“La cultura delle armi inizia dai videogiochi”: una brutta abitudine della stampa
“Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione“, recita un vecchio aforisma.
Canada: 13 morti e 12 feriti in una sparatoria, l’attentatore è un ex marine di 28 anni. Un evento tanto terribile quanto (ahimè) solito per il panorama americano. La notizia è giunta fino in Italia e i nostri giornalisti hanno espresso il loro parere.
Tra i vari interventi, uno in particolare ha destato la nostra attenzione: Massimo Gaggi tratta la questione sul Corriere della Sera.
“Forse si possono prevenire guai ancora peggiori provando a incidere su una cultura delle armi sempre più diffusa e distorta. In passato si è discusso, senza risultati, del boom dei videogiochi violenti. Ora dalla finzione della console o del telefonino si passa al realismo dei maxischermi“
Siamo abituati ad accuse del genere. Noi videogiocatori conosciamo il significato del termine pregiudizio. Nulla di nuovo, in pratica. Perché parlarne, allora? Perché non ignorare l’ennesima provocazione? Per noi di NaturalBornGamers la risposta è immediata: se si ha una passione la si difende da ogni critica infondata.
Non si può negare il fatto che molti titoli videoludici siano incentrati sulla violenza: dagli FPS (sparatutto in prima persona) ai picchiaduro, gli esempi non mancano di certo. Ma in un Paese dove solo nel 2016 si sono verificate 477 sparatorie (più di una al giorno) è davvero credibile pensare che questa violenza nasca dall’uso di un videogioco?
Perché non accusare Pulp Fiction, uscito nel 1994 (prima del boom del fenomeno videoludico), squisitamente violento? O Stephen King, gigante della letteratura contemporanea ed autore dalla penna magistralmente brutale? (se pensate che IT sia terrificante, leggete pure Cell)
Le domande si rispondono da sole: il genere letterario e il genere cinematografico si sono ormai integrati totalmente nella nostra cultura: hanno dunque guadagnato il rispetto che permette loro di essere esenti da certe critiche discutibili. Per il videogame dovremo attendere ancora. Finché un’arte simile, capace di far commuovere, far riflettere, far vivere esperienze uniche e (semplicemente) far divertire non sarà più vittima di questa caccia alle streghe.
Non temete, l’apertura mentale arriverà (prima o poi). Noi l’aspetteremo cavalcando per l’America del 1889, arrampicandoci sui grattacieli di New York City, sfrecciando alla guida insieme a Mario o esplorando la regione di Kanto col nostro fidato Pikachu.