Se prendiamo Castlevania: SOTN, ci aggiungiamo un’atmosfera cupa e sanguinolenta ai livelli di un Dark Souls, e ci mettiamo un qualcosa di Frankenstein nella trama, cosa possiamo ottenere? Moonscars potrebbe tranquillamente rispondere al risultato ottenuto, avendo un po’ tutte queste caratteristiche.
La trama ci narra dello Scultore, un uomo anziano che ha creato diverse creature artificiali ad immagine e somiglianza degli umani. Creazioni che, però, sono poi andate per la loro strada. Il giocatore controlla una di queste, Grey Irma, donna in armatura cavalleresca ed armata di spada. Il gioco si svolge in gran parte nelle rovine di un castello abbandonato, popolato da numerosi mostri assetati di sangue che cercheranno di fermare Irma, alla ricerca di sè stessa per ricordare cosa sia successo con lo Scultore e dove siano finiti gli altri personaggi da lui creati.
Titolo: Moonscars
Sviluppatore: Black Mermaid
Editore: Humble Bundle
Versione provata: PS5
Specchi ed attacchi magici
Dopo un’introduzione degna di nota, con dipinti raffiguranti lo Scultore, Irma e gli altri personaggi, il gioco ci introduce col risveglio di Irma in un paesaggio molto tetro, oscuro e desolato. Qualche breve tutorial in-game ci spiega come attaccare, saltare ed effettuare uno sprint in avanti durante il salto. Presto impariamo anche a parare un attacco caricato e contrattaccare il nemico, mossa indispensabile in alcune situazioni nelle quali siamo circondati da più nemici senza poterli evitare.
Dopo pochi minuti, otteniamo l’attacco speciale – effettuabile con Triangolo – che sferra uno tra diversi colpi potenti tra cui scegliere al momento in cui appare un’apposita schermata, che ci informa dell’arma usata per il colpo speciale. Spesso un colpo del genere è ottimo specialmente contro i boss o i nemici più resistenti, ma potrebbe impiegare circa mezzo secondo per essere caricato e questo il più delle volte può essere uno svantaggio.
Dopo le primissime fasi di gioco, troviamo il primo specchio. Ce ne sono diversi, sparsi per tutta la mappa. Il primo e più importante utilizzo degli specchi è quello di poter salvare la partita, ricominciando da lì in caso di morte. In caso di sconfitta perderemmo tutti i soldi guadagnati, avendo però la possibilità di tornare nel punto in cui siamo caduti per riottenerli rompendo la nostra bara a forma di statua. In ogni specchio possiamo anche placare l’ira della Luna Rossa, che si scatena quando troviamo la morte, offrendole alcune ghiandole per riportarla al suo status di tranquillità. Tali ghiandole sono piuttosto rare, e talvolta sono nascoste all’interno di un muro invisibile.
Dobbiamo però fare attenzione agli specchi oscuri: una volta entrati in uno di essi, ci ritroviamo nel Workshop – di cui parliamo più avanti – e veniamo informati dell’apparizione di un nostro doppelganger, una copia malvagia di Grey Irma che si è impossessata del nostro sapere – compreso l’attacco speciale, di cui siamo stati privati temporaneamente – e che dobbiamo affrontare e sconfiggere non appena tornati nello stesso specchio da cui siamo arrivati.
In questa ed altre situazioni è importante l’Ichor, un liquido fatto di anime che riempe una barra grigia in basso a sinistra dello schermo, fornendoci energia per sfoderare gli attacchi magici acquistati durante l’interazione con gli specchi. Vi sono attacchi simili a proiettili, altri in cui Irma sfodera un potente attacco con l’arma, altri che le infondono uno status tra cui quello degli attacchi avvelenati, e così via. Gran parte di essi offrono versioni potenziate, che possono anch’esse essere acquistate nell’albero delle magie quando interagiamo con uno specchio.
È importante tener conto che ogni versione potenziata di una magia consuma più Ichor della versione precedente: è quindi essenziale valutare se abbiamo una quantità massima di Ichor sufficiente a sferrare il nuovo attacco da noi acquistato, altrimenti rischiamo di comprare una magia potenziata per poi non poterla usare. Gli attacchi magici servono anche per distruggere alcune barriere che incontriamo nel nostro cammino, contro le quali un attacco fisico è del tutto inutile.
Quando l’Ichor accumulato non basta a sfoderare l’attacco magico per distruggere la barriera, possiamo colpirla più volte per ottenerne e riempire la barra grigia, per poi sfoderare il colpo magico contro di essa e poter andare avanti nel gioco. L’Ichor ha inoltre un altro interessante utilizzo: tenendo premuto L1, può essere svuotata per riempire l’energia vitale. L’Ichor si ottiene uccidendo i nemici: ci è quindi piuttosto facile riempirla, anche dopo averne usato una certa quantità per ripristinare l’energia vitale.
Da ogni specchio possiamo anche teletrasportarci a qualsiasi degli specchi raggiunti, tramite un menù in cui scegliamo l’area di interesse per poi scegliere lo specchio esatto spostandoci da uno all’altro con le frecce direzionali. Una minimappa ci mostra lo specchio scelto e, premendo un pulsante, possiamo andare lì all’istante.
Oltre ad una zona già raggiunta, possiamo anche entrare nel Workshop, una sorta di area hub priva di nemici. Qui c’è un personaggio amichevole, simile ad un gatto, con cui interagire per avere informazioni, benchè questi sia criptico il più delle volte. C’è anche un essere senziente, con le sembianze dello Scultore, che funge da negoziante per venderci oggetti che ci offrono vari bonus permanenti, da aggiungere poi nelle caselle disponibili del nostro inventario.
Non è una passeggiata
Le rovine del castello in cui è ambientato gran parte del gioco sono piuttosto difficili da affrontare, ed è importante avventurarsi in ogni nuova zona con molta cautela e studiare ciò che c’è attorno a noi, anche spostando la telecamera con R3. Fin dalle prime fasi del gioco, i nemici non ce le mandano a dire, attaccandoci all’improvviso con attacchi caricati, spesso anche con un balzo improvviso verso di noi. La vera difficoltà sta nel fatto che, spesso e volentieri, bastano 2 o 3 colpi per ucciderci, motivo per il quale non bisogna mai sottovalutare neanche il più piccolo – ed apparentemente poco pericoloso – nemico.
Proseguendo il viaggio, vediamo apparire pian piano nemici sempre più forti, alcuni dei quali – così come viene detto da alcuni suggerimenti magici che troviamo per strada – possono essere sconfitti soltanto con attacchi magici. È anche facile finire in un corridoio che ci viene chiuso da entrambi i lati, con le porte che si riaprono soltanto dopo aver sconfitto uno o più nemici rinchiusi con noi, come una sorta di mid-boss fight.
Le location sono state create per essere affrontate non solo in orizzontale ma anche in verticale, con tantissime piattaforme da raggiungere col salto normale – grazie al quale Irma si aggrappa subito alla sporgenza della piattaforma raggiunta – oltre che alcune piattaforme dalle quali possiamo scendere o aggrapparci anche nella parte centrale. Talvolta, per raggiungere una piattaforma, dobbiamo saltare più volte consecutivamente su un muro, per poi fare un salto nel vuoto e lanciarci con lo sprint verso la piattaforma stessa, abilità che potrebbe richiedere più di un tentativo per essere appresa.
Troviamo anche delle leve da colpire per attivare piattaforme mobili che ci portano spesso in una zona sotterranea, permettendoci di sfruttarla per risalire nel caso dovessimo ritrovarci a fare il giro in senso contrario. Inoltre, per superare alcune aree, vi sono porte che possono essere aperte soltanto con una certa chiave.
Purtroppo dobbiamo sottolineare un po’ di ripetitività nelle location, spesso troppo simili tra di loro sia nel design che nella disposizione e nel modo di muoversi all’interno. Questo tenendo anche conto che gran parte del gioco si svolte nelle rovine del castello, cosa che alla lunga potrebbe annoiare o quantomeno dare fastidio a chi ama svariare tra location molto diverse.
Come già accennato, la difficoltà del gioco si attesta subito verso l’alto. Quasi la totalità dei nemici, sia quelli a terra che quelli volanti, possiedono attacchi caricati – riconoscibili da una luce rossa che lampeggia brevemente – che vanno facilmente a segno se non usiamo la parata al momento giusto, oppure se non saltiamo o li schiviamo con lo sprint col giusto tempismo. Alcuni nemici sono praticamente invulnerabili ad un attacco frontale, ma possono essere sconfitti se colpiti da dietro oppure con specifici attacchi magici.
Se c’è una cosa da ricordare assolutamente è che, ad ogni utilizzo dello specchio, c’è un completo respawn dei nemici “normali” in tutta l’area in cui ci troviamo. Quindi – tolti i boss o mid-boss già sconfitti – una volta usato lo specchio, ci ritroveremo con tutti i nemici resuscitati come se niente fosse. Questo potrebbe però essere usato a nostro vantaggio per farmare, ottenendo soldi per fare acquisti dal mercante o per acquistare attacchi magici.
Per completare Moonscars ci vogliono alcune ore, una durata non altissima ma comunque giusta per il genere. Il problema principale potrebbe derivare dallo scoraggiarsi – soprattutto nelle prime aree di gioco – dopo essere morti più volte in alcuni punti critici da superare, specie quando incontriamo boss piuttosto forti e rapidi nei movimenti. Il bivio tra il continuare il gioco ed arrendersi è proprio qui. Per il resto, dobbiamo imparare a riconoscere le aree visitate e saperci muovere nella giusta direzione, sfruttando al meglio la mappa e gli specchi per raggiungere nuove aree e proseguire nella costante ricerca dei ricordi di Grey Irma.
Moonscars è un titolo molto interessante ed artisticamente realizzato in maniera egregia. Le location sono molto cupe, e trasmettono un senso di pericolo ad ogni metro che avanziamo con Irma. Ancor meglio sono i fondali, che aggiungono un tocco d’atmosfera non indifferente alle già spettrali aree di gioco. Chi ha amato Castlevania non può farselo scappare, ma va tenuto in conto un livello di difficoltà non adatto ai principianti del genere soulslike nè tantomeno ai casual gamers. A ciò aggiungiamo l’assenza di una localizzazione in Italiano, che lo rende inappetibile a chi non mastica l’Inglese.
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