Il 2020 è stato un anno difficile per tutti, anche per il mondo del gaming. Tra rinvii ed altri problemi legati ai disagi causati dalla pandemia, alcuni sviluppatori hanno colto l’occasione di sfornare qualche titolo ispirato alla vera situazione attuale che stiamo vivendo. Isolation Story ne è un esempio, e le prime scene di gioco lo mettono in chiaro fin da subito: da un tg in televisione apprendiamo dell’arrivo del pericoloso Virus-19, e delle conseguenti norme sociali da seguire per sopravvivere. C’è però una speranza nell’annuncio di un vaccino, che arriverà esattamente tra 7 giorni. Inizia così l’avventura nel nostro appartamento, durante la quale dovremo sopravvivere tenendo conto di tre barre che non dovremo mai far svuotare (o riempire completamente, a seconda della barra in questione) per evitare di morire.
Lockdown City: un nome, un programma
L’avventura inizia nell’appartamento del nostro avatar, generato a caso ad inizio del gioco, che ha appena visto le notizie in tv con le regole da seguire. In casa abbiamo a disposizione un laptop per fare del lavoro online e guadagnare la nostra paga quotidiana, fare acquisti online come cibo o scorte mediche, un telefono, un lavandino, un frigo, un letto. Principalmente sono questi gli elementi importanti che abbiamo in casa, ciascuno dei quali ricopre un ruolo importante nel mantenerci in vita prendendoci cura di noi stessi. Notiamo subito tre barre orizzontali che indicano il nostro nutrimento, lo stato di salute / malattia, e la nostra felicità. Ciascuna di queste barre sale o scende ogni volta del 25% col passare del tempo o in seguito a determinati eventi. Ad esempio, non mangiando per qualche minuto in-game, la barra nutrizione scende di un quarto poichè è aumentata la nostra fame, e dovremo compensare bevendo acqua, mangiando del cibo ordinandolo a casa o prendendolo dai distributori automatici che troviamo nel nostro condominio o nei dintorni della città. La seconda barra è quella che indica l’avanzare della malattia: in un perfetto stato di salute è completamente vuota, ma si riempe ad esempio se parliamo con altre persone senza tenere la distanza di sicurezza. La terza barra indica la nostra felicità, che resta alta se facciamo qualche buona azione parlando con la gente, dando loro informazioni utili o restituendo loro il gatto che non trovano più. Delle tre, quella della felicità è senz’altro la barra più facile da tenere alta, mentre basterebbero pochi minuti di gioco senza mangiare per svuotare la prima barra e morire di fame, motivo che ci ha portati al game over spesso e facilmente.
Il gioco è suddiviso in diversi giorni che vanno dal Day 1 al Day 7, ciascuno dei quali inizia col solito tg che ci aggiorna sulle ultime notizie riguardanti Lockdown City ed eventi correlati alla pandemia. Devo dire di aver trovato particolamente ispirate e divertenti alcune di queste notizie, ad esempio quelle in cui la giornalista ci informa che un qualche leader si è nascosto in un bunker o che lei stessa attende di vaccinarsi. Questo è senz’altro un elemento del gioco che ci regala un sorriso ma, non appena inizia il vero e proprio gameplay della giornata appena iniziata, inizia anche la nostra corsa dentro e fuori dal nostro appartamento per procurarci i soldi per fare acquisti, girare nel nostro quartiere per compiere determinate azioni ed ottenere altri soldi o del cibo, e così via. Ad esempio, facendo la fila in un punto della città, una giornalista ci intervista in diretta chiedendoci un parere sulla situazione attuale, e rispondendo nel modo giusto ci ringrazierà con una piccola somma di denaro. Ma come già accennato in precedenza, una delle attività più frequenti sarà quella di procurarsi qualcosa da mangiare per evitare che la fame aumenti fino al game over. Per farlo possiamo spendere dei soldi nei distributori per sfamarci con uno snack, ordinare del cibo per telefono, comprarlo – o talvolta rubarlo – in un negozio della zona.
Possiamo anche interagire col mondo esterno tramite il laptop di casa nostra o il nostro smartphone, che ci offre diverse possibilità come registrare alcune carte collezionabili, leggere le novità in un paio di social network o addirittura chiamare le forze dell’ordine per segnalare qualcosa. Una situazione in cui ci troveremo di persona durante il gioco, nella quale potremo mentire per salvare due coinquilini che non mantenevano la distanza (e ricevere qualcosa in cambio) oppure dire la verità agli agenti senza farsi troppi problemi. Questa ed altre azioni possono comportare dei benefici ma anche dei rischi, ad esempio quando apriremo la porta a qualcuno che viene a bussare nel nostro appartamento, o usciremo dal negozio senza essere passati dalla cassa a pagare. Ci saranno anche alcuni eventi di cui approfittare, come il ritrovamento di alcune riviste “particolari” da mostrare o regalare a chi possa gradirle al meglio ed ottenere qualcosa in cambio, oppure prendere del cibo da una cassa di rifornimento caduta da un camion. Sarà anche il caso di stare attenti ad un membro del personale medico, ben riconoscibile da abbigliamento e mascherina super protettivi, che incontreremo all’ingresso del centro medico e talvolta anche all’ingresso dello stabilimento del nostro appartamento, pronto a misurarci la febbre e punirci se dovessimo avere troppo alta la barra della malattia.
Passa un giorno, passa l’altro… ma siamo ancora vivi?
Dopo le peripezie di ogni giornata, su Lockdown City calerà la sera ed il nostro avatar mostrerà presto un’icona ad indicare di avere sonno: a questo punto sarà meglio tornare subito al nostro appartamento e metterci a letto, per poi svegliarci al mattino seguente col solito tg che ci aggiorna su nuove ed imprevedibili regole da seguire da quel giorno in poi. Purtroppo, col passare del giorni, la sopravvivenza si farà sempre più difficile: sia nel nostro condominio che in città, gli NPC cambieranno posizione o spariranno, i distributori automatici inizieranno ad essere tutti vuoti e sarà difficile procurarci abbastanza denaro per avere sempre del cibo e dell’acqua a disposizione. Senza contare che, spesso e mal volentieri, dovremo scendere a compromessi pur di parlare con qualche personaggio che possa darci soldi o qualche oggetto utile alla sopravvivenza, sacrificando in cambio una parte di barra della malattia che aumenterà per essere stato a contatto con una persona infetta al Virus-19.
Come già detto, la partita finisce quando si muore di fame, la malattia ha preso il sopravvento o siamo totalmente infelici, mostrandoci anche una schermata con la spunta sulle caselle delle azioni che abbiamo compiuto. Una sorta di tamagotchi, per dirla in breve, che si presenta con una modellazione dei personaggi in cel-shading più che sufficiente ed un potenziale davvero altissimo a livello di trama e suoi sviluppi ma che, purtroppo, viene sviluppato poco e male. La porzione di Lockdown City nella quale possiamo girare è davvero piccola ma soprattutto povera di posti in cui entrare e di personaggi con cui interagire, i quali sono sempre e comunque statici anzichè camminare o fare qualcosa mentre non parlano con noi. A toglierle un po’ di realismo è anche l’assenza di reali ostacoli in alcuni punti della città che possano giustificare il non avanzare del nostro personaggio, sia in mezzo alla strada – dove, per fortuna, ogni tanto passa qualche auto o camion a prova che c’è un po’ di vita – sia nei pressi degli edifici, vicino ai quali la strada sembra continuare ma non c’è più scrolling verso tale direzione, e semplicemente non ci è più possibile andare avanti.
Fin dall’inizio del gioco, le piastrelle degli ingressi nei quali andare si illuminano, ad indicarci in quali posti ci conviene andare per fare cose utili al fine di sopravvivere. Un aiuto gradito ma che, al tempo stesso, rende troppo lineare lo sviluppo della giornata, già di per sè povera di possibili cose da fare fuori da casa nostra. Qualche idea buona c’è, ma viene rovinata dalla già citata desolazione del nostro quartiere e dagli elementi con cui interagire che si contano sulle dita. Ma il vero difetto è sicuramente la velocità con cui aumenta la fame, che ci obbliga principalmente a spendere soldi in cibo e cercare disperatamente i distributori che abbiano ancora qualche snack a disposizione – alcuni dei quali, talvolta, ne erogano anche più di uno – mettendoci così troppa ansia nel preoccuparci di non morire di fame per poter fare qualsiasi altra cosa durante il giorno.
Vaccino in arrivo!
Con impegno e buona volontà, al momento di questa recensione siamo riusciti a sopravvivere fino al giorno del tanto atteso vaccino, che potremo ricevere direttamente a casa nostra e che, senza fare spoiler, sembra aprirci a più di un finale possibile. Il vero problema è che in pochi avranno la voglia di affrontare le sfide che ci riserva Isolation Story senza il rischio di annoiarsi per i pochi – e spesso ripetitivi – eventi da fare durante il giorno. Oltre al fatto che, anche se si dovessero gradire gli spunti e l’accenno di qualche buona idea seppur sviluppata male, la nostra attenzione dovrebbe essere rivolta per lo più al non morire di fame che non a tutto il resto, rendendo davvero frustrante la battaglia contro la fame che toglie importanza a tutte le altre azioni che potremmo compiere durante una giornata a Lockdown City. Aggiungiamo anche la presenza di qualche svista, ad esempio quando si accede ai menù del laptop ma ci si può muovere liberamente in casa senza aver chiuso l’accesso al menù stesso, che diventa più fastidioso che utile, oltre ad essere un po’ macchinosa la sua chiusura. Insomma, Isolation Story è un titolo pieno di potenzialità che purtroppo non vengono sfruttate come dovrebbero, ed è un peccato perchè gli spunti per creare eventi ed una città più grande ed interattiva ci sarebbero tutti. A questo si aggiunge la totale mancanza di una localizzazione in Italiano, che allontana Isolation Story dalla possibilità di essere giocato – e soprattutto capito – da chi non mastica l’Inglese.
Dalla sua, invece, ha una grafica in cel-shading abbastanza gradevole, con la telecamera che fa uno zoom quando parliamo con qualche NPC ed una soundtrack che infonde molta tranquillità e piuttosto adatta alla vita in città, anche se alla lunga risulta davvero troppo ripetitiva. Il punto di maggior interesse risiede nella nostra curiosità: riuscendo ad andare oltre alcuni evidenti lacune e difetti del gioco, il bello di andare avanti e sopravvivere ogni giorno è quello di arrivare al giorno del vaccino per vedere cosa potrebbe accadere. Ma tolta questa motivazione, assieme alla meno invitante voglia di impegnarsi nel compiere tutte le possibili azioni spunta-casella durante i sette giorni di attesa del vaccino, Isolation Story sembra aver steccato un’incredibile opportunità di offrire un life-sim vario e divertente che potesse distoglierci da problemi e disagi reali di questo periodo. Facendo la somma di quanto detto, non ci sentiamo di dare ad Isolation Story la sufficienza ma neanche un’insufficienza vera e propria, volendone premiare le intenzioni e qualche idea interessante.