Intruders: Hide and Seek è uno di quei giochi il cui titolo suggerisce indubbiamente parecchio riguardo alle caratteristiche ed alla tipologia del prodotto stesso. È un horror, indubbiamente, ci sono degli intrusi ed occorrerà giocare a nascondino (hide and seek in inglese). Tuttavia il vero punto di forza della produzione VR realizzata da Tessera Studios è costituito dall’atmosfera e dalla storia che gli autori hanno saputo inserire nella loro creatura.
Un tranquillo weekend in montagna
Andiamo dunque con ordine: chi legge tuttavia dovrà però accettare qualche piccolo spoiler inerente soprattutto all’introduzione del gioco. State comunque tranquilli: siamo stati attentissimi nel non scrivere nulla che possa anche minimamente rovinarvi qualsiasi sorpresa che Intruders: Hide and Seek ha in serbo per voi. Dopo un breve tutorial in cui ci vengono spiegati i comandi base, si viene immediatamente immersi nel prologo del gioco. Sappiamo perfettamente che qualcosa andrà storto. In questo, il titolo stesso del gioco è ben più che esplicito. Tuttavia il quadro che ci appare nell’intro sembrerebbe assolutamente idilliaco. Il giocatore impersona il giovane Ben, un ragazzino di tredici anni, mentre con i suoi genitori e la sua sorellina si sta recando in auto presso l’abitazione di montagna della propria famiglia dove, si presume, passerà un sereno weekend.
Naturalmente, come dicevamo, qualche aspetto oscuro fa subito capolino. La sorella pare essere affetta da una non precisata malattia ed abbisogna costantemente di specifici medicinali per placare perlomeno i sintomi più evidenti. Una tosse persistente che le provoca seri problemi respiratori. Il padre inoltre pare sia un ricercatore piuttosto importante in campo farmaceutico. Un caso?
La seconda casa non si scorda mai (horror edition)
Giunti a destinazione, al giocatore viene fatto capire in maniera piuttosto esplicita che la famiglia del protagonista se la passa piuttosto bene dal punto di vista economico. La casetta in montagna è di fatto una sorta di reggia extralusso, dotata di quasi ogni comfort possibile ed immaginabile. Una residenza che potrebbe tranquillamente rivaleggiare con la magione di Lara Croft o con delle unità abitative protagoniste di un qualche reality show con acquirenti miliardari. In genere, nella realtà, ed è una delle più grandi ingiustizie ed assurdità del nostro tempo, la ricerca scientifica non è di sicuro un’occupazione così straordinariamente remunerativa… Risulta quindi quantomeno curioso che il padre di questa famiglia possa aver accumulato un patrimonio tale da potersi permettere residenze di questo tipo. Evidentemente sarà stato ricco di famiglia.

Il padre del protagonista. Un aspetto un po’ particolare, vero?
Una scelta di design
Dopo questa piccola divagazione polemica, torniamo a parlare per davvero di Intruders: Hide and Seek. La casa, dicevamo. In realtà è un complesso su tre piani dove qualche architetto di grido ha sicuramente messo pesantemente mano. Indubbiamente tutti gli ambienti, e qui va fatto un indubbio elogio ai designers, sono realizzati con molta cura. Non tanto nella realizzazione tecnica, comunque di buon livello, quanto nella progettazione e nella distribuzione degli spazi stessi. Tutti gli ambienti della casa sono dislocati in maniera assolutamente realistica, armonica e, in ultima analisi, credibile. La residenza d’altronde ospiterà quasi per intero le vicende narrate nel gioco ed è giusto che gli sviluppatori vi abbiano posto tanta cura nella sua concettualizzazione.
Purtroppo, per ovvie esigenze di gioco, tutta questa meraviglia di design e progettazione d’interni sarà apprezzabile con la giusta luce solo nelle prime fasi della storia. Per gran parte della vostra avventura, dovrete infatti aggirarvi per gli ambienti della casa avvolti in una cupa semioscurità. Soltanto una torcia elettrica, da usare con attenzione dato che potrebbe rivelare con molta facilità la vostra presenza, vi permetterà di osservare adeguatamente ciò che vi circonda.

Paola Marella e Andrea Castrignano scansatevi proprio
Tutto nella norma, o quasi
La nostra famigliola finto idilliaca si dedicherà ad attività assolutamente routinarie e normali. Cena tutti assieme, qualche gioco dei bambini ed infine tutti a letto. Da lì in poi arriveranno i problemi e, ovviamente, gli intrusi del titolo. Non andiamo oltre per lasciare al giocatore il gusto di godersi appieno la storia ed iniziamo quindi a parlare delle dinamiche di gioco. Nei panni del piccolo Ben, che per movenze, voce e pensieri sembrerebbe avere qualche anno in meno dei tredici dichiarati dai produttori del gioco, vi troverete soli, spaventati e braccati all’interno della vostra stessa casa. A darvi la caccia saranno tre personaggi, una ragazza, un uomo corpulento ed un misterioso individuo con il volto coperto dal teschio di un alce. Il gioco, in effetti, si potrebbe riassumere in poche, semplici dinamiche. Muoversi all’interno della casa, andando dal punto A al punto B ed evitare di essere scoperti. Qualche collezionabile di contorno e qualche piccolissimo enigma, peraltro con delle soluzioni esplicitate durante il gioco (leggasi: se trovate una porta con una combinazione, prima o poi troverete in giro da qualche parte, o vi verrà comunicata, la password) costituiscono il resto della componente giocabile.

La camera da letto
Storia ed atmosfera
E poi? E poi c’è tutto il resto. Ciò che di fatto costituisce per davvero la colonna portante di un titolo di questo tipo. Ciò dicevamo ad inizio recensione: la storia e l’atmosfera. Riguardo alla prima vi saranno degli interessanti colpi di scena, che cambieranno radicalmente il punto di vista del nostro piccolo protagonista. Tutti i personaggi sono del resto molto ben caratterizzati ed i loro comportamenti ed azioni saranno in assoluta coerenza con le rispettive indoli. Certo, che qualche personaggio incontrato ad inizio gioco abbia parecchie cose da nascondere, è assolutamente evidente! Come unica nota di parziale demerito dobbiamo sottolineare che gli sviluppi più interessanti della storia ci verranno rivelati solo verso la parte finale della stessa. Il rischio è dunque che il giocatore possa annoiarsi dal progredire della trama nella prima parte. Va detto comunque che il gioco, anche correttamente, non è particolarmente lungo. Quanto all’atmosfera il lavoro fatto è sicuramente di buonissimo livello. Gli intrusi si muovono all’interno della casa armati di torcia e sottrarsi alla loro vista sarà sicuramente molto immersivo.
Via al nascondino!
Naturalmente consigliamo a tutti di giocarlo con il PlayStation VR, anche se per i più impressionabili è comunque possibile giocarlo su uno schermo tradizionale. E se vi scoprono? Bè, se ne avrete la possibilità dovrete darvela a gambe e trovare un nascondiglio. Purtroppo questa dinamica si propaga per tutto il gioco ed è sostanzialmente l’unica presente. Non venite beccati? Tutto a posto. Vi scoprono? Datevela a gambe levate, infilatevi in una stanza e poi trovate un armadietto o uno stipetto dove nascondersi dentro. Se agiterete il joypad al momento giusto per placare il vostro battito cardiaco, potrete star certi che gli “Intrusi” prima o poi se ne andranno, più o meno frustrati. Se dunque vi farete coinvolgere dalla storia e dalla situazione vissuta dal piccolo Ben, non avrete problemi a divorarvi il titolo sino alle battute finali. Le vicende, ed i retroscena sono inevitabilmente concentrati nelle cutscenes, ma queste ultime sono ben concepite ed i dialoghi non risultano mai pesanti o puramente informativi. Tuttavia, e di contro, qualora siate dei giocatori che esigono un gameplay vario e stimolante unito ad un’interattività ambientale importante e ben strutturata, potreste toccare la soglia della noia abbastanza rapidamente. È un aspetto del tutto personale che ciascuno deve valutare in base alla conoscenza di sé stesso come giocatore.

Tutte le casette in montagna hanno una biblioteca così!
Salvare la pelle (e la partita)
Intruders: Hide and Seek è un’esperienza sicuramente molto interessante e, come dicevamo prima, è a nostro avviso della giusta lunghezza. Nei panni di un bambino sarebbe stato del tutto illogico e soprattutto inverosimile gestire un’avventura di decine e decine di ore, manco avesse la resistenza di Kratos. La durata complessiva del gioco, 4-6 ore, è peraltro influenzata da un sistema di salvataggi piuttosto particolare e criptico. Nel senso che non ci verrà mai fornito un luogo od un momento in cui è possibile consolidare i propri progressi. Sarà il gioco stesso a salvare la partita in determinati momenti in maniera del tutto autonoma ed automatica. La scelta risulta in qualche momento leggermente fastidiosa ma riteniamo che sia il frutto di precise decisioni artistiche. Il non poter salvare quando si vuole contribuisce indubbiamente ad aumentare la tensione del giocatore. D’altro canto potete star certi che se sarete in grado di arrivare sani e salvi al punto di destinazione, il salvataggio automatico sarà certo quasi quanto la solidità patrimoniale della famiglia del vostro personaggio.

Anche le case in montagna hanno i loro segreti
Anche l’occhio vuole la sua parte
Come avrete intuito, l’aspetto horror è garantito principalmente dalle componenti psicologiche, più che da quelle visive. A parte qualche piccolo spavento, non sarete mai presi d’assalto da degli zombie o da creature mutanti. Per la verità nel gioco il sangue è di fatto del tutto assente, non vi sono scene particolarmente cruente e persino le scene più drammatiche, che prevedono dei decessi, non porranno mai l’accento sulla crudezza e la violenza gratuita. Di fatto non sono neppure presenti delle armi, men che meno da fuoco ed in ogni caso mai a disposizione del protagonista. Il vero horror deriverà dunque dalle verità che emergeranno poco alla volta, dalle vicende dei personaggi e dei loro segreti più nascosti.
Del resto, nel caso in cui giochiate con il PSVR, difficilmente accuserete disturbi di tipo fisico. Anche facendo lunghe sessioni di gioco, il motion sickness è praticamente assente. Ottimizzazione al top, anche lasciando le impostazioni base. Le rotazioni vengono gestite con un piccolo scatto di trenta gradi, che non pregiudica l’immersività ma nello stesso tempo preserva il giocatore da qualsiasi tipo di malessere. È vero, non è certamente il gioco più frenetico di questo mondo, e probabilmente anche questa caratteristica aiuta, ma ci sentiamo comunque in dovere di esprimere un grandissimo apprezzamento per chi ha saputo ottimizzare così bene il gioco in realtà virtuale.

Chi c’è là in fondo?
Fine della storia
Intruders: Hide and Seek è una produzione sicuramente interessante, che denota alle spalle un fine lavoro nella concettualizzazione della storia e della caratterizzazione dei personaggi che la fanno vivere. Questi aspetti confluiscono in un’atmosfera di gioco d’indubbio fascino e consistenza. A far da contraltare non si può non menzionare un gameplay piuttosto ripetitivo e monotono. Degli enigmi più corposi ed un’interattività con l’ambiente più marcata avrebbero sicuramente elevato di parecchio questa produzione, che rimane tuttavia assolutamente degna di nota e d’essere giocata o, per meglio dire, vissuta.