Può succedere alle volte di dimenticarsi cosa può essere un videogioco fuori dagli schemi, bombardati come siamo dalla visibilità di produzioni tripla A, tutte degne di attenzione, ci mancherebbe. Ma ogni tanto volgere lo sguardo in zone più nascoste e inesplorate potrebbe portare a scoperte inattese e sorprendenti, per lo meno per il concept di partenza e poi anche per come viene sviluppato nel vero e proprio svolgimento del gameplay. È il caso questo di In Other Waters, videogioco sviluppato da Jump Over the Age e pubblicato da Fellow Traveler su Switch e PC.
In Other Waters è un prodotto estremamente particolare, che lascia moltissimo all’immaginazione del giocatore, riuscendo però a costruire un’atmosfera incredibilmente interessante grazie ad una sapiente costruzione, una buona implementazione delle meccaniche e un concept unico: ci troveremo infatti nei panni di una Intelligenza Artificiale che si ritrova a gestire la exo-tuta della xenobiologa Ellery Vas sul pianeta alieno Gliese 677Cc, che si trova in quel luogo per studiarne il curioso ambiente e le sue forme di vita, alla ricerca anche nel frattempo delle tracce dello scienziato Minae Nomura, di cui non si hanno più notizie dal suo arrivo sul pianeta. Si inseriscono quindi nell’equazione due obiettivi diversi: lo studio biologico dell’ambiente e la ricerca delle tracce di Nomura.
L’interfaccia che ci troviamo davanti è molto particolare: un pannello di gestione dell’exo-tuta, che ci mostra anche la scansione dell’ambiente circostante e i punti in cui possiamo effettuare uno spostamento ed eventualmente studiare e raccogliere campioni biologici. La scienziata si rivolgerà direttamente a noi, in quanto Intelligenza Artificiale avanzata ma con alcune peculiarità: quello che emerge infatti è il fatto che la dottoressa “ci ha trovato” direttamente sul luogo, e non conosce la nostra natura e la nostra origine e trova in noi dei tratti mai visti in una IA. Potremo anche decidere di rispondere positivamente o negativamente ad alcune domande che ci porrà, introducendo un elemento interessante anche di roleplay.
Che cosa stava cercando Minae? Aveva scoperto qualcosa? Dove è finito? Cosa ha di speciale questo pianeta? Sono tutte domande a cui ci troveremo a cercare di rispondere, tra scansioni dell’ambiente, raccolta e analisi di campioni ed esplorazione. Gliese 677Cc è ricco di flora e fauna, le prime tracce di vita extra-terrestre scoperte dall’umanità: raccoglieremo campioni e scopriremo sempre di più sulle interazioni di queste forme di vita grazie al nostro laboratorio e ad un complesso dossier che continuerà ad aggiornarsi. Avremo a disposizione infatti una base operativa, con un laboratorio per analizzare quello che raccoglieremo e diversi altri upgrade che otterremo con il proseguimento. L’esplorazione non è semplicissima e nemmeno veloce, visto che potrete proseguire solo una volta scansionati i dintorni. Ci saranno alcune zone temporaneamente inaccessibili che potrete raggiungere con alcuni potenziamenti dell’exo-tuta. Sarà anche facile perdersi nell’esplorazione delle vaste distese del pianeta, ma fortunatamente avremo a disposizione la possibilità di richiamare un drone che ci riporti alla base.
Nelle nostre sezioni esplorative inoltre, avremo la possibilità di interagire con la stessa scienziata, che ci porrà alcune domande a cui potremo rispondere semplicemente sì o no. Questo elemento, seppur superficiale, introduce anche una piccola dose di roleplay molto interessante, che si configura in base alle domande, anche “profonde”, che ci verranno poste. In ogni caso, il nostro compito è quello di guidare Ellery alla ricerca di Minae e alla scoperta di nuove specie e luoghi e per farlo avremo a disposizione la gestione dell’interfaccia della exo-tuta e la vista dell’ambiente dall’alto in modalità di carta topografica. Potremo scansionare l’ambiente per trovare i percorsi e muoverci, in realtà con una discreta lentezza, oltre che analizzare le forme di vita, gestire un “inventario” di campioni e utilizzare alcuni equipaggiamenti della tuta.
Insomma, In Other Waters è una commistione di contaminazioni, tra il survival esplorativo, l’investigativo, il gestionale, ma è anche un’opera fantascientifica dall’atmosfera unica. Questo grazie alle particolarissime scelte di design effettuate dagli sviluppatori, che hanno optato per una selezione cromatica e di suoni molto specifica, che trasmette emozioni che oscillano tra la tranquillità,l’inquietudine del mistero e lo stupore per quello che ci troviamo davanti, che non vediamo davvero ma che siamo spinti ad immaginare.
La versione Switch del gioco, che abbiamo provato, presenta una particolare configurazione dei comandi: se su PC la gestione è semplificata dall’utilizzo di mouse e tastiera che rendono l’aspetto gestionale della exo-tuta molto più semplice, non si può dire lo stesso su pad che presenta una configurazione certamente indovinata e gestita bene, ma comunque inevitabilmente molto più macchinosa della controparte. In generale, il ritmo di gioco risulta piuttosto lento e compassato, traducendosi in un’esperienza non di facile approccio e non per tutti. A questo si aggiunge il fatto che il titolo è completamente in inglese, risultando quindi non adatto per chi non mastica bene la lingua, vista la grande quantità di testo da leggere e da comprendere.
In Other Waters, in conclusione, rappresenta tutto quello che amiamo nelle produzioni indipendenti: scelte di meccaniche e di design uniche e inaspettate, concept particolare e avvincente e cura estrema per i dettagli. Se siete alla ricerca di un’esperienza diversa, che mixi meccaniche di esplorazione, survival e misteri da svelare, non possiamo che consigliarvi di dare una chance al gioco di Jump Over the Age.