Mi è sempre piaciuto collaudare nuove tipologie di videogioco, o comunque dare spazio ai “territori videoludici” meno esplorati e di nicchia. Certo, non posso certo dire di essere passato da JuJu Densetsu ad Hypnospace Outlaw nel giro di tre giorni, ma nel tempo ciò che per me era considerabile come “videogioco” ha costantemente aumentato il numero di sfaccettature — e ancora continua a farlo, per carità.
Anche nel caso di progetti non proprio ideali sul piano dell’effettivo risultato raggiunto, spesso è bastata la sola idea o il mero potenziale di un singolo aspetto perché curiosità e immaginazione facessero il resto. Nel caso di Kosmokrats, devo ammettere di aver pensato parecchio a questo discorso, dato che è piuttosto impossibile non considerare se non altro la domanda “ma questo gioco, in fondo, per quanti utenti è fatto?”.
La risposta, purtroppo, è probabilmente riassumibile in cinque lettere: pochi. A questo punto, però, è doveroso investigare sul perché ciò non sia obbligatoriamente un difetto.
Per far ciò, devo subito farvi capire che la prima fatica di Pixel Delusion, pubblicata da Modern Wolf, è un puzzle game — e già qua si entra automaticamente sulla nicchia. Mi sento però di aggiungere che Kosmokrats non è assolutamente un puzzle puro, ed è talmente legato all’abilità tecnica del giocatore da renderla quasi prioritaria rispetto alle abilità tattico-analitiche. Un “action-puzzle”, se vogliamo facilitarci la vita.
Questo requisito per poter giocare al meglio Kosmokrats è legato al fatto che il suo gameplay si basa sull’interazione fisica con elementi in orbita, quindi spesso e volentieri sarà richiesta tanta precisione (e rapidità) nei movimenti quanta ne servirà nella fase di analisi in cui dovremo capire come superare il livello in primis. Con questo, però, ho raggiunto il limite: ora sono a dir poco obbligato ad aprire il vero cassetto dei dettagli su questo nuovo, coraggioso progetto di esordio.
Kosmokrats vi mette nei panni di un pelatore di patate a bordo di una nave appartenente alla flotta spaziale sovietica… per ben 20 secondi circa. Dopo questo brevissimo tempo verrete infatti convocati in quello che sarà il vostro nuovo “ufficio”: la camera di pilotaggio droni. Esatto, avete ricevuto una promozione più unica che rara, viste le competenze completamente diverse richieste per le due occupazioni. Dopo aver conosciuto Boris, il nostro supervisore e “compagno di gioco”, dovremo quindi scegliere se avviare il tutorial o imparare direttamente sul campo. Logicamente consiglio il tutorial a tutti, per quanto la questione sia piuttosto semplice: con lo stick sinistro dovremo muovere il drone, e utilizzarlo per assemblare navicelle o altre componenti che saranno utili ai sovietici nel turbolento scenario internazionale.
L’unico altro tasto utile sul piano gameplay è il tasto X/A per attivare un magnete che faciliterà lo spostamento dei vari moduli, ma che si scaricherà molto presto. Sarà ricaricabile durante il puzzle, ma ha una durata davvero molto breve perché se ne possa abusare. Ogni singolo altro elemento che andrà ad influire sul gameplay, come in quasi tutti i puzzle game, sarà dato da “agenti esterni” come il cambio di tipologia del layout nel livello o l’aggiunta di limitazioni e/o imprevisti.
Nel caso di Kosmokrats, tutto o quasi sarà sostanzialmente nelle mani del secondo esempio.
Come avrete immaginato, il tutto consiste nell’utilizzare un drone (sferico) per spostare e assemblare i vari moduli spingendoli, in modo da comporre la nave commissionatavi. Per farlo, dovrete avvicinare le giunture magnetiche dello stesso colore, facendo però attenzione al progetto: non sempre collegare lo stesso colore vi porterà ad un assemblaggio di successo. Per spostare i moduli potrete facilitarvi la vita utilizzando il sopracitato magnete con carica limitata, e… tutto qui. Ogni singola altra variazione del gameplay risiede su un piano diverso da quello “attivo”, il che suona parecchio limitato, ma tranquilli: questo è dovuto al fatto che non vi ho ancora parlato della “seconda metà del gioco”.
Questo “secondo” aspetto sta nella struttura di Kosmokrats: il vostro ufficio è in realtà una lobby in cui tornerete dopo ogni singolo livello, un luogo in cui svolgere le più svariate azioni come investire la vostra paga, monitorare eventuali problematiche, utilizzare qualche minigioco e altre faccende che non elencherò per ovvie ragioni. Dopo ogni singola missione vi si aggiornerà il conteggio relativo a cibo a disposizione, lavoratori impiegabili e navi della flotta (dopo il setup sovietico, ecco un’altra somiglianza con il fantastico “Papers, Please“). Inutile dire che il conteggio aumenterà o diminuirà per tutti i campi sopracitati in base all’esito della missione, e ancora più inutile da dire è il fatto che l’abbassamento di questi valori porterà eventualmente a situazioni davvero spiacevoli, come il dover gestire gli effetti della fame tra le vostre truppe… o cose ancor peggiori.
Ho introdotto ciò in collegamento con il gameplay perché, assieme a tutto quel che ho elencato sopra, queste fasi portano anche un altro cambiamento, generalmente ogni 2-3 missioni, che può essere di varie tipologie: limitazioni al drone, aumento dei moduli da assemblare, imprevisti esterni durante la fase di assemblaggio — che non andrò a nominare per lasciarvi la sorpresa — e tante altre cose a cui pensare durante i puzzle. Un modo funzionale per non far risultare i puzzle di Kosmokrats tutti uguali durante un intero playthrough, e allo stesso tempo un ottimo metodo per aggiungere ulteriore sfida per i coraggiosi che dovessero provare le due modalità più difficili del gioco.
Quest’alternanza lobby-missione-lobby è principalmente suddivisa in cicli di generalmente 4-5 missioni, dopo i quali avremo spesso un cambiamento di rilievo nella storia e non raramente una scelta a disposizione.
Sarete forse sorpresi di scoprire che le novità legate alla narrazione saranno non poco spesso decise da voi stessi, dato che Kosmokrats non suona esattamente come un prodotto da sposare alla multinarrazione, ma Pixel Delusion ha deciso di seguire questa strada: non assolutamente un fattore necessario, ma sicuramente capace di mettere più carne al fuoco per i giocatori che dovessero apprezzare questo peculiare puzzle game.
Sul piano della giocabilità non c’è poi troppo altro da aggiungere, se non dettagli di poco conto come sottolineare che i moduli possono essere danneggiati, o il fatto che i livelli saranno a tempo — chi l’avrebbe mai detto, in un puzzle game basato sull’abilità tecnica del giocatore?
Artisticamente parlando, invece, dobbiamo ancora aprire il discorso. Si può dire che, in breve, Kosmokrats non riesce a brillare né a deludere, e questo vale sotto ogni piano. Sul piano visivo siamo a un livello molto interessante per quanto riguarda le illustrazioni, su un piano accettabile per le sessioni nella lobby e nelle sequenze legate alla storia, e su un piano che purtroppo devo definire mediocre quando si parla delle sequenze di gioco primarie. Niente di orrido, per carità, ma non vi sembrerà in nessun modo di stare giocando a un gioco del 2020 sotto nessun aspetto, e non mi riferisco a risoluzioni da cinema o altre pretese surreali. Posso anche capire che i ragazzi di Pixel Delusion non avessero poi chissà quale margine di miglioramento sotto questo aspetto, ma proprio considerando questo limite avrebbero potuto regalarci perlomeno un’interfaccia più “guardabile” di quella presente.
Spostandoci sul comparto musicale, non esagero se dico che il livello è perfettamente pari a quello estetico: a volte funziona molto bene, non risulta mai perfetto ma allo stesso tempo è spesso perlomeno azzeccato, mentre altre volte è davvero tanto dozzinale e troppo lontano dal creare una vera armonia con gli altri aspetti. Un piccolo plauso alla varietà proposta — con le dovutissime proporzioni — ma comunque non siamo a una vera sufficienza piena.
Parlando di sufficienze, l’unico vero aspetto che non ne conquista una sono i dialoghi. Kosmokrats è la fiera dello stereotipo in stile “soviet” tra i più classici: patate e vodka saranno una parte costante di dialoghi e descrizioni in quasi qualsiasi situazione, e specialmente le patate vi garantiamo che dopo due o tre sessioni risulteranno molto simili ad alcuni tormentoni di bassa lega à la Colorado/Zelig. Personalmente amo ironizzare sugli stereotipi finché non c’è malizia dietro, e alcuni stereotipi nascono da fenomeni statistici effettivamente reali, ma farlo esattamente come lo si poteva fare con una mentalità di 30 anni fa nel 2020 puzza fin troppo di vecchio perché il gioco riesca a strapparvi più di qualche sorriso in quest’ambito: il 90% di ciò che sentirete e leggerete saprà in qualche modo di visto e rivisto, e non solo nel media videoludico.
L’unica cosa che non ho menzionato — o meglio, approfondito — sul piano del gameplay attivo è la presenza di minigiochi, anche se purtroppo non vanno oltre il livello di “menzionabile”, eccezion fatta per quello che vedete nell’immagine qua sopra: One / Zero è sorprendentemente piacevole e forse avrebbe meritato ancora più spazio e importanza, piuttosto che essere semplicemente relegato a minigioco assieme agli altri. Il suo scopo è quello di utilizzare una sfera bianca per muovervi lungo il livello, in cui avrete due modificatori di gioco: toccare le aree bianche vi farà aumentare di dimensione e vi renderà più lenti, mentre toccare quelle nere sortirà l’effetto opposto. Decisamente piacevole per staccare un po’ dalla routine dell’assemblaggio, anche se qualche livello in più non sarebbe sgradito.
Come avrete ormai capito, Kosmokrats è tutto sommato un buon prodotto, che non brilla ma non dà troppa occasione di lamentarsi. Fa bene il suo lavoro, e offre non poca varietà in ciò che propone, per quanto possa effettivamente essere una proposta per una fetta davvero piccola di giocatori. E credetemi, con così poco a livello di gameplay puro proposto, le opzioni a disposizione di Pixel Delusion erano parecchio limitate.
Non credo che Kosmokrats avrà un gran successo e qua spero di sbagliarmi, dato che il suo limite non è tanto il modo in cui è realizzato quanto il target di giocatori che potrà effettivamente affascinare, ma allo stesso tempo ha appunto i mezzi giusti per farsi un po’ di strada — con molta pazienza — e finire perlomeno nel mirino dei puzzle gamer sparsi per il globo.
Chiudo ricordandovi che Kosmokrats è acquistabile al più che onestissimo prezzo di 12,99 € su Steam, altro punto a favore per quei bravi ragazzi di Pixel Delusion. Buon assemblaggio!