Con questo speciale dedicato a Final Fantasy XVI voglio provare a creare una nuova cosa che volevo portare da tempo sul nostro sito (collaboriamo ormai da quasi cinque anni e quindi adesso voglio fare la parte del vecchio burbero che va a guardare i cantieri), nella quale vi parlerò di argomenti diversi analizzando con voi sotto vari di punti di vista il tutto, dandovi però poi la mia idea, in pieno stile “My Two Cents” di Kent Brockman dei Simpson (che a quanto pare avevano previsto pure questo).
Fatto questo cappello iniziale che era doveroso, arriviamo subito al nocciolo della questione: Final Fantasy XVI è un punto di svolta nella saga oppure no? Tutti pensano che sì, effettivamente l’avventura di Clive Rosfield va a cambiare definitivamente le sorti e lo stile di una delle saghe più importanti della storia videoludica (chi dice che non lo sia può anche chiudere qui l’articolo), ma il discorso è quello che sta dietro a tutto questo: il cambiamento è apprezzato oppure no?
Tante sono le domande che Clive e il suo gruppo di ribelli ci stanno facendo porre in questi giorni, e voglio provare a rispondere con la mia opinione in merito: attenzione, non si tratta di una recensione, quella arriverà nei prossimi giorni, e non sarò io a scriverla, perché sennò vi direi che Final Fantasy XVI è entrato di diritto nella mia Top 3 personale dei Final Fantasy. Ma siccome ormai questa cosa l’ho detta e non posso rimangiarmela, vi voglio spiegare perché, rispondendo anche a diverse domande e critiche che il gioco sta ingiustamente subendo da parte anche di diverse “fonti autorevoli” della videoludica italiana e non. Si tratta di una pura opinione personale, perciò ne possiamo anche discutere nei commenti se volete.
Il cambiamento è apprezzato da tutti?
A questa domanda su Final Fantasy XVI posso rispondere anche con un filo di retorica, ma che ci sta sempre bene e rappresenta sempre un’amara verità: il cambiamento è difficile da apprezzare, e questo dato di fatto si applica anche in maniera estremamente complessa ai videogiochi. Gli utenti sono ormai sempre più affamati di novità, dicono di volere qualcosa di nuovo, innovativo e diverso, ma poi si alterano se gli cambiano il giocattolo. Non lo si può negare, altrimenti sarebbe peccare di onestà intellettuale. Ed è stato proprio Final Fantasy XV, il predecessore di questo ultimo capitolo della saga Square Enix, che con il suo passaggio all’action RPG ha segnato un primo cambiamento epocale. Il gioco è stato insultato, rinnegato come Final Fantasy, per poi essere riaccreditato solo ad ani di distanza ed in concomitanza dell’uscita del sedicesimo capitolo.
Questo è un punto nodale di tutta la situazione: Final Fantasy XVI sicuramente spinge ancora di più sulla componente dell’azione, e la componente ruolistica è quasi del tutto assente. Io vi dico che viva Dio è così: Square Enix ha preso il coraggio di mantenere la barra dritta sulle sue idee. Abbiamo capito tutti che Final Fantasy XVI segna la fine del JRPG che tutti abbiamo adorato e giocato almeno una volta, ma questo sistema aveva perso troppo smalto con la Fabula Omnia Crystallis e il suo arco narrativo. Era giusto dare una netta sterzata? No, ma è giusto cominciare ad affrontare la curva.
Qui arriviamo ad un altro aspetto che secondo me è stato ampiamente sottovalutato ma che i realtà ha una valenza altissima: il cambiamento ci mette in difficoltà, ma quando arriva vogliamo tutto e subito. I fan che come me si auguravano un passaggio ad uno stile più action si aspettavano uno stravolgimento completo dell’impianto di gioco nella serie,cosa che non è arrivata. Anche in questo caso va fatto un plauso a Square Enix, perché con gli ultimi due capitoli sta sperimentando ma sta anche dando il tempo all’utenza di assorbire il cambiamento. E farlo con uno dei suoi prodotti di punta, ben consapevoli del rischio di affossare un brand iconico, significa comunque avere il coraggio di osare. Questa lettura non la troverete da nessuna altra parte: in troppi hanno colto questa palla al balzo per attaccare il publisher, puntando alla facile conclusione che “eh ma ci avete rovinato la saga JRPG più importante della storia“: sì, ok, non è più un JRPG, ma è altrettanto vero che non siamo più nel 1987: i tempi cambiano, i gusti cambiano, gli utenti cambiano. I primi giocatori della serie ormai sono il passato, gli utenti iperconnessi del 2000 adesso sono la vera utenza, ed è sacrosanto provare ad avvicinarsi ai loro gusti, e dovremmo cogliere questa occasione per comprendere, prima di diventare anche noi roba del passato.
Final Fantasy XVI è troppo facile, ma perché?
Questo è uno dei punti pù dibattuti di questi giorni: la troppa facilità del titolo. Sì, è indubbiamente vero: Final Fantasy XVI ha una difficoltà tarata verso il basso. Nella prima run che farete la Modalità Azione è una difficoltà che comunque vi permetterà di superare qualsiasi nemico quasi con la sigaretta in bocca (accesa ovviamente usando la magia del fuoco come fanno i personaggi del gioco risparmiando un botto di accendini). Ho letto delle critiche estreme su questo punto, addirittura al punto che “Final Fantasy XVI tratta i propri giocatori come qualcuno che non ha mai toccato un pad”. In un mondo videoludico che chiede la difficoltà Facile nei soulslike, adesso ci scandalizziamo per un gioco troppo semplice (a ulteriore riprova di quanto l’utente videoludico sia volubile).
Ci sarebbe da scoperchiare un piccolo vaso di Pandora in questo ambito, parlando di titoli che sono dei classici ma che hanno nella loro difficoltà troppo bassa un punto negativo: il primo che mi vine in mente è Kingdom Hearts II, ma anche il più recente Kingdom Hearts III, ma possiamo anche parlare di altri titoli come Assassin’s Creed, e moltissimi altri esempi che qui non faremo. Io personalmente penso che è tutto asservito alla narrazione, che è il vero punto di forza di Final Fantasy XVI: il passaggio ad una storia più matura, più ampia e particolareggiata, meritasse un focus più importante rispetto alla difficoltà generale. E si potrebbe muovere una critica a questa critica dicendo che comunque la saga di Final Fantasy non è mai stata ricordata per la sua difficoltà estrema: ci sono delle boss fight più impegnative di altre senza meno, ma si tratta delle boss fight secondarie, quelle che ti devi andare a cercare in giro per la mappa. Final Fantasy XVI non fa eccezione, quindi mi sembra un eccessivo gridare allo scandalo.
Final Fantasy XVI, le battaglie degli Eikon e la spettacolarizzazione
Qui arriviamo ad un punto che forse più di tutti segna il cambiamento coi tempi moderni della saga, in continuità con il nuovo corso della saga. Sia in Final Fantasy XV che in Final Fantasy XVI ( e anche in Final Fantasy VII Remake) uno dei punti cardine del progetto è la presenza di boss fight enormi, spettacolari, piene di roba che esce a schermo. Molti sono stati critici anche su questo, definendo questa spettacolarità fine a sé stessa, che poco ci azzecca col tenore della serie e che una volta vista non ci lascia nulla.
Personalmente invece vedo che sia tutto il contrario: voglio sempre più giochi così spettacolari. E che cavolo, ma se anche l’occhio vuole la sua parte, perché non riempirmi le cornee di esplosioni, magie, colpi spettacolari e via discorrendo? Siamo arrivati ad un punto in cui il comparto grafico di un titolo non lo si può più giudicare solamente dal frame rate, dalla conta poligonale e da come si muovono i capelli dei personaggi, ma bisogna per forza di cose tenere in considerazione anche questi aspetti. E Final Fantasy XVI in questo elemento è una roba allo stato dell’arte: è un gioco che punta sulla componente action anche in questo elemento. Molti la vedono come una roba frivola e superflua, invece no, è solo una cosa spettacolare, e per tale va presa e apprezzata.
In conclusione
Dopo tutto questo sproloquio e questa difesa a spada tratta della bontà di un progetto come Final Fantasy XVI, pur con tutte le sue contraddizioni e il fatto che ovviamente non incontrerà il gusto di tutti, vi dico quale è la lezione che l’ultima fatica di Square Enix sta cercando di insegnarci e dovremo essere bravi a cogliere per il futuro: è impossibile incontrare il gusto di tutti, specie quando si tratta di titoli così mainstream.
E la domanda che dobbiamo porci immediatamente dopo è questa: perché Square Enix ha deciso di snaturare così tanto il suo prodotto di punta? Sicuramente per adattarsi ai tempi che corrono, ma questo incredibilmente non significa perché vuole un prodotto che piaccia a tutti. Square Enix sta cercando di mettere in campo la voglia di cambiare qualcosa, e lo sta facendo con una sua coerenza, portando le sue produzioni ad aggiornarsi, ma chiedendo anche tempo agli utenti, consapevole di scontrarsi con un mondo videoludico nel quale il tempo fa tutta la differenza del mondo.
Final Fantasy XVI è un altro titolo, come accaduto con produzioni come Cyberpunk 2077, che ci chiede di guardarci dentro, di capire che cosa vogliamo dai videogiochi: è un invito ad aggiornarsi, ad accettare il cambiamento che noi stessi chiediamo a gran voce, ma che rifiutiamo non appena ci viene presentato. Final Fantasy XVI è un invito alla maturità critica, che non deve essere per forza “smontare un prodotto solo perché non assomiglia più a quello del 1987”, ma significa andare a criticare tutti i diversi aspetti di un videogioco puntando ad essere il più imparziali possibile, non cedendo alla tentazione di affossare un prodotto perché fa comodo per alimentare pratiche di console war, generare click gratis, o magari solo per il gusto di unirsi al branco senza averlo nemmeno giocato il gioco.
Questo è un aspetto fondamentale per permettere l’evoluzione del medium videoludico: dobbiamo essere in grado di capire i momenti. La saga di Final Fantasy ci accompagna da 36 anni, le vecchie glorie sono le vecchie glorie, e nessuno ci porterà via i ricordi ad essi legati, ma è tempo di farsene di nuovi, apprezzando però tanti aspetti diversi, perché il mondo videoludico è in continua evoluzione, ed è necessario evolvere insieme a lui.
E voi cosa ne pensate? Diteci la vostra nei commenti!