Quando Jump Force è stato presentato all’E3 lo scorso anno, è stato difficile non rimanere incuriositi da questo nuovo progetto. Offrendo un’accattivante celebrazione virtuale dell’amata antologia manga, Weekly Shonen Jump ha cercato di riunire i fan di tutte le sue serie più famose come Dragon Ball, One Piece, Naruto e Death Note. In altre parole, questo nuovo picchiaduro sembrava pronto per diventare il nuovo Super Smash Bros. in salsa Anime. Sembrava bellissimo, nuovo e soddisfacente e, per i devoti degli anime, offriva la possibilità di risolvere una volta per tutte diverse antiche dispute tra amici o su forum online. Naruto potrebbe davvero battere Goku in uno scontro? Chi è il più grande cattivo tra Frezeer e Barbanera? Ehm, non tutti sarebbero già morti qualora Kenshiro si dovesse unire allo scontro?
In altre parole, il fan-service è all’ordine del giorno per questa nuova IP. Jump Force sembrava essere una chiara lettera d’amore per i fan: un modo per festeggiare splendidamente il cinquantesimo compleanno della rivista Shonen Jump, con un enorme roster di 40 personaggi che lo rende forse il più grande crossover, oltre Super Smash Bros. Ultimate. Il gioco ha davvero provato ad essere qualcosa di memorabile. Il problema è che pecca in così tante aree che anche un fan occasionale può capire che ci troviamo davanti ad un prodotto deludente se proporzionato ad un traguardo così importante.
La storia di Jump Force ci catapulta proprio nel mezzo dell’azione. La trama è davvero molto semplice e può essere spiegata facilmente in queste due righe: Freezer ed altri cattivi dalle dimensioni dei manga (conosciuti colloquialmente come Jump qui) invadono il nostro mondo, e tocca a Goku, Rufy, Naruto, Vegeta e tutti gli altri eroi salvare la situazione. Semplice. Il più delle volte i cattivi sono Venom, cittadini comuni che sono stati corrotti da cubi magici chiamati Umbras, anche se lungo la strada incontrete personaggi dei manga che avranno bisogno di un un bel pugno in faccia per essere liberati dall’influenza malvagia dei cubi.
Il problema qui è che i filmati che animano la storia sono… beh, solo fastidiosi e realizzati con poca cura. Non c’è quasi mai doppiaggio (solo negli avvenimenti più importanti), quindi sarete costretti a leggere muri di testo mentre tutti stanno in silenzio, rigidi come una tavola, con la sfumatura emotiva di un action figure. Dato il materiale di partenza, mi aspettavo qualcosa di decisamente migliore, che si addicesse al patrimonio manga da cui sono tratti i personaggi. Ma continueremo il discorso più avanti, ora è meglio tornare alla trama. Nella baraonda del filmato iniziale, il vostro personaggio – una persona comune del mondo reale – è una vittima casuale che viene rianimata usando i sopracitati cubi magici, ottenendo così la possibilità di sfruttare mosse speciali come gli altri membri del roster. Il vostro eroe può essere personalizzato quanto vorrete, ma alla fine dei conti sarà un personaggio che non dirà mai una parola per tutta la storia e che avrebbe potuto essere facilmente sostituito da qualcuno di più importante nell’illustre storia di Shonen Jump.
Una volta che verrete reclutati nella Jump Force, vi dovrete dirigere al quartier generale, che funziona come un hub in cui è presente tutto ciò di cui avrete bisogno da qui in avanti: negozi, centri di missione, battaglie offline/online, ed in generale un luogo dove imbattersi in altri giocatori. Potrete anche cavalcare una rana, muovervi con una barchetta o con una motocicletta. Anche questa zona non è priva di difetti, perché molto spesso non si capisce dove sia il prossimo obiettivo necessario per avanzare nella storia, a causa delle ridottissime dimensioni della minimappa. Addirittura, molto spesso non è nemmeno segnato il luogo in cui dovrete dirigervi. Spesso mi sono ritrovato a girovagare nell’hub sperando di trovare la persona giusta con cui parlare. In altre parole, sembra molto simile a un gioco di ruolo (Dragon Ball Xenoverse in particolare), ma anche qua possiamo constatare il lavoro superficiale degli sviluppatori, sia nella fluidità che nella realizzazione puramente tecnica, tanto che avrei preferito che avessero semplicemente impostato il tutto con un menù classico.
Bandai Namco ha cercato di non svelare molto sulla campagna Jump Force prima dell’uscita del gioco, ed anche nel prodotto finale non si possono catturare filmati o screenshot di qualsiasi momento della storia. Starete pensando che sia dovuto a grossi stravolgimenti della trama, così da evitare spoiler in rete, ma vi state sbagliando: la trama è veramente noiosa, il che è più deludente se si considerano tutte le possibilità di fan-service che il roster aveva da offrire. Questi iconici personaggi vengono sprecati in noiosi dialoghi tra missioni che seguono sempre la stessa formula.
Piuttosto che cercare di battere Marvel Vs Capcom ed altri esponenti del genere per la complessità, Jump Force ha puntato su un semplice sistema di combattimento che mira ad attrarre i fan che vogliono solo divertirsi scatenando le mosse più famose dei loro personaggi preferiti. Anche se non c’è nulla di sbagliato nel privilegiare il divertimento rispetto alla complessità, grazie ad alcune scelte discutibili in fase di sviluppo l’ultima opera di Bandai Namco non riesce a essere un grande gioco di combattimento, ma può essere adatto solo a fan accaniti del mondo dei manga/anime shonen.
Come Dragon Ball FighterZ, uscito lo scorso anno, Jump Force è un picchiaduro a tema anime 3vs3, ma ci sono alcune ovvie differenze: in primo luogo, si tratta di un picchiaduro 3D piuttosto che di un gioco di combattimento su piano bidimensionale. In secondo luogo, Goku & co. sono stati ricreati con una tecnica mai vista finora: questa volta i nostri eroi sono stati realizzati come se fossero delle action figure, ottenendo un risultato al limite del fotorealismo (per quanto possibile, sono comunque personaggi dei manga!), con muscoli sporgenti e vestiti realistici che si strappano e bruciano durante una dura battaglia.
È una scelta estetica bizzarra, che ricorda molto un film in CGI di Hollywood – un modo di vendere anime a persone che non amano gli anime. Ma indipendentemente da quello che si può pensare dello stile artistico, offre innegabilmente uno spettacolo sbalorditivo. Le arene di combattimento – che vanno da New York al Messico, Giappone, Parigi e Nuova Zelanda – sono vivaci e piene di dettagli, mentre i personaggi sono adeguatamente realizzati.
I giocatori possono facilmente eseguire gli attacchi più iconici dei loro personaggi preferiti, come ad esempio la Kamehameha di Goku o l’Hokouto Shinken di Kenshiro, con solo la pressione del grilletto destro e un pulsante, mentre gli attacchi più appariscenti e devastanti (chiamati Tecnica “Risvegliata”) si possono attivare solo quando si subiscono abbastanza danni, come l’invocazione della Volpe a Nove Code da parte di Naruto.
Per eseguire una mossa speciale avrete bisogno di almeno una barra dell’energia completa del vostro personaggio, che potrete caricare tenendo premuto semplicemente R2, oppure sferrando qualche pugno al vostro avversario. Caricando l’energia, il vostro personaggio rimarrà immobile e non sarà in grado di attaccare o difendersi, in cambio però della possibilità di poter usare le tecniche speciali subito dopo. Questo veloce sistema, che vi permetterà di eseguire spesso queste mosse, renderà il tutto fin troppo banale e non una rarità gratificante, finendo per sminuire questo tipo di mosse già dopo qualche partita.
Tuttavia, il combattimento non è quasi solo dedicato all’attacco, dato che tutte le mosse (anche quelle risvegliate) sono facilmente bloccabili semplicemente tenendo premuto R1. Esistono inoltre tecniche avanzate che è possibile eseguire con la pressione di un pulsante e con un tempismo perfetto, così da evitare l’attacco nemico. Tuttavia, l’enfasi degli scontri è in definitiva sullo “show” e sulle abilità spettacolari, e in mezzo al caos la telecamera si muove in continuazione, cambiando prospettiva e seguendo a fatica i personaggi, così da rendere difficile capire tutte le azioni che si stanno svolgendo sullo schermo. L’aggiunta alla frustrazione è quanto il gioco sia eccessivamente affidabile usando l’effetto movimento per tenere il passo con tutto, facendo sentire ogni combattimento come se il proprio anime preferito fosse caduto in un vaso di vaselina. Ho davvero provato a spremere il più possibile dal sistema di combattimento, e sì, è soddisfacente. Il problema è che non è necessario; si possono letteralmente vincere battaglie eseguendo una combo di attacchi base, magari facendo un passo indietro qua e là, e basta. L’azione non è nemmeno fluida, con movimenti irregolari e frame rate incerti che eliminano qualsiasi senso di fluidità nei momenti più concitati.
Per quanto riguarda il roster, possiamo dire che i “tre grandi” – ovvero Dragon Ball, One Piece e Naruto – dominano la line-up, riempiendo quasi la metà del gruppo dei 42 giocatori, lasciando comunque una discreta varietà di personaggi di altre serie dalla storia di Shonen Jump, da vecchi manga come City Hunter a successi più recenti come My Hero Academia, mentre per il gioco sono stati creati appositamente anche due personaggi sbloccabili. Eppure, nemmeno questo compensa la tristemente travolgente rappresentazione femminile nel gioco. Seriamente, 50 anni di Shonen Jump, e il meglio che possono fare è includere quattro personaggi femminili?
Una consolazione è che perlomeno potrete creare il vostro personale avatar, che potrebbe in qualche modo risolvere questo squilibrio. Oltre a ciò, immaginiamo che ci saranno molti giocatori altrettanto entusiasti di creare una versione anime di se stessi che possa combattere insieme – o contro – i propri personaggi preferiti. Ovviamente si potrà arricchire o modificare l’avatar nel corso dell’avventura e con missioni facoltative, sia sul lato estetico che per quanto riguarda le abilità.
Jump Force è anche segnato da alcuni fastidiosi inconvenienti tecnici, e il più vistoso è sicuramente la durata dei caricamenti. Sono semplicemente estenuanti, alcune volte si toccano addirittura i 20/30 secondi. Sia che si stia accedendo ad un menù per modificare il proprio avatar, sia che si aspetti l’inizio di una partita o un filmato, bisognerà attendere un’eternità inframmezzata dagli stessi, ripetitivi messaggi di suggerimento. Il frame rate inoltre spesso diminuisce sia nei momenti più frenetici sia nei movimenti di base, come la corsa. Sinceramente non è un lavoro accettabile da una produzione di questa caratura.
Come celebrazione della storia illustre di Shonen Jump, ci aspettavamo di più da Jump Force, oltre che un puro spettacolo visivo. Sicuramente è un videogioco bello a vedersi, ma è in definitiva un pacchetto vuoto e un’esperienza di gioco poco profonda e rifinita. Jump Force può essere un divertente passatempo accessibile a tutti coloro che vogliono veder combattere i propri personaggi preferiti, e che vogliono creare il proprio avatar. Eppure, se volete un picchiaduro fedele agli anime e che sia adatto sia ai principianti che agli esperti, vi consiglio di giocare Dragon Ball FighterZ, pubblicato lo scorso anno.