Nel febbraio del 2012 uscì su PC e console PlayStation 3 e Xbox 360 un action-RPG passato parzialmente in sordina e sviluppato da Big Huge Games e 38 Studios, pubblicato da Electronic Arts e che vantava tra le fila degli scrittori R.A. Salvatore, autore di molte serie di romanzi ambientati nei Forgottern Realms di D&D. Parliamo, come sapete benissimo, di Kingdoms of Amalur: Reckoning, che come videogioco ha una storia abbastanza peculiare: dopo infatti la sua uscita nel giro di pochissimo tempo 38 Studios chiuse per bancarotta. Un ipotetico futuro per la serie era quindi sfumato quasi nell’immediato, ma nonostante questo Kingdoms of Amalur: Reckoning è riuscito comunque a diventare una sorta di cult tra gli amanti dei videogiochi di ruolo, soprattutto grazie all’ispirata ambientazione e a un gameplay immediato e divertente.
Per la fortuna degli appassionati, dopo diversi anni si è intromessa nell’equazione THQ Nordic, acquisendo i diritti del gioco nel 2018 e annunciando alcuni mesi fa l’intenzione di rilasciare (per la precisione il giorno 8 setttmbre) una versione rimasterizzata (sviluppata da Kaiko) del gioco su PC, PlayStation 4 e Xbox One, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, che includerà tutti i DLC già rilasciati con una sorpresa speciale: nei mesi a venire infatti sarà rilasciata una nuova espansione inedita, Fatesworm. Abbiamo avuto la fortuna di poter testare il gioco in anticipo su PS4 Pro e siamo qui per dirvi se davvero vale la pena recuperare questa perla del GDR fantasy.

Contro il Destino
Come molti di voi ricorderanno, la storia di Kingdoms of Amalur prende il via narrandoci di un sanguinoso conflitto che rischia di spazzare via la Faelandia, a causa del malvagio Gadflow, un fae corrotto alla guida dei temibili Tuatha, nel suo intento di sterminare tutte le razze e i regni di Amalur. L’universo narrativo creato da Salvatore è complesso e profondo, ci parla di un mondo formato da molti regni, fazioni e razze, permeato di magia e creature leggendarie, ma anche popolato da persone comuni e più o meno indifese. Seguiremo quindi, in questo contesto, il viaggio del cosiddetto “senza fato”, il nostro protagonista che, dopo essere stato miracolosamente riportato in vita dal Pozzo delle Anime, si ritroverà, seppur senza memoria, ad avere un potere tale da poter cambiare il destino proprio e di tutte le razze di Amalur.
L’imbarazzo della scelta
Nella creazione del nostro personaggio potremo quindi scegliere tra una delle 4 razze disponibili, per poi decidere alcuni particolari che ci daranno dei piccoli vantaggi iniziali, come ad esempio un potenziamento al mana o alla forza fisica, ma che non vanno certamente a inficiare poi quello che decideremo essere il nostro percorso. In questo senso KoA propone numerose scelte al giocatore nell’ambito della crescita del personaggio, che ha la possibilità di decidere se creare una build univoca, come un incantatore (o incantratrice) puro/a, oppure pensare a una formazione eclettica che consenta di combinare nello stesso modo Magia, Forza e Destrezza oppure anche solo due di queste caratteristiche. La costruzione quindi del nostro personaggio ci presenta numerose possibilità, con un’ottima profondità e soprattutto interessanti variazioni sul tema. Il miglioramento delle caratteristiche è gestito in modo piuttosto classico, con punti da distribuire nei tre alberi e la possibilità di investire in abilità come l’Alchimia, la Furtività, l’Arte Savia e così via.
Così come ci sono molte scelte che potremo compiere nella costruzione del nostro personaggio, lo stesso vale per gli equipaggiamenti. Con moltissime armi, dagli spadoni pesanti, ai martelli, alle lame fae fino ai mitici e divertentissimi chakram, Kingdoms of Amalur ci propone davvero un arsenale molto ampio, a cui possiamo aggiungere l’arma secondaria (solitamente l’arco), i diversi pezzi dell’armatura e gli accessori che ci potranno dare utili boost alle statistiche. Il tutto naturalmente con diverse varianti più o meno estetiche, in base alle quali potremo creare il nostro “fashion Amalur”. Il gioco è basato principalmente anche sul loot, quindi vi ritroverete a raccogliere numerosi equipaggiamenti sia dai cadaveri dei nemici sia dalle numerosissime casse più o meno nascoste sparse per la mappa di gioco e nei dungeon.
I pericoli del libero arbitrio
Una volta completato il breve tutorial, ci troveremo lanciati in una enorme mappa di gioco, formata da tante regioni differenti, ognuna con le sue peculiarità. Uno degli aspetti del gioco che ha conquistato gli utenti è proprio la caratterizzazione e l’estetica del mondo di Amalur, che risulta vivo e pulsante, ricco di zone da esplorare e di missioni da intraprendere. In questo senso, il titolo dell’ormai defunto 38 Studios non ha nulla da invidiare alle produzioni più grosse: il giocatore si trova infatti davanti a una miriade di quest, tali quasi da renderlo profondamente indeciso su quale intraprendere per prima. Quasi tutte infatti, ad esclusione forse delle più brevi e semplici, risultano ben scritte e interessanti, soprattutto quelle delle diverse Fazioni che vi porteranno a conoscere personaggi intriganti ad esplorare le più remote regioni della Faelandia. Per facilitarci le cose esiste fortunatamente il viaggio rapido, disponibile da subito, che vi permetterà di spostarvi rapidamente da un luogo all’altro. A questo riguardo, devo purtroppo far notare la presenza in questi frangenti (e anche nelle fasi di entrata e uscita dagli edifici) di caricamenti un po’ troppo lunghi, un vero peccato trattandosi di una remaster di un titolo di 8 anni fa. Speriamo vivamente che le patch in arrivo dopo l’uscita vadano a migliorare questo aspetto, che potrebbe risultare frustrante soprattutto considerato che molte delle quest richiedono continui spostamenti.
Trovandoci inoltre davanti ad un vero e proprio gioco di ruolo, non posso non sottolineare il fatto che in KoA non sono presenti, se non in rari casi, delle scelte veramente impattanti sul mondo di gioco, nonostante veniamo messi nei panni di un personaggio che può letteralmente modificare il Fato. Questo è vero ora come lo era nel 2012 e non risulta impattare in modo negativo la godibilità del titolo, che però in questo senso perde in profondità narrativa.
Il tempo passa per tutti
Trovandoci davanti ad una vera e proprio remaster non possiamo quindi esimerci dall’analizzare quali sono i veri cambiamenti apportati dallo sviluppatore rispetto alla versione originale. Iniziamo dicendo che non ci sono delle modifiche evidenti né nel gameplay né in altri frangenti. Ci sono stati però degli accorgimenti apprezzabili, anche se minimi, sulla gestione del livello delle aree in base al livello del giocatore, che ora risultano meglio bilanciate. È stato anche leggermente modificato il loot, che ora sarà più indirizzato verso l’attuale classe del giocatore e sulle sue caratteristiche, invece di essere esageratamente casuale. Infine l’ottima notizia che è stato aggiunto un ulteriore livello di difficoltà, Molto Difficile. Il gioco in generale non è particolarmente difficoltoso da affrontare, anzi in Normale risulta anche fin troppo facile, quindi il consiglio è di considerare di cominciare subito da Difficile, se foste interessati a un minimo di sfida.
Per quanto riguarda il gameplay ci troviamo davanti esattamente la stessa “creatura”, nel bene e nel male. La natura action e la velocità del sistema di combattimento regalano ancora un buon divertimento, tornando però nello stesso tempo a proporre i medesimi difetti, ossia un input lag a volte un po’ fastidioso e una telecamera non proprio impeccabile. Si vede dunque che ci troviamo davanti ad un prodotto di 8 anni fa, che però è stato ripulito ottimamente per quanto riguarda il comparto grafico: le texture sono pulite e in alta definizione, con un bell’impatto generale che rende giustizia all’affascinante mondo fantasy in cui ci troviamo. Il gioco risulta fluido e regge egregiamente i 60 frame senza particolari incertezze. Di contro, ho già sottolineato la lunghezza un po’ eccessiva dei caricamenti, che speriamo venga ulteriormente ridotta. Non posso inoltre purtroppo tacere su alcuni problemi tecnici che hanno inficiato in parte la mia prova su PS4 Pro: ho avuto diversi episodi, in luoghi diversi della mappa e senza avere davanti situazioni particolari, di crash dell’applicazione. Sappiamo già che sarà rilasciata una patch day one per risolvere i problemi tecnici e trattandosi di una versione pre-release sono fiduciosa. Consiglierei però, data la situazione e se foste interessati, di aspettare qualche giorno prima di acquistare il gioco in modo da avere la certezza che i problemi siano stati risolti.
In Conclusione
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è certamente un omaggio dovuto ad un titolo che avrebbe meritato alla prima release una sorte ben migliore, così come i suoi sviluppatori. Con un gameplay divertente, un mondo di gioco affascinante, una soundtrack spettacolare, una miriade di quest e una longevità notevole (per completare davvero tutto vi ci vorranno anche più di 100 ore), ci troviamo davanti ad un titolo certamente consigliato a tutti gli amanti del genere e anche a chi volesse riscoprire una perla del passato neanche troppo remoto. Se saranno risolti (e sono certa che sarà così) i problemini tecnici presenti nella versione da me testata, ci troveremo davanti ad un’ottima remaster che promette anche nuovi contenuti di un certo peso nei prossimi mesi.