sovrano, distogliendolo dal prendere la strada sbagliata. In contemporanea Scar, fratello di Mufasa, spinto dall’invidia ed da un’umiliazione passata, arriverà ad uccidere il legittimo re e a costringere con l’inganno Simba all’esilio volontario.
I temi affrontati dalla nuova versione sono, come si può immaginare, gli stessi della versione originale – nonostante i trenta minuti inediti. Perciò si spazia dalla paternità, al lutto, alla morte, al senso del dovere verso il proprio posto nel “cerchio della vita”. Il Re Leone porta ancora una volta la natura ad essere protagonista indiscussa e la sceneggiatura originale, come si può immaginare, è stata adattata solamente in minima parte. Le piccole discrepanze sono attribuibili principalmente alla natura diversa delle due pellicole e alla volontà di caratterizzare un po’ meglio alcuni personaggi. In particolare, a giovare di questa operazione sono Nala, che ora risulta un personaggio più definito, Sarabi e Shenzi, capobranco delle iene. Differentemente, altri come Rafiki e lo stesso Simba si riconfermano molto simili allo stile della produzione originale.
Regia di un photo real
A dominare nel nuovo Il Re Leone è la tecnica del photo real. Nello specifico, la qualità raggiunta dalla produzione colpisce per le vette toccate con il lavoro di realizzazione digitale, che stupisce quasi sotto ogni punto di vista. La direzione di Jon Favreau, attore, produttore, sceneggiatore e regista, supera quanto fatto con Il Libro della Giungla. Ancora una volta si sposta in avanti l’asticella del livello di ciò che si può ottenere e realizzare attraverso l’uso di strumenti digitali nel campo dell’animazione. Inoltre, ricercando con delle differenze, le stesse inquadrature, composizioni ed elementi della regia della pellicola del ’94, il film propone a schermo uno stile molto vicino a dei documentari. Il risultato finale è una sorprendente visione dei luoghi africani e del mondo animale che negli anni Novanta rubò il cuore a più generazioni.
Sicuramente si deve elogiare la regia e il lavoro di Favreau. D’altro canto però, lo stile più documentaristico e reale sembra sacrificare parte della magia che caratterizzava il classico Disney di metà anni ’90. In questo modo ci ritroviamo davanti delle scene che seppure sono quasi la copia carbone delle originali, possiedono un retrogusto diverso.
Colonna sonora e doppiaggio
A completare il tutto troviamo il comparto sonoro, che si compone ovviamente di doppiaggio e musiche. Riguardo quest’ultime, ci tengo a sottolineare che molte delle tracce si mantengono fedeli alla colonna sonora composta nel ‘94 da Hans Zimmer. Le differenze sostanziali si notano nelle versioni asettiche di sé stesse; tra queste il Sarò Re, cantata da Scar nell’aggiunta di due singoli inediti.
Parlando del doppiaggio, le scelte di casting si sono rivelate tutte convincenti e nel suo complesso questo elemento, anche se con qualche sbavatura, si può promuovere facilmente. Marco Mengoni ed Elisa, voci rispettivamente di Simba e Nala, non deludono minimamente. In particolare risultano convincenti nel prestare il loro talento ai celebri brani del film originale, anche se le fasi parlate non risultano dello stesso livello. Edoardo Leo e Stefano Fresi sorprendono invece nei panni di Timon e Pumba. Altrettanto positiva è la performance di Massimo Popolizio, che ci regala una grandissima voce per Scar, e Luca Ward che si getta con tutto il suo talento nel ruolo di Mufasa, sostituendo Vittorio Gassman.
Conclusioni
In conclusione, il remake de Il Re Leone è un film che a conti fatti non propone qualcosa di nettamente diverso, regalando anche gli stessi momenti iconici dell’originale. Tuttavia, come già sottolineato, quest’ultimo aspetto si confronta con delle differenze (quasi delle sfumature) apportate dalla differente natura del film stresso. La pellicola non sbaglia quasi un colpo dal punto di vista tecnico e ripropone sia l’antropomorfismo derivato dalle fiabe di Esopo che un’ispirazione dichiarata all’Amleto shakespeariano. Insomma, un prodotto fedele e diverso allo stesso tempo, che non sfigura nella libreria Disney.