Per la creazione di Mutant Year Zero: Road to Eden i ragazzi di The Bearded Ladies, con l’aiuto di Funcom, hanno preso un noto gioco di ruolo svedese per riproporlo come videogame. Si tratta di uno strategico con elementi d’avventura, un gioco dove i combattimenti sono “alla XCOM” ma, a differenza della serie targata Firaxis, è presente una parte esplorativa ben marcata. L’idea alla base non sarebbe affatto male, peccato per una trama banale e scontata (che si salva solo a metà grazie ai protagonisti) e ad un comparto tecnico buono ma con diversi problemi (almeno su PS4 Pro). Ma andiamo con ordine.
Guerra, desolazione, banalità
La trama di Mutant Year Zero: Road to Eden potrebbe essere raccontata in due semplice righe, ed in realtà non dovrebbe nemmeno essere considerato spoiler in quanto, in fin dei conti, sarebbe simile se non uguale a quella di molti altri film, libri o videogiochi. Ma non siamo qui per raccontarvi per filo e per segno la narrativa, bensì per farvi comprendere di che cosa si parlerà, di come lo si farà e della qualità generale. L’ambientazione di Mutant è quella tipica di una Terra post guerra atomica, ovvero una landa desolata dove gli ultimi umani hanno dovuto costruire degli insediamenti per sopravvivere. In uno di questi, chiamato l’Arca, è presente Hammond, un ingegnere in grado di far funzionare i macchinari per avere luce, acqua e quant’altro. Un giorno, dopo essere andato nella propria “officina fuori città”, Hammond viene rapito. A questo punto entrano in scena Bormin, un cinghiale mutato in grado di parlare (e sparare), e Dux, un’anatra parlante molto fiera di sé ma non altrettanto impavida, i primi due protagonisti. Essi, scelti dall’Anziano dell’Arca, dovranno salvare Hammond a tutti i costi.
Se questo non fosse già abbastanza banale sappiate che andando avanti nell’avventura le cose non miglioreranno. Il colpo di scena sarà telefonato e, proprio nel momento in cui Mutant Year Zero: Road to Eden potrebbe prendere una piega interessante, si conclude. A chiudere il cerchio della banalità ci saranno altri tre membri del party che dovremo reclutare che possono essere considerati dei “clichè viventi”. Insomma, un filo narrativo che funziona ma che sa di già visto. Peccato, anche perché l’ambientazione è carina ed esplorando si scoprono bellissime trovate, ma non è stata approfondita abbastanza almeno dal punto di vista narrativo.
XCOM ma con l’esplorazione
Il sistema di combattimento e l’esplorazione sono i due punti più alti di Mutant Year Zero: Road to Eden. Ma anche qui non è esente da difetti. Partiamo dal combat system: gli amanti di XCOM e di The Banner Saga adoreranno anche questo. Spostamento su griglia, percentuale di riuscita del colpo, percentuale di probabilità di critico e moltissimi altri numeri. Un sistema che funziona, anche grazie ad un livello di sfida medio alto anche a difficoltà Media (ovvero la più bassa, non essendoci Facile). Non è, quindi, un gioco adatto a tutti. Anche perché, seppur in alcune parti sia consigliato di agire in modo stealth, per essere competitivi bisognerà affrontare e sconfiggere ogni nemico per livellare. Una scelta discutibile e, per il sottoscritto, non condivisa, in quanto non consente di proseguire nella storia.
Per esempio mi è capitato, sotto consiglio del gioco, di schivare diversi nemici di livello maggiore per poi ritrovarmi, nell’area successiva, a dover affrontare per forza un gruppo di avversari ancora più forti per poter andare avanti. Di conseguenza ho dovuto fare dietro front e affrontare ogni nemico per salire di livello, sbloccare abilità e lootare i corpi per potenziare armi e acquistare consumabili. In poche parole giocare stealth serve solo per attaccare di sorpresa la CPU per poter avere il primo turno a proprio favore.
Il party sarà composto da 5 membri totali ma solo 3 potranno prendere parte alle battaglie; ognuno avrà due slot per le armi, due/tre per le granate, un elmo, un’armatura e tre mutazioni. Salendo di livello non si aumenteranno né vita né danni, ma otterremo solo Punti Esperienza per poter sbloccare nuove abilità. Solo alcune mutazioni passive miglioreranno la vita dei personaggi e le armature. Mentre le bocche da fuoco saranno potenziabili solo con le componenti per armi trovate in giro per le aree esplorabili. Un sistema interessante ma molto circoscritto. C’è la possibilità di attaccare i nemici con armi silenziate per non allertare gli altri ma, andando avanti, risulterà praticamente impossibile ucciderli in un solo turno (a meno che non si sfruttino moltissimi oggetti), considerando la vita di questi ultimi e il danno inferto dalle armi silenziate.
L’esplorazione, al contrario, funziona bene. Ogni area, o quasi, presenterà delle note da leggere per capire meglio i fatti antecedenti la guerra o quelli attuali. Altre, invece, potrebbero farvi scoprire degli oggetti dell’età antica che serviranno per avere dei punti per ottenere degli aiuti extra, come più danno con le bombe o una maggior cura utilizzando i medikit. Però tutte saranno estremamente limitate e, almeno inizialmente, molto molto simili tra loro. Andando avanti il team è riuscito a variare l’offerta ma l’estrema linearità del titolo e la poca estensione delle mappe fa passare l’esplorazione quasi in secondo piano. In generale l’intera struttura riprende a piene mani il combat system degli strategici, aggiungendo la possibilità di esplorare, ma rende il tutto più difficile, almeno per i nuovi gocatori, aumentando il numero di nemici e diminuendo le possibilità di crescita della propria squadra.
Anche il comparto tecnico soffre di vistose sbavature
Mutant Year Zero: Road to Eden dal punto di vista tecnico è il migliore del suo genere. L’Unreal Engine 4 è stato usato nella maniera migliore ma non mancano diverse sbavature. La prima fra tutte, almeno su PS4 Pro, riguarda il caricamento delle texture e della colonna sonora. Ad ogni fine caricamento dovrete aspettare diversi secondi per far caricare le texture e la musica. Un qualcosa che fa storcere il naso e non poco se si considera che poi il resto è stato creato con dovizia di particolari. Nebbia volumetrica, ombre dinamiche, animazioni e (alcuni) protagonisti realizzati veramente in maniera eccelsa. Le qualità tecniche ci sono tutte così come alcune sviste. Una su tutte il fatto che, tornando nella zona dove si trova il primo personaggio che aggiungerete al gruppo, questo sarà ancora appeso alla macchina come se non lo aveste salvato (anche se sarà lì in fianco a voi come terzo mutante). Gli stessi tre personaggi aggiuntivi non sono stati realizzati bene quanti i primi due sia da un punto di vista grafico ma anche come scrittura.
La traduzione in italiano è buona senza grossi errori. Lo stesso vale per la colonna sonora, discreta ma non memorabile, almeno per mio gusto. Il frame rate è stabile, ma cede in qualche situazione come quando si distrugge parte dell’ambiente durante i combattimenti. La durata si può quantificare in circa 15 ore se si gioca a livello normale e 25/30 alzando la difficoltà.
In conclusione Mutant Year Zero: Road to Eden non è un titolo esente da difetti ma, appartenendo ad un genere poco calcato ultimamente, non può che essere consigliato per gli appassionati. Per coloro che vorrebbero avvicinarsi a tale genere consiglierei comunque la serie XCOM o la The Banner Saga. Chi invece non è interessato, può stare tranquillo che non si perde un capolavoro. Alcune trovate risultano interessanti, ma ci sono troppi punti oscure per poter dire che si tratta un titolo eccelso. A partire da una trama che più banale probabilmente non poteva essere scritta finendo con vari problemi di equilibrio. Anche l’esplorazione, vera novità per questi giochi, risulta minata da altri fattori. Riesce comunque ad intrattenere grazie ai primi due protagonisti e ad un combat system che, tutto sommato, funziona. Insomma Mutant Year Zero: Road to Eden si salva in calcio d’angolo.
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