NieR: Automata è l’ultimo gioco partorito dalla mente di Yoko Taro, una delle personalità che si avvicina alla figura di autore nel mondo videoludico. Si parla di una persona che molto spesso ha sacrificato la convenzionalità e il successo per l’estro e l’originalità. Già con la sua serie Drakengard, esclusiva delle console Sony di sesta e settima generazione, aveva partorito un prodotto dalle tinte spiccatamente oscure e grigie. Da molti definito non per tutti.
Tuttavia per i suoi elementi peculiari non mancò di crearsi una schiera di appassionati, che confluirono in una vera e propria nicchia. Ora, dopo il primo NieR, non proprio accolto positivamente da pubblico e critica, Yoko Taro è tornato alla carica, nel marzo 2017, con l’aiuto di Square Enix e per la prima volta di Platinum Games. Nonostante sia cambiato il team di lavoro, il gioco mantiene ancora l’impronta del designer e della sua eccentricità, dimostrando ancora una volta come non sia adatto alla massa, sebbene abbia giustamente riscosso un maggiore successo dei suoi predecessori.
Nel pellegrinaggio…
L’umanità è stata fortemente decimata da un sanguinosissimo conflitto contro una razza aliena, sbarcata sul nostro pianeta al fine di invaderlo. Gli ultimi sopravvissuti, non rassegnati, guidano una controffensiva, affidata a degli androidi, la squadra YoRHa, Il cui scopo è combattere la guerra di altri. Qui inizia l’avventura di 2B, unità d’assalto fredda e distaccata, e dell’unità scanner 9S, più emotiva e umanoide, entrambi supportati da unità chiamate POD. La missione è una: fornire supporto alla resistenza e vincere lo scontro.
Sarà proprio nel lungo viaggio rivelatorio che impareremo a conoscere i protagonisti, i comprimari e gli antagonisti Adam e Eve, mettendo in discussione i dettami stessi di ciò che la scienza chiama vita. La narrativa, brutale e diretta nella sua semplicità, ma anche fortemente comunicativa, si rivela ancora una volta il marchio di fabbrica dell’autore. Essa non si limita a far conoscere la storia del mondo attraverso gli eventi o i numerosi documenti che troveremo, ma rapisce profondamente. Infatti arriverà ad interagire con il videogiocatore, suscitando in lui un turbinio di emozioni e/o riflessioni che lo accompagneranno anche al di fuori del gioco.
Tutto questo si sviluppa in ben tre run con finali multipli. Le prime due ci narrano gli stessi eventi, tranne per poche sezioni, la prima volta nei panni di 2B e la seconda impersonando 9S. Infine l’ultima, che conclude la trama, ci dà la possibilità di vestire i panni di un terzo protagonista: A2. Tale escamotage ci consente di empatizzare maggiormente con i personaggi, i quali possiedono stili di combattimento e abilità differenti. Ne è un esempio 9s che acquisisce l’abilità di hackerare oggetti e nemici, attraverso la risoluzione un minigioco che sfrutta meccaniche shooter.
Gameplay
Proprio il gameplay, elemento in cui si sente fortemente la mano di Platinum Games, risulta convincente, vario e strutturato. Grazie ad un sapiente uso di telecamera e regia, NieR: Automata riesce ad amalgamare in alcune sezioni elementi di generi differenti. Negli scenari aperti i combattimenti risultano vicini ai classici hack & slash, per l’uso delle armi bianche, ed evocano invece i TPS quando, tramite RB/R1 per un attacco a corto raggio e LB/L1 per uno degli attacchi speciali, ci serviamo della potenza di fuoco del nostro POD.
In alcuni scenari ”chiusi” invece lo scorrimento orizzontale darà al tutto un sapore diverso. L’insieme di questi elementi non snatura un sistema di combattimento, che seppur un po’ basico e povero di combo, rimane dinamico e frenetico, grazie anche alla presenza del tasto per la schivata.
Va sottolineata la presenza di elementi mutuati dal genere GDR. Ad esempio la presenza di missioni secondarie o la possibilità di usare dei set per i chip equipaggiabili e per le armi a corto raggio. Le stesse armi sono potenziabili presso specifici mercanti, richiedendo determinati consumabili. Inoltre i chip presentano diverse funzionalità, come ad esempio, far comparire la minimappa o modificare le capacità del nostro androide, oppure aumentare i punti esperienza ottenibili dai combattimenti, per far salire di livello il nostro personaggio. Infatti la scelta di un chip, soprattutto se potenziato, piuttosto che un altro farà la differenza negli scontri con i boss più resistenti.
Infine degna di nota è un’altra meccanica che riguarda la gestione della morte. In caso di sconfitta il corpo rimarrà nel punto in cui siete morti e sarà vostra premura recuperarlo per non perdere i chip equipaggiati. Sempre in un’ottica simile esiste la possibilità di assorbire esperienza ed equipaggiamenti dai corpi morti degli altri giocatori, che troveremo sparsi nei punti della mappa.
La musicalità degli ambienti
L’open world offerto da Platinum Games non può assolutamente competere anche con esponenti che lo hanno preceduto, come ad esempio The Witcher 3. In un confronto uno ad uno ne uscirebbe con le ossa rotte, sia per vastità sia per la cura dei particolari che per l’estetica generale. Insomma la mappa non è gigantesca e al netto di ambienti più spettacolari, come un luna park semplicemente stupendo, altri risultano a volte grigi e spogli nella loro maggiore grandezza. Tuttavia, soprassedendo su un’ottimizzazione grafica tutt’altro che perfetta, risultano tutti inseriti e contestualizzati a livello narrativo e stilistico, rimarcando la natura distruttiva degli eventi che precedono l’inizio del gioco.
Inoltre anche le missioni secondarie risultano amalgamate negli scenari, approfondendo la storia di questa Terra post-apocalittica, sebbene ci costringano spesso ad un invadente backtracking, che a volte vi spingerà a sbloccare e sfruttare un sistema di viaggio rapido tra portali o ad addomesticare gli animali e usarli come cavalcature data la loro velocità.
Particolare menzione va fatta al comparto sonoro, del quale non si può che rimanere esterrefatti. La colonna sonora, vincitrice del relativo premio ai Game Awards 2017, risulta sublime. La sua “sacralità” si accorda con gli altri elementi scenici, aggiungendo pathos e caratterizzazione anche agli ambienti più spogli e alle vicende narratevi. Infine in egual misura sembra azzeccato e ottimo anche il doppiaggio in entrambe le lingue disponibili, giapponese e inglese, con tutte le voci che aderiscono ai personaggi, accompagnato da animazioni molto convincenti.
Considerazioni finali
Tirando le somme, possiamo descrivere NieR: Automata con un sostantivo che risulta minimale per un videogioco: “esperienza”. Un’esperienza dalle tinte quasi dark, con delle musiche indimenticabili, che spesso nel suo iter può scontrarsi con i gusti del fruitore. Tuttavia se le si concede una possibilità, può veramente offrire tanto. Sia chiaro, tale opera ludica non è esente da difetti, soprattutto di natura tecnica, ma presenta uno stile unico e caratterizzante, che ci accompagnerà in un viaggio dalla longevità consistente (dalle 30 alle 50/60 ore) e che può valere il prezzo del biglietto.
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