Bentornati, cari gamers. Non so se lo sapete, ma esattamente due giorni fa su YouTube è stato pubblicato un video della durata di circa 10 minuti dal titolo Papers, Please – The Short Film. Il filmato, un vero e proprio cortometraggio cinematografico, è stato diretto da Nikita Ordynskiy e prodotto da Liliya Tkach – entrambi autori largamente conosciuti in Russia e non solo. Lo script è stato elaborato dai due insieme a Lucas Pope.
Ma chi è costui? Innanzitutto iniziamo col dire che Pope non è uno qualunque nel mondo videoludico: è infatti un ex Naughty Dog, che ha lavorato a i primi due capitoli di Uncharted. Dopo aver lasciato il mitico studio, si è messo a lavorare “in proprio”, creando prodotti indie di notevole qualità. Uno di questi, uscito nel 2013, è stato qualcosa di scioccante e sorprendente nello stesso tempo. Parliamo di Papers, Please. Il titolo, come certamente avrete notato, è il medesimo del cortometraggio citato all’inizio. Ci troviamo quindi davanti ad una sinergia di autori, il cui risultato è eccezionale.
Ma iniziamo a parlare del gioco. Papers, Please non è un titolo per chiunque. Innanzitutto, occorre che ci si approccia al gioco sia avvisato che sta per provare un’esperienza disturbante, che di certo non lo lascerà tranquillo. E’ possibile, anzi, che il giocatore, al termine, si ritrovi con una diversa visione del mondo. Forse, o forse no. Questo naturalmente dipende dalla soggettività di ognuno di noi e dalla nostra capacità di immedesimazione e di empatia, nonché intelligenza e comprensione.
Come probabilmente avrete colto, Paper, Please significa letteralmente “documenti, prego”. Questo già ci pone davanti ad un indizio su cosa ci troveremo davanti. Il protagonista, che ci ritroveremo a impersonare, è un addetto all’immigrazione del fantomatico paese di Arstotzka. Si tratta di uno stato fittizio, governato da un duro regime repressivo che fa l’occhiolino al più abietto comunismo sovietico. Alla Stalin, per capirci. L’atmosfera è tesa, poiché i rapporti dello stato di Arstotzka con i paesi confinanti non sono semplici. C’è il rischio di attentati terroristici.
Il nostro protagonista è addetto al controllo dei passaporti e dei documenti di chi cerca di entrare nel paese. Il gioco è diviso in diverse “giornate”, in ognuna delle quali riceveremo direttive ben precise dal governo per il controllo. Per ogni persona che passerà da noi dovremo controllare l’esattezza della documentazione, alla ricerca di eventuali discrepanze. E con istruzioni sempre più complesse e restrittive. Avremo diversi strumenti a nostra disposizione, come body scanner e archivi da consultare. Per ogni persona, accettata o respinta, avremo un responso dall’alto che ci farà capire se abbiamo fatto o meno un errore. A seconda, si potranno ricevere bonus o multe sempre più salate. Inoltre c’è la possibilità di accettare tangenti, o di fare eccezioni per compassione: tutto però ha dei rischi e delle conseguenze. Infatti l’altro nostro dovere è quello di preoccuparci della nostra famiglia, che inevitabilmente subirà le conseguenze delle nostre decisioni e dei nostri errori.
Per quanto si tratti di meccaniche estremamente semplici e di una trama neanche così originale, Papers, Please è in grado di coinvolgere il giocatore in maniera viscerale, ponendolo davanti a scelte talvolta impossibili, talvolta estremamente difficili. Sceglierete di fare una buona azione, con il rischio di mettere in difficoltà la vostra famiglia? Oppure la metterete al primo posto senza farvi scrupoli? Non c’è un approccio esatto, c’è solo quello che decideremo di avere.
Di recente abbiamo pubblicato sul nostro sito la recensione di un titolo che in parte ricorda questa atmosfera e queste meccaniche, anche se queste ultime sono state rese in maniera molto più complessa: Beholder. Altro gioco dal sapore distopico, che ci mette davanti a situazioni e decisioni difficili e controverse, nel clima di un regime freddo e totalitario.
Tornando a noi, il cortometraggio che vi ho proposto all’inizio è dunque una trasposizione eccezionalmente riuscita del gioco di Lucas Pope. In 10 minuti gli autori sono riusciti a ricreare perfettamente le atmosfere disturbanti del titolo, coinvolgendo lo spettatore dall’inizio alla fine. Questa collaborazione ha creato qualcosa di estremamente importante, a mio parere. Soprattutto in riferimento a chi magari non avesse voglia di provare il gioco.
Io tuttavia ve lo consiglio. Giocatelo, è importante. Lo è soprattutto in un periodo in cui sembrano importanti più le barriere dei ponti. E così non dovrebbe essere. Chissà cosa succederebbe se lo facessimo giocare a qualcuno dei personaggi politici che hanno in mano il futuro del mondo, e il nostro…
MG