Qualche giorno fa, quasi in sordina, It Takes Two ha fatto il suo esordio su PC e console PlayStation 4/5, Xbox One e Series X/S. Si tratta del nuovo progetto di Hazelight Studios e dell’ormai noto director libano-svedese Josef Fares. Dopo A Way Out lo studio ha deciso di puntare nuovamente sulla proposta di un’esperienza unicamente cooperativa per due giocatori. In questo senso, gli utenti hanno la possibilità di sfruttare una sola copia del gioco per poter giocare in due sia in locale che online, grazie al Pass Amici (stessa modalità di A Way Out).
Fino a qui dunque nulla di nuovo: quello che però dovete sapere è che ci troviamo davanti a qualcosa di più unico che raro. Una volta avviato It Takes Two sarà in grado di sorprendervi in continuazione con una serie di proposte di gameplay e soluzioni di design che hanno dell’eccezionale, il tutto contornato da una cura maniacale per i dettagli e da una voglia smisurata di stupire e stimolare il giocatore.
La storia di It Takes Two ha una premessa abbastanza “banale”, se così vogliamo definirla: Cody e May stanno per divorziare ma, dopo aver comunicato la notizia alla figlia Rose, a causa di una misteriosa magia si ritroveranno tramutati in due pupazzi da lei creati a loro somiglianza. Dovranno quindi cercare una soluzione per tornare “normali” ma, com’è ovvio che sia, non sarà affatto semplice.
I due giocatori sono quindi subito messi davanti alla scelta del personaggio, ma badate: non si tratta di una scelta puramente di forma, poiché i due avranno mano a mano possibilità e abilità molto diverse. Lascio naturalmente a voi la sorpresa di scoprirle, con la consapevolezza che vi troverete davanti ad una continua sorpresa. Quello infatti che ha saputo stupirmi in It Takes Two è stata l’incredibile varietà e quantità di meccaniche proposte all’interno dei 7 capitoli presenti nel gioco. E non solo, poiché ogni livello presenta un design unico e incredibilmente curato sia nella struttura generale che nei dettagli, con il particolare stile grafico proposto che ricorda in parte la stop-motion. Anche per quanto riguarda le scelte “registiche” ci troviamo davanti ad una gestione che potrei definire magistrale, con sezioni spettacolari e incredibilmente coreografiche. Non parlo solo delle cutscene, ma anche delle vere e proprie azioni di gioco che si compiono, condite da animazioni deliziose e curate. L’unica cosa che posso sottolineare di leggermente negativa è la gestione della telecamera in alcuni frangenti, che non è facilitata dalla perenne presenza dello split screen (comunque fondamentale in alcune sezioni). L’unica, sì, perché tutto il resto presente in questo titolo è un inno alla giocabilità, al divertimento e alla collaborazione. Ci troviamo davanti ad un level design di livello eccezionalmente alto, che sarà in grado di stupirvi per le soluzioni proposte e per gli enigmi e i puzzle molto ben congegnati e di livello né ostico né troppo semplice, studiati per intrattenere e divertire. Per non parlare poi della marea di minigiochi (pensati per permettere ai giocatori di sfidarsi in simpatiche, brevi e varie competizioni) e easter egg presenti. Ma non solo puzzle, attenzione: It Takes Two infatti propone un gameplay vario e divertente basato sul platforming, almeno per la sua parte preponderante, su cui viene costruita la varietà sopracitata. Alcune sezioni, soprattutto le boss fight (anch’esse numerose e tutte diverse tra loro), non vanno per nulla sottovalutate, pena una morte prematura. Fortunatamente i checkpoint sono molto generosi, pensati per non far provare frustrazione in caso di più fallimenti anche consecutivi.
L’avventura di Cody e May inoltre è seguita quasi passo per passo dalla (assillante oserei dire) presenza dell’esilarante Dr. Hakim, nelle sembianze del “Libro dell’amore”, impegnato nel cercare di recuperare la relazione tra i due. Quest’ultima subirà, com’ è ovvio che sia, una continua evoluzione nel corso del gioco, con un approccio delicato e studiato, senza ricadere nel banale. Ma non entro nel merito per non spoilerare.
A livello tecnico siamo davanti a delle ottime prestazioni: ho provato e portato a termine il gioco su PlayStation 5, trovandomi davanti a un framerate granitico fisso sui 60fps e nessun bug degno di nota. A livello visivo It Takes Two è uno spettacolo per gli occhi, tra ambientazioni meravigliose e incredibilmente varie e curate, come non è semplice trovarne in produzioni di questo tipo. Nota di merito anche per il motore fisico, ben sfruttato in molteplici puzzle.
Come ovvio, il cuore pulsante del gioco è la sua natura cooperativa e a questo riguardo ho solo una cosa da affermare: ci troviamo davanti semplicemente ad una delle esperienze cooperative migliori di sempre. Le sinergie di azione tra i due protagonisti sono eccezionali e, come detto, entrambi alterneranno abilità uniche e sempre diverse da sfruttare con intelligenza. Fares aveva ragione: annoiarsi con It Takes Two è letteralmente impossibile e il gioco migliora sempre di più mano a mano che si prosegue in tutte le 10/12 ore circa necessarie per completarlo, godendosi ogni singolo minuto.
Non mi piace scomodare una parola impegnativa come “capolavoro”, ma senz’altro questo è quello di Josef Fares e Hazelight. Non posso che far loro i complimenti, premiarli con un voto altissimo e sperare che vengano presi in considerazione per il Game of The Year 2021.